greatsteven
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martedì 30 ottobre 2018
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5 discendenti travolte da un fascino misterioso.
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LATIN LOVER (IT, 2015) diretto da CRISTINA COMENCINI. Interpretato da Virna Lisi, Marisa Paredes, Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, Candela Peňa, Pihla Viitala, Nadeah Miranda, Francesco Scianna, Neri Marcorè, Claudio Gioè, Lluìs Homar, Toni Bertorelli, Jordi Molla
Saverio Crispo, un volto inconfondibile del cinema italiano, un genio (come lo definisce il critico Picci), è venuto a mancare un decennio fa. Le sue quattro figlie, avute da mogli diverse in altrettante parti del mondo, si radunano nella sontuosa casa della piccola località pugliese dove l’attore ebbe i natali. La figlia francese, con il più piccolo dei tre figli avuti da tre padri differenti.
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LATIN LOVER (IT, 2015) diretto da CRISTINA COMENCINI. Interpretato da Virna Lisi, Marisa Paredes, Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, Candela Peňa, Pihla Viitala, Nadeah Miranda, Francesco Scianna, Neri Marcorè, Claudio Gioè, Lluìs Homar, Toni Bertorelli, Jordi Molla
Saverio Crispo, un volto inconfondibile del cinema italiano, un genio (come lo definisce il critico Picci), è venuto a mancare un decennio fa. Le sue quattro figlie, avute da mogli diverse in altrettante parti del mondo, si radunano nella sontuosa casa della piccola località pugliese dove l’attore ebbe i natali. La figlia francese, con il più piccolo dei tre figli avuti da tre padri differenti. La figlia spagnola, l’unica sposata, con un marito che impunemente la tradisce. E l’ultima figlia svedese che il padre non l’ha quasi mai neanche visto. Giungono anche le due vedove, la prima moglie italiana che se lo è ripreso e curato durante la vecchiaia, e la di lui collega iberica che si era unita a lui in matrimonio ai tempi degli spaghetti-western. Nessuna delle figlie ha conosciuto appieno il fenomenale padre che ognuna ha mitizzato e adorato nelle svariate epoche della sua trionfale carriera. Quando la celebrazione è ancora in atto, mentre ancora è in attesa la quinta figlia, la statunitense riconosciuta con la prova del DNA, irrompe invece Pedro Del Rio, lo stunt che pare conoscere l’attore dongiovanni meglio delle sue stesse parenti femmine. Fra conferenze stampa, proiezioni, rivelazioni notturne di segreti, le donne dell’incorreggibile divo rivaleggiano e si confrontano, in un crescendo rossiniano di emozioni e situazioni tragicomiche. Ritratto di una famiglia allargata e intercontinentale che il film critica velatamente ma pur sempre con un’acredine convinta, associato alla descrizione del quadro biografico fittizio di un artista che ha girato il mondo più per sedurre e abbandonare donne che per recitare, seminando segni della sua presenza in maniera inequivocabile con l’esperienza di un teatrante consumato quale lui stesso era. Sostenuta dalla robusta sceneggiatura di Laura Calenda (scritta con la regista), impreziosita dalle musiche di Andrea Farri e baciata dalla carezzevole fotografia di Italo Petriccione, l’opera di C. Comencini è una divertente commedia corale al femminile incentrata su un gruppo di signore che fra di loro si conoscono meno di quanto credono, poiché, finché le confessioni fattesi vicendevolmente su segreti, rivelazioni, frasi taciute, incursioni omosessuali e avventure impensabili non vengono a galla, un autentico legame che le unisca non esiste. Il crisma che al termine le rende sorelle al 100%, malgrado siano pur sempre sorellastre sul piano genetico, consiste proprio nell’aver conosciuto meglio il loro padre, al quale sono interessati pure un critico cinematografico (Bertorelli) che ha recensito la sua intera filmografia, un giornalista (Gioè) a caccia di notizie sulla sua vita privata e il cascatore (Homar) col quale ha pure avuto una relazione amorosa fugace rimasta celata per lungo tempo. Comencini si conferma autrice in tutto e per tutto della sua creatura dal momento che punta sulla recitazione per altro impeccabile delle sue attrici, valorizzandole una per una per i propri talenti: V. Lisi (cui il film è dedicato, già ammalata durante le riprese e scomparsa prima che Latin Lover uscisse nelle sale italiane) come prima moglie assennata cui soltanto il vino veritas estorce gli aneddoti più reconditi; M. Paredes, seconda moglie, di origini spagnole, che ricorda i profumi preferiti del marito e rivela con svariato ritardo di portare una parrucca in testa da lei stessa definita un "topo morto"; A. Finocchiaro, primogenita melodrammatica, che con l’abituale espressione stralunata e il piglio stupito non perde un colpo; V. Bruni Tedeschi, secondogenita nevrastenica in cura presso uno psicanalista, capace però di ritrovare un equilibrio mentale dopo una serie di fortuite scenate; C. Peňa, terzogenita pragmatica e fedele al marito che invece la cornifica senza neanche troppa avvedutezza, forse colei che più di ogni altra figlia ama il padre che le donne hanno in comune; P. Viitala, quartogenita svedese introversa che ha seguito le orme paterne, probabilmente la meno riuscita del reparto femminile perché recita troppo sotto le righe; e N. Miranda, quintogenita americana autrice di tre album di musica, che chiude il film in un immaginario duetto con Saverio (uno Scianna che interpreta con maestria e autocompiacimento un personaggio beckettiano, quasi un Godot che però nessuno aspetta perché il suo nome, anzi, la sua rinomanza, è sulla bocca di chiunque) al pianoforte nell’esecuzione di un brano italo-americano. Ma sul fronte maschile non si rimane tantomeno delusi: abbiamo un ottimo N. Marcorè più tranquillo e misurato del solito che si sollazza nel fare la parte del montatore degli ultimi film di Crispo; un C. Gioè assetato di gossip, ma con impeccabile eleganza; un T. Bertorelli ossessionato dal suo attore preferito tanto da bandire una cerimonia in suo onore per esaltarne, magari pure oltre i debiti limiti, la memoria; un J. Molla "unico marito", ricco produttore di vini e propenso ai tradimenti coniugali come una mosca che fiuta il miele; e un L. Homar energumeno onnisciente che strappa l’applauso e pure un frammento di commozione nel parlare del suo amico (e occasionale partner!) mentre sullo schermo scorrono le immagini delle sue eclettiche prove attoriali. Nessun sentimentalismo e una morale profondamente educativa per un caleidoscopio interiore e sfaccettato che si identifica come atto d’amore per il cinema e favore per i più genuini valori famigliari che rinsaldano i nuclei e aiutano a superare le difficoltà che minacciano di scioglierli lambendo coste pericolose.
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g_andrini
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venerdì 29 luglio 2016
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commedia di buona ironia
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E' un prodotto curato, con alcune trovate divertenti. Il mondo del cinema è così, i maschi imitano le donne nel volersi mostrare attraenti, proprio come latin lover.
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luca1968
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mercoledì 6 aprile 2016
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buono...
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... ma con una Valeria Bruni Tedeschi di troppo. Il film scorre lieve in tutte le sue parti, grazie alle ottime interpretazioni di tutte le bravissime attrici coinvolte. Non per campanilismo, a mio avviso svettano sopra tutte la classe della grande Virna Lisi e la simpatia dell'ineguagliabile Finocchiaro.
Purtroppo, le parti con la "nevrotica" Bruni Tedeschi, assolutamente insopportabile con le sue nevrosi, appesantiscono la storia, facendoti sbuffare ogni volta che parla. Da un lato perfetta nella sua antipatia e pesantezza, riconosco che non la sopporto, con lo snobismo tipico dei francesi, accresciuto dall'atteggiamento di superiorità che Valeria, da brava italiana ricca trapiantata in Francia, riserva ai suoi ex-connazionali.
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... ma con una Valeria Bruni Tedeschi di troppo. Il film scorre lieve in tutte le sue parti, grazie alle ottime interpretazioni di tutte le bravissime attrici coinvolte. Non per campanilismo, a mio avviso svettano sopra tutte la classe della grande Virna Lisi e la simpatia dell'ineguagliabile Finocchiaro.
Purtroppo, le parti con la "nevrotica" Bruni Tedeschi, assolutamente insopportabile con le sue nevrosi, appesantiscono la storia, facendoti sbuffare ogni volta che parla. Da un lato perfetta nella sua antipatia e pesantezza, riconosco che non la sopporto, con lo snobismo tipico dei francesi, accresciuto dall'atteggiamento di superiorità che Valeria, da brava italiana ricca trapiantata in Francia, riserva ai suoi ex-connazionali. Considerandola ormai francese a tutti gli effetti, rientra in quella categoria di attrici d'oltralpe alla Isabelle Huppert o Sandrine Bonnaire, che mandano in visibilio critici e intellettuali e annoiano tutti gli altri. Opinione ovviamente del tutto personale, che non mi aspetto sia condivisa da tutti (immagino che qualcuno vada in visibilio per la erre moscia che la Bruni Tedeschi si è fatta venire per essere più francese: non ho la presunzione di avere la certezza che sia così, ma sarei stato curioso di sentirla parlare se non si fosse trasferita in Francia da piccola). Comunque un film che sicuramente merita una visione. Peccato solo che Francesco Scianna, assolutamente perfetto negli spezzoni del passato, in cui fa il verso a Gassman e Mastroianni, compaia solamente per pochissimi minuti
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onufrio
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giovedì 24 marzo 2016
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tutte le donne di saverio
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In una commedia che ha il sapore delle pellicole di Pedro Almodovar, la Comencini realizza un'opera gradevole incentrata su un attore italiano dal nome immaginario di Saverio Crispo, divo dei tempi d'oro del cinema italiano. A dieci anni dalla sua morte, in suo onore è stata organizzata una festa con tanto di targa commemorativa nel suo paese natio; occasione questa per riunire tutte le ex mogli con relative figlie, tutte donne! La convivenza di questi pochi giorni rivelerà ulteriori sorprese e aneddoti celati da tanti anni. Un bel cast italo-spagnolo per un film che pare essere un vero e proprio omaggio al cinema e agli attori italiani che hanno fatto la storia di questa arte nel periodo che va dagli anni 60/80.
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In una commedia che ha il sapore delle pellicole di Pedro Almodovar, la Comencini realizza un'opera gradevole incentrata su un attore italiano dal nome immaginario di Saverio Crispo, divo dei tempi d'oro del cinema italiano. A dieci anni dalla sua morte, in suo onore è stata organizzata una festa con tanto di targa commemorativa nel suo paese natio; occasione questa per riunire tutte le ex mogli con relative figlie, tutte donne! La convivenza di questi pochi giorni rivelerà ulteriori sorprese e aneddoti celati da tanti anni. Un bel cast italo-spagnolo per un film che pare essere un vero e proprio omaggio al cinema e agli attori italiani che hanno fatto la storia di questa arte nel periodo che va dagli anni 60/80. Un vero amante del cinema non può non avere un giudizio positivo su questo film.
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lorifu
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mercoledì 7 ottobre 2015
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latin lover ...ed è subito cinema.
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Latin Lover, l’ultimo film di Cristina Comencini, è un bel film corale dove non è difficile ritrovare le atmosfere tipiche del cinema di Almodovar, spesso in bilico tra memoria e immagini, talvolta visionarie ma pur sempre di grande impatto emotivo.
È un film che ruota attorno alla figura di Saverio Crispo, grande attore del passato, che per i festeggiamenti in sua memoria, nel decennale della morte, vede radunate, nella grande casa di famiglia, tutte le donne della sua vita, moglie e figlie, avute in maniera generosa ma anche alquanto distratta, accomunate soltanto da quella bizzarria parentale, tanto lontane e distanti, e non solo per la svariata provenienza geografica.
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Latin Lover, l’ultimo film di Cristina Comencini, è un bel film corale dove non è difficile ritrovare le atmosfere tipiche del cinema di Almodovar, spesso in bilico tra memoria e immagini, talvolta visionarie ma pur sempre di grande impatto emotivo.
È un film che ruota attorno alla figura di Saverio Crispo, grande attore del passato, che per i festeggiamenti in sua memoria, nel decennale della morte, vede radunate, nella grande casa di famiglia, tutte le donne della sua vita, moglie e figlie, avute in maniera generosa ma anche alquanto distratta, accomunate soltanto da quella bizzarria parentale, tanto lontane e distanti, e non solo per la svariata provenienza geografica.
Una famiglia allargata, anzi intercontinentale, si ritrova a convivere per qualche giorno e all’inizio fai fatica ad addentrarti in quel mondo femminile così eterogeneo e apparentemente privo di affinità composto dalla moglie italiana, la seconda spagnola, le rispettive figlie, una terza, figlia di una costumista francese ei suoi tre bimbi avuti da tre uomini diversi, una quarta svedese, un’ultima americana riconosciuta attraverso l’esame del Dna e intuisci che potrebbe non essere finita là.
La figura del marito e padre diventa quindi l’occasione per dar sfogo a frustrazioni, emozioni, rabbie represse, perché ognuna di queste donne cela dentro di sé qualcosa che troverà libero sfogo solo nel momento in cui caduti veli e ipocrisie, a difesa disicurezze apparenti, potrà mostrare il vero volto e sarà un momento liberatorio perchè da allora in poi niente sarà più come prima.
Quando il padre leggendario, mitizzato per anni, vissuto coi riflettori puntati soltanto su sé stesso, in una narcisistica contemplazione di sé, apparirà nudo e fragile nella sua inconsistenza di uomo e padre, potranno sentirsi finalmente libere dalla schiavitù di un sogno, ormai affrancate da quell’amore soggezione che le aveva stregate.
La Comencini riesce adar spessore alle nevrosi tipiche di una società in cui tutti si affannano a cercare di nascondere angosce e problematiche personali cercando di dare di sé un’immagine vincente che si sregetola nel momento in cui tutti si sentono accomunati dallo stesso bisogno di autenticità.
La regista riesce nell’intento, anche se con qualche caduta di stile nel finale che non ne inficia il valore anche perché restano impressi i dialoghi, sferzanti, essenziali, un pezzo di grande teatro e anche l’amarcord, attraverso la ricostruzioni di spezzoni di film del Mito, diventa un omaggio al periodo d’oro del nostro cinema italiano, quegli anni 60-70 che ci hanno imposti nel panorama cinematografico internazionale.
Uno stuolo di attori di talento è il valore aggiunto di questo film che si avvale del volto di Virna Lisi nella sua ultima apparizione cinematografica al fianco di un cast internazionale composto da Marisa Paredes, Angela Finocchiaro, Valeria Bruni Tedeschi, Candela Peña, Pihla Viitala, NadeahMiranda, Cecilia Zingaro, Francesco Scianna, LLuis Homar, Neri Marcorè, Claudio Gioè, Toni Bertorelli e Jordi Molla.
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dario
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giovedì 3 settembre 2015
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frizzante
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Commediola italiana frizzante e garbata. Ben diretta e ben interpretata, regge pur in mancanza di idee. la Comencini si concentra sui personaggi, alcuni azzeccati. Bravissima la Paredes.
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ralphscott
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domenica 26 luglio 2015
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le donne del fascinoso
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Film corale che se in una prima parte piò risultare un po' farraginoso,causa i tanti personaggi tra loro imparentati,con lo scorrere delle immagini ci avvolge,coinvolge,diverte e commuove sempre più. L'idea di fare un cast di caratteri forti é riuscita,laddove soprattutto due interpreti straordinarie e complici come la Lisi e la Paredes si trovano a meraviglia. L'attrice spagnola vale il biglietto da sola, la dolce Virna é più bella che mai:nella lunga sequenza sul divano,dove tutte hanno alzato il gomito,anche quando ride sale in cattedra,una lezione di recitazione. L'ambientazione naturale a S. Vito dei Normanni é talmente incantevole che si vorrebbe andarci subito per le vacanze estive.
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Film corale che se in una prima parte piò risultare un po' farraginoso,causa i tanti personaggi tra loro imparentati,con lo scorrere delle immagini ci avvolge,coinvolge,diverte e commuove sempre più. L'idea di fare un cast di caratteri forti é riuscita,laddove soprattutto due interpreti straordinarie e complici come la Lisi e la Paredes si trovano a meraviglia. L'attrice spagnola vale il biglietto da sola, la dolce Virna é più bella che mai:nella lunga sequenza sul divano,dove tutte hanno alzato il gomito,anche quando ride sale in cattedra,una lezione di recitazione. L'ambientazione naturale a S. Vito dei Normanni é talmente incantevole che si vorrebbe andarci subito per le vacanze estive. Eccellente il doppiaggio. Cinema di sana nostalgia;quando Lluis Homar,altro attore da applausi,prende la parola per ricordare il suo amato Saverio,gli occhi si fanno lucidi di fronte al Latin Lover,una chimera del nostro miglior cinema che fu.
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bericopredieri
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mercoledì 22 luglio 2015
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film gradevole.
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Film gradevole, simpatico, scorre via bene a parte qualche ingolfamento iniziale, quando devi renderti conto del ruolo di tutte quelle donne che una dopo l'altra arrivano in quella casa. Poi anche se mancano forti colpi di scena il film procede fino al termine senza scossoni ma con una buona dose di ironia.
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degiovannis
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venerdì 15 maggio 2015
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un film sul cinema e dentro il cinema
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Si esce piacevolmente soddisfatti dalla visione del film, che comincia un po' in sordina, con la graduale presentazione dei personaggi e continua in crescendo con una serie di scene madri che divertono lo spettatore, ma al tempo stesso lo inducono a riflettere sul cinema e non solo.
Ma andiamo con ordine. Il film si può dire che sia articolato, tra gli altri, su tre temi: il rapporto uomo-donna, il rapporto attore-pubblico, il rapporto cinema-arte. Riguardo al primo tema la regista non ha particolari tesi da difendere o da proporre allo spettatore: si limita a descrivere la realtà dell'oggi in cui la frammentarietà dei rapporti è anche la cifra di un mondo disorientato e indecifrabile, rispetto al quale tuttavia la sensibilità femminile e la sua leggerezza sembrano muoversi più a loro agio, mentre il maschio ripete stancamente modelli ormai desueti e un po' patetici.
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Si esce piacevolmente soddisfatti dalla visione del film, che comincia un po' in sordina, con la graduale presentazione dei personaggi e continua in crescendo con una serie di scene madri che divertono lo spettatore, ma al tempo stesso lo inducono a riflettere sul cinema e non solo.
Ma andiamo con ordine. Il film si può dire che sia articolato, tra gli altri, su tre temi: il rapporto uomo-donna, il rapporto attore-pubblico, il rapporto cinema-arte. Riguardo al primo tema la regista non ha particolari tesi da difendere o da proporre allo spettatore: si limita a descrivere la realtà dell'oggi in cui la frammentarietà dei rapporti è anche la cifra di un mondo disorientato e indecifrabile, rispetto al quale tuttavia la sensibilità femminile e la sua leggerezza sembrano muoversi più a loro agio, mentre il maschio ripete stancamente modelli ormai desueti e un po' patetici. Vedasi il ruolo dell'unico marito presente nel film per convincersene. Col secondo tema entriamo però nel cuore del film: la regista si muove e a suo agio perché, essendo figlia d'arte ha sicuramente frequentato da vicino attori e registi e di conseguenza ha conosciuto gli uomini oltre che le loro maschere. Bene: il clima è comunque quello del rimpianto. E' come se l'uomo (la donna) non sapesse fare a meno di questa figura che è la proiezione di un sogno e, anche se spesso si sogna ad occhi aperti sapendo di sognare, perché rinunciare? Questo in barba a tutte le contraddizioni e gli effetti collaterali negativi a cui può portare un atteggiamento del genere. La lettura critica del ruolo dell'attore dunque non ne inficia la figura, traendone anzi la conclusione di una sua indispensasbile necessità.
Riguardo al ruolo del cinema infine viene in mente il recente Mia Madre di Moretti. Ma nella Comencini non c'è ombra della lacerante domanda di Moretti sull'utilità del ruolo del cinema e quindi del regista. Molto più 'banalmente' qui si esprime una sostanziale fiducia nell futuro della decima arte e il finale sembra adombrare un ritorno al successo del cinema italiano rappresentato poprio in questi giorni a Cannes da ben tre registi, tra cui proprio quel Moretti così scettico e pessimista
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pier71
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mercoledì 22 aprile 2015
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comencini basta!!
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L'avevo saltato. Mi ero salvato. Ma poi niente, mi sono distratto e ci sono cascato. Mea culpa. Non parlerò di questo tale Francesco Scianna, espressivo come un bidone, non parlerò delle ambizioni di tutto il cucuzzaro, tante, troppe, malriposte. Non parlerò neanche del cast al femminile, sballato, tutto fuorché omogeneo, glutammato. Non parlerò della regià, altezzosa sul nulla, autocelebrativa, di una che da una vita si crede un autrice ed è solo la figlia fortunata e benestante di qualcuno che autore lo fu davvero. Basterebbe Tutti a Casa per spazzare via le intere gracili filmografie delle due sorelle. Ma queste due ci sono capitate a noi, e allora noi andiamo, guardiamo, e però critichiamo.
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L'avevo saltato. Mi ero salvato. Ma poi niente, mi sono distratto e ci sono cascato. Mea culpa. Non parlerò di questo tale Francesco Scianna, espressivo come un bidone, non parlerò delle ambizioni di tutto il cucuzzaro, tante, troppe, malriposte. Non parlerò neanche del cast al femminile, sballato, tutto fuorché omogeneo, glutammato. Non parlerò della regià, altezzosa sul nulla, autocelebrativa, di una che da una vita si crede un autrice ed è solo la figlia fortunata e benestante di qualcuno che autore lo fu davvero. Basterebbe Tutti a Casa per spazzare via le intere gracili filmografie delle due sorelle. Ma queste due ci sono capitate a noi, e allora noi andiamo, guardiamo, e però critichiamo. Cristina Comencini mi piacerebbe vederla a pulire i cessi di un ufficio, di notte, coi guanti fucsia di lattice e il secchio di plastica. Lo so, è una mia perversione, ma lasciatemi sognare. Molto meglio la sorella di Gomorra la serie.
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