m.barenghi
|
sabato 11 ottobre 2014
|
...sotto lo stesso cielo...
|
|
|
|
Sotto lo stesso cielo era la "frase forte" che sottendeva l'architettura di "Hero", un discusso film di Zhang Yimou del 2002, frainteso da alcuni come un bellissimo esercizio stilistico ma in realtà uno dei più ispirati manifesti per la fratellanza cui il cinema abbia dato vita. All'uscita del film in Italia eravamo alla vigilia dell'invasione dell'Iraq, e solo poche testate, fra cui Il Manifesto, sottolinearono l'attualità del film in questione, tanto da intitolare con questa frase l'articolo di fondo che commentava l'imminente attacco USA contro Saddam Hussein.
A distanza di 12 anni, come a tutti noi è tristemente noto, i problemi inerenti a questa zona di mondo si sono piuttosto moltiplicati che risolti.
[+]
Sotto lo stesso cielo era la "frase forte" che sottendeva l'architettura di "Hero", un discusso film di Zhang Yimou del 2002, frainteso da alcuni come un bellissimo esercizio stilistico ma in realtà uno dei più ispirati manifesti per la fratellanza cui il cinema abbia dato vita. All'uscita del film in Italia eravamo alla vigilia dell'invasione dell'Iraq, e solo poche testate, fra cui Il Manifesto, sottolinearono l'attualità del film in questione, tanto da intitolare con questa frase l'articolo di fondo che commentava l'imminente attacco USA contro Saddam Hussein.
A distanza di 12 anni, come a tutti noi è tristemente noto, i problemi inerenti a questa zona di mondo si sono piuttosto moltiplicati che risolti. Per noi italiani, almeno quelli appartenenti a una certa sfera culturale (n.b. NON ideologica), assistere quasi quotidianamente alla perdita di vite umane che la fuga dal medio-oriente si trascina dietro è diventato un esercizio di sofferenza e indignazione destinato prima o poi a sfociare nel cinismo e nel menefreghismo qualunquista. E' con queste premesse che giudico "Io sto con la sposa" una testimonianza potente di elevato contenuto etico, politico e sociale. E infine, grazie alla mano sapiente di chi l'ha diretto e soprattutto alla qualità delle persone che ne erano protagoniste, POETICO.
"Io sto con la sposa" è un caso a sè nella storia del cinema: finanziato da 2617 sottoscrittori telematici (grazie ai quali sono stati raccolti circa 100.00 euro) l'opera nasce dall'iniziativa di tre persone eccellenti e molto coraggiose. Antonio Augugliaro (uomo di cinema) e Gabriele del Grande (giornalista) sono due italiani che hanno deciso insieme al terzo uomo -il poeta palestinese Khaled S. al Nassiry- di "fare qualcosa" per modificare in meglio il destino di almeno qualcuno dei pochi sopravvissuti ai tentativi di sbarco in Italia attraverso il canale di Sicilia. Inventano così un finto matrimonio fra una bella ragazza siriana, già da tempo in Europa, e un giovane clandestino sbarcato da poco a Lampedusa e ormai giunto a Milano. Faranno loro da contorno altre quattro persone: una coppia di coniugi, Ahmed e Mona, e un frammento di famiglia costituito da Abdallah e dal figlio Manar. Tutti cercano di raggiungere la Svezia, unico paese dei 17 dell' U.E. che di fatto concede il riconoscimento dello status di rifugiato ai profughi del medio-oriente.
Il film è un documentario che racconta fedelmente il viaggio del gruppo (e degli italiani che li accompagnano) attraverso l'Europa, attenti ad evitare qualunque forma di incontro con le forze dell'ordine: che costerebbe automaticamente agli extra-comunitari l'espulsione verso l'Italia (paese purtroppo dai contenuti economico-sociali ormai non troppo brillanti) e agli italiani fino a una quindicina di anni di galera per infrazione di una recente legge sulla collaborzaione verso i clandestini. Come documentario è ovvio che il pathos è sostanzialmente gratuito (o, almeno, così si augura lo spettatore per il quale è impossibile esimersi da un tifo quasi da stadio) e a tratti il film è anche troppo lento. Ma quando i protagonisti possono dare la stura alla propria umanità, alla poesia che si portano cromosomicamente dentro, alle nostalgie e agli aneliti delle proprie vite spezzate, all'allegria e vitalità di cui nonostante tutto sono portatori il documentario commuove profondamente e fa piazza pulita di qualunque forma di becero protezionismo del territorio e della cultura occidentale.
Anziché i 15 anni di galera, agli autori dovrebbe essere assegnato -che so- l'Oscar per il documentario, oppure il Pulitzer per il giornalismo. Se proprio vogliamo esagerare, c'è sempre il Nobel per la pace: ammesso che dopo l'assegnazione a Kissinger nonostante i fatti del Cile del '73 il riconoscimento abbia ancora qualche valenza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a m.barenghi »
[ - ] lascia un commento a m.barenghi »
|
|
d'accordo? |
|
carolina galbani
|
venerdì 10 ottobre 2014
|
la paura della morte è quella di veder morire
|
|
|
|
Il film mi ha lasciato un nodo in gola e lacrime agli occhi. Il racconto dello sposo in quella casa abbandonata, della sposa che parla della guerra sotto la sua casa le sue lacrime silenziose e dolenti....E poi la vicenda si svolgeva, partiva da Milano dal 14 al 18 novembre 2013: giorni per me pieni di dolore e di disperazione mentre questi sconosciuti partivano pieni di speranza e di paura...Tutto si è mischiato nel mio cuore e nella mia testa e partecipavo con loro al loro viaggio e quella frase : "pagano mille dollari per morire" quante volte l' ho pensata vedendo quelle bare allineate sul molo, quelle corone di fiori inutili buttate in quel mare....
[+]
Il film mi ha lasciato un nodo in gola e lacrime agli occhi. Il racconto dello sposo in quella casa abbandonata, della sposa che parla della guerra sotto la sua casa le sue lacrime silenziose e dolenti....E poi la vicenda si svolgeva, partiva da Milano dal 14 al 18 novembre 2013: giorni per me pieni di dolore e di disperazione mentre questi sconosciuti partivano pieni di speranza e di paura...Tutto si è mischiato nel mio cuore e nella mia testa e partecipavo con loro al loro viaggio e quella frase : "pagano mille dollari per morire" quante volte l' ho pensata vedendo quelle bare allineate sul molo, quelle corone di fiori inutili buttate in quel mare....
Troppo triste e troppo bello pieno di speranza di gioia di dolore questo film. Grazie a chi ha permesso che tutto questo fosse visibile a chi ha dato a questa persone un altra oppurtinità di vita. Grazie. Benedetta
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carolina galbani »
[ - ] lascia un commento a carolina galbani »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
lunedì 20 ottobre 2014
|
il racconto di un viaggio esplicativo della soffer
|
|
|
|
Film in cui si racconta del viaggio intrapreso da un gruppo di emigranti di svariate età che dalla Siria, loro paese d'origine dove c'è la guerra, vuole arrivare sino in Svezia, unico paese europeo dove verrà loro riconosciuto l'asilo politico e la conseguente cittadinanza. Nel corso di questo lunghissimo viaggio che li ha visti partire, appunto, dalla loro terra natia essi sono riusciti fortunatamente ad approdare sino alle coste di Lampedusa in un barcone malconcio, spingendosi poi sino a Milano e da qui iniziare il vero e proprio lunghissimo "iter" in macchina, travestiti da corteo nuziale, attraverso la Francia, il Belgio, la Germania, la Danimarca e finalmente la Svezia, eludendone i controlli.
[+]
Film in cui si racconta del viaggio intrapreso da un gruppo di emigranti di svariate età che dalla Siria, loro paese d'origine dove c'è la guerra, vuole arrivare sino in Svezia, unico paese europeo dove verrà loro riconosciuto l'asilo politico e la conseguente cittadinanza. Nel corso di questo lunghissimo viaggio che li ha visti partire, appunto, dalla loro terra natia essi sono riusciti fortunatamente ad approdare sino alle coste di Lampedusa in un barcone malconcio, spingendosi poi sino a Milano e da qui iniziare il vero e proprio lunghissimo "iter" in macchina, travestiti da corteo nuziale, attraverso la Francia, il Belgio, la Germania, la Danimarca e finalmente la Svezia, eludendone i controlli. Vi arriveranno ma non per tutti il destino riserverà la stessa sorte, purtroppo!
Questo film in realtà è un documentario, girato insieme da tre giovani registi molto sensibili alla causa dell'immigrazione, che testimonia in pratica un viaggio "campione" che moltissimi individui sono costretti ad intraprendere dopo aver lasciato il proprio paese d'origine, dove ormai è diventato impossibile vivere, ed i propri affetti, al fine di raggiungere l'unico paese europeo, appunto la Svezia, che possa loro riconoscere l'asilo politico e la cittadinanza. Nel corso di questa avventura lo spettatore è partecipe visivamente ed anche dai loro racconti e dialoghi delle condizioni e delle difficoltà, nonchè pericoli, che essi si sono trovati ed hanno dovuto affrontare, aiutati in maniera considerevole da altri emigranti loro amici, però già inseritisi nel contesto europeo precedentemente e con regolare cittadinanza. Anche l' "escamotage" delle finte nozze inscenato dal gruppo dei derelitti serve a rendere l'idea allo spettatore della difficoltà e dell'estremo tentativo escogitato al fine di realizzare il proprio sogno di libertà, non per tutti, però, purtroppo così certo e sicuro.
Insomma, un film estremamente interessante che pone ovviamente moltissimi quesiti concernenti le problematiche, ormai contemporanee e così ardue da risolvere, riguardanti il difficile e spinoso problema dell'immigrazione.
Un'ultima annotazione: alla fine del film e di questo viaggio raccontato, quasi ci si sente partecipi o, per lo meno, in qualche maniera molto solidali con i vari esponenti del gruppo a cui ci si è nel frattempo affezionati.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
maria f.
|
mercoledì 3 dicembre 2014
|
evviva i buoni film!
|
|
|
|
Chissà quante persone avranno visto questo toccante film/documentario, e quante di loro alla fine dello spettacolo si saranno rese realmente conto dell’immensa sofferenza e ingiustizia che un’infinità, una marea di esseri umani deve subire e non poter essere libera nemmeno di scappare dai teatri di guerra.
Questa è la testimonianza filmata da tre registi molto speciali che rischiando la galera hanno aiutato un gruppo di siriani palestinesi a raggiungere la Svezia, Paese in cui potranno ottenere la cittadinanza e finalmente iniziare a essere visibili.
Durante il percorso fra Milano e Malmo ascoltiamo i loro discorsi, le loro angosce, il tormento che provano nell’aver dovuto lasciare i propri familiari, amici, parenti in Siria, terra sconvolta e devastata dall’inferno bellico.
[+]
Chissà quante persone avranno visto questo toccante film/documentario, e quante di loro alla fine dello spettacolo si saranno rese realmente conto dell’immensa sofferenza e ingiustizia che un’infinità, una marea di esseri umani deve subire e non poter essere libera nemmeno di scappare dai teatri di guerra.
Questa è la testimonianza filmata da tre registi molto speciali che rischiando la galera hanno aiutato un gruppo di siriani palestinesi a raggiungere la Svezia, Paese in cui potranno ottenere la cittadinanza e finalmente iniziare a essere visibili.
Durante il percorso fra Milano e Malmo ascoltiamo i loro discorsi, le loro angosce, il tormento che provano nell’aver dovuto lasciare i propri familiari, amici, parenti in Siria, terra sconvolta e devastata dall’inferno bellico.
Sin da piccoli crescono nella paura, imparano presto a difendersi, a scappare per scampare alla morte, individui senza prospettive, privati dei loro diritti fondamentali, dei loro sogni e del loro futuro.
Raccontano come con coraggio un giorno pagarono trafficanti del mare per tentare di approdare sulle coste italiane e Intraprendere un viaggio lungo e pieno di ostacoli, direzione l’Europa settentrionale, la Svezia, Paese che sicuramente li accoglierà, in cui potranno avere asilo politico e iniziare una vita fatta di normalità, di lavoro, dove fermarsi e avere un po’ di pace.
Questa giusta e meritata ricerca di quiete dopo tante tribolazioni la auguro a tutti quelli che si trovano in Paesi con conflitti e a tutti i migranti e mi sembra appropriato finire questo commento con alcuni versi del magnifico Eduardo De Filippo : “Io vulesse truvà pace, ma na pace senza morte………”
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maria f. »
[ - ] lascia un commento a maria f. »
|
|
d'accordo? |
|
no_data
|
venerdì 21 novembre 2014
|
fuffa buonista, comunque interessante
|
|
|
|
Film dalle buone intenzioni ma poco obiettivo.
Far passare il messaggio ad esempio - come questo film fa - che solo in Svezia avranno riconosciuto il diritto d'asilo politico, è semplicemente non vero e quindi disonesto.
Far passare il messaggio che se le autorità Italiane vogliono adirittura - udite udite - prendere le impronte digitali a chi arriva senza uno straccio di documenti sia una violenza perpretata contro questa gente, è ugualmente disonesto e stupido.
E ci sarebbero altri vari esempi.
|
|
[+] lascia un commento a no_data »
[ - ] lascia un commento a no_data »
|
|
d'accordo? |
|
|