pinkopallo
|
domenica 26 marzo 2017
|
jackie
|
|
|
|
Ho dato 2 stelle solo per la bravura di Portman. Sommato, il film è lento e sembra di essere fatto su comissione per fare apparire Jackie come amorevole moglie (dopo aver acettato $1.000.000 da padre di JFK per rinunciare al divorzio dopo la prima sconfitta elettorale del suo marito e perdita del figlio). Come mettiamo il suo contratto di matrimonio con Onassis? Vendersi al meglio acquirente! Come ha fatto sempre. Soldi.
|
|
[+] lascia un commento a pinkopallo »
[ - ] lascia un commento a pinkopallo »
|
|
d'accordo? |
|
francesca
|
giovedì 23 marzo 2017
|
buona regia, ma non interessante.
|
|
|
|
il film è stato sopravvalutato dai critici. La regia, buona, non è sufficiente. Assolutamente NOIOSO.
|
|
[+] lascia un commento a francesca »
[ - ] lascia un commento a francesca »
|
|
d'accordo? |
|
ralphscott
|
lunedì 13 marzo 2017
|
più documentario che fiction
|
|
|
|
Mi sono annoiato (anch'io). Relegare le potenzialità di un personaggio così glamour ad una sorta di documentario "morte del presidente vista con gli occhi di lei" è stato limitante. Non mi aspettavo l'apoteosi del gossip,ma nemmeno una pellicola eccessivamente sobria,poco intrigante. E dire che sarebbe bastato poco...
|
|
[+] lascia un commento a ralphscott »
[ - ] lascia un commento a ralphscott »
|
|
d'accordo? |
|
domenicomaria
|
domenica 12 marzo 2017
|
"camelot is in ruin"
|
|
|
|
Con questa frase di Guy Banister a Jack Martin nella prima parte di JFK, voglio iniziare. E coincide con il finale di Jackie; Camelot la città ideale dei grandi ideali(S. Agostino avrebbe detto della Città dell'Uomo). "Camelot is in ruin"Camelot è distrutta, non c'è più. La pellicola, che, secondo me ha qualche momento un po' noiosetto nella parte centrale, conosce anche momenti sp0lendidi per la acutissima interpretazione della Portman che forse supera anche lo sforzo enorme di identificazione della Williams in "Marilyn", del mito del cinema.Tra le tante cose che si dicono pare che la notte 4/5 Agosto '62 Bobby Kennedy fosse proprio dalle parti di Marilyn.
[+]
Con questa frase di Guy Banister a Jack Martin nella prima parte di JFK, voglio iniziare. E coincide con il finale di Jackie; Camelot la città ideale dei grandi ideali(S. Agostino avrebbe detto della Città dell'Uomo). "Camelot is in ruin"Camelot è distrutta, non c'è più. La pellicola, che, secondo me ha qualche momento un po' noiosetto nella parte centrale, conosce anche momenti sp0lendidi per la acutissima interpretazione della Portman che forse supera anche lo sforzo enorme di identificazione della Williams in "Marilyn", del mito del cinema.Tra le tante cose che si dicono pare che la notte 4/5 Agosto '62 Bobby Kennedy fosse proprio dalle parti di Marilyn...una o più telefonate con frasi...sconnesse?...pericolose? La diva era stata a diversi ricevimenti dei Kennedy(a parte la sfera intima)...aveva sentito cose terribili?...segreti di stato?Probabilmente non lo sapremo mai.Jackie dice di un marito che molte volte cede a bruttissime tentazioni e che frequenta bruttissime figure, sempre però rimanendo ricco di ideali e di cultura. La durata, stringata, della pellicola consente in molti momenti dettagli ancora oggi potenti e tremendi. Il regista ha visto e rivisto sia JFK che il filmato di Zapruder: il passaggio di Dallas è efficacissimo, una vera legnata. La macchina piena di sangue(e di indizi come dice Jim Garrison nel '69 al processo a New Orleans)che viene immediatamente fatta sparire.Questa macchina non porta solo Kennedy, porta le speranze e i sogni di milioni di persone...ma...tutto intorno è il vuoto...il viaggio è nel vuoto.Trovo perfetta la ricostruzione d'ambiente, come perfetto in vestito e le calze intrise di sangue, come da foto contemporanee.Intorno a questa Jackie a tratti di una sincerità squassante, a tratti di un rigore disumano, a tratti di una protervia e di una ambizione sconfinata, che con l'intervistatore in più momenti quasi tocca il sadismo,un coro di comprimari ben scelti e di ottimo, compatto e omogeneo livello.Stupenda la musica, sfacciatamente, torturantemente dissonante. Dallas ha scassato il mito americano(già incrinato dall'assassinio di Lincoln e altri 2 presidenti...pistole facili!), e il paese intero vaga nello sconcerto(vedi lo spaesamento, sempre datato al '63 di "Un mondo perfetto", e ancora i rimorsi e gli incubi del protagonista in "Nel centro del mirino").Camelot è crollata, e sulle sue rovine si distende una musica gelida, angosciosa e nera.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a domenicomaria »
[ - ] lascia un commento a domenicomaria »
|
|
d'accordo? |
|
giuliog02
|
giovedì 9 marzo 2017
|
sorprendente
|
|
|
|
Sorprendente, perché di un tragico evento, di cui é stato scritto tanto e di più, un grande regista, una portentosa attrice, un ottimo scenografo, ed un accuratissimo montaggio hanno costruito un film che avvince per tutta la sua, giusta, durata.
C' é una perfetta scansione con i filmati "storico-cronachisti" in bianco e nero, i frammenti di conversazione col giornalista, i flash-back sul come Jaquelin si é portata in quei difficilissimi frangenti, dimostrando nei fatti di avere una volontà di ferro e una grande preparazione ad essere una fisrst lady. Il tutto con grazia, dignità, determinazione ed eleganza. Costruendo così una precisa identità di sé stessa, la cerimonia funebre da grande statista del marito a sua imperitura memoria, e la fuoriuscita di sé stessa dalla vita pubblica.
[+]
Sorprendente, perché di un tragico evento, di cui é stato scritto tanto e di più, un grande regista, una portentosa attrice, un ottimo scenografo, ed un accuratissimo montaggio hanno costruito un film che avvince per tutta la sua, giusta, durata.
C' é una perfetta scansione con i filmati "storico-cronachisti" in bianco e nero, i frammenti di conversazione col giornalista, i flash-back sul come Jaquelin si é portata in quei difficilissimi frangenti, dimostrando nei fatti di avere una volontà di ferro e una grande preparazione ad essere una fisrst lady. Il tutto con grazia, dignità, determinazione ed eleganza. Costruendo così una precisa identità di sé stessa, la cerimonia funebre da grande statista del marito a sua imperitura memoria, e la fuoriuscita di sé stessa dalla vita pubblica. Mi ha colpito la recitazione veramente di altissimo livello della Portmann.
Jackie é un film in cui si ricostruiscono con precisione gli aspetti storici, senza indulgerci troppo, e si dà un grande risalto alla personalità della first lady ed alla sua innegabile capacità di ottenere ciò che vuole, scontrandosi con vice-presidente, consiglieri ed entourage del Presidente ucciso, incluso il fratello. Vale davvero la pena di vederlo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuliog02 »
[ - ] lascia un commento a giuliog02 »
|
|
d'accordo? |
|
writer58
|
lunedì 6 marzo 2017
|
simboli di status...
|
|
|
|
Il film di Larrain non mi ha soddisfatto. Mi è parso molto buono sul piano della regia, della concatenazione dei tempi narrativi. Ma privo di anima, di pathos, di spessore emotivo. Eppure la materia trattata (i giorni immediatamente successivi all'omicidio del presidente Kennady visti attraverso la prospettiva di Jacqueline) si prestava a una narrazione intensa, persino epica. Invece è come se sul film spirasse un vento gelido che immobilizza i protagonisti e li devitalizza, li "congela" in una dimensione di immobilità spirituale, ancor prima che fisica.
Jackie viene colta nei momenti che hanno preceduto e seguito lo sparo: l'arrivo a Dallas, l'accoglienza da parte del governatore, il corteo di macchine che si dirige verso Trade Mart, tre colpi secchi, le sue mani che tengono insieme, letteralmente, la testa del marito, la vettura presidenziale che sfreccia verso il Parkland Memorial Hospital, Jackie che prova a togliersi dal volto il sangue che le ha macchiato la fronte, le guance, il vestito, Johnson che giura come presidente sull'Air Force One che rientra a Washington.
[+]
Il film di Larrain non mi ha soddisfatto. Mi è parso molto buono sul piano della regia, della concatenazione dei tempi narrativi. Ma privo di anima, di pathos, di spessore emotivo. Eppure la materia trattata (i giorni immediatamente successivi all'omicidio del presidente Kennady visti attraverso la prospettiva di Jacqueline) si prestava a una narrazione intensa, persino epica. Invece è come se sul film spirasse un vento gelido che immobilizza i protagonisti e li devitalizza, li "congela" in una dimensione di immobilità spirituale, ancor prima che fisica.
Jackie viene colta nei momenti che hanno preceduto e seguito lo sparo: l'arrivo a Dallas, l'accoglienza da parte del governatore, il corteo di macchine che si dirige verso Trade Mart, tre colpi secchi, le sue mani che tengono insieme, letteralmente, la testa del marito, la vettura presidenziale che sfreccia verso il Parkland Memorial Hospital, Jackie che prova a togliersi dal volto il sangue che le ha macchiato la fronte, le guance, il vestito, Johnson che giura come presidente sull'Air Force One che rientra a Washington. Un trauma- indiduale e collettivo- dalle proporzioni gigantesche, che potrebbe giustificare una reazione di atonia emotiva, di distanza psicoilogica, di negazione.
Invece, Jackie, appare più preoccupata di confezionare, davanti al giornalista che l'intervista pochi giorni dopo l'omicidio, una mitologia per il marito, una storia che celebri la sua grandezza, un epopea che metta in risalto l'eccezionalità dell'uomo e, di riflesso, la sua. Appare composta, distante, controllata. Detta al giornalista di "Life" la sua versione, stabilendo paralleli con Lincoln, dissertando su "Camelot", il loro musical preferito, una favola in cui dame e cavalieri intrecciano rapporti basati sull' amor cortese, parla dell'omicidio, ma non consente a Theodore White di scrivere una sola parola sulle sue sensazioni, sul suo dramma interiore.
Jackie vuole uscire di scena con un grande spettacolo trasmesso in mondovisione: si reca con i due figli piccoli davanti alla bara del marito, obbligherà i potenti del mondo a camminare per otto isolati a fianco del feretro durante il corteo funebre ("Se il generale De Gaulle ha timori per la sua incolumità, può salire su un'auto blindata o su un carro armato").
Intorno a lei il mondo sembra privo di colori, gelido, indifferente. Lo spettacolo deve continuare, Kennedy dev'essere archiviato in fretta. Ma i colori smorti sembrano anche entrare nell' interiorità dei protagonisti, li rendono bidimensionali, si insinuano nel film come se Larrain avesse deciso di decolorare la sua pellicola, uniformarla agli spezzoni in bianco e nero nei quali Jackie illustra le modifiche realizzate nella Casa Bianca.
Larrain, come in "Neruda", trasfigura un film biografico in una rappresentazione d'autore. Ma, a differenza di "Neruda", lo sguardo è algido, formale, statico. Non rappresentazione onirica, non celebrazione dell'eccesso, ma iconografia della misura, della confezione, del narcisismo che si esprime nel ruolo sociale. Prima come first lady, poi come vedova dell'ex Presidente, in seguito come moglie di un magnate greco.
Però, così facendo, Larrain costruisce un film formalmente molto accurato, ma privo di una sua dimensione emozionale. Anche l'ottima performance della Portman rimane prigioniera in questo schema dominato dall'assenza di luce e di movimento
[-]
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
marcosantillani
|
domenica 5 marzo 2017
|
trasfigurazione di un regista
|
|
|
|
Verboso e ruffiano. Gli aggettivi che sintetizzano il film. Un film che non svela nulla di nuovo. I tempi di Post Mortem e Tony Manero sono passati. Ora Larrain è famoso e cerca successo in America. Fare un film sulla moglie di Kennedy, significa smuovere le coscienze, ma anche gli spettatori americani e portarli in massa al cinema. I radical chic saranno entusiasti di questo film. Meno entusiasti gli altri spettatori. Il commento unanime all'uscita dalla sala è stato: troppo lento. Ma non credo sia il termine esatto per giudicare questo film. Questo film è senza enfasi, senza sincerità. Non è un film sincero. Bellissima la scelta del look. Un Quattro terzi che rimanda agli anni 70 ed una granulosità tipica della pellicola.
[+]
Verboso e ruffiano. Gli aggettivi che sintetizzano il film. Un film che non svela nulla di nuovo. I tempi di Post Mortem e Tony Manero sono passati. Ora Larrain è famoso e cerca successo in America. Fare un film sulla moglie di Kennedy, significa smuovere le coscienze, ma anche gli spettatori americani e portarli in massa al cinema. I radical chic saranno entusiasti di questo film. Meno entusiasti gli altri spettatori. Il commento unanime all'uscita dalla sala è stato: troppo lento. Ma non credo sia il termine esatto per giudicare questo film. Questo film è senza enfasi, senza sincerità. Non è un film sincero. Bellissima la scelta del look. Un Quattro terzi che rimanda agli anni 70 ed una granulosità tipica della pellicola. Non sappiamo se il film è stato girato in pellicola e poi riversato in digitale, ma di certo la grana si vede.
Un film senza slanci e senza emozioni. Le uniche, quelle dell'assassinio, con il capo di Kennedy tra le braccia della moglie. Ricordi e scene già viste. Basta riprendere le immagini ell'epoca ed i tanti scritti, per ricostruire fedelmente la vicenda. Va bene, Larrain racconta ciò che nessuno ha mai raccontato. Ma gira e rigira sempre sul dolore più o meno verosimile di Jacqueline. La trasfigurazione di Larrain in regista similcommerciale ( avuta da Il club in poi ) non convince.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a marcosantillani »
[ - ] lascia un commento a marcosantillani »
|
|
d'accordo? |
|
thea
|
giovedì 2 marzo 2017
|
jackie: film inesistente
|
|
|
|
Un film inguardabile. Recitazione statica, dialoghi retorici se riferiti al periodo storico con consequenziali avvenimenti,
salottierii, paiono tirati fuori da riviste d'arredamento e tendenza, se riferiti all'operato della stessa Jackie. Fotografia piatta.
Un film che, per tutta la sua durata non parla di niente e nessuno.
Tutto il film è basato su un racconto che bada alla forma-funerali imponenti o no- e che nulla sviscera sul reale rapporto coniugale
o sul motivo dell'attentato. si arriva a sentir dire:" non ho nulla di mio,avrei dovuto fare la commessa invece di sposare il presidente", mentre "Jackie, di suo, era membro di una ricca e potente famiglia.
[+]
Un film inguardabile. Recitazione statica, dialoghi retorici se riferiti al periodo storico con consequenziali avvenimenti,
salottierii, paiono tirati fuori da riviste d'arredamento e tendenza, se riferiti all'operato della stessa Jackie. Fotografia piatta.
Un film che, per tutta la sua durata non parla di niente e nessuno.
Tutto il film è basato su un racconto che bada alla forma-funerali imponenti o no- e che nulla sviscera sul reale rapporto coniugale
o sul motivo dell'attentato. si arriva a sentir dire:" non ho nulla di mio,avrei dovuto fare la commessa invece di sposare il presidente", mentre "Jackie, di suo, era membro di una ricca e potente famiglia. Deviante
[-]
|
|
[+] lascia un commento a thea »
[ - ] lascia un commento a thea »
|
|
d'accordo? |
|
maumauroma
|
giovedì 2 marzo 2017
|
jackie
|
|
|
|
Nella sua ultima opera il regista cileno Pablo Larrain elabora il ritratto di Jackeline Lee Bouvier e lo fa attraverso il resoconto di una intervista che la vedova del presidente americano rilascio' a un giornalista della rivista Life poche settimane dopo il tragico evento. Il film rievoca i pochi giorni precedenti l'omicidio di Kennedy durante la campagna elettorale del 1963 a Dallas, l'omicidio stesso, nonche' la complessa organizzazione dei suoi funerali , in cui le ragioni di stato dei politici e dell ' apparato di sicurezza si scontrarono duramente con il dolore di Jackeline e il suo desiderio di seguire a piedi il feretro del marito.. Il ritratto che ne esce e' quello di una donna al tempo stesso fragile e determinata, molto attenta a evidenziare il ruolo che aveva avuto alla Casa BIanca a fianco del presidente, nonostante fosse a conoscenza delle numerose frequentazioni di Kennedy sia con altre donne, sia con personaggi oscuri della criminalita' organizzata, e dei non idilliaci rapporti che intercorrevano tra lei e i tanti rappresentanti della famiglia del marito.
[+]
Nella sua ultima opera il regista cileno Pablo Larrain elabora il ritratto di Jackeline Lee Bouvier e lo fa attraverso il resoconto di una intervista che la vedova del presidente americano rilascio' a un giornalista della rivista Life poche settimane dopo il tragico evento. Il film rievoca i pochi giorni precedenti l'omicidio di Kennedy durante la campagna elettorale del 1963 a Dallas, l'omicidio stesso, nonche' la complessa organizzazione dei suoi funerali , in cui le ragioni di stato dei politici e dell ' apparato di sicurezza si scontrarono duramente con il dolore di Jackeline e il suo desiderio di seguire a piedi il feretro del marito.. Il ritratto che ne esce e' quello di una donna al tempo stesso fragile e determinata, molto attenta a evidenziare il ruolo che aveva avuto alla Casa BIanca a fianco del presidente, nonostante fosse a conoscenza delle numerose frequentazioni di Kennedy sia con altre donne, sia con personaggi oscuri della criminalita' organizzata, e dei non idilliaci rapporti che intercorrevano tra lei e i tanti rappresentanti della famiglia del marito. Il ritratto di una donna bella, giovane, colta, aristocratica, che due colpi di carabina alla testa del celebre coniuge, insieme al suo vestito rosa macchiato di sangue, consegnarono alla storia. L'opera di Larrain ( lo stesso regista del recente Neruda), e' sicuramente ben costruita e con una discreta sceneggiatura, ma risulta alla lunga piuttosto noiosa e ripetitiva, specialmente nelle sequenze dei finti documentari che la vedova del presidente aveva girato subito dopo l'elezione del 1961 per illustrare al popolo americano gli ambienti della Casa BIanca e il mobilio posto al suo interno. Forse sarebbe stato preferibile avvalersi di filmati d'epoca originali, Buona la prova di Natalie Portman, mentre gli altri attori restano, forse volutatamente nell'ombra. Originale, ma spesso invadente, la dissonante colonna sonora. In ultimo un ricordo per John Hurt, qui alla sua ultima fatica prima della morte
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maumauroma »
[ - ] lascia un commento a maumauroma »
|
|
d'accordo? |
|
giuseppe
|
martedì 28 febbraio 2017
|
la misteriosa morte di j.f. kennedy
|
|
|
|
Il lavoro si è concentrato troppo su alcuni dettagli: il momento della morte, il mondo interiore di Jackie e il funerale pubblico. Sarebbe stato più interessante vivere la reazione di Jackie al tragico evento, il suo incontro successivo con Onassis, la sua eventuale ricerca della verità sulla misteriosa morte di John Kennedy, squallidamente ostacolata dalla Cia e da poteri occulti impenetrabili. Con il dovuto coraggio, due scenari andavano necessariamente percorsi: quello di cuba e del leader maximo Fidel Castro e quello dei banchieri forti e sicuri del loro marchio di fabbrica, "Il Signoraggio".
|
|
[+] lascia un commento a giuseppe »
[ - ] lascia un commento a giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
|