rongiu
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lunedì 25 aprile 2016
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troppo bello!
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SUL ‘O MMEGLIO! Ovvero … PÉTANQUE! Ovvero… ADDA’ TURNA’! Ovvero… ME’ PRORE! Ovvero… LE COSE PIU’ SO’ BELLE E PIU’… TE’ PRORE! Ovvero… LA SPAGNOLA! Ovvero… ADDO’ ME PORTA ‘O CORE! Ovvero… GRANDE FRATONE! Ovvero… ME SPARE E ME SBATTE!
Un bambino, Ciruzzo Iovine \ Gennaro Guazzo / che si innamora per la prima volta, tanto ma talmente tanto, da non riuscire a trattenere la pipì appena la nuova compagna Mancini Ludovica \ Giorgia Agata / varca la soglia della classe. Entrambi frequentano un Istituto scolastico per “gente di classe A” sito a Posillipo.
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SUL ‘O MMEGLIO! Ovvero … PÉTANQUE! Ovvero… ADDA’ TURNA’! Ovvero… ME’ PRORE! Ovvero… LE COSE PIU’ SO’ BELLE E PIU’… TE’ PRORE! Ovvero… LA SPAGNOLA! Ovvero… ADDO’ ME PORTA ‘O CORE! Ovvero… GRANDE FRATONE! Ovvero… ME SPARE E ME SBATTE!
Un bambino, Ciruzzo Iovine \ Gennaro Guazzo / che si innamora per la prima volta, tanto ma talmente tanto, da non riuscire a trattenere la pipì appena la nuova compagna Mancini Ludovica \ Giorgia Agata / varca la soglia della classe. Entrambi frequentano un Istituto scolastico per “gente di classe A” sito a Posillipo. Ciruzzo, pero’, non si sente un integrato. Lui, appartiene al rione Sanità e la vita, come in seguito vedremo, è… come dire, “diversa” da rione a rione.
Un bidello, Giovanni, maestro di vita \ Giovanni Esposito / che emette diagnosi senza mezzi termini, ritenendosi sempre all’altezza delle situazioni che affronta.
Una mamma, Debora Iovine, disperata \ Serena Rossi / ed iperprotettiva che cerca aiuto e risposte ai suoi tanti perché.
Un padre, cantante neomelodico di professione, in arte Genny Maresca \ Gennaro Di Biase / padre per caso ma responsabile del futuro del figlio che purtroppo, per amore del proprio pubblico ed a causa di un salto “a vuoto” o come si dice “senza rete di protezione”, passa dal presente, all’infinito, in un attimo (complici ‘e gamberoni”) Piccire’, ( rivolto alla futura mamma quando lo va a trovare a casa dicendogli di essere incinta) to’ ddico subito, io ‘o padre no’ pozzo fa’. Io sto cumbinato e sta’ manera, sono pieno di impegni. Tra poco, esce anche il mio nuovo album “L’ommo e conseguenza”. Ma poi, dicimmece ‘a verità piccire’…ma, a te, chi te sape! Io t’aggia vista na’ mezza vota… (di fronte al pianto dirotto della futura mamma promette) – Nun chiagnere, tu tieni sta’ bella faccia… Facciamo una cosa, si sto’ criature è veramente figlio a me, io nun le faccio mancà niente! T’ ‘o ggiuro. Parola e Genny Maresca. Ok? Sulo ‘o meglio pe’ stu’ criaturo. E così è stato.
- A quattro anni la mini moto
- A sette lo scuter
- A otto la Mini car
Una dirigenza scolastica che a questi perché cerca di dare risposte che, complicano ancor di più il delicato equilibrio psichico della mamma. Gli esperti prof. dello staff, giungono a diverse ipotesi (disturbi della pubertà, la tragica morte del padre… l’eventuale ipotesi di un sostegno di tipo “emotivo”. Quest’ultima, viene avallata all’unanimità.(Il preside, \ Gianni Parisi / consegna alla madre, un bigliettino da visita con l’indirizzo di un esperto psicologo).
Una famiglia, molto ma molto variegata:
- Lo zio Alfredo \ Gigi Attrice /
- Zia Maria \ Loredana Simioli /
- Zia Teresa \ Giusi Cervizzi /
- Nonno Gaetano \ Salvatore Misticone /
- Nonna Carmela \ Antonella Lori /
- Salvatore Quagliarulo (vicino di casa) \ Gianni Ferreri /
Lo psicologo Tommaso Orfei \ Luigi Esposito / Il primo incontro con lo psicologo, presente tutta la famiglia è … da non perdere. Il piccolo Ciro, rimasto solo col dott. Orfei, mette subito in chiaro e senza mezzi termini la sua “posizione”. Tra i due, col tempo, nasce un mutuo soccorso che orienta e fa’ crescere. Infatti, una serie di incontri propedeutici…
L’Amore per la squadra di calcio, il Napoli, che tutto muove e tutto regge.
Il papà di Ludovica, Stefano Belli \ Rosario Morra /
E poi…
- La pizza margherita con tanto basilico
- I fiori
- I film di Totò
- Le commedie di Eduardo
- ‘O cafe’
- Tutte le canzoni neomelodiche
- Gigi D’Alessio (quando parlava napoletano)
- ‘O teatro
E poi…
LA SPIEGAZIONE DELLA NAPOLETANITA’. Come dire, ci sta NAPOLI! e poi NAPOLI NAPOLI!
NAPOLI!NAPOLI! confina:
- A Nord con CAPODIMONTE
- A Est con il VOMERO E LA RIVIERA DI CHIAIA
- A Sud con IL MAR TIRRENO
- E ad Ovest con THE LITTLE BRIDGE che poi sarebbe Ponticelli.
Ha una popolazione di circa 500.000 abitanti, tutti molto simpatici e… sempre pronti a t’aiuta’. La domenica se mangia ‘o rragu’ (co’ sugo e ‘a tracchiulella). A Natale se fa’ ‘o Presepio e quando il Napoli vince lo scudetto, le strade diventano tutte azzurre.
Mi fermo qui. Perché? Perché questo è solo un assaggio, mi auguro succulento, ma solo un assaggio. E poi, visto che tutto nasce in una scuola il tema dell’Amore è trattato in maniera multidisciplinare, mi par di capire.
- La follia dell’Amore
- L’Amore ideale
- I motivi dell’innamoramento
- Gli odori dell’innamoramento
- E la tachicardia? Possiamo lasciare da parte la tachicardia? No, non possiamo.
Insomma, se volete conoscere Napoli e la sua Napoletanità, mettetevi comodi, rilassatevi, qualche volta chiudete gli occhi e lasciatevi andare. Imparerete ad amare una città, una bella città che vuole accogliervi per abbracciarvi, coccolarvi, cullarvi. Non è forse la sirena Parthenope una dea protettrice?
“Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra diluce e folle di colori, e lei che fa brillare le stelle nella notti serene (…) quando vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante, quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull’arena, è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale … è L’AMORE. ( Matilde Serao )
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adelibe
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giovedì 14 aprile 2016
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il giusto mix di storia, sentimenti e risate.
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"troppo napoletano": un piccolo gioiello in grado di miscelare perfettamente ironia, plot ed emozioni, inserendoli in una cornice visiva di rara suggestione. Il protagonista è Ciro, uno scugnizzo di dieci anni che si innamora di una bambina molto più bella e raffinata di lui. Una storia semplice dunque, ma trattata con un gusto e una delicatezza difficili da ritrovare in altre commedie decisamente più blasonate. Ciro sembra molto turbato dopo la morte di suo padre, un cantante neomelodico che resta stecchito facendo stage diving (una delle scene più geniali ed esilaranti del film). Così Debora, sua madre (una straordinaria Serena Rossi), decide di portarlo da Tommaso, uno psicologo dell'infanzia.
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"troppo napoletano": un piccolo gioiello in grado di miscelare perfettamente ironia, plot ed emozioni, inserendoli in una cornice visiva di rara suggestione. Il protagonista è Ciro, uno scugnizzo di dieci anni che si innamora di una bambina molto più bella e raffinata di lui. Una storia semplice dunque, ma trattata con un gusto e una delicatezza difficili da ritrovare in altre commedie decisamente più blasonate. Ciro sembra molto turbato dopo la morte di suo padre, un cantante neomelodico che resta stecchito facendo stage diving (una delle scene più geniali ed esilaranti del film). Così Debora, sua madre (una straordinaria Serena Rossi), decide di portarlo da Tommaso, uno psicologo dell'infanzia. Ma in realtà a turbare il ragazzino sono appunto le sue prime inquietudini amorose. Lui sente che ogni volta che vede Ludovica, la sua nuova compagna di classe, qualcosa dentro gli "prude", ma non sa spiegarsi nè cosa sia, nè perchè quella "guagliona" gli faccia quello strano effetto. Inizia così la sua parabola di formazione. Con l'aiuto del suo amico terapeuta il ragazzino scoprirà l'amore, con i suoi slanci, i suoi magoni, le ansie, e le improvvise esplosioni di gioia. E scoprirà che, malgrado le inevitabili sofferenze, quando si tratta di amare, ne vale sempre la pena. Parallelamente alla vicenda del ragazzino si muove la linea adulta del racconto: la storia tra Tommaso e Debora. Loro sono adulti vero, ma nonostante questo avranno molto da "crescere". Lo psicologo troverà quel coraggio che gli è sempre mancato e Debora finalmente si innamorerà di nuovo. Anche in questo caso non siamo certo di fronte ad una novità. Ma quello che qui stupisce è la grazia che pervade tutta la pellicola. Innanzitutto si ride e si ride tanto. Dall'inizio alla fine, senza mai una volgarità, una forzatura o un'ostentazione. C'è ritmo, freschezza e un cast di comprimari strepitoso (uno su tutti Giovanni Esposito, il bidello della scuola). Questa linea comica, pur essendo molto spiccata, viene trattata con tale leggerezza da lasciare completamente intatta la corda più sentimentale del film. La storia d'amore del bambino è davvero emozionante, grazie alla prova d'attore di questo piccolo mostro di bravura che è Gennaro Guazzo, il giovanissimo attore che interpreta Ciro. E poi c'è la confezione del film, decisamente notevole considerato che si tratta di una pellicola a basso costo. Napoli è stupenda con i suoi mercati, i vicoli, i misteriosi sotterranei e lo scintillante lungomare. Ogni scena del film sembra una dichiarazione d'amore a questa città che raramente è stata così ben dipinta in una commedia.
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ghinon
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giovedì 23 giugno 2016
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fenomeno di costume e realtà attuale
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Visto il film e letto molti commenti in giro sul web, non propriamente teneri: il solo fatto che escano tanti film e trasmissioni sul popolo napoletano e che questi hanno, nella maggior parte dei casi, un audience di tutto rispetto (indipendentemente dal fatto che piacciano o non piacciano), sta a significare che probabilmente, ormai da diversi anni, qualcosa sta cambiando: il fenomeno napoletano attrae perchè attraggono i suoi modi, la sua gestualità, la sua lingua: si, lingua, non dialetto, perchè il napoletano ha le sue regole grammaticali, i suoi accenti, le sue metafore lessicali; forse l'unico "competitor" per storia e tradizione è il romano; il resto dei dialetti in Italia non ha lo stesso appeal, nessuno di loro ha lo stesso fascino; e una lingua e un popolo "importanti" o "famosi" diventano, come spesso capita, per invidia e/o gelosia, anche antipatici ai più.
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Visto il film e letto molti commenti in giro sul web, non propriamente teneri: il solo fatto che escano tanti film e trasmissioni sul popolo napoletano e che questi hanno, nella maggior parte dei casi, un audience di tutto rispetto (indipendentemente dal fatto che piacciano o non piacciano), sta a significare che probabilmente, ormai da diversi anni, qualcosa sta cambiando: il fenomeno napoletano attrae perchè attraggono i suoi modi, la sua gestualità, la sua lingua: si, lingua, non dialetto, perchè il napoletano ha le sue regole grammaticali, i suoi accenti, le sue metafore lessicali; forse l'unico "competitor" per storia e tradizione è il romano; il resto dei dialetti in Italia non ha lo stesso appeal, nessuno di loro ha lo stesso fascino; e una lingua e un popolo "importanti" o "famosi" diventano, come spesso capita, per invidia e/o gelosia, anche antipatici ai più... Per quanto concerne il film, esso è godibile, sicuramente romanzato, prodotto valido e adatto per una serata tranquilla e spensierata, alla stregua ma non di meno di altri prodotti dela panorama italiano attuale.
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mirkos
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venerdì 15 aprile 2016
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si può!
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Troppo Napoletano è la prova che si può!…si può ridere (tanto) senza essere volgari. Si può emozionare senza essere melensi. Si può trattare argomenti stra-tattati (Napoli) in maniera nuova. Si può fare un bel film utilizzando storie semplici. Si può essere leggeri e allo stesso tempo originali.Basta avere un punto di vista e Troppo Napoletano ce l’ha. La metafora del bambino del centro storico che riesce a conquistare la ragazzina di Posillipo, se vogliamo, è la storia di Napoli. Città dalle mille contraddizioni e dalle mille sfaccettature che la rendono tanto diversa ed unica. Anime distanti anni luce tra di loro che però convivono da secoli.
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Troppo Napoletano è la prova che si può!…si può ridere (tanto) senza essere volgari. Si può emozionare senza essere melensi. Si può trattare argomenti stra-tattati (Napoli) in maniera nuova. Si può fare un bel film utilizzando storie semplici. Si può essere leggeri e allo stesso tempo originali.Basta avere un punto di vista e Troppo Napoletano ce l’ha. La metafora del bambino del centro storico che riesce a conquistare la ragazzina di Posillipo, se vogliamo, è la storia di Napoli. Città dalle mille contraddizioni e dalle mille sfaccettature che la rendono tanto diversa ed unica. Anime distanti anni luce tra di loro che però convivono da secoli.Il film ha una qualità su tutte: è equilibrato. Si ride e ci si emoziona nei momenti giusti. Nella sala il tempo vola. La storia, anche se molto semplice, è coinvolgente e alla fine lascia quel retrogusto dolce con cui è sempre un piacere uscire dal cinema. Mi chiedo: cosa si chiede di più ad una commedia?
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enzo70
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martedì 3 maggio 2016
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un film pure troppo napoletano, ma che ha un senso
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Un certo tipo di cinema partenopeo intimorisce, un pò come le canzoni dei neomelodici, pizze mandolini e putipù portati all’estrema potenza alla ricerca di un consenso. E però poi succede che distrattamente inizi a vedere il film, prima sorridi, poi ridi, poi alla fine ti diverti pure ed il giudizio è positivo, perché alla fine questi film, un pò come alcune canzoni di ammorre assaje, sono orecchiabili, nonostante servano i sottotitoli per chi non è di Napoli Napoli, con i nuovi confini disegnati da un bravissimo Gennaro Guazzo. Due bambini con le nevrosi dei grandi sono i protagonisti di questo film prodotto da Siani, la cui mano si vede eccome, nella freschezza, anzi direi freschità delle battute, nei continui paradossi di un film che, comunque, ha un senso, nonostante sia volutamente troppo napoletano.
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Un certo tipo di cinema partenopeo intimorisce, un pò come le canzoni dei neomelodici, pizze mandolini e putipù portati all’estrema potenza alla ricerca di un consenso. E però poi succede che distrattamente inizi a vedere il film, prima sorridi, poi ridi, poi alla fine ti diverti pure ed il giudizio è positivo, perché alla fine questi film, un pò come alcune canzoni di ammorre assaje, sono orecchiabili, nonostante servano i sottotitoli per chi non è di Napoli Napoli, con i nuovi confini disegnati da un bravissimo Gennaro Guazzo. Due bambini con le nevrosi dei grandi sono i protagonisti di questo film prodotto da Siani, la cui mano si vede eccome, nella freschezza, anzi direi freschità delle battute, nei continui paradossi di un film che, comunque, ha un senso, nonostante sia volutamente troppo napoletano.
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