emyliu`
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giovedì 22 giugno 2017
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lady macbeth come l'avrebbe raccontata dostoevskij
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UN film estetico in cui ogni inquadratura è un quadro fiammingo, tra esterni in variegata luce filtrata dalla vegetazione, ed interni rischiarati dal lume di candela. Siamo ai massimi livelli di cinema formale e di rappresentazione drammaturgica. L'incarnazione del male disegnata dal personaggio di Katherine, in teatrale metamorfosi da vittima a carnefice, ha i chiaroscuri della tragedia Shakespeariana, virati dalla reinterpretazione di un racconto dello scrittore russo Nicolaj Leskov, "Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk", che il regista William Oldroyd trasforma ulteriormente, ambientandolo in Inghilterra. La trama ha un impianto Dostoevskijano, dove questa giovane donna inizialmente vittima di un matrimonio di convenienza, venduta per dei terreni, ignorata e vessata da un ozioso marito e da un genero che la tormenta con la richiesta di un erede, supera in malvagità i suoi carnefici.
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UN film estetico in cui ogni inquadratura è un quadro fiammingo, tra esterni in variegata luce filtrata dalla vegetazione, ed interni rischiarati dal lume di candela. Siamo ai massimi livelli di cinema formale e di rappresentazione drammaturgica. L'incarnazione del male disegnata dal personaggio di Katherine, in teatrale metamorfosi da vittima a carnefice, ha i chiaroscuri della tragedia Shakespeariana, virati dalla reinterpretazione di un racconto dello scrittore russo Nicolaj Leskov, "Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk", che il regista William Oldroyd trasforma ulteriormente, ambientandolo in Inghilterra. La trama ha un impianto Dostoevskijano, dove questa giovane donna inizialmente vittima di un matrimonio di convenienza, venduta per dei terreni, ignorata e vessata da un ozioso marito e da un genero che la tormenta con la richiesta di un erede, supera in malvagità i suoi carnefici. Anche il bel stalliere del quale si innamora perdurltamente in un vortice di nera passione, che la porta ad eliminare senza scrupoli ogni ostacolo si frapponga alla realizzazione del suo folle amore. Scene di elegante sensualità illuminate dalle calde luci dei candelieri fanno da contrappunto all'incalzare della tragica storia, fino ad un sorprendente finale da ''delitto senza castigo'' in cui il male trionfa, sotto forma di una perversa Dark Lady imbracata nella feroce corsetteria dell'epoca, rivestita da un vaporoso abito lapislazzuleo espanso su un divano vittoriano. La giovane attrice protagonista sfrutta appieno le possibilità interpretative offerte dal magnifico ruolo, a tal punto che di sicuro la rivedremo in altre pellicole. Andate a vederlo con lo spirito che si deve avere quando si va a Teatro per un'opera importante.
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francesca
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domenica 18 giugno 2017
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arido
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Il film in sé non trovo sia fatto male, l'attrice è brava perché recita con il volto dall'inizio alla fine. Le ambientazioni sono semplici, ma in linea con un film in costume. La trama è tipica dell'epoca: una donna obbligata a sposarsi con un uomo che non la ama e che in più non vuole rapporti sessuali con lei, una donna che sconta la società dell'epoca, maschilista e limitante per un essere sanguigno come può essere la nostra Lady Macbeth.
Detto questo il film rimane però molto freddo e non porta lo spettatore ad essere dentro le stanze di quella casa, dentro i sentimenti di quella donna. Il sesso risulta quasi la soddisfazione di un istinto primordiale grazie al primo che passa, ciò che viene definito amore è solo un senso di possesso infantile dove occorre far fuori tutti coloro che intralciano questo oggetto del desiderio.
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Il film in sé non trovo sia fatto male, l'attrice è brava perché recita con il volto dall'inizio alla fine. Le ambientazioni sono semplici, ma in linea con un film in costume. La trama è tipica dell'epoca: una donna obbligata a sposarsi con un uomo che non la ama e che in più non vuole rapporti sessuali con lei, una donna che sconta la società dell'epoca, maschilista e limitante per un essere sanguigno come può essere la nostra Lady Macbeth.
Detto questo il film rimane però molto freddo e non porta lo spettatore ad essere dentro le stanze di quella casa, dentro i sentimenti di quella donna. Il sesso risulta quasi la soddisfazione di un istinto primordiale grazie al primo che passa, ciò che viene definito amore è solo un senso di possesso infantile dove occorre far fuori tutti coloro che intralciano questo oggetto del desiderio. E la controparte a questo "amore" è l'odio, per tutti, un'incapacità di provare pietà, pena, dolcezza, l'incapacità di un bambino di riuscire a prendere per mano questa donna e spiegarle l'amore, unica scena, tra l'altro, dove c'è un barlume di Amore.
Un susseguirsi di atrocità che però mi hanno lasciato distaccata, per l'incapacità del regista di portarmi dentro in quelle stanze con Lady Macbeth, lasciandomi quindi come sola spettatrice, senza riuscire ad emozionarmi, sia nel piacere, che nella tragedia. Se forse voleva che percepissi l'anima gelida di questa donna, allora il regista ha fatto bingo.
p.s. molto piacevole l'interpretazione di Naomi Ackie.
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vanessa zarastro
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domenica 18 giugno 2017
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da vittima a carnefice
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Lady Macbeth credo costituisca uno di quei casi in cui il romanzo è sicuramente meglio del film, l’esordio cinematografico di William Oldroyd - già apprezzato regista teatrale.
Originariamente il libro Lady Macbeth del distretto di Mcsensk scritto da Nikolaj Leskov si svolge in Russia nel 1865, ma William Oldroyd e Alice Brich traspongono la vicenda nel Regno Unito all’epoca vittoriana, ambientandola nel Northumberland, più precisamente a Durham.
Una diciassettenne di modeste origini viene data in sposa, in cambio di un pezzo di terra di scarso valore, a un uomo che ha il doppio dei suoi anni e che vive con il padre in una vecchia magione.
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Lady Macbeth credo costituisca uno di quei casi in cui il romanzo è sicuramente meglio del film, l’esordio cinematografico di William Oldroyd - già apprezzato regista teatrale.
Originariamente il libro Lady Macbeth del distretto di Mcsensk scritto da Nikolaj Leskov si svolge in Russia nel 1865, ma William Oldroyd e Alice Brich traspongono la vicenda nel Regno Unito all’epoca vittoriana, ambientandola nel Northumberland, più precisamente a Durham.
Una diciassettenne di modeste origini viene data in sposa, in cambio di un pezzo di terra di scarso valore, a un uomo che ha il doppio dei suoi anni e che vive con il padre in una vecchia magione. Sarà trattata, come si usava una volta nei matrimoni combinati, con senso di proprietà e totale distacco affettivo. Per una serie di ragioni padre e figlio partiranno per destinazioni diverse lasciando la giovane sola. Katherine si invaghirà del nuovo stalliere che le fa conoscere la sessualità, il piacere e il desiderio, tutti sentimenti a lei sconosciuti e che le daranno alla testa. Da un lato si spiega la passione cieca, ma dall’altro non si giustifica il suo compiacimento del potere: “Smettete di sorridere” e “Faccia al muro” comanderà ai servi del marito in sua vece con la stessa alterità con cui venivano ordinati a lei dallo stesso marito.
La trasformazione di Katherine in Macbeth (nella tragedia shakespeariana è descritta la sua sanguinosa ascesa al trono di Scozia) è lenta e progressiva, anche se forse non così come nel romanzo. Fin da subito si intuisce che la vittima poi non è tanto passiva e ci si prefigura una ribellione. Ma mentre la figura di Katherine (buona prova della ventunenne Florence Pugh) è ben tratteggiata nella sua emulazione del potere quando gli uomini partono e la lasciano sola nel castello, nella sua passione e nella determinazione a fare veramente di tutto per vivere una vita felice con il suo amato stalliere, la figura di Sebastian è un po’ goffa, alterna sprazzi di passione a fastidi e sensi di colpa senza coinvolgere. Non si capisce bene se sia un difetto di sceneggiatura o di regia o ancora, di recitazione. Il film è stato presentato in anteprima mondiale all’ultimo Festival di Toronto.
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kimkiduk
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lunedì 19 giugno 2017
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dubbioso
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Il personaggio è chiaramente fantastico, la trama era interessante, ma ho commesso l'errore di ascoltare recensioni e aspettarmi tanto.
Come succede sempre quando faccio così, il risultato è sempre inferiore alle attese.
In effetti NON ho trovato nel personaggio il corrispettivo di cattiveria e lucida manipolazione della vera Lady Macbeth. Questa mi è sembrata più una moglie delusa ed arrabbiata che per caso commette certe cose.
La regia comunque non è malvagia, ho apprezzato soprattutto dei fermi di sequenza prolungati e la luce molto bella per tutto il film.
Non sale, non arriva, non produce empatia.
Buono il finale che, non potendo dirlo, racchiude il "NON SENSO" del personaggio e forse dell'intera situazione.
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Il personaggio è chiaramente fantastico, la trama era interessante, ma ho commesso l'errore di ascoltare recensioni e aspettarmi tanto.
Come succede sempre quando faccio così, il risultato è sempre inferiore alle attese.
In effetti NON ho trovato nel personaggio il corrispettivo di cattiveria e lucida manipolazione della vera Lady Macbeth. Questa mi è sembrata più una moglie delusa ed arrabbiata che per caso commette certe cose.
La regia comunque non è malvagia, ho apprezzato soprattutto dei fermi di sequenza prolungati e la luce molto bella per tutto il film.
Non sale, non arriva, non produce empatia.
Buono il finale che, non potendo dirlo, racchiude il "NON SENSO" del personaggio e forse dell'intera situazione.
Ottimo tentativo non terminato. Peccato
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flyanto
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mercoledì 21 giugno 2017
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una giovane donna assai spietata
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Tratto liberamente dal un racconto dello scrittore russo Nikolaj Leskov, "Lady Macbeth", di shakespeariana memoria, racconta la storia di una giovane donna che, inizialmente ingenua ed innocente, diviene poi spietata e pronta a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. All'inizio della storia ella viene data in sposa ad un ricco signore un poco più vecchio di lei il quale la trascura e consuma raramente rapporti sessuali con la giovane moglie. In un periodo di lunga assenza da parte del marito, annoiata e sola la protagonista viene per caso a contatto con alcuni servitori a lei sottoposti ed immediatamente si invaghisce, ricambiata, di un aitante stalliere con cui cerca di trascorrere tutti i suoi momenti liberi del giorno e della notte.
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Tratto liberamente dal un racconto dello scrittore russo Nikolaj Leskov, "Lady Macbeth", di shakespeariana memoria, racconta la storia di una giovane donna che, inizialmente ingenua ed innocente, diviene poi spietata e pronta a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. All'inizio della storia ella viene data in sposa ad un ricco signore un poco più vecchio di lei il quale la trascura e consuma raramente rapporti sessuali con la giovane moglie. In un periodo di lunga assenza da parte del marito, annoiata e sola la protagonista viene per caso a contatto con alcuni servitori a lei sottoposti ed immediatamente si invaghisce, ricambiata, di un aitante stalliere con cui cerca di trascorrere tutti i suoi momenti liberi del giorno e della notte. Con il passare del tempo la passione diventa per lei sempre più esclusiva e forte a tal punto da adoperarsi sino all'estremo pur di abbattere gli ostacoli che nel contempo le si frappongono dal il focoso amante quali, il suocero a lei sempre ostile, il ritorno improvviso del marito e la presenza di un pargoletto, figlio illegittimo di quest'ultimo.
Prima prova registica di William Oldroyd, "Lady Macbeth" risulta una pellicola molto ben costruita e diretta: l'evolversi dell'intera storia condensata in poco meno di 90 minuti, il rigore e la nitidezza delle scene, la suggestiva fotografia, la ricostruzione degli ambienti e dei costumi dell'epoca nonchè la scelta degli attori molto ben calati nei propri ruoli, ne costituiscono i vari pregi, discostandola nel suo complesso dalla famigerata e più volte già rappresentata tragedia shakespeariana e rendendola un' opera del tutto originale ed avvincente. Da segnalare in modo particolare la bella ed espressiva giovane attrice Florence Pugh che con il suo sguardo iniziale angelico ed un poco spaesato diviene una donna dagli occhi gelidi ed imperturbabili.
Un vero piccolo gioiello.
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maramaldo
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mercoledì 28 giugno 2017
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quella donna fece paura...a stalin.
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Grato a chi mi ha fatto scoprire che c'era una "storia" dietro quella storia. Shostakovich ne fece un melodramma, un mattone (dicono) in quattro atti. Alla prima Stalin abbandonò il Bolshoi poco dopo l'inizio provvedendo in nottata a silurare il compositore.Sembra non gli sia piaciuta la musica (un caos) ma, verosimilmente, può non essergli andato a genio che si cantasse sulle atrocità commesse da un personaggio, vittima sì dei soprusi di classe, ma da non portare ad esempio al popolo degli appena redenti dove forse si covavano rancori contro la sopraffazione.
Florence Pugh, invece, ha trovato nel film l'opportunità di sfoggiare le sue doti di attrice e non solo.
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Grato a chi mi ha fatto scoprire che c'era una "storia" dietro quella storia. Shostakovich ne fece un melodramma, un mattone (dicono) in quattro atti. Alla prima Stalin abbandonò il Bolshoi poco dopo l'inizio provvedendo in nottata a silurare il compositore.Sembra non gli sia piaciuta la musica (un caos) ma, verosimilmente, può non essergli andato a genio che si cantasse sulle atrocità commesse da un personaggio, vittima sì dei soprusi di classe, ma da non portare ad esempio al popolo degli appena redenti dove forse si covavano rancori contro la sopraffazione.
Florence Pugh, invece, ha trovato nel film l'opportunità di sfoggiare le sue doti di attrice e non solo. Con entusiasmo affronta le scene di passione rendendole spontanee e convincenti. Negli intervalli si concede un'espressione indecifrabile, di una fissità inquietante con cui cattura l'attenzione dello spettatore che altrimenti comincerebbe a distrarsi. Senza remore Florence prevarica sia sugli altri comprimari che sul regista al quale, penso, abbia impedito di fare un proprio film qualunque fosse la sua idea. William Oldroy mostra i suoi limiti di " teatrale". Scenicamente: esterni, riprese di fabbricati dismessi, squarci di natura banali e poveri di suggestione; interni, arredi di gusto e filologia da rigattiere. Non parliamo di una caratterizzazione più
puntuale ed incisiva (quel marito...).
La trovata che non ha funzionato, secondo me, è l'aver trasferito la vicenda dall'oscuro distretto russo a qualche parte del Nord dell'Inghilterra ritenuta più familiare. Nel trasloco, che si è perso? Il viaggio, spesso sconvolgente, negli abissi dell'anima slava dove si fondono carnalità e misticismo, perdizione e anelito di redenzione. Insomma, voglia di delitto e castigo. E poi, l'autentico segno dei tempi: l'abiezione di un trattamento umiliante feroce cui era sottoposto il popolo dei servi da parte di una genia superba rimasta in un feudalesimo barbaro ancora fino a cent'anni fa. Poco a vedere con l'Old England di quegli anni quando, a dir vero, sfruttamento e spocchia erano fisiologici ma già rumoreggiavano le trade union e mettere carponi una cameriera costava, anche se non quanto oggi. Fuori luogo gli interpreti di colore: sappiamo da fior di film che la landed gentry teneva personale di servizio rigorosamente autoctono ancora a '900 inoltrato.
E l'impero dei sensi? C'è, decisivo, come sempre e dappertutto. Interclassista. Assente nel richiamo shakespeariano (una vera tragedia), qui invece funziona in pieno (solo un dramma, comune e frequente). Ci troviamo, perciò, in un contesto dove si scandaglia meglio la psiche femminile, dove tra le pulsioni a delinquere s'include la noia, "un interno borghese".
L'avrebbe capito anche Stalin solo se in seminario gli avessero lasciato leggere Madame Bovary e. più tardi, non avesse avuto altre gatte a pelare quando uscì L'Amante di Lady Chatterley.
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ugnos
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domenica 2 luglio 2017
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la brama di lady macbeth
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Lady Macbeth, proprio così, potremmo pensare ad un ritorno, ad una piece teatrale con una regia nuova, ma siamo fuoristrada. Lady Macbeth, opera prima di William Oldroyd, è un film e non ha nulla a che fare con l’eterno teatro shakespeariano bensì con il romanzo La lady Macbeth del distretto di Mcensk di Nikolai Leskov+
Siamo in Inghilterra, metà dell’ottocento, Catherine è una giovane donna che ha da poco sposato un ricco uomo d’affari. Vive in una lussuosa villa circondata da campagne e tutta la sua vita dovrebbe andare a gonfie vele. Tuttavia la situazione è ben diversa dal previsto; il marito è un uomo violento e possessivo e lei non può nemmeno aprire la finestra per prendere una boccata d’aria.
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Lady Macbeth, proprio così, potremmo pensare ad un ritorno, ad una piece teatrale con una regia nuova, ma siamo fuoristrada. Lady Macbeth, opera prima di William Oldroyd, è un film e non ha nulla a che fare con l’eterno teatro shakespeariano bensì con il romanzo La lady Macbeth del distretto di Mcensk di Nikolai Leskov+
Siamo in Inghilterra, metà dell’ottocento, Catherine è una giovane donna che ha da poco sposato un ricco uomo d’affari. Vive in una lussuosa villa circondata da campagne e tutta la sua vita dovrebbe andare a gonfie vele. Tuttavia la situazione è ben diversa dal previsto; il marito è un uomo violento e possessivo e lei non può nemmeno aprire la finestra per prendere una boccata d’aria. Il futuro di Lady Macbeth, Chaterine, sembra essere rilegato ad una schiavitù domestica, ma ben presto il carattere della donna emergerà. Una passione deflagrante, ossessiva, prenderà il sopravvento e niente rimarrà uguale.
La pellicola di Oldroyd è un racconto che, tramite l’uso centellinato della parola immerge, lo spettatore in un rapporto di amore e odio, attrazione e repulsione verso i suoi personaggi. Dapprima il ritratto della ragazza data “in pasto” ad un signorotto di campagna disturbato porta a schierarsi con la giovane dama indifesa, ma quando quest’ultima capisce che la gabbia dorata, la villa, può offrirgli un tale potere d’agire senza remora, ecco che la sua lenta, folle trasformazione, inizia a colpirci. Gli occhi della fanciulla, la Lady Machbeth, si infiammano di brama di vivere, d’amare, di possedere. Si valicano i confini e gli eventi non possono fare altro che incastrarsi in un tragico destino.
Senza giochi retorici, facili clichè, il film avanza con un ritmo spietato. Tutto quello che accade nasce, cresce e si sviluppa schiudendosi in maniera lucida e lapidaria. La mente che governa l’intero intreccio narrativo agisce con chirurgica attenzione, il potere della protagonista si consolida proprio nella capacità di appiattire ogni presunta colpa sul suo conto. Quello che si frappone tra Catherine e i suoi desideri viene prontamente eliminato, se c’è da sporcarsi le mani si agisce lo stesso.
Ed è proprio sulla ricerca di appagare i propri impulsi, le proprie voglie, seti di vendetta, che il film pone l’accento e schiude domande. Fino a che punto possiamo riscattarci? Dov’è il limite che divide passione e ossessione? Le risposte possono essere molteplici e sfumate ma non si può non affermare che a forza di esser vittima si diventa carnefici.
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angeloumana
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sabato 29 luglio 2017
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Il film prepara alle sue vicende con una certa tensione, lo spettatore stesso si prepara con aspettativa a ragionare dei temi che esso apparecchia: ad esempio la sottomissione del servitore-schiavo o la sottomissione della donna, per giunta comprata come moglie, rispetto agli “aristocratici” nell’epoca vittoriana. Esso è tratto dal racconto lungo del russo Nikolai Leskov, del 1866, Una lady Macbeth nel distretto di Mcensk, ma trasposto in Inghilterra e ricco dei paesaggi inglesi con nubi e vento minacciosi, minacciosi come l’atmosfera che vige in quella mansion sperduta, gelida di sentimenti e “con tanti spifferi”, perciò il marito “acquirente” della sposa la ammonisce dall’uscire, la giovane è “roba sua” e deve mostrarsi il meno possibile ad occhi estranei, una reclusa.
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Il film prepara alle sue vicende con una certa tensione, lo spettatore stesso si prepara con aspettativa a ragionare dei temi che esso apparecchia: ad esempio la sottomissione del servitore-schiavo o la sottomissione della donna, per giunta comprata come moglie, rispetto agli “aristocratici” nell’epoca vittoriana. Esso è tratto dal racconto lungo del russo Nikolai Leskov, del 1866, Una lady Macbeth nel distretto di Mcensk, ma trasposto in Inghilterra e ricco dei paesaggi inglesi con nubi e vento minacciosi, minacciosi come l’atmosfera che vige in quella mansion sperduta, gelida di sentimenti e “con tanti spifferi”, perciò il marito “acquirente” della sposa la ammonisce dall’uscire, la giovane è “roba sua” e deve mostrarsi il meno possibile ad occhi estranei, una reclusa. Minaccioso e sinistro è pure il gatto che abita la casa, predittivo di disgrazie. Gli aristocratici sono un padre vecchio, arcigno, rigido, da voler imporre le regole della casa alla nuora, da cui si aspetta unicamente un erede, e il figlio di lui, che della giovane moglie non s’interessa e a cui non è fisicamente in grado di prestare attenzioni, né psicologiche né carnali. Il carattere risoluto della sposa Katherine, una Florence Pugh dal viso angelico e adolescente vicina a diventar donna, si rivela presto. In myMovies è descritta come “ingenua e perversa … una gotica dark lady…trasformatasi da vittima a carnefice”. La sua cattiveria sorprende lo stalliere diventato suo amante, che pure l’ha conquistata per la sua durezza e per quel brivido animale che lei gli ha saputo scorgere. Katherine sovverte certamente l’ordine costituito della gente apparentemente “perbene”, ma rispettata esclusivamente per il suo patrimonio e per la tirannia che esercita sui plebei. Quante inghilterre vittoriane sono ancora presenti nel mondo!
Tutto questo viene “apparecchiato” e sembra che la vicenda possa poi avere sviluppi sconosciuti e inaspettati, magari sociologici, ma dopo 89 minuti il film finisce, sembrava ci dovesse essere un secondo tempo, dopo che la perversa protagonista ha compiuto tre omicidi e resta sovrana in solitudine nella casa. Ma un secondo tempo non c’è, il termine dell’opera prima del regista William Oldroyd coglie impreparati. Qualcuno, recensendo libro e film, ne parla come di una storia “piatta e insulsa”, giudizio forse molto impietoso, ma di certo le definizioni elegiache o acclamanti di giornali che compaiono nel poster italiano sono solo … elegiache e acclamanti, da far venire il dubbio che chi le ha stilate non abbia visto il film ma voglia solo lanciarlo.
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carloalberto
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venerdì 13 novembre 2020
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la mantide religiosa
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Esteticamente riuscita, anche grazie ad una scenografia scarna ed essenziale, che riproduce gli interni austeri di una grande casa di campagna dell’epoca vittoriana, come ce la possiamo immaginare, la trasposizione in film di William Oldroyd di una novella di uno scrittore russo dell’ottocento, Nikolaj Leskov, risente di una impostazione eccessivamente teatrale. L’azione si svolge quasi esclusivamente, asfitticamente, in pochissimi ambienti, una sala da pranzo e soprattutto nella camera da letto, prigione-alcova, con poche scene girate in esterni, peraltro, in una suggestiva brughiera, in un boschetto dai colori autunnali e finalmente sulle sponde rocciose di un torrente, che scorre impetuoso a dare l’idea del movimento, per il resto del tutto assente, se non fosse per le movenze del gatto di casa che vitalizzano le scene di interni, fotografate più che riprese.
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Esteticamente riuscita, anche grazie ad una scenografia scarna ed essenziale, che riproduce gli interni austeri di una grande casa di campagna dell’epoca vittoriana, come ce la possiamo immaginare, la trasposizione in film di William Oldroyd di una novella di uno scrittore russo dell’ottocento, Nikolaj Leskov, risente di una impostazione eccessivamente teatrale. L’azione si svolge quasi esclusivamente, asfitticamente, in pochissimi ambienti, una sala da pranzo e soprattutto nella camera da letto, prigione-alcova, con poche scene girate in esterni, peraltro, in una suggestiva brughiera, in un boschetto dai colori autunnali e finalmente sulle sponde rocciose di un torrente, che scorre impetuoso a dare l’idea del movimento, per il resto del tutto assente, se non fosse per le movenze del gatto di casa che vitalizzano le scene di interni, fotografate più che riprese. La staticità prevale sul movimento anche nelle sequenze che dovrebbero rendere le fasi più concitate degli assassinii.
I personaggi recitano la loro parte senza emozionare, come automi non trasmettono alcunché se non un senso di distacco e di repulsione, risultando tutti parimenti insopportabili, dalla serva di colore succuba del padrone, odiosa e spiona, al suocero, arcigno ed oppressivo, al marito, impotente e crudele, tanto che alla fine si finisce per parteggiare per la peggiore, la Macbeth di ispirazione shakespeariana, la giovane donna priva di scrupoli, interpretata da un’impassibile ed imperturbabile Florence Pugh, che per amore o sete di libertà e di potere induce l’amante, lo stalliere di suo marito, alla complicità nell’omicidio di chiunque si frapponga al suo unico vero obiettivo: essere madre.
Il dramma dei sentimenti, lo spirito di rivalsa che si confonde con l’amore, il desiderio di riscatto, la ribellione cruenta ed il rimorso, rimangono soffocati dalla rigidità mimica imposta agli attori. La denuncia sociale della condizione delle donne e della servitù nell’ottocento, russo o inglese che sia, resta sullo sfondo, in secondo piano. In primo piano, la fisicità dei corpi nudi dei due amanti avviluppati in un abbraccio mortale, dopo l’appagamento della passione erotica, richiama alla mente l’immagine della mantide religiosa che si appresta a divorare il maschio, dopo aver ucciso quello inetto, incapace di ingravidarla.
Il film è un bel quadro da appendere al muro, niente di più, come del resto suggerisce la scena finale, con Lady Macbeth in posa statica, seduta da sola sul divanetto, davanti alla cinepresa come fosse un dagherrotipo dell’epoca.
Le suggestioni sono tutte metafilmiche, suggerite dall’ineffabilità dell’espressione della donna, che lascia aperta la strada alle più svariate interpretazioni su quale sia il suo vero stato d’animo.
LadyMacbeth è alla fine, a seconda della soggettività dello sguardo di chi ha assistito alla tragedia, una mantide soddisfatta, ormai placata nel sangue la sua ansia di maternità, un’eroina romantica, ribelle per amore, delusa e sconfitta dalla vita, una versione perversa di una femminista ante litteram che combatte contro la tirannia maschile con le sue stesse armi ricambiandola con la medesima violenza che è costretta a subire, o, forse, è soltanto una folle omicida protagonista di una delle tante storie di cronaca nera di due secoli fa cui si ispirò Leskov per la sua novella.
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mariaelena
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domenica 25 giugno 2017
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"amo et odio"
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Questa nuova Lady Macbeth, rispetto a quella sachespeariana, lascia che lo spettatore avverta la desolazione della sua esistenza e lo squallore affettivo che la circonda, ben
narrato dagli ambienti cupi e gelidamente perbenisti in cui si trova intrappolata da uno pseudo matrimonio combinato, con un marito che disdegna qualsiasi approccio con lei
preferendole un autoerotsmo esibito... Ingenuamente bella ed avvenente sconta la sua giovinezza e le sue esigenze fino a quando decide la ribellione fino in fondo capovolgendo
completamente il suo ruolo da vittima in carnefice assoluta...Non si prova trasporto nei suoi confronti nè prima, i n forma di comprensione, nè dopo in veste di condanna.
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Questa nuova Lady Macbeth, rispetto a quella sachespeariana, lascia che lo spettatore avverta la desolazione della sua esistenza e lo squallore affettivo che la circonda, ben
narrato dagli ambienti cupi e gelidamente perbenisti in cui si trova intrappolata da uno pseudo matrimonio combinato, con un marito che disdegna qualsiasi approccio con lei
preferendole un autoerotsmo esibito... Ingenuamente bella ed avvenente sconta la sua giovinezza e le sue esigenze fino a quando decide la ribellione fino in fondo capovolgendo
completamente il suo ruolo da vittima in carnefice assoluta...Non si prova trasporto nei suoi confronti nè prima, i n forma di comprensione, nè dopo in veste di condanna.
La narrazione infatti è piatta, i paesaggi opprimenti , i cieli burrascosi fanno eco alle vicende in cui emerge questa figura affamata d'amore, qualunque esso sia, non certo
il coinvolgimento affettivo, che non ha mai conosciuto, ma esclusivamente un amore furibondo senza freni e remore, quasi a rivendicare un diritto della natura. E per questo suo
diritto oserà tutto l'indicibile pur di non rinunciare a ciò che finalmente ha scoperto: l'essere voluta. E difenderà a qualunque costo questa scoperta
E' un film non di facile lettura, che può portare alla insofferenza per i ritmi lentie ripetitivi, ma certe inquadradure rubano le atmosfere e le luci ai quadri di Veermer, anche
se le sconfinate brughiere infondono sgomento, a preavvisare quanto l'animo della protagonista sia un tutt'uno con esse...
Splendida la recitazione,, filtrata quasi sempre solo dal viso, della Lady e, in ugual misura, della servetta nera che non per nulla ha perso la parola!
La tematica porta necessariamente a queti ritmi e tempi di recitazione. Splendido
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