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venerdì 15 marzo 2024
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per chi lo conosce
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Carissimo, io penso che questo film è stato concepito solo per chi conosce il personaggio di Assange e si e` "comportato" come tutti i giornali che hanno corteggiato Assange quando gli serviva per poi lasciarlo da solo. Si è un film pieno di preconcetti. Mi spiace che lei ha scritto "Fidanzata ferita", queste cose le fanno anche gli uomini. Lei scrive di stereotipi nel film e ne usa uno anche lei? Nota a parte, io ho trovato il film bello nonostante ciò che ho scritto prima. Aspetto con ansia notizie sulla sentenza dei Giudici britannici sull' estradizione. L' Attore protagonista è molto bravo e per me lui salva il film in modo assoluto.
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mercoledì 8 febbraio 2023
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recensione insensata e fuori contesto
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Già che paragoni questo film a the social network fa capire quanto sei fuori pista. Continua a guardare film su Steve Jobs e Zuckerberg che è meglio per noi.
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fabio57
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martedì 27 ottobre 2015
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frenetico
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Il tema era ed è importante e intrigante,Assange è un personaggio complesso e controverso,difficilmente classificabile,tuttavia il film non riesce a descrivere efficacemente nè il protagonista,nè la piattaforma da lui creata.Il ritmo è forsennato,frenetico.Il film è disordinato,a tratti troppo rumoroso,tanti spunti ma sviluppati male.Quando si fa in lavoro biografico si rischia sempre di andare fuori pista,qui è difficile capire dove finisca la finzione e comincia la realtà.
Si poteva fare di meglio
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eleonora panzeri
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sabato 25 ottobre 2014
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guerra virtuale
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Se Shakespeare diceva “Date a un uomo una maschera e vi dirà la verità”, oggi potremmo dire “Diamogli un finto account o un sito e vi dirà anche di più di quello che vorreste sapere”.
William Condon è riuscito a raccontare una storia veramente complicata e controversa in maniera impeccabile, senza prendere le parti di nessuno dei contendenti, allo spettatore spetta decidere, dopotutto ognuno di noi vede la sua verità.
Mantenere l’imparzialità è una cosa difficilissima, forse Assange stesso non sarebbe affatto d’accordo con me.
Da questo film lui ne esce come un visionario che ha perso la visione, inebriato dal potere, umano crederlo e umano farsi tentare da esso.
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Se Shakespeare diceva “Date a un uomo una maschera e vi dirà la verità”, oggi potremmo dire “Diamogli un finto account o un sito e vi dirà anche di più di quello che vorreste sapere”.
William Condon è riuscito a raccontare una storia veramente complicata e controversa in maniera impeccabile, senza prendere le parti di nessuno dei contendenti, allo spettatore spetta decidere, dopotutto ognuno di noi vede la sua verità.
Mantenere l’imparzialità è una cosa difficilissima, forse Assange stesso non sarebbe affatto d’accordo con me.
Da questo film lui ne esce come un visionario che ha perso la visione, inebriato dal potere, umano crederlo e umano farsi tentare da esso.
Il film inizia un po’ in sordina, la prima parte è molto noiosa da seguire, troppe chat e messaggi, poco reale ma poi tutto prende forma e comincia ad avere un senso.
La vita stessa dei protagonisti cambia, dalle stalle alle stelle, per dirlo con una frase fatta.
Quella a cui assistiamo in questo film è una vera e propria guerra cibernetica, che come arma usa l’informazione.
Dopotutto "Voi nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza", lo diceva anche Dante che la cosa più importante è il sapere.
L’intento di Assange è sicuramente nobile, ma non bisogna mai dimenticare che l’obiettivo primario del sito avrebbe dovuto essere quello di proteggere sempre le fonti ed evitare “Omicidi collaterali”.
Tanti sono i quesiti morali a cui sottopone lo spettatore questo film:
Fino a che punto la mia libertà non va a ledere la libertà di qualcun altro?
Quanto può essere pericoloso il potere senza controllo?
La censura è veramente sempre sbagliata o in certi casi è giusta?
Sicuramente Assange, o più probabilmente Daniel Berg si saranno posti queste o mille altre domande simili alle mie, ognuno traendo le proprie conclusioni.
Nel film emergere la vita dell’eroe, fatta di sacrificio in nome del proprio ideale, a discapito di tutto, persino della propria famiglia, infatti solo dalla “passione di quelle poche anime coraggiose … che furono impiccate” sono nate le rivoluzioni del passato e dai martiri moderni nasceranno le rivoluzioni future, perché come da stessa ammissione di Assange “la rivoluzione non è altro che la lotta che avviene tra il passato e il futuro.”
Su questo punto non sono convinta, le guerre avvengono da sempre per gli stessi motivi: fama, potere e denaro.
Possono essere chiamate guerre sante o missioni di pace sono sempre guerre, alla fine molti innocenti muoiono inutilmente. Non credo esista una guerra giusta, ma questa è solo una mia personalissima opinione.
Tornado al film ho apprezzato moltissimo la scelta degli attori in particolare di Benedict Cumberbatch nel ruolo di Assange che ha dato un interpretazione molto verosimile di come Julian possa essere nella realtà e non è stato da meno Daniel Brühl nel ruolo di Daniel Domscheit-Berg, anche se il suo personaggio era probabilmente più semplice da interpretare.
Mi ha colpito in modo molto positivo il personaggio di Sarah Shaw e mi auguro che veramente esista una persona del genere al servizio della casa bianca.
Ho chiuso gli occhi quando Berg ha fatto quello che ha fatto e in questo caso posso dire che nonostante “… passi tanto tempo fianco a fianco con una persona, non hai idea di chi tu abbia davanti”, lo so per esperienza personale il sentimento che devono aver provato l’uno nei confronti dell’altro, perché per essere traditi da un amico non serve creare WikiLeaks, può capitare ad ognuno di noi.
Non posso dire chi abbia torto o ragione perché la verità dopotutto non esiste è sempre negli occhi di chi guarda.
Ottimo film, da vedere ma con concertazione e non dopo una giornata pesante di lavoro (se no parte l’abbiocco e non faccio nomi, dopotutto si dice il peccato e non il peccatore), piccolo appunto sull’audio che non so se dipende da Sky, ma si alza e si abbassa in maniera discontinua alterando momenti dove non si sente quasi nulla a momenti dove la musica parte e se non si sta attenti si sveglia il vicino (per fortuna il mio sente poco).
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ashtray_bliss
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giovedì 16 ottobre 2014
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date a un uomo una maschera e vi dirà la verità.
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Questo è uno degli slogan che lancia il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, al suo pubblico. Uno slogan che racchiude la vera essenza del progetto da lui ideato e fondato, che protegge l'identità e integrità delle fonti ma che non filtra od oscura nulla relativo a nomi e dati contenuti nei documenti pubblicati dal sito.
Il quinto potere (o meglio il quinto stato, come dal titolo originale) si riferisce certamente ad internet, alla rivoluzione che esso ha apportato nelle nostre vite quotidiane ma anche, ad un livello più grande, nel mondo dell'informazione, della divulgazione libera ed imparziale di notizie, e l'impatto sul campo della giustizia sociale.
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Questo è uno degli slogan che lancia il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, al suo pubblico. Uno slogan che racchiude la vera essenza del progetto da lui ideato e fondato, che protegge l'identità e integrità delle fonti ma che non filtra od oscura nulla relativo a nomi e dati contenuti nei documenti pubblicati dal sito.
Il quinto potere (o meglio il quinto stato, come dal titolo originale) si riferisce certamente ad internet, alla rivoluzione che esso ha apportato nelle nostre vite quotidiane ma anche, ad un livello più grande, nel mondo dell'informazione, della divulgazione libera ed imparziale di notizie, e l'impatto sul campo della giustizia sociale. Wikileaks è stata una delle più grosse rivoluzioni del nostro secolo, un successo inevitabilmente legato alle controversie e critiche rivolte verso il sito in se ma in particolar modo al suo fondatore e portavoce ufficiale, l'uomo più temuto dai governi, definito da molti come il cyber terrorista del 21esimo secolo, ma amato ed ammirato dai popoli per il coraggioso lavoro svolto, per essere rimasto in piedi anche nel mezzo di una bufera mediatica e giuridica, tutt'oggi rimasta insospeso.
Il film però, contrariamente a quanto si possa immaginare, non resta imparziale nel raccontare l'ascesa (e l'altrettanto rapida discesa) del controverso leader di Wikileaks, ma basandosi sulle memorie pubblicate dal ex amico Daniel Berg, dipinge un'immagine di Assange insolita, forse opposta da quella creatasi nell'immaginario colletivo, più umana ma anche esplicitamente negativa. Assange, infatti, ricopre entrambi i ruoli di eroe e villain della storia. Un uomo coraggioso, ma anche egoista, megalomane, assolutista. Il personaggio di Assange è ben costruito, con tutte le sue luci e le sue ombre, la sua evoluzione caratteriale durante la durata del film è continua, e naturalmente il lavoro svolto da Benedict Cumberbatch non fà pieghe. Ben, s'impadronisce del personaggio si immerge ed immedesima perfettamente nel ruolo assegnato, nelle espressioni, negli sguardi e tic, negli sbalzi d'umore, donandogli spessore e profondità. Ma purtroppo è il film in sè che non rende molta giustizia nè al tema nel personagio in questione.
In effetti il prodotto finale appare abbastanza confusionario, poco chiaro in alcuni passaggi, molto lento e noioso in altri, in definitiva è un film riuscito a metà.
Bisogna ammettere che parte con un soggetto che promette molto bene, dinamico, attuale e coinvolgente; tecnicamente parlando inizia a scorrere fluido e dinamico almeno per i primi 20-30 minuti del film. Non riesce però mai a decollare e coinvolgere pienamente, fallisce anche nel tentativo di spiegare adeguatamente la funzione di Wikileaks, a meno che uno spettatore non sia addetto ai lavori, il modo visivo scelto per spiegare al pubblico di spettatori "convenzionali" come funziona Wikileaks appare sicuramente poco chiaro e alquanto confuso.
Per il resto, cerca di coprire i due anni di intensivo lavoro e ricerca svolta da parte dei partner e co-fondatori Berg-Assange, la verifica dei documenti ricevuti ed infine la divulgazione dei medesimi, l'allargamento del sito a nuovi soci e volontari man mano che Wikileaks guadagnava attenzione pubblica e mediatica, ma anche e sopratutto il crescente contrasto e la rottura definitiva nel rapporto tra i due amici e principali contribuenti del sito più famoso al mondo. Derivate per lo più dal cambio di ottica e posizione sulla missione portata avanti: più persone in pericolo, più nomi e dati esposti sotto la vista di tutti più nemici. Alla fine la vera domanda che resta a galla è : la verità ha sempre un prezzo alto da pagare? E vale sempre la pena di pagarlo?
Buono ed efficace il lavoro della regia, riesce a mantenere un ritmo narrativo veloce anche se fallisce nel catturare al 100% l'attenzione e interesse dello spettatore. Impeccabili le interpretazioni degli attori, anche dei personaggi secondari, i quali riescono comunque a lasciare la loro impronta (psicologica più che digitale) nella pellicola in questione. Apprezzabile la scenografia e la fotografia, nonchè la scelta della colonna sonora che sostiene il ritmo narrativo piuttosto fluido.
In definitiva si tratta comunque di un lavoro che poteva essere molto di più, mentre qui assistiamo ad un film dalle grandi aspettative e promesse che ne conclude efficacemente ben poche. Credo che sia comunque un ottimo punto di partenza se una persona vuole documentarsi da qui in poi sulla vicenda wikileaks, leggendo approffondimenti onine e guardando documentari anche disponibili su youtube. Da questo punto di vista il film è un ottimo incentivo. Ma per il resto si perde a metà strada, non sapendo e non volendo concluedere da nessuna parte perchè punta tutto sulla descrizione caratteriale e psicologica dei personaggi, mettendo però la trama in secondo piano.
Mediocre ma consigliato.
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[+] scusa se mi permetto
(di eleonora panzeri)
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jaylee
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martedì 29 ottobre 2013
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w per wikileaks
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Sicuramente si poteva fare uno sforzo maggiore per quanto riguarda il titolo italiano dell'ultimo film di Bill Condon... È sempre stupefacente come chi dà il titolo nel nostro Paese si prenda delle libertà francamente immeritate. Evidente il riferimento al celeberrimo Quarto Potere di Orson Welles, forse invece è sfuggito Quinto Potere (!) di Sidney Lumet e che non c'entra niente con questo, che avrebbe dovuto semplicemente chiamarsi Il Quinto Stato (ovvero The Fifth Estate nel titolo originale) in riferimento al potere di influenza dei media sul web come pressione verso Governi e Corporazioni.
Quasi un instant movie, Il Quinto Potere racconta dell'ascesa di Wikileaks e del suo profeta, l'efebico Julian Assange (Benedict Cumberbatch) e del suo primo seguace, Daniel Berg (Daniel Bruhl).
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Sicuramente si poteva fare uno sforzo maggiore per quanto riguarda il titolo italiano dell'ultimo film di Bill Condon... È sempre stupefacente come chi dà il titolo nel nostro Paese si prenda delle libertà francamente immeritate. Evidente il riferimento al celeberrimo Quarto Potere di Orson Welles, forse invece è sfuggito Quinto Potere (!) di Sidney Lumet e che non c'entra niente con questo, che avrebbe dovuto semplicemente chiamarsi Il Quinto Stato (ovvero The Fifth Estate nel titolo originale) in riferimento al potere di influenza dei media sul web come pressione verso Governi e Corporazioni.
Quasi un instant movie, Il Quinto Potere racconta dell'ascesa di Wikileaks e del suo profeta, l'efebico Julian Assange (Benedict Cumberbatch) e del suo primo seguace, Daniel Berg (Daniel Bruhl). Il primo, un visionario estremo e senza compromessi (anche a costo di sacrificare informatori e diplomazie), il secondo un idealista ma coi piedi per terra. Insieme i due iniziano il loro movimento di informazione globale formando un team affiatato... Ma quando il meccanismo da loro creato crescerà i due si allontaneranno... Sollevando una domanda: fino a quando la Verità è perseguibile ad ogni costo? La Verità, ammesso che esista, è sempre innocente?
Da un punto di vista puramente cronologico, Il Quinto Potere segue The Social Network, biografia non autorizzata del fenomeno di Facebook e del suo più o meno misterioso fondatore Mark Zuckerberg, e per tanti versi lo ricorda, sia nella fase di ascesa dal niente che nel tratteggiare una figura di leader non sempre cristallina. Certo, diverse le finalità dell'anarchico Wikileaks e del nazionalpopolare Facebook, ma è interessante il parallelo a livello di luci e ombre delle due personalità. Ottimo e credibile Cumberbatch, uno degli attori più interessanti del nuovo panorama cinematografico, che dopo l'impressionante performance nell'ultimo Star Trek, utilizza il suo sguardo enigmatico per rappresentare un po’ Sant'Agostino, un po’ Anonymous, intelligente, geniale, profetico ma anche iconoclasta, sprezzante, dogmatico.
Purtroppo, però, l'opera di Condon, a livello complessivo, soffre il confronto con quella di Fincher: fin troppo sincopato il ritmo, e non sempre coerente lo sviluppo. In definitiva, simile ma meno innovativo, Il Quinto Potere alla fine aggiunge troppo poco a quanto già sappiamo... Una specie di istantanea, dove un dipinto sarebbe stato più appropriato per raffigurare una rivoluzione dell'informazione, con il singolo non più schiacciato dalla, ma che trova riparo nella moltitudine. Senza volto, ma con una voce amplificata all'infinito sfruttando il potenziale della Rete.
Interessante, ma ampiamente imperfetto. (www.versionekowalski.it)
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[+] se permetti, avrei giusto un quesito
(di hollyver07)
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andrea giostra
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martedì 29 ottobre 2013
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e' giusto conoscere la verità?
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Il film di Bill Condon, con la sceneggiatura di Josh Singer, si pone un obiettivo che sinceramente sfugge allo spettatore: raccontare la vera storia di Julian Assange e di WikiLeaks. Condon riesce però, senza volerlo!, a suscitare diversi interrogativi che qualsiasi cittadino del mondo occidentale dovrebbe porsi per comprendere veramente gli ingranaggi ed il funzionamento del nostro sistema democratico: Qual è l’obiettivo che deve porsi il giornalismo d’inchiesta oggi, all’alba del ventunesimo secolo dominato dalla tecnologia informatica e dalla conoscenza che passa prevalentemente dalla rete globale? E’ giusto che il popolo conosca sempre tutta la verità che sta dietro le quinte del potere, senza che la stessa venga “revisionata” e resa “digeribile”? Qual è la prospettiva politica internazionale e globale in grado di garantire sicurezza, giustizia, ed al contempo diritti a tutti i cittadini del mondo?
Il padre del giornalismo moderno, Joseph Pulitzer, nel 1904 scriveva che “un’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema.
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Il film di Bill Condon, con la sceneggiatura di Josh Singer, si pone un obiettivo che sinceramente sfugge allo spettatore: raccontare la vera storia di Julian Assange e di WikiLeaks. Condon riesce però, senza volerlo!, a suscitare diversi interrogativi che qualsiasi cittadino del mondo occidentale dovrebbe porsi per comprendere veramente gli ingranaggi ed il funzionamento del nostro sistema democratico: Qual è l’obiettivo che deve porsi il giornalismo d’inchiesta oggi, all’alba del ventunesimo secolo dominato dalla tecnologia informatica e dalla conoscenza che passa prevalentemente dalla rete globale? E’ giusto che il popolo conosca sempre tutta la verità che sta dietro le quinte del potere, senza che la stessa venga “revisionata” e resa “digeribile”? Qual è la prospettiva politica internazionale e globale in grado di garantire sicurezza, giustizia, ed al contempo diritti a tutti i cittadini del mondo?
Il padre del giornalismo moderno, Joseph Pulitzer, nel 1904 scriveva che “un’opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema. Perché a essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l’indifferenza popolare o gli errori del governo; una stampa onesta è lo strumento efficace di un simile appello”. In sostanza è lo stesso mandato che si è posto Assange quando ha creato WikiLeaks che ha avuto il grandissimo merito di far conoscere la mondo intero segreti inconfessabili, inquietanti e clamorosi dei più potenti governi della terra.
La cornice del film è una Berlino bellissima, colorata, notturna, creativa, dinamica, vitale, giovane, artistica e scientifica al contempo, insomma, la città dove ogni giovane europeo vorrebbe abitare, studiare e lavorare perché è lì che si costruisce il futuro d’Europa.
Il film cerca infine, subliminalmente, ma non tanto, di delineare il profilo psicologico di Julian Assange, definito nelle varie scene del film un genio dell’informatica, ma al contempo descritto come un egocentrico, un prepotente, un paranoico con una personalità con tratti autistici generati dagli abusi e dai maltrattamenti subìti da bambino; e ancora, un ostinato diffidente, un solitario, un asociale, un millantatore, quindi, una personalità psicopatologica inattendibile e inaffidabile che ha messo a rischio la vita di centinaia di uomini, donne e bambini solo per raggiungere un grandissimo potere e avere una dirompente visibilità mondiale. Quello che ci raccontano Condon e Singer è un Assange definito un vero criminale psicopatico senza alcun controllo.
Ma è veramente questa la verità? E’ singolare come questo profilo coincida perfettamente con quello che hanno tentato di appiccicargli addosso i più potenti servizi segreti del mondo per delegittimare WikiLeaks e il suo fondatore Assange. Ma qual è la verità vera allora?
Il film, è bene dirlo, è il racconto della nascita e della fine di WikiLeaks vista dal duo Condon e Singer, che hanno preso in prestito il libro scritto da Daniel Domscheit-Berg dopo essere stato cacciato da WikiLeaks dall’ex socio Assange. Noi spettatori non conosceremo mai la verità vera, possiamo solo immaginarla e fantasticarla guardando tutti i film che parleranno di quella che è stata una storia straordinaria che ha cambiato il mondo dell’informazione.
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valentina benvenuti
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martedì 29 ottobre 2013
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la lotta a "la mala informaciòn" diventa un film
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Raccontare in poco più di due ore una vicenda fitta ed intricata come quella che riguarda l’organizzazione Wikileaks non è affatto semplice. Lo è ancora di meno se il racconto viene eviscerato in chiave intimistica, nel tentativo di regalare al fruitore una visione a 360° del suo fondatore, Julian Assange, in un quadro che non si limita ad una visione professionale di questo carismatico ed influente personaggio pubblico, ma ne svela retroscena e dettagli personali.
Bill Condon, regista de Il quinto potere centra l’obiettivo prefissato (d’altronde era prevedibile, essendo egli avvezzo ai meccanismi cinematografici atti a raccogliere il consenso del pubblico, come avvenne con il suo precedente lavoro, The Twilight Saga, record d’incassi al botteghino), riuscendo a descrivere in maniera meticolosa uno dei sistemi mediatici più rivoluzionari del nostro tempo senza cadere nella trappola della biografia clinica.
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Raccontare in poco più di due ore una vicenda fitta ed intricata come quella che riguarda l’organizzazione Wikileaks non è affatto semplice. Lo è ancora di meno se il racconto viene eviscerato in chiave intimistica, nel tentativo di regalare al fruitore una visione a 360° del suo fondatore, Julian Assange, in un quadro che non si limita ad una visione professionale di questo carismatico ed influente personaggio pubblico, ma ne svela retroscena e dettagli personali.
Bill Condon, regista de Il quinto potere centra l’obiettivo prefissato (d’altronde era prevedibile, essendo egli avvezzo ai meccanismi cinematografici atti a raccogliere il consenso del pubblico, come avvenne con il suo precedente lavoro, The Twilight Saga, record d’incassi al botteghino), riuscendo a descrivere in maniera meticolosa uno dei sistemi mediatici più rivoluzionari del nostro tempo senza cadere nella trappola della biografia clinica. Ne Il Quinto Potere c’è Wikileaks, certo. Ma ci sono anche le vicende private del suo fondatore, Julian Assange, alle prese con i fantasmi di un doloroso passato che ogni tanto raffiorano, e ci sono quelle del suo più fidato collaboratore, Daniel Domscheit-Berg, che si ritroverà più volte nel corso della narrazione a dover fare i conti con il prevedibile dubbio che deriva dal rovescio della medaglia: quanto si è disposti a sacrificare i propri affetti in nome di una vita dedita alla battaglia contro un’informazione poco trasparente (quale è, di fatto, quella che ci propinano i media contemporanei, inevitabilmente parziali)? Qualsiasi scelta si trascina dietro conseguenze obbligate, e spesso dolorose. E nonostante sia vero che, come recita una delle frasi del film destinate ad essere ricordate, “Il coraggio è contagioso”, è altrettanto vero che spesso il suddetto coraggio comporta uno scotto decisamente troppo alto da pagare.
Complice un Benedict Cumberbacht spaventosamente simile – sia a livello anatomico che mimico e gestuale – ad Assange, ed una regia dal ritmo incalzante e ricca di sfaccettature (di rilievo la visione metaforica dei molteplici Julian seduti su differenti scrivanie, ad indicare che dietro gli pseudonimi dei collaboratori fittizi si celava in realtà una singola persona) Il Quinto Potere si rivela un buon film, nel complesso: forse non ai livelli del pluripremiato quasi-omonimo del 1976 (Quinto Potere, che a suo tempo fece incetta di Oscar, Golden Globe, BAFTA e chi più ne ha più ne metta), ma comunque degno di nota, specie se paragonato a molti lungometraggi usciti negli ultimi anni che trattano il tema della comunicazione mediatica moderna in maniera meno accurata e, perché no, forse persino meno poetica.
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il poeta marylory
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lunedì 28 ottobre 2013
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la verità non fa male, è il male che fa il male!
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LA VERITÀ NON FA MALE, È IL MALE CHE FA IL MALE!
Oggi la libera cultura e la tecnologia d'Internet sono in grado di creare la rivoluzione senza spargimento di sangue...
La vicenda WikiLeaks è la Storia più importante di questi anni. Ma il reale quinto potere annacqua la verità da lasciare nello spettatore del film paradossalmente indifferenza e nessun applauso...
L'infanzia di Julian fu travagliata ma arricchì la mente, e il mondo d'Internet gli si aprì, spalancando le brutture non solo della politica economica mondiale: .
Assange riporta a galla documenti segreti da scatenare un ribaltamento soprattutto nel Terzo Mondo.
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LA VERITÀ NON FA MALE, È IL MALE CHE FA IL MALE!
Oggi la libera cultura e la tecnologia d'Internet sono in grado di creare la rivoluzione senza spargimento di sangue...
La vicenda WikiLeaks è la Storia più importante di questi anni. Ma il reale quinto potere annacqua la verità da lasciare nello spettatore del film paradossalmente indifferenza e nessun applauso...
L'infanzia di Julian fu travagliata ma arricchì la mente, e il mondo d'Internet gli si aprì, spalancando le brutture non solo della politica economica mondiale: .
Assange riporta a galla documenti segreti da scatenare un ribaltamento soprattutto nel Terzo Mondo...
Julian Assange è un grande del Ventunesimo secolo da paragonarlo al Grande Filosofo VOLTAIRE!
Film consigliabilissimo...
Lorenzo Pontiggia il Poeta marylory
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barone di firenze
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domenica 27 ottobre 2013
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inquietante
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Noi Poveri mortali non possiamo certo sapere cosa accade nelle stanze dei bottoni, certo è vero che La vicenda WikiLeaks, è stata una delle storie più importanti di questi anni, ma il film ricalca solo il parere di Daniel Domscheit-Berg a cui il film si è ispirato, quindi era Julian Assange il paranoico schizoide o forse lo scrittore ha portato la storia al parossismo? Ai posteri l'ardua sentenza. O veniamo al film vero e proprio gli attori per me sconosciuti Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl,come il regista Bill Condon sono stati eccezionali nel creare il pathos che la storia richiedeva veramente tutti bravi compresi i comprimari è un film da vedere come storia senza pretendere di arrivare alla verità.
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