andrej
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mercoledì 22 febbraio 2017
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molta eleganza ma poca azione
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Premesso che non sono un fan esclusivo dei film d'azione (anzi i film di sola azione, senza trama ne' senso ne' cervello mi infastidiscono ed annoiano) e che non ho problemi ad adorare pellicole anche totalmente prive di azione e dai tempi lunghi, se intelligenti e ben fatte, devo pero' ammettere di aver trovato questo film di una noia notevole, tanto da far fatica a vederlo fino in fondo. Il problema e' che qui si e' davvero esagerato: gia' il fatto di raccontare la storia di una guerriera assassina del medioevo cinese in modo estremamente statico e anti spettacolare e' una ben strana trovata (se si fosse trattato della vita di un poeta, di un filosofo o di un monaco, niente da eccepire; ma trattandosi invece di un' esperta di arti marziali ad alto livello e di una sicaria di professione, a me sembra un' idea del tutto inopportuna); ma quel che e' davvero imperdonabile e' il fatto che il vuoto lasciato libero dall'assenza dell'azione non sia stato riempito neppure dai dialoghi: nel film si parla poco o pochissimo e in genere non si dice nulla di particolarmente memorabile.
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Premesso che non sono un fan esclusivo dei film d'azione (anzi i film di sola azione, senza trama ne' senso ne' cervello mi infastidiscono ed annoiano) e che non ho problemi ad adorare pellicole anche totalmente prive di azione e dai tempi lunghi, se intelligenti e ben fatte, devo pero' ammettere di aver trovato questo film di una noia notevole, tanto da far fatica a vederlo fino in fondo. Il problema e' che qui si e' davvero esagerato: gia' il fatto di raccontare la storia di una guerriera assassina del medioevo cinese in modo estremamente statico e anti spettacolare e' una ben strana trovata (se si fosse trattato della vita di un poeta, di un filosofo o di un monaco, niente da eccepire; ma trattandosi invece di un' esperta di arti marziali ad alto livello e di una sicaria di professione, a me sembra un' idea del tutto inopportuna); ma quel che e' davvero imperdonabile e' il fatto che il vuoto lasciato libero dall'assenza dell'azione non sia stato riempito neppure dai dialoghi: nel film si parla poco o pochissimo e in genere non si dice nulla di particolarmente memorabile. Consuntivo: niente azione, pochi dialoghi. Cosa rimane? Una bella fotografia, paesaggi da quadro e magnifici costumi. Ma possono bastare per riempire adeguatamente 2 ore di pellicola ? Secondo me assolutamente no.
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des esseintes
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mercoledì 31 agosto 2016
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ben fatto ma palloso
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Ben fatto dal punto di vista accademico e niente di più.
Risultato finale: una perdita di tempo.
Il termine di paragone degli wuxia cinematografici è naturalmente "La Tigre e il Dragone". Ma lì di sostanza ce n'era tanta, rielaborata in maniera originale, moderna, polemica e estremamente allusiva.
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Ben fatto dal punto di vista accademico e niente di più.
Risultato finale: una perdita di tempo.
Il termine di paragone degli wuxia cinematografici è naturalmente "La Tigre e il Dragone". Ma lì di sostanza ce n'era tanta, rielaborata in maniera originale, moderna, polemica e estremamente allusiva. Il tema della "Via della Spada" come perfezionamento individuale nel solco di una tradizione che narrativamente si oppone all'impersonale "efficientismo" della contemporaneità, "Via" che si realizza superando le pulsioni del proprio "Ego divoratore", nel film di Ang Lee viene inaspettatamente rivoltata e la nuova "caduta" dell'eroe (che pagherà con la morte il suo cedimento) avviene per un irresistibile e imprevedibile ritorno di giovinezza al quale nessuno sarebbe mai in grado di rinunciare, che è obiettivamente "più bello" di un sublime ma triste superamento dei "desideri egoici" che somiglia troppo alla sottomissione all'ordine costituito.
E la cosa che rende quel film fantastico (La Tigre e il Dragone) è l'innestarsi in questa trama di una complicata lotta di figure femminili delle quali una è onesta, ordinata, coraggiosa, "orgoglio di suo padre" come dice il grasso mercante, ma proprio per questo NON sarà mai amata veramente dall'eroe; l'altra è ormai anzianotta, brutta, cattivissima ma indomita e ribelle. Quest'ultima, la classica "Volpe di Giada" della tradizione wuxia anche antecedente al film, si avvarrà dell'aiuto di una sua discepola giovanissima che si rifiuta caparbiamente di sottostare al ruolo femminile subalterno imposto dalla società di maschi. Finale amaro, struggente e molto complesso.
In "The Assassin" invece il temi sono molto più banali e stereotipati, il calligrafismo ieratico stufa francamente dopo il primo quarto d'ora, la musica ha qualche momento da non buttar via e...tutto qua...nientaltro che evasione da supermercato ben confezionata.
Tra l'altro il prossimo fantasy cinese di Zhang Yimou avrà come protagonista Matt Damon per cui archiviamo pure il genere e come per il resto del cinema adattiamoci a rivederci i film vecchi che di nuovo ormai non esce più una mazza.
PS: appena dopo l'inizio dei titoli di chiusura ascoltate un tema popolare cinese del nord eseguito ad uno strumento simile alla cornamusa. Vi accorgerete che somiglia in maniera chiarissima alla musica celtica scozzese o irlandese, se dovessi dire da non espertissimo di quel genere mi pare ricalchi un "reel" un po' più arcaico.
Ecco: precisamente questo è IL TEMA di quel film e di tutti i fantasy: la crisi della massificante e uniformante globalizzazione ipertecnoclogizzata sta, a sorpresa, generando una forza di reazione nella direzione dei localismi, dei nazionalismi, della riscoperta delle tradizioni etniche. Di questo e non di altro, pur senza saperlo, parlano i fantasy, i wuxia, gli jidageki, a volte - più raramente - certi peplum e certi western alternativi.
E allora prendiamone coscienza che, con un po' più di consapevolezza, su quei generi si potrebbero davvero girare delle grandi opere.
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