ultimoboyscout
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venerdì 27 marzo 2015
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la firma falsa.
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Il film è l'opera prima di Brian Klugman e Lee Sternthal, co-autori del soggetto di "Tron: legacy" e racconta dello scrittore di successo Clay Hammond, che legge ad una platea colma alcuni passaggi del suo ultimo romanzo, la storia dello scrittore Rory Jansen, autore scarsamente talentuoso, che nelle sue ambizioni letterarie ha solo il sostegno della moglie. Rory, in una valigetta con doppiofondo, trova un manoscritto che lui copia parola per parola spacciando poi l'opera per sua. La costruzione è un po' a scatole cinesi, un libro (plagiato) nel libro all'interno di un altro libro, si distinguono tutti gli attori che recitano in maniera molto convincente ma è il film a non emozionare, risultando un ibrido che non sa che strada prendere, se quella del sentimento o quella del piacere intellettuale, finendo per non batterne nessuna delle due.
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Il film è l'opera prima di Brian Klugman e Lee Sternthal, co-autori del soggetto di "Tron: legacy" e racconta dello scrittore di successo Clay Hammond, che legge ad una platea colma alcuni passaggi del suo ultimo romanzo, la storia dello scrittore Rory Jansen, autore scarsamente talentuoso, che nelle sue ambizioni letterarie ha solo il sostegno della moglie. Rory, in una valigetta con doppiofondo, trova un manoscritto che lui copia parola per parola spacciando poi l'opera per sua. La costruzione è un po' a scatole cinesi, un libro (plagiato) nel libro all'interno di un altro libro, si distinguono tutti gli attori che recitano in maniera molto convincente ma è il film a non emozionare, risultando un ibrido che non sa che strada prendere, se quella del sentimento o quella del piacere intellettuale, finendo per non batterne nessuna delle due. L'idea di incentrare una pellicola sulle parole può essere molto accattivante, ma il film non riesce ad indagare come dovrebbe sul peso delle parole stesse ne, men che meno, sul peso delle scelte di ognuno. Ne esce un'opera romantica e anacronistica, un indie dedicato alla scrittura che purtroppo vuole convincere lo spettatore che solo dalla sofferenza si possa produrre arte, arte di quella vera. Convinzione del tutto sbagliata. Film che riesce a legare realtà e fantasia, ma lo fa in maniera confusionaria e con troppe sottotrame con la storia di Faust che fa nuovamente capolino, ovvero il successo si paga con l'anima. E' un thriller mancato ma anche un giallo mancato che preferisce l'introspezione (superficiale) al resto, che ci dice che non serve seppellirsi di sensi di colpa salvo poi ricredersi all'ultima scena. Un solo dubbio rimane: la vita di Clay è quella di Rory?
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toty bottalla
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venerdì 2 maggio 2014
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il destino di una storia!
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The words è un film la cui storia drammatica e fiabesca è raccontata con un garbato stile narrativo, senza esaltazioni sorprendenti o eroismi da copione, i personaggi, di una storia smblematica del fatto umano, sono trattati con indulgenza e una lieve caricatura, la fase morale è lasciata al destino che la vita ci impone, destino che forse, tentare di cambiare sarebbe un errore. Saluti.
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kira85
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venerdì 14 febbraio 2014
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essere o nin essere?
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Talento, frustrazione, rimpianto e dilemma. Sono alcuni tra gli aspetti che caratterizzano questo film.
Un ragazzo con il talento della scrittura non riesce a sfondare perché ritenuto troppo "profondo". Tema molto attuale. Un bel giorno gli si presenta l'occasione di raggiungere la notorietà. Barando, ovviamente.
Durante il film vi è un intreccio tra presente, passato e passato remoto. Brandley Cooper, un "ragazzaccio" di Hollywood, veste le spoglie di un ragazzo tormentato dal rimorso di aver dovuto compiere una scelta quasi inevitabile. I ritmi di questa pellicola non sono lenti e il finale porta a molte riflessioni. Ognuno di noi come si comporterebbe in una situazione simile? Probabilmente non nella maniera più etica.
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Talento, frustrazione, rimpianto e dilemma. Sono alcuni tra gli aspetti che caratterizzano questo film.
Un ragazzo con il talento della scrittura non riesce a sfondare perché ritenuto troppo "profondo". Tema molto attuale. Un bel giorno gli si presenta l'occasione di raggiungere la notorietà. Barando, ovviamente.
Durante il film vi è un intreccio tra presente, passato e passato remoto. Brandley Cooper, un "ragazzaccio" di Hollywood, veste le spoglie di un ragazzo tormentato dal rimorso di aver dovuto compiere una scelta quasi inevitabile. I ritmi di questa pellicola non sono lenti e il finale porta a molte riflessioni. Ognuno di noi come si comporterebbe in una situazione simile? Probabilmente non nella maniera più etica. Sarebbe ipocrita affermarlo.
Buone le interpretazioni del cast e più che soddisfacente la regia. A destare qualche perplessità, forse, è Olivia Wilde. Non circa le sue capacità di attrice, ma piuttosto circa il suo personaggio. Moralista o ammaliatrice? Ma la domanda più importante: superflua o necessaria ai fini del film?
Ad ogni modo la pellicola è da vedere, se non altro alla fine della visione può fornire validi elementi di discussione.
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gabriella
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venerdì 1 novembre 2013
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l'energia delle parole
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Un vero scrittore non ha paura delle emozioni, per raccontare sé stesso deve avere la capacità di allontanarsi da sé stesso, solo così l’arte s’impadronisce della realtà e l’anima si libera di una ricerca stilistica esasperata quanto inutile, ma si lascia derubare la vita, i sogni, i segreti, la bellezza, l’amore e il dolore, tutto intrecciato in un fluire di parole che lasciano il segno a chi le legge. Lo sa bene Clay Hammond, scrittore di successo che a un reading legge a una platea alcuni passi della sua ultima fatica, in cui vengono narrate le vicende di Rory Jansen, aspirante scrittore che vede rifiutati continuamente dalle case editrici i suoi libri. Casualmente si trova tra le mani un vecchio manoscritto, decide di pubblicarlo a suo nome, il successo è strepitoso e ciò gli consentirà di migliorare la sua vita e quella della giovane e innamorata moglie, fino a che, un giorno, in un parco ,incontra un vecchio signore che scopre essere il vero autore del libro .
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Un vero scrittore non ha paura delle emozioni, per raccontare sé stesso deve avere la capacità di allontanarsi da sé stesso, solo così l’arte s’impadronisce della realtà e l’anima si libera di una ricerca stilistica esasperata quanto inutile, ma si lascia derubare la vita, i sogni, i segreti, la bellezza, l’amore e il dolore, tutto intrecciato in un fluire di parole che lasciano il segno a chi le legge. Lo sa bene Clay Hammond, scrittore di successo che a un reading legge a una platea alcuni passi della sua ultima fatica, in cui vengono narrate le vicende di Rory Jansen, aspirante scrittore che vede rifiutati continuamente dalle case editrici i suoi libri. Casualmente si trova tra le mani un vecchio manoscritto, decide di pubblicarlo a suo nome, il successo è strepitoso e ciò gli consentirà di migliorare la sua vita e quella della giovane e innamorata moglie, fino a che, un giorno, in un parco ,incontra un vecchio signore che scopre essere il vero autore del libro . A quel punto Jansen è costretto a fare i conti con sé stesso, a guardarsi allo specchio e convivere con la scelta che ha fatto, anche perché il vero autore non intende rivendicare ciò che gli appartiene di diritto, ma solo mettere Rory di fronte alle sue responsabilità “ Devi prendere tutto del libro, anche il dolore”, e infatti, non appena la moglie scopre l’inganna, decide di lasciarlo. Quanto c’è di reale nel nuovo racconto di Hammond? È tutta finzione o sta raccontando sé stesso? Pare che ogni grande scrittore riesca a creare un solo capolavoro in tutta la sua vita, e non a caso, quando Rory incontra il vecchio nel parco , sta leggendo “ Ask the dust” di John Fante, il libro più bello dello scrittore italoamericano, pubblicato alla fine degli anni trenta, ma riscoperto e rilanciato da Charles Bukowsky negli anni ottanta . E’ accaduto in una biblioteca, dove solitamente Bukowsky si recava quando non aveva di che mangiare, o quando la padrona di casa gli stava addosso con gli arretrati dell’affitto e cercava tra gli scaffali qualcosa che non fosse una lettura " prudente", voleva rischio, passione, finchè gli capitò tra le mani il libro di Fante, un libro scritto con le viscere e con il cuore, di quelli che sai riconoscere come autentici, sono quei libri che per la loro sincerità creano empatia con il lettore che inevitabilmente finisce per riconoscersi, magari anche solo per un frammento, però lo capisci,ed è per questo che letture di questo tipo si amano, e si amano per sempre.
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rita branca
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venerdì 11 ottobre 2013
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furto d'arte casuale
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The Words, film (2012) di Brian Klugman e Lee Sternthal, con Bradley Cooper, Jeremy Irons, Dennis Quaid, Olivia Wilde, Zoe Saldana
Film sentimentale in cui si presenta la difficile iniziale carriera di un uomo che ha scelto di fare lo scrittore, contro il parere della famiglia, sostenuto però dalla dolce moglie, sempre pronta a incoraggiarlo anche quando subisce i rifiuti di pubblicazione dei suoi romanzi per i quali riceve commenti lusinghieri insieme, però, a implacabili e deludenti definizioni di “opere non commerciabili”.
La vita è fatta di curiose opportunità e coincidenze anche per il protagonista: in una vecchia borsa di cuoio acquistata per lui a Parigi da sua moglie, trova un dattiloscritto che lo affascina, il romanzo che lui stesso avrebbe voluto scrivere, le parole che avrebbe sognato di aver utilizzato.
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The Words, film (2012) di Brian Klugman e Lee Sternthal, con Bradley Cooper, Jeremy Irons, Dennis Quaid, Olivia Wilde, Zoe Saldana
Film sentimentale in cui si presenta la difficile iniziale carriera di un uomo che ha scelto di fare lo scrittore, contro il parere della famiglia, sostenuto però dalla dolce moglie, sempre pronta a incoraggiarlo anche quando subisce i rifiuti di pubblicazione dei suoi romanzi per i quali riceve commenti lusinghieri insieme, però, a implacabili e deludenti definizioni di “opere non commerciabili”.
La vita è fatta di curiose opportunità e coincidenze anche per il protagonista: in una vecchia borsa di cuoio acquistata per lui a Parigi da sua moglie, trova un dattiloscritto che lo affascina, il romanzo che lui stesso avrebbe voluto scrivere, le parole che avrebbe sognato di aver utilizzato. Per un equivoco che non riesce a sciogliere, sua moglie crede che l’opera sia sua, ed essendone entusiasta, lo convince a proporne subito la pubblicazione. Ovviamente tale decisione non è priva di dubbi e tentennamenti… si sta impossessando di un’opera che non gli appartiene e di cui non conosce l’autore. Comunque coglie questa inaspettata chance e il successo arriva in maniera clamorosa, con premi letterari e tanta pubblicità…. Colpo di scena: la notizia è captata anche da un vecchietto che lavora in una serra e che un giorno lo ferma rivelandogli fatti assai coinvolgenti.
Rita Branca
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eugenio
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sabato 6 luglio 2013
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una storia semplice
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Scrivere,scrivere e poi ancora scrivere. Scrivere per necessità,per rispondere a un innato bisogno primigenio di raccontare fatti,esperienze,emozioni, scrivere per rendere partecipi i lettori o – più prosaicamente – sé stessi, di un dramma vissuto internamente dallo scrittore, un oracolo narratore che informa con l’intento di rispondere a un vuoto dell’anima causato da un dolore,da una sconfitta,da una vittoria,da un dato di fatto. La scrittura è questo: informazione,riflessione, valvola di sfogo di masturbazioni cerebrali, di eventi che possono irretire – in senso buono- la mente del lettore per poche ore/giorni/settimane/mesi creando un rapporto unidirezionale di comunicazione empatica che quando termina, lascia in sé un’ amarezza similare alla perdita di un amico.
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Scrivere,scrivere e poi ancora scrivere. Scrivere per necessità,per rispondere a un innato bisogno primigenio di raccontare fatti,esperienze,emozioni, scrivere per rendere partecipi i lettori o – più prosaicamente – sé stessi, di un dramma vissuto internamente dallo scrittore, un oracolo narratore che informa con l’intento di rispondere a un vuoto dell’anima causato da un dolore,da una sconfitta,da una vittoria,da un dato di fatto. La scrittura è questo: informazione,riflessione, valvola di sfogo di masturbazioni cerebrali, di eventi che possono irretire – in senso buono- la mente del lettore per poche ore/giorni/settimane/mesi creando un rapporto unidirezionale di comunicazione empatica che quando termina, lascia in sé un’ amarezza similare alla perdita di un amico. Questa la scrittura,la splendida forma di interpretazione dei pensieri umani che affascina e fa affascinare intere generazioni.
Ne sanno qualcosa gli sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal che nel loro recente film d’esordio, “The words” imbastiscono una storia (che per antifrasi potrebbe essere definita semplice) basata proprio sul complicato rapporto che intercorre tra lo scrivente e la sua opera prima il racconto. Come una matrioska in cui non è chiaro cosa è reale e cosa è frutto di fantasia, veniamo a conoscenza,attraverso le parole di Clay Hammond (Dennis Quaid), scrittore famoso di successo in atto di leggere in pubblico i primi capitoli del suo best-seller, delle peripezie di Rory Jansen, pseudo-scrittore fermamente convinto di riuscire a pubblicare il romanzo della sua vita. Romanzo che gli si presenterà bello pronto sottoforma di una vetusta ventiquattro ore trovata dalla fidanzata casualmente e contenente al suo interno, un ancor più vetusto manoscritto che irretirà il giovane sino al plagio, alla pubblicazione e all’immeritato successo. Tuttavia, il ghost-writer che altri non è che un “povero vecchio” (interpretato da un ottimo Jeremy Irons) reduce da una miseranda vicenda umana fatta di guerra,morte e abbandono, si troverà lungo il cammino, quasi per uno scherzo del destino dello scrittore di successo rivendicando la paternità del libro ed esigendo un dazio, un pagamento del tributo. Non soldi, non vile denaro ma la consapevolezza del plagio, l’inesorabile presenza del rimorso nato dall’incapacità di produrre una storia potente,reale,viva in ogni senso alimentata dall’esperienza e impossibile da narrare senza essere stati protagonisti assoluti. Rory dal canto suo, dopo strenui tentativi di discussione con il gretto editore piegato solo dalla logica del successo, non potrà fare altro che accettare quella situazione di pura illusione nel cui baratro a causa della sua stessa incapacità è caduto senza purtroppo essere in grado di risalire visto che, “la compagna di scalate”, la moglie, sarà incapace di indossare per il resto della sua vita la maschera del successo. Le loro vite saranno scandite dalla menzogna, dall’incapacità di guardarsi negli occhi, da presentazioni di libri, il cui primo, trampolino di lancio della carriera di Rory, costituirà fardello imprescindibile, incarnazione del senso libero della scrittura come esplorazione,sfogo, istintualità repressa. Una scrittura morta, naturalmente, con l’autore stesso. All’interno di questa cornice, Clay, l’io narrante, è lo specchio e il riflesso delle azioni di Rory. Il primo è il generatore dell’evento, il secondo il puro strumento di narrazione ma la specificità delle azioni e il concetto sfumato di realtà e finizione ben sottolineato dall’espressione facciale finale di Clay, rendono l’idea di un gioco piu’ profondo,intimo e impetuoso.
Un gioco semplice,una storia dalle molteplici implicazioni ad incastro che si staglia su piani paralleli che non si incontrano mai dove l’arte di narrare attraverso parole è l’onnipresente leit-motiv di ogni azione, dove la finzione e la realtà sfumano all’interno di registri narrativi distinti ed equilibrati, dove le emozioni della vita nascono,crescono e fioriscono. In un verdeggiante giardino colmo di illusioni.
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molenga
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martedì 19 marzo 2013
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i'm sorry
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Un noto scrittore, davanti ad una vasyta platea, inizia a presentare, con due letture, il suo ultimo libro. è la storia di un suo giovane collega che raggiunge il successo con un'escamotage non del tutto lecito; trova un vecchio manoscritto in una borsa da lavoro regalatafgli dalla moglie e capisce che quello è il libro che meglio esprime lo scrittore che vorrebbe essere; quasi per inerzia lo copia e lo fa suo. peccato che il vero autore, ormai vecchio, riconosca nel libro, che ha avuto un successo incredibile, la storia che aveva perduto molti anni prima e che proprio quella perdita abbia cambiato il corso della sua vita: inizia così un confronto trai due protagonisti, mentre, sul primo livello della narrazione, l'affermato autore incontra nel pubblico una ragazza molto interessante.
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Un noto scrittore, davanti ad una vasyta platea, inizia a presentare, con due letture, il suo ultimo libro. è la storia di un suo giovane collega che raggiunge il successo con un'escamotage non del tutto lecito; trova un vecchio manoscritto in una borsa da lavoro regalatafgli dalla moglie e capisce che quello è il libro che meglio esprime lo scrittore che vorrebbe essere; quasi per inerzia lo copia e lo fa suo. peccato che il vero autore, ormai vecchio, riconosca nel libro, che ha avuto un successo incredibile, la storia che aveva perduto molti anni prima e che proprio quella perdita abbia cambiato il corso della sua vita: inizia così un confronto trai due protagonisti, mentre, sul primo livello della narrazione, l'affermato autore incontra nel pubblico una ragazza molto interessante...
Film scritto benissimo, con un ottimo cast- su tutti irons e cooper- e un buonissimo montaggio: attenzione, ci si poteva facilmente incartare sui varii livelli della narrazione, che invece èfluida. delizioso accompagnamento musicale.
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ashtray_bliss
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lunedì 25 febbraio 2013
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le parole costruiscono e distruggono vite intere!
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The Words, un film che racchiude tre storie, ognuna delle quali si apre e si rivela al pubblico grazie alla storia precedente. Proprio come avviene con le matriosche. Ma ogni storia ha un valore, un importanza e un background differente. Ogni racconto racchiude in se emozioni e sensazioni differenti le quali pero' convergono in un unico grande racconto che e' quello che si svolge sullo schermo e davanti agli spettatori.
Il film dunque e' incentrato su un unico messaggio che tenta di trasmettere al pubblico: Le parole hanno una forza immensa e indistruttibile. Le parole possono creare o distruggere e annientare l'intera esistenza di una persona; possono renderti l'uomo piu' felice e fortunato del mondo oppure possono far crollare tutte le tue certezze e sicurezze.
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The Words, un film che racchiude tre storie, ognuna delle quali si apre e si rivela al pubblico grazie alla storia precedente. Proprio come avviene con le matriosche. Ma ogni storia ha un valore, un importanza e un background differente. Ogni racconto racchiude in se emozioni e sensazioni differenti le quali pero' convergono in un unico grande racconto che e' quello che si svolge sullo schermo e davanti agli spettatori.
Il film dunque e' incentrato su un unico messaggio che tenta di trasmettere al pubblico: Le parole hanno una forza immensa e indistruttibile. Le parole possono creare o distruggere e annientare l'intera esistenza di una persona; possono renderti l'uomo piu' felice e fortunato del mondo oppure possono far crollare tutte le tue certezze e sicurezze. Le parole ti possono distruggere.
Cosi assistiamo ad uno scrittore di nome Clay (Quaid) il quale presenta il suo libro, dal titolo appunto The Words, e ne legge una parte durante la presentazione ufficiale. Questo e' il primo livello di narrazione al quale veniamo introdotti come spettatori.
Il livello successivo e' la storia racchiusa tra le pagine di The Words e segue le vicende di un giovane scrittore in cerca di fortuna. Rory Jensen e' il protagonista al quale da' vita il romanzo di Clay. Jensen e' una persona ottimista che ha coscientemente deciso di dedicarsi full-time alla professione di scrittore. Si trasferisce anche a NY insieme alla sua fidanzata che sposera' qualche tempo dopo e tra una difficolta' e l'altra finisce di scrivere il suo primo romanzo. Ma proprio allora verra' a contatto con la dura realta' delle case editrici e del marketing : Nessuno e' disposto a investire soldi per pubblicare e promuovere il libro di un autore emergente per quanto valido possa essere il prodotto in se'. Anni e anni di fatiche e sacrifici buttati via. Il nome e la fama di un autore devono precedere quella di un'autentica opera drammaturga firmata da ''uno sconosciuto''.
Ma proprio in quella fase tremendamente difficile da accettare e superare per un autore emergente, Rory si imbatte in una vecchia borsa 24h trovata in un negozio d'antiquariato a Parigi. La borsa accompagna pero' da anni un libro manoscritto (per essere corretti battuto a macchina) che il giovane newyorchese legge tutto d'un fiato. La storia e' bellissima, potente, drammatica ed emozionante. A quel punto Rory decide di riscrivere il libro, identico, sul computer e poi spacciarlo per suo. Qualche tempo dopo il libro e' un successo di critica e vendite ma per Jensen arriva il vero prezzo da pagare per la sua scelta sbagliata : Conoscera' un vecchio (Irons) che gli rivela essere il vero autore dell'opera e gli racconta la sua versione della storia, per come l'ha vissuta.
Interessante e' notare il fatto che il personaggio del vecchio, nonostante sia di importanza cruciale nelle storie narrate, non viene mai identificato con un nome preciso, poiche' il suo nome non figura nemmeno sul manoscritto che Roy rubera' anni dopo, l'identificazione di questo misterioso personaggio non ha piu' importanza.
Dopo l'incontro col vecchio, Rory capisce l'errore commesso e la sua gravita'. Lui non ha rubato solo semplici parole di un romanzo perduto / dimenticato; ma ha rubato momenti, emozioni, ricordi, sentimenti. Ha sottratto la vita intera di una persona (il vecchio) e l'ha spacciata come un frutto di fantasia, un romanzo inventato. ''Tutti fanno delle scelte ma la vera impresa e' imparare a conviverci''. E Rory anche se assalito dai sensi di colpa non poteva rimediare al proprio errore, ma solo imparare a conviverci.
Ecco dunque che ritorna il tema riccorente del film: la forza delle parole. Le parole che Rory ha rubato al vecchio hanno potuto costruirgli una vita agiata, fatta di premi e riconoscenze-che non gli appartengono veramente- e al contempo, le parole, hanno distrutto la sua anima, divorandola con i sensi di colpa e i rimorsi, nonche' compromettendo il rapporto con la moglie Dora.
Di questo tratta il romanzo di Clay che dopo ci proietta nuovamente al livello narrativo iniziale e ci lascia con un finale a libera interpretazione: Chi e' veramente Clay ? La storia che racconta in The Words e' veramente fittizia o e' reale ? Puo' essere Rory Jensen l'alterego narrativo di Clay ?
Del resto lo stesso Clay ammettera' alla giovane dottoranda (Wilde) che ''la fantasia e la realta' sono due cose molto vicine ma che non si incontrano mai''. Proprio in questa frase, secondo me, si capisce l'intenzione dei registi di regalare agli spettatori un finale aperto. Nessuna certezza e molte porte aperte sul possibile finale di una storia comunque inventata (la trama del film). Il personaggio-scrittore di Clay potrebbe essersi inventato la storia alla quale abbiamo assistito e partecipato, oppure potrebbe aver usato questo modo metaforico per raccontare se stesso.
Il concept narrativo di questa pellicola e' assolutamente originale e anche innovativo per gli standard cinematografici, che ci hanno abituati ad assistere a storie che si svolgono davanti a noi seguendo lo scorrere lineare del tempo oppure si svolgono attraverso diversi flashback e flashforward.
In questo caso invece, il cinema copia la letteratura dove questo fenomeno di racchiudere una storia in un'altra, in stile matriosca, e' abbastanza diffuso (vedi l'opera di Zafon, "L'ombra del Vento" e molte altre).
Dunque l'idea e' di per se' validissima. Il film viene solo penalizzato dalla interpretazione degli attori, che appaiono forse troppo superficiali e non si calano nei rispettivi ruoli, specialmente il personaggio di Rory. Altra pecca del film e' che non esiste una vera ricostruzione della Parigi storica (periodo del dopo-guerra) e la storia del giovane americano a Parigi e la sua relazione romantica vengono liquidate in brevi scene di poco spessore. Ben Barnes rimane, per tutta durata di queste, statico e inespressivo, inoltre reputo Barnes un attore troppo ''moderno'' (anche per via dei suoi lineamenti facciali) per poter interpretare in maniera convincente un giovane soldato del dopo-guerra. Cooper spreca un ruolo molto impegnativo e non dona al personaggio alcun spessore emotivo. Caricaturale anche l'atteggiamento di Quaid alias Clay e quello della giovane e bella Wilde che vuole far luce, a tutti i costi, sul "dietro-le-quinte" del romanzo.
Insomma, le tre stellette sono a causa della cattiva scelta del cast (eccetto il veterano Irons). Se le parti fossero state affidate ad attori piu' competenti e capaci di donare maggior risalto ai loro personaggi, avrei ciecamente votato 5/5.
Valida la regia, e buona la fotografia.
In definitiva si tratta di un prodotto certamente valido ma sfortunatamente non siamo davanti ad un capolavoro. Bellissimo e interessante il tema attorno al quale si sviluppa il film: il peso delle parole, le loro conseguenze nella vita di una persona.
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purplerain
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sabato 16 febbraio 2013
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parole rubate!!
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THE WORDS ovvero le parole che non ho detto!! Uno scrittore di non altissimo livello trova un libro e lo pubblica senza modificarne una parola. Da qui il successo!! Visto così sembrerebbe il remake di un altro film, "Una strage di corvi" con Cuba Gooding Jr, ma non è così!! I registi in questo film ci regalano ben altro: una storia nella storia, una sceneggiatura semplice e complessa allo stesso tempo che in un' alternarsi di situazioni ci presentano vite nelle vite!! La vita di un uomo che grazie ad un libro non suo vive una vita non sua, fatta di successo, soldi e stabilità, e riesce a convivere con un segreto tanto profondo quanto scottante; un uomo che a causa dell'amore per quel libro rischia di frantumare la sua vita, per aver nascosto il suo segreto alla moglie, forse consapevole del fatto che lei non avrebbe accettato il plagio.
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THE WORDS ovvero le parole che non ho detto!! Uno scrittore di non altissimo livello trova un libro e lo pubblica senza modificarne una parola. Da qui il successo!! Visto così sembrerebbe il remake di un altro film, "Una strage di corvi" con Cuba Gooding Jr, ma non è così!! I registi in questo film ci regalano ben altro: una storia nella storia, una sceneggiatura semplice e complessa allo stesso tempo che in un' alternarsi di situazioni ci presentano vite nelle vite!! La vita di un uomo che grazie ad un libro non suo vive una vita non sua, fatta di successo, soldi e stabilità, e riesce a convivere con un segreto tanto profondo quanto scottante; un uomo che a causa dell'amore per quel libro rischia di frantumare la sua vita, per aver nascosto il suo segreto alla moglie, forse consapevole del fatto che lei non avrebbe accettato il plagio. Di riflesso la vita del vecchio, cioè il vero autore del libro, colui che lo ha in pratica ispirato e che divide con lui la stessa debolezza: per il troppo amore verso quel libro rovina la sua vita di coppia poichè non riesce a perdonare alla moglie il fatto di averlo perso!! le due vite si intrecciano in una sceneggiatura accattivante e contorta, con punti in comune che mettono in risalto le vite di persone che amano le loro parole più delle persone che le circondano. Quasi a fare da dominatore di entrambe le storie vi è la figura di Dannis Quaid, cioè l'autore reale di entrambe le storie, che racconta il libro ad una bella giornalista forse anche egli senza sapere cosa vuole, forse anche egli incapace di ammettere che ama più il libro. A tratti potrà sembrare che il film si muova in modo un po' farraginoso, ma non è così, la sceneggiatura è piuttosto convincente e accattivante e se si riesce a comprendere lo stato d'animo dell'autore allora forse si riesca a capire lo stato d'animo del regista e viceversa!! Bello!!
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ailede
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lunedì 11 febbraio 2013
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l'essere umano
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Secondo me il film si incentra non tanto sulla realtà dell'uomo scrittore quanto sulla realtà dell'essere umano che è incapace di essere sé stesso con tutti i propri limiti e la conseguente tentazione di proporre al mondo qualcosa un falso Sé, persino nel rapporto di amore, quello che dovrebbe essere il momento più autentico del nostro essere.
Clay, scrittore di successo e io narrante del film racconta attraverso il suo libro la storia di Roy, storia che potrebbe essere frutto della sua fantasia, ma che in realtà è la propria autobiografia.
Roy (Clay) nella vita ha sempre preferito proporre un Io di successo piuttosto che proporre veramente sé stesso, con tutti i limiti e le difficoltà che ciò comporta.
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Secondo me il film si incentra non tanto sulla realtà dell'uomo scrittore quanto sulla realtà dell'essere umano che è incapace di essere sé stesso con tutti i propri limiti e la conseguente tentazione di proporre al mondo qualcosa un falso Sé, persino nel rapporto di amore, quello che dovrebbe essere il momento più autentico del nostro essere.
Clay, scrittore di successo e io narrante del film racconta attraverso il suo libro la storia di Roy, storia che potrebbe essere frutto della sua fantasia, ma che in realtà è la propria autobiografia.
Roy (Clay) nella vita ha sempre preferito proporre un Io di successo piuttosto che proporre veramente sé stesso, con tutti i limiti e le difficoltà che ciò comporta. Infatti diventa famoso grazie alle parole di un altro e non grazie a quelle scritte dalla sua interiorità. Cercherà a lungo di convivere con questa responsabiilità che non è tanto di onestà verso i lettori quanto verso sé stesso, perché così facendo ha tradito sé stesso e ha tradito sua moglie a cui ha lasciato credere che il libro l'avesse scritto lui.
Quando la verità verrà a bussare alla porta nella persona dello scrittore anziano a cui appartengono le parole di quel libro, Roy (Clay) dovrà di nuovo affrontare la responsabilità delle sue azioni ma lo farà non in modo consapevole ma di istinto, confessando la verità alla moglie, dalla quale divorzierà. Egli pensa che l'anziano l'ha cercato per riprendersi la notorietà e la ricchezza che spetterebbero a lui e non capisce che l'anziano ha qualcosa da reclamare di molto più profondo: la propria vita, strettamente legata a quelle parole.
Quando in età matura verrà avvicinato da una adorante e affascinante dottoranda, Clay sembra voler continuare a giocare la sua carta di scrittore di successo, fino al momento in cui la bacia per poi allontanarla. Forse in quel momento decide di tornare a sé stesso e all'amore che ancora prova per l'ex moglie.
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