zarar
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lunedì 27 ottobre 2014
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un esordio interessante
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Diciamo la verità, chi ha mai sentito parlare di un cinema sloveno? Di tanto più gradevole è la sorpresa di quest’opera prima di Bicek, veramente promettente e purtroppo – pare – relegata in Italia in un circuito molto ristretto. Film da vedere, nonostante alcune riserve. Una classe in preda allo shock per il suicidio di una compagna, ambiguamente mescolato con l’odio per un supplente di tedesco rigidissimo piombato come un alieno in una scuola protettiva e permissiva, sceglie questo professore come capro espiatorio: è lui, espressione di un non meglio identificato ‘sistema’ ostile, il ‘nazista’ che ha spinto la ragazza al gesto estremo con la sua severità, mostrandosi poi freddo ed indifferente di fronte al fatto e al dolore dei compagni.
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Diciamo la verità, chi ha mai sentito parlare di un cinema sloveno? Di tanto più gradevole è la sorpresa di quest’opera prima di Bicek, veramente promettente e purtroppo – pare – relegata in Italia in un circuito molto ristretto. Film da vedere, nonostante alcune riserve. Una classe in preda allo shock per il suicidio di una compagna, ambiguamente mescolato con l’odio per un supplente di tedesco rigidissimo piombato come un alieno in una scuola protettiva e permissiva, sceglie questo professore come capro espiatorio: è lui, espressione di un non meglio identificato ‘sistema’ ostile, il ‘nazista’ che ha spinto la ragazza al gesto estremo con la sua severità, mostrandosi poi freddo ed indifferente di fronte al fatto e al dolore dei compagni. Ribellione degli studenti, imperturbabilità fino alla provocazione del professore. Si instaura tra i ragazzi, gli insegnanti (pochi ma verissimi tipi), la supersuperflua psicologa, la perfetta preside “diplomazia e normalità ad ogni costo”, i genitori-specchio dei rispettivi figli, una serie di dinamiche perverse, destinate a entrare in una spirale apparentemente senza uscita. Il tutto nell’ambiente arioso e piacevole, ma non per questo meno claustrofobico, della scuola (non c’è praticamente un esterno e la macchina da presa è prevalentemente concentrata sul gruppo chiuso degli studenti ribelli e del loro glaciale antagonista). Il ‘sistema’ - attraverso una serie di duri scontri che fanno emergere i conflitti profondi sotto l’apparente solidarietà tra studenti, tentativi di ricucitura, errori e incomprensioni - alla fine riassorbe in qualche modo questa tempesta emotiva. C’ è la speranza che quello che è successo diventi, nonostante tutto, un momento di riflessione e di crescita per i giovani protagonisti. Su di loro si rovescia la predica finale di congedo del class enemy, che individua nella razionalità, autonomia di pensiero e capacità (e diritto) di scelta, anche estrema, il contrassegno della maturità che lui ha cercato inflessibilmente di trasmettere loro anche e soprattutto in questa circostanza. Giusta e attuale la tematica; intrigante l’eco - in questo groviglio di conflitti - del più largo groviglio di conflitti fuori delle porte di quella scuola; convincenti la gran parte degli attori, professionisti e non; macchina da presa maneggiata con destrezza ed efficacia, oscillante tra un incalzante ‘inseguire’ i personaggi trascinati dalle loro passioni e un ‘inchiodarli ’ sullo schermo a esprimere le loro certezze, o mancanza totale di certezze. Non poco per un film sicuramente realizzato con pochi mezzi. Il personaggio assolutamente meno riuscito mi è parso proprio il nemico di/della classe. Mettiamo pure che tutti i caratteri siano stati tipizzati ed enfatizzati al massimo per mantenere alta la tensione in questo film chiaramente a tesi, mettiamo pure la valenza simbolica, ma il professor Zupan, presunto personaggio con una sua umanità, per quanto controllato sino allo spasimo, di fatto appare un pezzo di legno inespressivo ed emotivamente sordo-cieco, sembra calato da un’altra Galassia (o trasposto di peso da un film di Dreyer) ed è, con tutta la buona volontà, veramente improbabile.
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jevna
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domenica 26 ottobre 2014
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un esordio che è già storia. capolavoro.
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Il più bel film della scorsa Venezia. Probabilmente il miglior film sloveno mai realizzato. Un esordio alla regia incredibile (inequivocabilmente genio) per un giovane nemmeno trentenne. Un film "piccolo" ma grandioso, inesorabile, spiazzante, devastante. Da vedere assolutamente.
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kaipy
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sabato 25 ottobre 2014
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da vedere
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Bello. Un racconto pulito, onesto. l'occhio del regista si muove tra studenti, insegnati, scuola, famiglie, senza giudicare lasciando allo spettatore uno spazio per la riflessione
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resca26
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lunedì 20 ottobre 2014
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qualcosa non torna
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Caro Bicek, in 112 minuti di pellicola sei convinto di aver fatto risaltare tutto il necessario ? perchè se il tuo intento fosse stato quello di far emergere, in un labile conflitto di 'classe', la disperata condizone umana dinnanzi ad un evento devastante come il suicidio, allora ho le mie perplessità. E questo tentativo di illustrare il coacervo di emozioni e idee dei ragazzi del liceo sloveno non è affatto facile proprio perchè si tratta di giovani. Non è così facile recitare dinnanzi alla morte, specie per chi non l'ha vista ancora coi propri occhi. La semplicità del film è a tratti eccessiva, connaturata da una lentezza che fa andare a rilento non solo i movimenti ma gli stessi animi interiori dei protagonisti che sembrano colpiti a mala pena dagli eventi negativi che si susseguono attorno a loro.
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Caro Bicek, in 112 minuti di pellicola sei convinto di aver fatto risaltare tutto il necessario ? perchè se il tuo intento fosse stato quello di far emergere, in un labile conflitto di 'classe', la disperata condizone umana dinnanzi ad un evento devastante come il suicidio, allora ho le mie perplessità. E questo tentativo di illustrare il coacervo di emozioni e idee dei ragazzi del liceo sloveno non è affatto facile proprio perchè si tratta di giovani. Non è così facile recitare dinnanzi alla morte, specie per chi non l'ha vista ancora coi propri occhi. La semplicità del film è a tratti eccessiva, connaturata da una lentezza che fa andare a rilento non solo i movimenti ma gli stessi animi interiori dei protagonisti che sembrano colpiti a mala pena dagli eventi negativi che si susseguono attorno a loro. Il palcoscenico del film sembra spento e gli attori rimpicciolirsi dinnanzi ad un induscutibilmente monumentale Igor Somobor nelle vesti dell'insegnante duro e allo stesso tempo vittima di ciò che accade. La chiusura del film lascia la bocca aperta, in un silenzio scandito dalle onde del mare e da un flash back incentrato sulla ragazza scomparsa, l'ultima spinta di Bicek per un film significativo ma che poteva dare di più.
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flyanto
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lunedì 20 ottobre 2014
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quando una classe non è preparata ad affrontare la
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Film in cui si racconta di un professore che supplisce in una classe di un liceo un'insegnante allontanatasi per maternità e che subito si scontra con i propri indisciplinati ed immaturi allievi per i suoi metodi ritenuti da quest'ultimi troppo severi. Il conflitto tra le due parti si inasprisce sempre di più dopo il suicidio di una studentessa e della conseguente reazione dell'insegnate in classe. Egli viene infatti reputato dagli studenti come una persona fredda ed insensibile ed addirittura quasi la causa della morte stessa della giovane, non capendo affatto che quello che egli cerca invece di inculcare loro è soltanto un metodo per maturare e per elaborare il lutto ed il dolore stesso.
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Film in cui si racconta di un professore che supplisce in una classe di un liceo un'insegnante allontanatasi per maternità e che subito si scontra con i propri indisciplinati ed immaturi allievi per i suoi metodi ritenuti da quest'ultimi troppo severi. Il conflitto tra le due parti si inasprisce sempre di più dopo il suicidio di una studentessa e della conseguente reazione dell'insegnate in classe. Egli viene infatti reputato dagli studenti come una persona fredda ed insensibile ed addirittura quasi la causa della morte stessa della giovane, non capendo affatto che quello che egli cerca invece di inculcare loro è soltanto un metodo per maturare e per elaborare il lutto ed il dolore stesso. Dopo svariati episodi di forte insubordinazione da parte dei maleducati allievi a cui il professore risponde con un atteggiamento saggio adeguato, egli lascerà definitivamente l'incarico presso la classe non senza però aver trasmesso dentro ciascun studente una sorta di lezione di vita.
Questa pellicola, peraltro opera prima del 29enne Rok Bicek, senza alcun dubbio risulta uno dei migliori lavori nel panorama cinematografico degli ultimi tempi e molto giustamente gli è stato assegnato il primo premio nel corso della Settimana Internazionale della Critica durante l'ultimo Festival del Cinema di Venezia. Esso, prendendo peraltro spunto dai ricordi autobiografici del periodo scolastico del regista stesso, è girato in maniera lucida, essenziale e dove ogni personaggio viene perfettamente delineato ed inquadrato nel proprio modo di essere. Anche tra gli studenti stessi, Bicek riesce a distinguere l'uno dall' altro consegnando allo spettatore un ritratto distinto di ognuno di loro. La figura poi del professore è mirabile (come del resto lo è l'attore che lo interpreta) soprattutto per ciò che concerne la sua personalità di uomo severo ma giusto e per questo poco accettato da tutti, studenti e colleghi insieme. E proprio grazie a questa figura, ormai quasi rara nelle scuole di oggi, che il regista sloveno presenta le difficili e scomode tematiche dell'autorità, della disciplina severa, dei metodi educativi e di come affroal fine di formare una società di individui retti, preparati nonchè equilibrati, perchè in fondo a questo scopo dovrebbe servire più che altro l'insegnamento nelle scuole.
Un vero e piccolo gioiello di film.
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veritasxxx
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lunedì 20 ottobre 2014
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buona la prima...quasi
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A Rok Bicek, esordiente regista sloveno, riesce perfettamente l'inganno: con questo titolo tutto mi sarei aspettato tranne un film sulle profonde convinzioni dell'adolescenza, i metodi di insegnamento nelle scuole superiori e il rapporto tra studenti ed istituzioni scolastiche. Ero pronto per affrontare un oscuro viaggio in qualche bassifondo dell'est europeo tra lotte di classe e tragiche conseguenze delle nuove geografie politiche, e invece sono dovuto tornare ai traumatici tempi del liceo, con folle schiamazzanti di adolescenti brufolosi convinti di essere il centro del mondo e di poter imporre il loro punto di vista ad insegnanti a loro poco simpatici, ricattando la preside che non vuole rogne con i genitori degli studenti e il provveditorato, e utilizzando ogni mezzo in loro possesso e ogni scusa banale per non fare il loro dovere.
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A Rok Bicek, esordiente regista sloveno, riesce perfettamente l'inganno: con questo titolo tutto mi sarei aspettato tranne un film sulle profonde convinzioni dell'adolescenza, i metodi di insegnamento nelle scuole superiori e il rapporto tra studenti ed istituzioni scolastiche. Ero pronto per affrontare un oscuro viaggio in qualche bassifondo dell'est europeo tra lotte di classe e tragiche conseguenze delle nuove geografie politiche, e invece sono dovuto tornare ai traumatici tempi del liceo, con folle schiamazzanti di adolescenti brufolosi convinti di essere il centro del mondo e di poter imporre il loro punto di vista ad insegnanti a loro poco simpatici, ricattando la preside che non vuole rogne con i genitori degli studenti e il provveditorato, e utilizzando ogni mezzo in loro possesso e ogni scusa banale per non fare il loro dovere.
Una ragazza si toglie la vita e Bicek sceglie appositamente di non mostrarci il perchè e il percome dell'atto, perchè il tema del film sono le conseguenze del suo suicidio. I suoi compagni di classe, da buoni investigatori in erba si affrettano ad addossare la colpa a qualcuno, in fondo lei era una di loro anche se praticamente ignorata dai più. E quale migliore vittima del nuovo professore di tedesco, dai modi vagamente aristocratici e gelido come un ghiacciolo conservato in una cella frigorifera in Antartide, con cui la giovane vittima si era confrontata verbalmente poco prima di commettere l'insano gesto?
Una scelta ambiziosa e potenzialmente molto interessante quella di fornire un quadro dello stato dell'educazione superiore ai tempi d'oggi. Come giustamente afferma il professore accusato, "non è più la scuola dell'obbligo, e le regole vanno rispettate". Ci sarà un motivo per cui si studiano certi argomenti invece di altri, o del perché ci si alza dala sedia per salutare l'entrata in classe dell'insegnante. C'è un motivo anche per cui alla morte di una persona vicina non bisogna rimanere paralizzati dalla sofferenza ma continuare quello che si stava facendo perché la vita continua, anche se a un sedicienne può sembrare un sintomo di scarsa sensibilità. La lotta di classe quindi c'è, ma è quella un po stantia e poco interessante dei giovani rampolli viziati e le loro smanie di ribellione con il sistema e in questo il film purtroppo non convince, pur mantenendo una buona tensione fino alla fine.
Basteranno solo vent'anni in più e tanti calci in faccia presi e gli studentelli capiranno quanto la scuola sia importante e faccia, nei limiti del possibile, del suo meglio per fornire a tutti, indistintamente, gli strumenti per poter scegliere la loro strada nella vita.
"Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità" (Friedrich Nietzsche)
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steve1982
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sabato 18 ottobre 2014
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evento dell'est
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Ottimo film,ben interpretato da tutti in particolare dal protagonista che veste i panni di un cinico e freddo professore tedesco...a primo impatto potrà sembrarvi antipatico,ma son convinto che nello svilupparsi del film inizierete pian piano a star dalla sua parte,perchè insegnanti un po'alla vecchia maniera servirebbero ancora per una generazione di adolescenti,che come rappresenta questo film,non ha più punti di riferimento e guide da seguire...Particolarità di questa pellicola,la sceneggiatura è tutta dentro l'edificio scolastico.
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jennifermanca
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sabato 18 ottobre 2014
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un piccolo mondo
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La classe di Bicek non è altro che un micro mondo che riflette il mondo esterno. La scuola si sa è il riflesso della società e dei suoi valori. Nel film un gruppo di adolescenti si ribella ai metodi “contestabili” del nuovo professore di tedesco. Tuttavia la rivolta che il gruppo conduce arriva ad un punto in cui implode e i singoli fautori iniziano a litigare tra di loro. La realtà non è sempre bianca o nera, suggerisce il tema di una studentessa, ma fatta di molte sfumature. Questa potrebbe essere certamente una chiave di lettura, ma non l’unica.
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La classe di Bicek non è altro che un micro mondo che riflette il mondo esterno. La scuola si sa è il riflesso della società e dei suoi valori. Nel film un gruppo di adolescenti si ribella ai metodi “contestabili” del nuovo professore di tedesco. Tuttavia la rivolta che il gruppo conduce arriva ad un punto in cui implode e i singoli fautori iniziano a litigare tra di loro. La realtà non è sempre bianca o nera, suggerisce il tema di una studentessa, ma fatta di molte sfumature. Questa potrebbe essere certamente una chiave di lettura, ma non l’unica. La rivolta fallisce perché i singoli studenti non riescono a guardare oltre i loro interessi e le loro paure. I voti e le sospensioni sono la minaccia che impedisce al gruppo di perseguire la rivolta contro il sistema, sono lo strumento che lo tiene a bada e che fa fallire la sua ribellione. Nel medesimo modo nella società i soldi e il lavoro sono lo strumento che impedisce all’uomo di guardare oltre.
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pepito1948
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mercoledì 15 ottobre 2014
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l'uomo venuto dal freddo
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Una scuola slovena. Una classe liceale, briosa e ben assortita nella sua varietà tipologica. Un corpo insegnante unito sulla scelta di metodologie formative moderne e “democratiche”. Una professoressa che deve assentarsi temporaneamente per gravidanza, molto apprezzata dagli studenti per capacità di dialogo e contraddittorio. Fin qui tutto scorre in modo lineare. Ma c’è un nemico in agguato.
La tragica morte di una delle studentesse per motivi ignoti rompe l’equilibrio. Un nuovo insegnante di tedesco, chiamato a sostituire la collega incinta, si mostra portatore di una diversità che genera scompiglio, riluttanza, diffidenza: aspetto austero, metodo ispirato all’intransigenza, scarsa inclinazione alla facile negoziazione.
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Una scuola slovena. Una classe liceale, briosa e ben assortita nella sua varietà tipologica. Un corpo insegnante unito sulla scelta di metodologie formative moderne e “democratiche”. Una professoressa che deve assentarsi temporaneamente per gravidanza, molto apprezzata dagli studenti per capacità di dialogo e contraddittorio. Fin qui tutto scorre in modo lineare. Ma c’è un nemico in agguato.
La tragica morte di una delle studentesse per motivi ignoti rompe l’equilibrio. Un nuovo insegnante di tedesco, chiamato a sostituire la collega incinta, si mostra portatore di una diversità che genera scompiglio, riluttanza, diffidenza: aspetto austero, metodo ispirato all’intransigenza, scarsa inclinazione alla facile negoziazione. Il microcosmo classe, scosso da improvvisi ed inquietanti eventi, evidenzia le sue crepe ed i collanti si sciolgono, sicchè monta la ribellione; i ragazzi, non più così armoniosamente legati, mostrano i propri aspetti più ombrosi, le debolezze più profonde, la fragilità di una minuscola società che, come specchio della comunità di cui fa parte, esplode sotto la spinta di represse contraddizioni. Si cerca il capro espiatorio che giustifichi la rabbia, l’impotenza a capire, la frustrazione dell’imprevisto cambiamento: i coltelli vengono puntati su lui, sul diverso, sul nuovo che sa di vecchio, l’uomo che viene dal freddo, il nemico da abbattere. Il nazista dai modi ruvidi ed altezzosi. E così via crescendo. Ma l’alleanza contro qualcuno non basta a tenere uniti gi animi: i sottoinsiemi si sgretolano, i genitori litigano, gli insegnanti si sgranano, i leader della classe si azzuffano, gli studenti prendono posizioni sempre più differenziate. La ribellione diventa fine a se stessa e gli obiettivi sbiadiscono. La prova d’orchestra sbanda paurosamente, la bacchetta del direttore va a vuoto, amplificando le dissonanze. Nell’OK Corral finale resta il dubbio sull’esito della battaglia, perché questa ha rimesso in discussione tutti i valori in campo, senza un chiaro vincitore.
Tra i tanti film girati in “classe” nella storia del cinema, in genere orientati a seguire, secondo diverse angolazioni, le dinamiche di gruppo come fossero un test di psicologia sui rapporti di forza, questo del giovane sloveno Bicek si presenta come un’opera a tesi: nel piccolo mondo della scuola, oggi fortemente articolato socialmente, etnicamente, culturalmente come la società da cui proviene, tutto è tenuto insieme da un involucro posticcio di convenzioni, ipocrisie, falso spirito democratico e dialogante; basta un intervento esterno dotato di forza anticonformista per distruggere quell’impalcatura di consenso artificioso, con conseguente messa a nudo delle realtà umane più profonde e più vere e l’insorgere di spinte disgregatrici. I forti diventano deboli, i pacifici violenti, i coraggiosi vigliacchi e via dicendo. Il prof. Zupan, contrariamente a quanto sembra a primo acchitto, non è che un passivo deus ex machina, il cui anticonformismo, come un sasso gettato nel lago, mette in moto processi autodegenerativi che non risparmiano nessuno, né i ragazzi, né i docenti né i genitori. Ce n’è per tutti, e nessuno esce indenne da questa mutazione al ribasso. Come se ne esce? C’è sempre qualcuno che propone un nuovo compromesso che rimette in sintonia il gruppo, ricreando un nuovo involucro che reggerà fino a nuovi scossoni. La prima opera di Bicek, girata con telecamere mobili per dare più realismo alle fluttuazioni delle dinamiche in atto, è abile nello spiazzare le attese dello spettatore, togliendo certezze a ruoli che via via si sgretolano, e scoprendo la crescente vulnerabilità di un gruppo sociale -abituato ad arroccarsi nell’ipocrisia, nell’opportunismo, nel compromesso al ribasso- nell’ affrontare il diverso che irrompe bollandolo come nemico da abbattere per non soccombere davanti alla propria incapacità di tenuta identitaria. Un film che ha il pregio, tra gli altri, di lasciare una scia vischiosa di spunti di riflessione.
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no_data
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mercoledì 15 ottobre 2014
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class enemy e i ragazzi di oggi
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Considero questo film dal punto di vista registico, tecnico e attoriale veramente ben fatto, ma veniamo al punto forte di questo film che è la tematica che affronta.
La storia parla di una classe del 5 anno di superiori in Slovenia che, in seguito all’arrivo di un nuovo professore molto severo, viene a mancare una loro compagna di classe perché suicidatasi.
Il professore viene incolpato dai suoi allievi perché aveva messo sotto pressione la ragazza ed egli inizia ad avere un atteggiamento diverso rispetto agli altri colleghi, infatti parla poco dell’accaduto e il giorno dopo continua la lezione normalmente con la frase “La vita va avanti”.
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Considero questo film dal punto di vista registico, tecnico e attoriale veramente ben fatto, ma veniamo al punto forte di questo film che è la tematica che affronta.
La storia parla di una classe del 5 anno di superiori in Slovenia che, in seguito all’arrivo di un nuovo professore molto severo, viene a mancare una loro compagna di classe perché suicidatasi.
Il professore viene incolpato dai suoi allievi perché aveva messo sotto pressione la ragazza ed egli inizia ad avere un atteggiamento diverso rispetto agli altri colleghi, infatti parla poco dell’accaduto e il giorno dopo continua la lezione normalmente con la frase “La vita va avanti”. Inizia così una ribellione da parte degli studenti contro il proprio insegnante e contro il sistema scolastico secondo loro responsabili dell’accaduto.
In questo caso al regista importa relativamente del tema del suicidio ma lo utilizza per affrontare il problema dei ragazzi di oggi, troppo egoisti, senza senso di responsabilità e con genitori che molto spesso li difendono.
La severità del professore fa sì che i ragazzi riescano a crescere e a diventare persone adulte ma gli studenti ciò non lo capiscono e in risposta alla sua severità iniziano a ribellarsi, ma il loro ribellarsi è un ribellarsi a vuoto contro un sistema che secondo loro è sbagliato ma che in verità non lo è.
L’insegnante rappresentato nel film viene rappresenta il salvatore di un sistema che si stà sempre più piegando al volere degli studenti, come infatti dice la preside in una scena: “prima loro avevano paura di noi, ora noi dobbiamo avere paura di loro”.
Secondo la mia opinione nel film sono presenti troppi luoghi comuni che vanno dagli studenti ai professori. Il mi risulta troppo lontano dalla realtà in cui viviamo finendo così per non riuscire a comprendere appieno i personaggi. Niente da dire al personaggio del professor Zupan interpretato magistralmente da Igor Samobor e che risulta il personaggio più interessante del film.
la pellicola inoltre presenta problemi nel ritmo a volte troppo lento.Veramente ben curata la regia, il montaggio, fotografia e le musiche perfette per il film.
Frasi preferite:
- "Prima loro avevano paura di noi, ora noi dobbiamo avere paura di loro."
- "Voi sloveni quando non vi suicidate, vi uccidete fra di voi."
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