E' veramente raro poter godere di un gran cinema, ben congeniato e prodotto, proveniente direttamente dall'Africa, o nello specifico dalla Somalia. Fishing Without Nets, è l'eccezzione che tutti ci aspettiamo, un film che ti cattura e ti sorprende, immergendoti in una realtà crudele e scomoda ma pur sempre veritiera ed attualissima. Stiamo parlando della pirateria, quell'attività criminale che sembra cosi lontana, d'altri tempi, in Occidente, che ci ricorda di epoche buie fatte di razzie e depredaggi e che oggi è solitamente collegata all'attività losca virtuale. Ma paradossalmente quell'attività è più attuale che mai in Africa e specialmente nelle zone più povere dove i pirati sono considerati tuttora una sorta di eroi coraggiosi che col loro gesta riescono ad arricxhire interi villaggi.
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E' veramente raro poter godere di un gran cinema, ben congeniato e prodotto, proveniente direttamente dall'Africa, o nello specifico dalla Somalia. Fishing Without Nets, è l'eccezzione che tutti ci aspettiamo, un film che ti cattura e ti sorprende, immergendoti in una realtà crudele e scomoda ma pur sempre veritiera ed attualissima. Stiamo parlando della pirateria, quell'attività criminale che sembra cosi lontana, d'altri tempi, in Occidente, che ci ricorda di epoche buie fatte di razzie e depredaggi e che oggi è solitamente collegata all'attività losca virtuale. Ma paradossalmente quell'attività è più attuale che mai in Africa e specialmente nelle zone più povere dove i pirati sono considerati tuttora una sorta di eroi coraggiosi che col loro gesta riescono ad arricxhire interi villaggi. Peccato che la pirateria in questione non abbia nulla di nobile. Solo tanta becera violenza, voglia di prevalere sull'altro, di distruggerlo ed annientarlo.
La banda di piarati Somali ai quali si unisce anche il nostro sfortunato protagonista, Abdi, ha infatti come unico scopo quello di depredare le navi mercantili europee, quelle che commerciano beni e prodotti tra Africa ed Europa. Prima confiscano tutta la merce, solitamente barili carichi di petrolio, poi provvedono a rivendere il tutto sul mercato nero locale guadagando cospicue cifre. Al resto ci pensano gli ostaggi, quelli bianchi in particolare, gli unici che rappresentano una garanzia di denaro in contanti. Milioni di dollari, a dire la verita'. I lavoratori bianchi in Africa infatti sono assicurati, e le ditte per le quali lavorano sono disposte a venire a patti con i pirati del posto pur di riavere indietro (sani e salvi) i loro dipendenti e quindi piegarsi ai loro ricatti.
L'attività pirata rappresenta per molti dei soggetti che vi partecipano l'unica fonte di guadagno, e il giovane ma povero Abdi, un pescatore con moglie e figlioletto a suo carico, è attirato dall'idea di entrare a far parte di questo gruppo. Specialmente dopo le pressioni subite da 'China Boy' e dopo averne discusso con la moglie decide di abbandonare la sua attività poco remunerativa e aggregarsi con loro. L'unica perplesità dell'uomo riguarda proprio la sua fede in Dio (Allah) e le sue ferree regole morali; Abdi è convinto che lo scopo della sua vita sia aiutare gli altri e non danneggiarli, specialmente dal momento in cui ha ricevuto quelle che interpreta come benedizioni divine, ovvero l'aver trovato una moglie e avuto un figlio. L'uomo è infatti religioso è teme di commettere un peccato verso Dio unendosi col gruppo spavaldo e violento dei pirati. Il bisogno di soldi però lo spinge a prendere decisioni disperate mirando sempre a migliorare la vita della sua famiglia e la propria. Decide così di pagare dei trafficanti di esseri umani perchè possano portare la sua famiglia lontano dalla miseria dei villaggi Somali, sino nello Yemen. Lui, è determinato a ricongiungersi presto con loro, non appena avvrebbe guadagnato abbastanza -grazie alla pirateria- da poter saldare il debito con i trafficanti e poter pagare per il proprio trasferimento nel paese della Penisola Araba.
A quel punto Abdi si inoltra in quello che per lui rappresenta la sfida maggiore che abbia mai affrontato: quella di unirsi ad un gruppo di uomini spietati, spavaldi e violenti, senza codici morali o etici che trattano gli ostaggi esattamente come merce in carne ed ossa; una mera fonte di guadagno e nulla più. Abdi, durante tutta la durata della sua (dis)avventura si sente e si dismostra spaesato, disorientato, nostalgico verso la sua famiglia che ha lasciato da tempo, e perennemente diviso tra il dimostrare devozione al gruppo del quale ormai fà parte e il restare fedele agli insegnamenti acquisiti, alla bussola morale dalla quale non intende disfarsi e che lo tormenta costantemente. Uomo fortemente religioso, Abdi è l'unico che seppur in modo flebile cerca di abbattere quella barriera che lo separa dal nemico, dall'uomo bianco in ostaggio, e tenta con tutte le sue forze di mantenersi umano e intransigente nonostante la situazione estremamente precaria dentro la quale si muove. In tal modo, il pescatore rappresenta l'unica luce di speranza e umanità, quella vera, in un contesto dove la propaganda, l'analfabetismo, la bieca violenza dettano legge.
Questo faro di speranza e salvezza è colui che anche grazie alla sua salda fede in Dio (Allah) verrà premiato alla fine del film, lasciando allo spettatore si un senso di amarezza e incompletezza (il finale è volutamente aperto a personali interpretazioni) ma anche alla certezza che l'empatia e l'umanità non sono del tutto spariti da questo mondo, e anche nelle situazioni più drammatiche ed improbabili trovare un appiglio di carità e benevolenza è un evento raro ma non impossibile.
Ma l'altra grande sfida che il regista si assume, è quella di abbattere un altro stereotipo sempre più rampante in Occidente di questi tempi, che affibbia l'islamismo al terrorismo, alla violenza, agli atti più efferati di criminalità.
In tal senso Abdi si dimostra un musulmano illuminato, vero, genuino, profondamente devoto alla sua religione e a ciò che ritiene sacro, tra cui vi è la vita umana indiscriminatamente dalla fede che ''l'altro'' professa. E ciò che ne fà un antieroe coraggioso e proprio il fatto che nonostante sia l'unico musumano praticante del gruppo, tra laltro vessato per questo, ma è l'unico che stende la mano al prossimo, risultando un personaggio necessario e catartico ai fini della pellicola e anche oltre essa, per ricordarci che il potere umano delle persone è infinitamente più vasto e potente del potere mediatico e propagandistico.
Una storia di ordinaria pirateria dunque 'Pescando senza reti'. Un racconto lucido, coerente, diretto di una quotidianità scomoda con la quale si affrontano centinaia di persone tutti i giorni nelle coste Africane.
Un film che non eccede in sentimentalismi gratuiti, lirismi o enfasi drammaturgici che avrebbero certamente deviato il senso e significato più profondo offerto dal lungometraggio in questione. Confermandolo così un prodotto di ottima fattura, sorretto da una sceneggiatura fluida e dinamica che non fà mai venir meno l'interesse dello spettatore, e risultando efficacce nel far arrivare il suo messaggio finale, schietto e semplice ma più che mai necessario, rassicurante e attuale: Anche in un mondo di ladri, l'umanità non è del tutto scomparsa e talvolta viene riconosciuta e ricompensata. Ottimale l'interpretazione e la fotografia delle coste del Corno d'Africa.
Da vedere obbligatoriamente.
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