gaia cortesi
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lunedì 17 giugno 2013
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...alla riscoperta delle meraviglie della vita
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Il dolore della perdita di un figlio non ancora nato spinge la protagonista Augusta (Jasmine Trinca) a partire verso l'Amazzonia accompagnata dalla missionaria suor Franca, in un viaggio senza certezze alla ricerca di un senso perduto, in cui tutto è messo in discussione: non importa dove o quando, importa solo andare, andare per imparare e capire, per ritrovare un equilibrio. Ma quando Augusta capisce che il tipo di Fede che suor Franca impone agli Indios non è ciò che cerca lei, lascia la missionaria e si stabilisce in una favela brasiliana, accolta da una anziana signora e dalla sua numerosa famiglia allargata: proprio quando sta ristabilendo solidi legami
con la civiltà che la circonda, però, il dolore per la scomparsa di un bambino della favela la investe; Augusta lascia tutti e parte, sola con la Natura, cercando di udirne la voce che non ha mai udito e di trovare la propria Via: a salvarla sarà proprio l’inaspettato arrivo “dal mare” di un innocente bambino, che le farà capire importanza e la bellezza della Vita.
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Il dolore della perdita di un figlio non ancora nato spinge la protagonista Augusta (Jasmine Trinca) a partire verso l'Amazzonia accompagnata dalla missionaria suor Franca, in un viaggio senza certezze alla ricerca di un senso perduto, in cui tutto è messo in discussione: non importa dove o quando, importa solo andare, andare per imparare e capire, per ritrovare un equilibrio. Ma quando Augusta capisce che il tipo di Fede che suor Franca impone agli Indios non è ciò che cerca lei, lascia la missionaria e si stabilisce in una favela brasiliana, accolta da una anziana signora e dalla sua numerosa famiglia allargata: proprio quando sta ristabilendo solidi legami
con la civiltà che la circonda, però, il dolore per la scomparsa di un bambino della favela la investe; Augusta lascia tutti e parte, sola con la Natura, cercando di udirne la voce che non ha mai udito e di trovare la propria Via: a salvarla sarà proprio l’inaspettato arrivo “dal mare” di un innocente bambino, che le farà capire importanza e la bellezza della Vita.
Fantastica la fotografia, ottima anche la colonna sonora, il film tende però ad essere pesante e lento.
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paride86
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lunedì 29 aprile 2013
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da non rivedere
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Tra splendidi paesaggi sudamericani si articola una storia che una storia non è: quella di una giovane donna che ha perso un bambino e il compagno, in cerca di se stessa.
A parte il fatto davvero inverosimile di una bella ragazza che, in giro da sola per le parti più degradate del mondo, non viene mai minacciata di stupro, il film gira a vuoto e spaccia questo vuoto per introspezione.
Tante sono le incoerenze della protagonista, a partire da come facilmente si affeziona e altrettanto facilmente dimentica tutte le cause cui si vota per dimenticare se stessa; vengono sfiorati temi come la vita, la religione, il senso del dover andare, ma non si sviscera nessuno di essi.
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Tra splendidi paesaggi sudamericani si articola una storia che una storia non è: quella di una giovane donna che ha perso un bambino e il compagno, in cerca di se stessa.
A parte il fatto davvero inverosimile di una bella ragazza che, in giro da sola per le parti più degradate del mondo, non viene mai minacciata di stupro, il film gira a vuoto e spaccia questo vuoto per introspezione.
Tante sono le incoerenze della protagonista, a partire da come facilmente si affeziona e altrettanto facilmente dimentica tutte le cause cui si vota per dimenticare se stessa; vengono sfiorati temi come la vita, la religione, il senso del dover andare, ma non si sviscera nessuno di essi.
Alla luce di tutto ciò mi stupisco di chi paragona Giorgio Diritti a Terrence Malick: non hanno proprio nulla in comune.
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[+] anch'io mi stupisco!
(di kronos)
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(di pietroabb)
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allucat
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venerdì 26 aprile 2013
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il re è nudo
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L’improbabile storia di una stordita che, lasciata dal marito, va alla ricerca di se stessa (“ma mi faccia il piacere!”) prima sul Rio delle Amazzoni con un’amica suora, poi tra le favelas ed infine, in totale solitudine, su di una spiaggia. Inquadrature senza fine, interminabili silenzi accompagnati da sguardi persi nel vuoto che devi far finta di apprezzare per adeguarti ai giudizi della critica radical-chic. Una presa in giro, una noia mortale della durata di poco meno di due ore. Come nella favola “I vestiti nuovi dell’imperatore” ci vuole finalmente un bambino che dica: il re è nudo!
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dome8
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martedì 23 aprile 2013
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lasciarsi portare... non resta altro
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film che divide...
non tra chi dice bello o brutto, ma tra chi si lascia portare e chi no.
Intimista, assolutamente intimista... ma è una scelta, una scelta forte.
Non lascia scampo questo film.
O ti lasci prendere, scivolare, aggrappare, o sei fuori... osservi.
Questa pellicola divide coloro che nell'animo trovano risposte alla vita e coloro che nel viaggio interiore vedono solo paura e sgomento.
Forse è questo a cui voleva arrivare il regista? Mettere agitazione nello spettatore? Un'agitazione interiore?
Certo, alcuni passaggi molto addolciti lasciano un po' straniti...(come diceva uno dei commenti letti), nelle favelas non c'è certo quell'aria festaiola.
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film che divide...
non tra chi dice bello o brutto, ma tra chi si lascia portare e chi no.
Intimista, assolutamente intimista... ma è una scelta, una scelta forte.
Non lascia scampo questo film.
O ti lasci prendere, scivolare, aggrappare, o sei fuori... osservi.
Questa pellicola divide coloro che nell'animo trovano risposte alla vita e coloro che nel viaggio interiore vedono solo paura e sgomento.
Forse è questo a cui voleva arrivare il regista? Mettere agitazione nello spettatore? Un'agitazione interiore?
Certo, alcuni passaggi molto addolciti lasciano un po' straniti...(come diceva uno dei commenti letti), nelle favelas non c'è certo quell'aria festaiola... sull'isola deserta non si resta con così tanta leggerezza... ma quei dettagli sono così importanti rispetto allo svolgersi del viaggio?
Erano quei dettagli ciò su cui voleva soffermarsi il regista ?
Probabilmente, .... molto probabilmente No.
Quindi... da vedere e rivedere.
PS : alcuni passaggi di splendida fotografia!
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rambaldomelandri
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giovedì 18 aprile 2013
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perdersi per ritrovarsi
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Augusta ha subìto una perdita ed è partita per affrontarla: l'ecografia che sfuma su una luna coperta di nubi spiega sui titoli di testa l'origine del suo viaggio lungo il grande fiume che attraversa il cuore del Brasile. La vicenda narrata da Giorgio Diritti è divisa in tre grandi affreschi amazzonici, contrappuntati da brevi figure livide al tramonto della vita vissuta, seguite nei loro affanni invernali in una valle trentina.
Nel primo Augusta -insieme a suor Franca, una vecchia amica della madre-, condivide lo spazio di una barca guidata da un indio che serve alle due donne per visitare villaggi da evangelizzare lungo il Rio delle Amazzoni.
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Augusta ha subìto una perdita ed è partita per affrontarla: l'ecografia che sfuma su una luna coperta di nubi spiega sui titoli di testa l'origine del suo viaggio lungo il grande fiume che attraversa il cuore del Brasile. La vicenda narrata da Giorgio Diritti è divisa in tre grandi affreschi amazzonici, contrappuntati da brevi figure livide al tramonto della vita vissuta, seguite nei loro affanni invernali in una valle trentina.
Nel primo Augusta -insieme a suor Franca, una vecchia amica della madre-, condivide lo spazio di una barca guidata da un indio che serve alle due donne per visitare villaggi da evangelizzare lungo il Rio delle Amazzoni. Nel secondo Augusta lascia Franca alla sua missione itinerante e si ferma a Manaus, dove sceglie di immergersi nella vita di una favela in via di bonifica e in quelle dei suoi abitanti, sospesi tra attaccamento alle radici e bisogni di scollarsi dalla miseria. Nel terzo lascia tutto e si rifugia su una spiaggia lungo il fiume, allestendo un bivacco sotto i rami di un albero, e vivendo fino in fondo la sua solitudine, fino a un acquazzone da cui si lascia colpire, inerme, sdraiata sola sulla spiaggia. Poi arriverà un bambino, figlio di pescatori, e in un finale aperto e sussurrato la ricondurrà lentamente alla vita.
Giorgio Diritti dipinge immagini potentissime della natura amazzonica come l'Herzog di Fitzcarraldo; similmente a Malick immagina un dialogo tra grazia e natura, dentro il quale l'uomo ondeggia, carpisce, distrugge, spera, e cerca tra le ferite della quotidianità un senso. E come il Corneau (e il Tabucchi) di Notturno indiano racconta un viaggio di ricerca, ma senza un esito apparente, perché lo scorrere della vita filtra e lenisce, e allora anche la morte forse rientra in un disegno che si può comprendere senza un credo a cui attingere. Augusta che cammina sulle palafitte suonando gli stessi piatti che suonava suo padre nella banda del paese, seguita dai ninos della favela, e il ballo serale nello spazio del campo da calcio che si apre tra le baracche raccontano l'immersione di questa giovane straniera tra i corpi e le vite di una comunità, ma dimostrano come anche questo bagno di persone non sia sufficiente a curare la sua ferita, così come le palafitte non bastano a salvare le baracche dalla piena del fiume, o il controllo sociale del gruppo a salvare un bambino dalla scomparsa.
Il merito di Diritti, che ha messo a frutto il mestiere e tolto il velo al suo talento intorno ai 50 anni, è coniugare le varie anime della storia e farne un tutto armonico, mantenendo un costante ritmo narrativo, nei momenti di riflessione come in quelli di un presente ferito o di una lontananza evitata. Le musiche, la fotografia, la direzione degli attori, certi quadri in movimento che raccontano uno stato d'animo senza bisogno di parole, tutto è funzionale a una drammaturgia che scorre senza gravami intellettualistici e insieme lascia un segno profondo.
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antonio bianchi
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martedì 16 aprile 2013
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se vuoi cambiare le cose
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Ho amato Il vento fa il suo giro
mentre non ho visto L'uomo che verrà
forse per paura di una delusione
o forse solo perchè è mancata la possibilità, fino ad ora
C'è una frase nel film che da sola è bastata ad allontanarmene.
Se vuoi cambiare le cose devi andare dove bisogna cambiarle.
La retorica dell'altrove, del viaggio
Andare come fuggire
con la sicumera di chi anche senza sapere nulla della vita, almeno di come si è costruita e stratificata lì, in quel luogo
arriva e subito pretende di capire tutto,
organizza turni di lavoro
gli altri sempre minorenni, incapaci, da condurre
e sanziona il comportaento di Joao, quando trova un altro lavoro, come tradimento della comunità
un fastidiosissimo senso di superiorità
nonostante tutto
nonostante come attrice non si sappia trasmettere emozioni e si reciti anche leggendo il proprio diario,
concordo pienamente con quanto scritto da Enrico Omodeo Sale
e quella scena finale
con la musica che spiega
inguardabile
inascoltabile.
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Ho amato Il vento fa il suo giro
mentre non ho visto L'uomo che verrà
forse per paura di una delusione
o forse solo perchè è mancata la possibilità, fino ad ora
C'è una frase nel film che da sola è bastata ad allontanarmene.
Se vuoi cambiare le cose devi andare dove bisogna cambiarle.
La retorica dell'altrove, del viaggio
Andare come fuggire
con la sicumera di chi anche senza sapere nulla della vita, almeno di come si è costruita e stratificata lì, in quel luogo
arriva e subito pretende di capire tutto,
organizza turni di lavoro
gli altri sempre minorenni, incapaci, da condurre
e sanziona il comportaento di Joao, quando trova un altro lavoro, come tradimento della comunità
un fastidiosissimo senso di superiorità
nonostante tutto
nonostante come attrice non si sappia trasmettere emozioni e si reciti anche leggendo il proprio diario,
concordo pienamente con quanto scritto da Enrico Omodeo Sale
e quella scena finale
con la musica che spiega
inguardabile
inascoltabile.
un recensore onesto mi avrebbe potuto avvertire
ma forse non lo avrei ascoltato
era necessario vedere
ho attraversato i viscosissimi e inutili centodieci minuti
uscendo nella trada sera col desiderio di aria fresca
parafraserei così
Se vuoi cambiare le cose forse devi provare a partire da dove sei
elogio della resilienza invece della fuga
oltre al viaggio e all'incontro, certo
l'accoglienza fra umani è quanto c'è di salvabile nel film
un pensiero anche alle due povere case che vengono distrutte nel film
i titoli di coda assicurano che nessun animale è stato maltrattato
un dubbio l'ho avuto rispetto alle cose,
anche loro intrise di una certa umanità
e della comunità fra persone.
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linodig
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mercoledì 10 aprile 2013
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un film che cita simone weil, merita
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Un bel film, consigliato, fuori dalle logiche commerciali.
L’unico film italiano selezionato per il Sundance Festival
Un film che sembra cercare il valore ultimo della fede per chi crede, o il senso delle cose che si fanno, per i laici.
A volte un po’ lento, ma con interpretazione di attori , paesaggio e luce della solidarietà praticata.
Una canzone, un ballo, un film con una preghiera laica per una donna che muore molto, molto bella. Non rivolta al dio, ma alle parti del corpo e alle cose belle a cui sono servite.
Un giorno devi andare. Giorgio Diritti. ( con Jasmine Trinca,molto brava,,e la mia attrice preferita del film “Il Gusto degli altri” Anne Alvaro
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chiarialessandro
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martedì 9 aprile 2013
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sua maestà giorgio.
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Avanti, con un incedere lento e maestoso, proprio come non può che essere il sofferto viaggio nell’immensità delle terre brasiliane, parallelo e contemporaneo al viaggio spirituale teso alla ricerca di se stessa (o di noi stessi?). Viaggio che ha il suo punto focale nei bambini (la morte del figlio, la vendita del piccolo brasiliano, il sorriso inaspettato dell’altro piccolo brasileiro, che riuscirà finalmente a far aprire le labbra di Jasmine in un sorriso speculare) ma che non si limita a questo, andando a gettare tanti piccoli sassi nell’enorme stagno della vita e creando un’infinità di cerchi concentrici che abbracciano temi come la giustificazione della fede, il modo di testimoniarla, la povertà, il senso ed il valore della miseria, della vita e della morte (stupende le parole della badante/amica), la vecchiaia e la paura di essere abbandonati pur nella consapevolezza di essere ancora autosufficienti.
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Avanti, con un incedere lento e maestoso, proprio come non può che essere il sofferto viaggio nell’immensità delle terre brasiliane, parallelo e contemporaneo al viaggio spirituale teso alla ricerca di se stessa (o di noi stessi?). Viaggio che ha il suo punto focale nei bambini (la morte del figlio, la vendita del piccolo brasiliano, il sorriso inaspettato dell’altro piccolo brasileiro, che riuscirà finalmente a far aprire le labbra di Jasmine in un sorriso speculare) ma che non si limita a questo, andando a gettare tanti piccoli sassi nell’enorme stagno della vita e creando un’infinità di cerchi concentrici che abbracciano temi come la giustificazione della fede, il modo di testimoniarla, la povertà, il senso ed il valore della miseria, della vita e della morte (stupende le parole della badante/amica), la vecchiaia e la paura di essere abbandonati pur nella consapevolezza di essere ancora autosufficienti. Suggestiva la fotografia. Un piccolo gradino forse più in basso rispetto alla precedente filmografia di Giorgio, che è però a livelli astronomici
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gabriele marolda
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domenica 7 aprile 2013
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la ricerca di se stessi tra gli ultimi del mondo
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Augusta è abbattuta dal dolore per aver perso, quasi in un colpo solo il figlio non nato e il compagno della sua vita, che l'abbandona per avere lei perso la fecondità. Nell'intento di ritrovare un senso alla propria vita, va a trovare in Brasile un'amica della mamma, suor Franca, che da decenni svolge opera di evangelizzazione nei villaggi sperduti dell'Amazzonia e nelle favelas addossate alle moderne città.
Insieme alla sua guida percorre in barca le grandi e maestose vie fluviali dell'immenso paese, condividendo disagi e gioie dell'aiuto spirituale, e anche materiale e culturale alle popolazioni, perlopiù primitive dei tanti precari insediamenti sperduti nell'immensa foresta amazzonica e conoscendo le condizioni di difficile sopravvivenza degli indios accampati nelle favelas su palafitte della città di Manaus.
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Augusta è abbattuta dal dolore per aver perso, quasi in un colpo solo il figlio non nato e il compagno della sua vita, che l'abbandona per avere lei perso la fecondità. Nell'intento di ritrovare un senso alla propria vita, va a trovare in Brasile un'amica della mamma, suor Franca, che da decenni svolge opera di evangelizzazione nei villaggi sperduti dell'Amazzonia e nelle favelas addossate alle moderne città.
Insieme alla sua guida percorre in barca le grandi e maestose vie fluviali dell'immenso paese, condividendo disagi e gioie dell'aiuto spirituale, e anche materiale e culturale alle popolazioni, perlopiù primitive dei tanti precari insediamenti sperduti nell'immensa foresta amazzonica e conoscendo le condizioni di difficile sopravvivenza degli indios accampati nelle favelas su palafitte della città di Manaus.
Abbiamo tutti sentito parlare di queste misere e precarie abitazioni, credendole solo luoghi da sfuggire: il film di Giorgio Diritti ci fa sentire con potenti immagini coinvolgenti la sensazione di vivere anche noi spettatori qualche momento della vita che scorre tra quelle lamiere che fanno da tetto, alle tavole di legno che sono le pareti assemblate alla bell'e meglio da tanta povera gente. Promiscuità, dolore, difficoltà a trovare sufficiente alimentazione sopratutto per i figli piccoli, che non di rado vengono venduti a coppie sterili e in grado di pagare somme che consentono un miglioramento della sopravvivenza degli altri familiari.
Eppure lì, nella favela di Manaus la giovane Augusta decide di rimanere sola tra gli ultimi, partecipando non come missionaria, ma come essere umano che cerca nella comprensione di quel mondo povero e semplice, ma profondamente umano. E partecipa ai loro sforzi di resistere ai tentativi delle autorità di smantellare le fragili abitazioni per dar loro una più ordinata esistenza. Quando le piogge torrenziali portano via una di quelle povere case e con essa un bimbo lasciato dalla madre che lavora in città, la nostra giovane protagonista, dopo aver partecipato al dolore dell’intera comunità che sente il rischio di sgretolarsi, riprende il suo vagare per le immensità delle terre bagnate dal Rio Nero, dove è tentata di lasciarsi morire, ma è richiamata prepotentemente alla vita dall'incontro con il bimbo che credeva inghiottito dalle acque, e che forse invece era solo stato venduto.
Splendida la fotografia, lodevole l'interpretazione della giovane Jasmine Trinca.
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max ferrarini
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sabato 6 aprile 2013
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storia di una rinascita
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"Un giorno devi andare" può aver deluso aspettative e soprattutto chi si aspettava di percepire un messaggio chiaro su tematiche sempre attuali ma che il cinema da tempo affronta. Diritti pensa ad altro, per tutto il film e sorprende, disorienta. Con la storia di Augusta e tutto il suo mondo relazionale che le appartiene ci viene spiegata l'essenza di un dolore inconsolabile dal quale lei vorrebbe fuggire ma non può, in nessun posto. Perché la vita con le sue disgrazie la insegue e l'amore ha in sè le sue due facce di gioia e sofferenza, Augusta capisce che deve come morire e "ritornare alla terra" per poter rinascere, per poter amare ancora nonostante sia stata privata della sua più profonda identità di madre e poi di moglie, non solo, pare abbia perso anche la consapevolezza di essere figlia.
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"Un giorno devi andare" può aver deluso aspettative e soprattutto chi si aspettava di percepire un messaggio chiaro su tematiche sempre attuali ma che il cinema da tempo affronta. Diritti pensa ad altro, per tutto il film e sorprende, disorienta. Con la storia di Augusta e tutto il suo mondo relazionale che le appartiene ci viene spiegata l'essenza di un dolore inconsolabile dal quale lei vorrebbe fuggire ma non può, in nessun posto. Perché la vita con le sue disgrazie la insegue e l'amore ha in sè le sue due facce di gioia e sofferenza, Augusta capisce che deve come morire e "ritornare alla terra" per poter rinascere, per poter amare ancora nonostante sia stata privata della sua più profonda identità di madre e poi di moglie, non solo, pare abbia perso anche la consapevolezza di essere figlia. Il finale aperto è il simbolo perfetto e commovente dei tanti drammi della vita che tutti gli uomini e le donne si trovano a vivere, è scegliere di ripartire per amore di qualcuno che col suo sorriso ci chiama ancora una volta alla vita. Già, perché a volte è il bambino, il figlio, che genera la madre. E insieme a lei anche gli altri compagni di strada faranno i loro piccoli e grandi passi verso le loro personali rinascite: quasi a mostrare che chi viene alla luce si porta dietro anche i fratelli e le sorelle incontrate lungo il cammino, illuminandosi a vicenda.
Fare questo cammino con Augusta è una proposta che Diritti ci fa, una condizione alta che ci pone per poterlo seguire in un percorso ricco di domande vere e quasi nessuna risposta facile, di ricerca della bellezza nella natura ma anche nell'uomo povero e semplice, della sconvolgente potenza della vita e della infinita pace che l'anima umana può trovare quando, finalmente in pace col proprio cuore ferito, scorge ancora il bene delle cose più piccole e ne accoglie il dono.
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