andreanarduzzi
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sabato 15 ottobre 2016
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l'ineffabile fragilità dell'uomo
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Lo and Behold è un film che fa riflettere soprattutto sulla fragilità dell'uomo; vale a dire, sulla caratteristica che ci connota di più come creature, come esseri in qualche modo "gettati", direbbe Heidegger, nel mondo dell'essere insieme a tante altre creature, con le quali non possiamo non interagire, a partire dai nostri simili . Di questa fantastica debolezza, capace di creare salti inimmaginabili ci civiltà , il film ci offre testimonianze toccanti, come la comunità di persone ipersensibili alle radiazioni di qualunque tipo costretti a vivere isolati, come la storia di una famiglia duramente colpita dalle immagini della figlia morta messe in rete senza che loro se ne rendessero conto, e come la descrizione dettagliata del pericolo che una (inevitabile, quando sarà ) tempesta solare mandi in aria tutte le nostre sofisticate connessioni.
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Lo and Behold è un film che fa riflettere soprattutto sulla fragilità dell'uomo; vale a dire, sulla caratteristica che ci connota di più come creature, come esseri in qualche modo "gettati", direbbe Heidegger, nel mondo dell'essere insieme a tante altre creature, con le quali non possiamo non interagire, a partire dai nostri simili . Di questa fantastica debolezza, capace di creare salti inimmaginabili ci civiltà , il film ci offre testimonianze toccanti, come la comunità di persone ipersensibili alle radiazioni di qualunque tipo costretti a vivere isolati, come la storia di una famiglia duramente colpita dalle immagini della figlia morta messe in rete senza che loro se ne rendessero conto, e come la descrizione dettagliata del pericolo che una (inevitabile, quando sarà ) tempesta solare mandi in aria tutte le nostre sofisticate connessioni. C'è tanto entusiasmo, nel film di Herzog, l'entusiasmo, soprattutto, dei pionieri della rivoluzione di Internet, che ancora oggi sono arzilli come ventenni. Ma a mio avviso la nota più toccante è la carezza sulle nostre fragilità di cui ho parlato, delicata come uno sguardo che annota, capisce, non giudica, ma sa che gli entusiasmi, tutti gli entusiasmi , devono fare i conti con la nostra debole umanità, così minata dal male, dal tempo che passa, dalle malattie, eppure così potente, così straordinaria, così mirabolante . Davvero internet ci mette davanti, ogni giorno, alla nostra potenza ed alla nostra fragilità. Davanti, insomma, a quel mistero chiamato uomo.
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mauridal
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giovedì 24 novembre 2016
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il webete :questo sconosciuto
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LO and behold INTERNET IL FUTURO E'OGGI UN FILM di WERNER HERZOG USA 2016
Herzog, vecchio maestro del cinema tedesco , ci ha abituati ad una cinematografia visionaria ,dal racconto articolato su vari piani, dove il realismo si confonde nell'onirico, il piano naturalistico delle sue visioni si basa su sogni e fantasie. Dunque quando vediamo un paesaggio , una città, un luogo dove si muovono personaggi, dobbiamo tenere conto che il tutto è conseguente ad una elaborazione mentale e immaginaria del regista.
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LO and behold INTERNET IL FUTURO E'OGGI UN FILM di WERNER HERZOG USA 2016
Herzog, vecchio maestro del cinema tedesco , ci ha abituati ad una cinematografia visionaria ,dal racconto articolato su vari piani, dove il realismo si confonde nell'onirico, il piano naturalistico delle sue visioni si basa su sogni e fantasie. Dunque quando vediamo un paesaggio , una città, un luogo dove si muovono personaggi, dobbiamo tenere conto che il tutto è conseguente ad una elaborazione mentale e immaginaria del regista. Ad un evidente linguaggio di natura realistica , si affianca quasi sempre un tema di genere utopistico, che rappresenta la cifra caratteristica di Herzog regista, più volte espressa nei suoi film. In questo film si affronta il futuro , ma lontano dalla fantascienza , anzi registrando in maniera quasi didascalica, tutto il fenomeno internet sin dalle origini della invenzione del web da parte di tecnici e scienziati americani. Il film si presenta infatti più come un “docufilm,” dove la narrazione è un filo conduttore per raccontare le varie esperienze di uso della rete, da parte delle più disparate tipologie umane. E i casi rappresentati, sono personaggi reali , intervistati e narranti delle proprie esperienze, ma ad una più attenta osservazione, alcuni di loro appaiono usciti dalla fervida immaginazione del regista. Si rappresentano infatti dei casi di persone intossicate da internet, ragazzi e donne, che passano intere giornate sul web, senza vivere una loro vita reale, ma dedicandosi unicamente ad attività virtuali, specie nel mondo dei giochi e e dei social. Il fenomeno internet è globale , presente in tutti i paesi , ma qui si sottolinea come in America la diffusione e la dipendenza dal Web è totale, in ogni campo. Herzog mantiene fede al suo impulso per le diversità orribili delle persone, quindi troviamo rappresentati i casi di vittime di cyber bullismo, come pure personaggi inquietanti,che in veste di ricercatori e scienziati della rete studiano lo sviluppo della tecnologia informatica nella trasmissione del pensiero umano. La deformazione della realtà si fa strada come sottotraccia nel film, rappresentando personaggi che pur di allontanarsi dalla dipendenza di internet si rinchiudono volontariamente in comunità naturistiche che aboliscono anche i cellulari e il telefono ,per un contatto diretto con una vita più legata alla natura. Il film , in buona sostanza ci interroga sui limiti raggiunti da questa rivoluzione tecnologica ,ma con grandi implicazioni sociali, e soprattutto sul futuro che aspetta le nuove generazioni che fin da oggi sono al contempo padroni e schiavi della rete. Herzog non sembra dare una risposta diretta ma il contesto del film ci suggerisce una riflessione critica sugli strumenti tecnologici,che nei fatti condizionano i comportamenti umani.(mauridal)
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andreanarduzzi
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sabato 15 ottobre 2016
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l'ineffabile fragilità dell'uomo
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Lo and Behold è un film che fa riflettere soprattutto sulla fragilità dell'uomo; vale a dire, sulla caratteristica che ci connota di più come creature, come esseri in qualche modo "gettati", direbbe Heidegger, nel mondo dell'essere insieme a tante altre creature, con le quali non possiamo non interagire, a partire dai nostri simili . Di questa fantastica debolezza, capace di creare salti inimmaginabili ci civiltà , il film ci offre testimonianze toccanti, come la comunità di persone ipersensibili alle radiazioni di qualunque tipo costretti a vivere isolati, come la storia di una famiglia duramente colpita dalle immagini della figlia morta messe in rete senza che loro se ne rendessero conto, e come la descrizione dettagliata del pericolo che una (inevitabile, quando sarà ) tempesta solare mandi in aria tutte le nostre sofisticate connessioni.
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Lo and Behold è un film che fa riflettere soprattutto sulla fragilità dell'uomo; vale a dire, sulla caratteristica che ci connota di più come creature, come esseri in qualche modo "gettati", direbbe Heidegger, nel mondo dell'essere insieme a tante altre creature, con le quali non possiamo non interagire, a partire dai nostri simili . Di questa fantastica debolezza, capace di creare salti inimmaginabili ci civiltà , il film ci offre testimonianze toccanti, come la comunità di persone ipersensibili alle radiazioni di qualunque tipo costretti a vivere isolati, come la storia di una famiglia duramente colpita dalle immagini della figlia morta messe in rete senza che loro se ne rendessero conto, e come la descrizione dettagliata del pericolo che una (inevitabile, quando sarà ) tempesta solare mandi in aria tutte le nostre sofisticate connessioni. C'è tanto entusiasmo, nel film di Herzog, l'entusiasmo, soprattutto, dei pionieri della rivoluzione di Internet, che ancora oggi sono arzilli come ventenni. Ma a mio avviso la nota più toccante è la carezza sulle nostre fragilità di cui ho parlato, delicata come uno sguardo che annota, capisce, non giudica, ma sa che gli entusiasmi, tutti gli entusiasmi , devono fare i conti con la nostra debole umanità, così minata dal male, dal tempo che passa, dalle malattie, eppure così potente, così straordinaria, così mirabolante . Davvero internet ci mette davanti, ogni giorno, alla nostra potenza ed alla nostra fragilità. Davanti, insomma, a quel mistero chiamato uomo.
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Lo and Behold è un film che fa riflettere soprattutto sulla fragilità dell'uomo; vale a dire, sulla caratteristica che ci connota di più come creature, come esseri in qualche modo "gettati", direbbe Heidegger, nel mondo dell'essere insieme a tante altre creature, con le quali non possiamo non interagire, a partire dai nostri simili . Di questa fantastica debolezza, capace di creare salti inimmaginabili ci civiltà , il film ci offre testimonianze toccanti, come la comunità di persone ipersensibili alle radiazioni di qualunque tipo costretti a vivere isolati, come la storia di una famiglia duramente colpita dalle immagini della figlia morta messe in rete senza che loro se ne rendessero conto, e come la descrizione dettagliata del pericolo che una (inevitabile, quando sarà ) tempesta solare mandi in aria tutte le nostre sofisticate connessioni.
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Lo and Behold è un film che fa riflettere soprattutto sulla fragilità dell'uomo; vale a dire, sulla caratteristica che ci connota di più come creature, come esseri in qualche modo "gettati", direbbe Heidegger, nel mondo dell'essere insieme a tante altre creature, con le quali non possiamo non interagire, a partire dai nostri simili . Di questa fantastica debolezza, capace di creare salti inimmaginabili ci civiltà , il film ci offre testimonianze toccanti, come la comunità di persone ipersensibili alle radiazioni di qualunque tipo costretti a vivere isolati, come la storia di una famiglia duramente colpita dalle immagini della figlia morta messe in rete senza che loro se ne rendessero conto, e come la descrizione dettagliata del pericolo che una (inevitabile, quando sarà ) tempesta solare mandi in aria tutte le nostre sofisticate connessioni. C'è tanto entusiasmo, nel film di Herzog, l'entusiasmo, soprattutto, dei pionieri della rivoluzione di Internet, che ancora oggi sono arzilli come ventenni. Ma a mio avviso la nota più toccante è la carezza sulle nostre fragilità di cui ho parlato, delicata come uno sguardo che annota, capisce, non giudica, ma sa che gli entusiasmi, tutti gli entusiasmi , devono fare i conti con la nostra debole umanità, così minata dal male, dal tempo che passa, dalle malattie, eppure così potente, così straordinaria, così mirabolante . Davvero internet ci mette davanti, ogni giorno, alla nostra potenza ed alla nostra fragilità. Davanti, insomma, a quel mistero chiamato uomo.
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lunedì 22 maggio 2017
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una riflessione interessante
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Non ho molta familiarità con i lavori di Werner Herzog, anzi, credo che questo sia il primo che ho visto.
Questo film documentario ha la curiosa caratteristica di intervistare persone molto diverse tra loro (e non appartenenti a schieramenti contrapposti, ma proprio facenti parte di mondi completamente differenti); la divisione in capitoli e la voce del regista, che accompagna la narrazione delle immagini, dà coerenza a questi "salti" che altrimenti, spesso, potrebbero risultare pindarici.
È molto apprezzabile, per questo motivo, la compresenza di punti di vista diversi sul fenomeno "Internet", visto qui come il fenomeno maggiormente determinante per la nostra epoca.
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Non ho molta familiarità con i lavori di Werner Herzog, anzi, credo che questo sia il primo che ho visto.
Questo film documentario ha la curiosa caratteristica di intervistare persone molto diverse tra loro (e non appartenenti a schieramenti contrapposti, ma proprio facenti parte di mondi completamente differenti); la divisione in capitoli e la voce del regista, che accompagna la narrazione delle immagini, dà coerenza a questi "salti" che altrimenti, spesso, potrebbero risultare pindarici.
È molto apprezzabile, per questo motivo, la compresenza di punti di vista diversi sul fenomeno "Internet", visto qui come il fenomeno maggiormente determinante per la nostra epoca. Si parla di cyber-warfare, di dipendenza dai videogiochi, di ipersensibilità alle radiazioni, delle origini di Internet e dell'assenza di regole che per molto tempo lo hanno reso un far west dove tutto era concesso. Degli abissi della condivisione di immagini non appropriate, di macchine intelligenti, di colonie su Marte... l'occhio del regista sembra a volte pendere sul lato catastrofico, anche distopico, ma è prova di integrità che spesso le sue considerazioni siano "ammorbidite" dalla risposta tranquillizzante di un pioniere entusiasta del futuro. In questo, le persone intervistate sono ben bilanciate tra loro e, come ho già detto, hanno cose molto diverse da dire sull'argomento.
L'assenza di un giudizio (che su un argomento cosí imperscrutabile non potrebbe essere che superficiale, prematuro oppure fazioso), ed il fatto che terminandone la visione io abbia avuto il cervello pieno di domande che prima non mi ponevo, mi hanno fatto molto apprezzare la visione di questo film. Consigliato a chi è curioso ed avido di domande, più che di risposte.
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fabiofeli
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domenica 16 ottobre 2016
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ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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In questo documentario diviso in 10 capitoli Herzog racconta la storia delle “macchine intelligenti” e della “rete” che ne è derivata; si interroga e ci interroga su internet partendo proprio dalle macchine di appena 47 anni fa e sulla rivoluzione tuttora in atto. Il regista svaga sulle dipendenze da videogame, intervistando alcune persone che si sono estraniate dalla vita reale dimenticando di mangiare e dormire e indossando un pannolino per non andare alla toilette per non perdere una giocata. Girare, oggi, in città già fornisce un quadro allarmante: i “collegati”, in un mezzo pubblico o in bar, con smartphone e cellulari sono la maggioranza; stanno insieme ma sono incollati ai loro fili come marionette.
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In questo documentario diviso in 10 capitoli Herzog racconta la storia delle “macchine intelligenti” e della “rete” che ne è derivata; si interroga e ci interroga su internet partendo proprio dalle macchine di appena 47 anni fa e sulla rivoluzione tuttora in atto. Il regista svaga sulle dipendenze da videogame, intervistando alcune persone che si sono estraniate dalla vita reale dimenticando di mangiare e dormire e indossando un pannolino per non andare alla toilette per non perdere una giocata. Girare, oggi, in città già fornisce un quadro allarmante: i “collegati”, in un mezzo pubblico o in bar, con smartphone e cellulari sono la maggioranza; stanno insieme ma sono incollati ai loro fili come marionette. Herzog indaga sul furto di dati e di identità intervistando Mitnik, il mitico re degli “hacker” che penetrò nei sistemi informativi dell’FBI, riuscendo a lungo a sottrarsi all’arresto. Parlando di intelligenze artificiali non è possibile non imbattersi nella fantascienza classica: non solo Asimov della trilogia dei robot; ricordate “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick trasposto nell’affascinante film “Blade runner” di Ridley Scott? E allora c’è chi immagina la trasmissione del pensiero con le giuste macchine o chi già fabbrica auto intelligenti che si guidano da sole o robot servitori, ancora lenti e rudimentali (appesantiti dalla scritta pubblicitaria?), o micidiali come il numero 8 elettronico che gioca a calcio contro suoi simili meglio di Lionel Messi. Ci sono i “pro”: gli stessi appassionati di videogame sono utilizzati per le loro capacità percettive a fini medici per individuare nel diagramma elettroforetico i danni al DNA delle cellule malate di un corpo umano. Ma ci sono anche i “contro”: alcune persone sensibili alle radiazioni elettromagnetiche sono costrette a vivere in una gabbia di Faraday; la “rete” può andare in crisi per tempeste elettromagnetiche causate dalle esplosioni solari con blackout dannosi per tutti, oppure può far sembrare vero ciò che è falso e viceversa, perché le informazioni reperibili su internet vanno vagliate con spirito critico. Un robot può scongiurare una catastrofe, ma può essere anche usato a fini bellici come i droni. Alla domanda vivere soli in un mondo virtuale o interagire con le persone nell’ambiente naturale la risposta sembra scontata. Ma se ci chiediamo quando e quanto tempo è giusto restare connessi, la risposta dobbiamo darla noi a noi stessi. Herzog in merito a questo non ha dubbi e dieci anni dopo il mirabile “L’ignoto spazio profondo” invecchia come un ottimo vino rosso. Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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