lamoreaitempidelcolera
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domenica 29 gennaio 2017
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un cedimento strutturale
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La scena iniziale del palazzo che sta cedendo è l'allegoria che anticipa un altro cedimento, quello della coppia. Emad e Rana sono legati e affini, ma solo fino a quando la violenza non entra nella loro casa e stravolge le loro vite. A quel punto, ognuno dei due si rivela a se stesso, senza più la maschera della complicità, dell'intesa, della parità. La violazione del corpo di Rana per mano di uno sconosciuto diventa la crepa che incrina l'edificio coniugale. Emad comincia a perseguire un disegno di vendetta personale, assetato dal desiderio della riparazione, dall'esigenza di un ristabilimento del proprio possesso. Rana era sua. Ora non è più solo sua, perchè un altro l'ha toccata.
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La scena iniziale del palazzo che sta cedendo è l'allegoria che anticipa un altro cedimento, quello della coppia. Emad e Rana sono legati e affini, ma solo fino a quando la violenza non entra nella loro casa e stravolge le loro vite. A quel punto, ognuno dei due si rivela a se stesso, senza più la maschera della complicità, dell'intesa, della parità. La violazione del corpo di Rana per mano di uno sconosciuto diventa la crepa che incrina l'edificio coniugale. Emad comincia a perseguire un disegno di vendetta personale, assetato dal desiderio della riparazione, dall'esigenza di un ristabilimento del proprio possesso. Rana era sua. Ora non è più solo sua, perchè un altro l'ha toccata. Ciò che non capisce affatto è che la moglie ha bisogno di lui nei suoi risvolti più intimi, più riposti. Vorrebbe vicinanza, tenerezza, protezione, comprensione, calore, presenza. Qualità che Emad sembrava possedere dapprima, ma che poi il trauma ha spazzato via, lasciando solo il posto al maschio desideroso di lavare l'affronto indirettamente subito. Eppure è un professore stimato dai suoi alunni (solo maschi), lavora d'intelletto, comprende che la sua vicinanza in un taxi ha dato fastidio a una donna perchè altri uomini devono averle mancato di rispetto...Ma la natura del dominatore rigurgita in lui e lo trascina verso lo smarrimento di tutte le sovrastrutture colte, perdendo alla fine Rana. In un momento forte del dramma che si sta consumando, lui le intima addirittura di "NON INTROMETTERSI". La vicenda, paradossalmente, non la riguarda. Alla fine della storia, il palazzo incrinato è ormai crollato del tutto. Restano solo gli sguardi vuoti e delusi dei protagonisti, più che mai soli.
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ale bologna
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sabato 28 gennaio 2017
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film molto gradevole
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I primi trenta minuti del film sono un po' lenti ma il film poi decolla e avvince.
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mida
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lunedì 23 gennaio 2017
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molto bello
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L'atmosfera è suggestiva
La capacità di cogliere le emozioni è decisamente eccellente nonostante un film semplice, costruito con pochi mezzi tecnici
Ti prende dall'inzio e non ti delude
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vincenzo ambriola
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domenica 22 gennaio 2017
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una grande distanza culturale
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Lei fa la doccia, lui entra, lei si spaventa e si fa male, lui scappa. Il marito di lei cerca lui e, dopo averlo trovato lo accusa. Lui sta male. La trama di questo film si riassume in una riga. Il resto è il mondo di Teheran, la vita di lei e del suo marito, il solito teatro che non ci sta male (Morte di un commesso viaggiatore), la censura iraniana. Perché non mi è piaciuto? Molto probabilmente per la distanza culturale tra quel mondo e il nostro: donne che girano con il velo, persone che non si toccano e non si abbracciano neanche quando vivono momenti e situazioni drammatiche, un senso del pudore e del matrimonio che ricorda il delitto d'onore, una censura che abbiamo sconfitto tanti e tanti anni fa.
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Lei fa la doccia, lui entra, lei si spaventa e si fa male, lui scappa. Il marito di lei cerca lui e, dopo averlo trovato lo accusa. Lui sta male. La trama di questo film si riassume in una riga. Il resto è il mondo di Teheran, la vita di lei e del suo marito, il solito teatro che non ci sta male (Morte di un commesso viaggiatore), la censura iraniana. Perché non mi è piaciuto? Molto probabilmente per la distanza culturale tra quel mondo e il nostro: donne che girano con il velo, persone che non si toccano e non si abbracciano neanche quando vivono momenti e situazioni drammatiche, un senso del pudore e del matrimonio che ricorda il delitto d'onore, una censura che abbiamo sconfitto tanti e tanti anni fa. Non mi piace la tensione costruita ad arte, le improbabili storie. Al contrario, ho grande stima degli attori, del regista che ha saputo raccontare bene, secondo i suoi schemi culturali, una vicenda dai risvolti drammatici. Insomma, un film che fa senz'altro discutere.
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antonio ruggiero
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venerdì 20 gennaio 2017
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meglio sedotta e abbandonata
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"Il cliente" del titolo del film è un pensionato iraniano - molto somigliante al nostro bravo Saro Urzì - che muore di crepacuore. Il colpevole morale della morte del nostro povero pensionato, è un bel professore iraniano, culturalmente impegnato.... fa anche l'attore ( Sharab Hosseini che lo interpreta ha ricevuto il premio per la migliore recitazione al Festival di Cannes). Ha una bella moglie, si vogliono bene. Ma per i casi della vita il pensionato guardone finisce in casa della bella moglie mentre ella fa la doccia, forse dà una sbirciatina, ma si agita talmente che dimentica le chiavi della macchina soldi cellulare e calzini.
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"Il cliente" del titolo del film è un pensionato iraniano - molto somigliante al nostro bravo Saro Urzì - che muore di crepacuore. Il colpevole morale della morte del nostro povero pensionato, è un bel professore iraniano, culturalmente impegnato.... fa anche l'attore ( Sharab Hosseini che lo interpreta ha ricevuto il premio per la migliore recitazione al Festival di Cannes). Ha una bella moglie, si vogliono bene. Ma per i casi della vita il pensionato guardone finisce in casa della bella moglie mentre ella fa la doccia, forse dà una sbirciatina, ma si agita talmente che dimentica le chiavi della macchina soldi cellulare e calzini. Per il bel professore è uno scherzo risalire al colpevole e vendicarsi sadicamente sull'inerme pensionato.
Scrive Marco Giusti su Dagospia che il film iraniano è più difficile da seguire e da capire da un pubblico europeo perché tocca temi legati al sesso e alla privacy che noi viviamo in maniera diversa e aggiunge: "Basterebbero tutte le scene di doccia del cinema italiano con altrettanti guardoni per demolire la situazione drammatica del film di Farhad". Concordo.
Si sconsiglia la visione ai pensionati malati di cuore ed ai pensionati che hanno amato i film di Pietro Germi come "Sedotta ed abbandonata". Per quel film il nostro Urzì ricevette anche lui il premio di migliore attore a Cannes ........era il lontano 1964
Antonio Ruggiero
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[+] altro che guardone!
(di gian carlo costadoni)
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cinemawatcher
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mercoledì 18 gennaio 2017
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farhadi torna con estrema eleganza
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Film profondo, profondo, profondo.
Farhadi riesce a trovare il perfetto equilibrio tra regia e recitazione.
Emad e Rana vivono in un condominio da cui sono costretti a lasciare a a causa delle riparazioni. Trovano temporale appoggio in un appartamento fornito da un amico di teatro, un giorno però quando entra in casa dei due un malintenzionato mentre Emad non c'è e abusa di Rana. Emad vorrà a tutti i costi trovare l'aggressore in quanto non vuole coinvolgere la polizia per volere della moglie.
Il film ti prende subito nonostante la sua lentezza, e mette comunque tensione.
La recitazione è sublime, a mio avviso Babak Karimi è il migliore.
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Film profondo, profondo, profondo.
Farhadi riesce a trovare il perfetto equilibrio tra regia e recitazione.
Emad e Rana vivono in un condominio da cui sono costretti a lasciare a a causa delle riparazioni. Trovano temporale appoggio in un appartamento fornito da un amico di teatro, un giorno però quando entra in casa dei due un malintenzionato mentre Emad non c'è e abusa di Rana. Emad vorrà a tutti i costi trovare l'aggressore in quanto non vuole coinvolgere la polizia per volere della moglie.
Il film ti prende subito nonostante la sua lentezza, e mette comunque tensione.
La recitazione è sublime, a mio avviso Babak Karimi è il migliore.
I dialoghi sono belli ma da seguire con attenzione, questo film non te lo puoi vedere con distrazione se no non si vede proprio.
Lo consiglio vivamente per chi ha voglia di vedere un bel film.
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alberto
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lunedì 16 gennaio 2017
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ottimo farhadi!
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Il cliente non ha la potenza di Una separazione che ha vinto l'Oscar come miglior film straniero qualche anno fa, ma è una pellicola che inchioda alla poltrona e ci costringe a confrontarci con situazioni emotive estreme e sentimenti forti mantenendo una sospensione narrativa degna dei migliori cineasti.
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carlaz
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lunedì 16 gennaio 2017
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non lo consiglio, trama povera
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Non mi é piaciuto, film privo di colpi di scena.Finale mozzafiato peró
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maurizio meres
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domenica 15 gennaio 2017
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superbo
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Film coinvolgente che non lascia un attimo di pausa allo spettatore,con una sceneggiatura forte,che può sembrare illogica, l'aggressione è una stupro si domanda il publico,assolutamente no,volutamente secondo il mio punto di vista diventa solo una condizione della religione mussulmana di offendere la donna vedendola nuda,con ripercussione sociale e l'imbarazzo del marito,il quale vuole e deve sapere la verità,il dubbio lui sa che non lo cancellerà mai con il tempo,la scena finale dove i due coniugi riflettono separatamente con lo sguardo nel vuoto sapendo che nulla potrà essere come prima,diventa una dichiarazione reciproca,bisogna vedere il film nella loro ottica religiosa.
Teatralmente perfetto in simbiosi con ciò che loro recitavano in teatro"morte di un commesso viaggiatore" la loro vita in una Teheran mentalmente più aperta,ma fragile nei preconcetti dettati dalla loro religione nel confronto di un occidentalismo libero,forse troppo.
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Film coinvolgente che non lascia un attimo di pausa allo spettatore,con una sceneggiatura forte,che può sembrare illogica, l'aggressione è una stupro si domanda il publico,assolutamente no,volutamente secondo il mio punto di vista diventa solo una condizione della religione mussulmana di offendere la donna vedendola nuda,con ripercussione sociale e l'imbarazzo del marito,il quale vuole e deve sapere la verità,il dubbio lui sa che non lo cancellerà mai con il tempo,la scena finale dove i due coniugi riflettono separatamente con lo sguardo nel vuoto sapendo che nulla potrà essere come prima,diventa una dichiarazione reciproca,bisogna vedere il film nella loro ottica religiosa.
Teatralmente perfetto in simbiosi con ciò che loro recitavano in teatro"morte di un commesso viaggiatore" la loro vita in una Teheran mentalmente più aperta,ma fragile nei preconcetti dettati dalla loro religione nel confronto di un occidentalismo libero,forse troppo.
Una bellissima fotografia accompagna gli ottimi cambi scena,in un grigiore esistenziale,ma sicuramente pratico nella loro cultura,sguardi intensi ,si entra nel profondo intimo dei personaggi,le sensazioni si sentono ,si è quasi partecipi,soprattutto nelle loro contraddizioni comportamentali.
Bravissimi attori,si affidano alla superba regia di un sempre più sensibile e raffinato Farhadi,interpretando il suo pensiero.
Inviato da iPad
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miguel angel tarditti
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sabato 14 gennaio 2017
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cuando el reparar o perdonar es imposible
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EL CLIENTE, di Asghar Farhadi
Film Irani-Frances 2016
Cuando el reparar o perdonar es materia de lo imposible
El director, premio Oscar al mejor film extranjero 2016, por “Una separación”, Asghar Farhadi, nos petrifica en la butaca con su nuevo film “El cliente”.
La densidad dramática de este thriller psicológico, temáticamente no nos da tregua, y nos plantea un conflicto donde los confines son ilimitados, y donde raíces de profundas motivaciones, diversas, producen en el espectador una angustia final mezcla de impotencia y de estupor.
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EL CLIENTE, di Asghar Farhadi
Film Irani-Frances 2016
Cuando el reparar o perdonar es materia de lo imposible
El director, premio Oscar al mejor film extranjero 2016, por “Una separación”, Asghar Farhadi, nos petrifica en la butaca con su nuevo film “El cliente”.
La densidad dramática de este thriller psicológico, temáticamente no nos da tregua, y nos plantea un conflicto donde los confines son ilimitados, y donde raíces de profundas motivaciones, diversas, producen en el espectador una angustia final mezcla de impotencia y de estupor.
En la historia, dos errores, cometidos por dos personajes, uno el de Rana, y otro del agresor, un anciano (“cliente” asiduo de la ex inquilina de la casa), producen en un tercero, Emad, la incapacidad de reparación, el no perdonar, la necesidad de venganza.
Evidente impronta de su cultura persa, musulmana, altamente influenciada por una política teocrática iraní.
Con síntomas de violencia y machismo, donde priva la decisión del hombre por sobre aquella de la mujer; hombre que además, decide ejercer justicia por sus propios recursos sin recurrir a la legalidad policial.
Emad no accedece al pedido de su esposa Rana, cuándo ésta finalmente comprende que la venganza y la violencia no justifican el error del frágil “cliente”. Emad no puede reparar, no se lo permite su formación, su procedencia social, quizás su religión, y por eso asume una actitud extrema, superado por una pasión descontrolada. No puede tener piedad.
Formación psicológica, formación religiosa y formación sociocultural crean este Emad, que no permitiendo reparar, no perdonando y no comprendiendo los errores, con una extrema rigidez, aumenta el drama y produce solo destrucción en su relación de pareja y también en las relaciones laterales.
Cuando terminó el film, y sin poder entender los títulos en iraní, me sentí privado de las fuerzas para alzarme e irme. Abrumado y preocupado!
Creo, que el film toma en las escenas finales un cierto tinte de melodrama opresivo. Opresividad que de algún modo, se manifiesta intencionalmente en el argumento, que juega en paralelo con la exhibición teatral de “La muerte de un viajante”, ya que los personajes en la ficción, son casi todos actores actuando la obra de Henry Miller.
El libro cinematográfico, premiado también con el Oscar 2016, crea un juego de espejos entre la agobiante realidad en la Irán de hoy con la no menos liviana de la ficción teatral planteada por Miller en su mundo estadounidense de los años pasados.
El film esmuy interesantey las actuaciones son excelentes:
Shahab Hosseini, Taraneh Alidoosti, Babak Karim.
El regista iraníAsghar Farhadi,es, posiblemente, el más importantes de la cultura persa de estos tiempos.
michelangelotarditti@gmail.com
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