Presentato al Festival di Berlino dove la giovane interprete ha vinto il premio come migliore attrice, vincitore anche al Tribeca Film Festival ed appena entrato nella preselezione degli Oscar per il Miglior Film Straniero la pellicola di Nguyen ha la forza e la potenza di un documentario e la poesia del grande cinema. Impresa titanica quella del regista, raccontare la storia di Komona, una bimba sudafricana strappata al suo villaggio da guerriglieri violenti e crudeli che dopo averla costretta a mitragliare i propri genitori per non vederli uccidere con lente torture, le consegnano un'arma e la fanno diventare, al pari di tanti altri bambini dagli occhi pieni di orrore, una bambina soldato.
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Presentato al Festival di Berlino dove la giovane interprete ha vinto il premio come migliore attrice, vincitore anche al Tribeca Film Festival ed appena entrato nella preselezione degli Oscar per il Miglior Film Straniero la pellicola di Nguyen ha la forza e la potenza di un documentario e la poesia del grande cinema. Impresa titanica quella del regista, raccontare la storia di Komona, una bimba sudafricana strappata al suo villaggio da guerriglieri violenti e crudeli che dopo averla costretta a mitragliare i propri genitori per non vederli uccidere con lente torture, le consegnano un'arma e la fanno diventare, al pari di tanti altri bambini dagli occhi pieni di orrore, una bambina soldato. Diventerà la strega di guerra (war witch appunto) perchè sarà l'unica a salvarsi durante una sparatoria con i governativi e crescerà fra attentati e torture, fra fughe e violenze. L'unico contatto umano lo stabilirà con Waiissiè, un ragazzo nero albino considerato lo stregone, che si innamorerà di lei e con cui fuggirà, nel tentativo, fallito, di vivere una vita normale, lontano dagli orrori di una guerra combattuta per il possesso delle miniere di coltan, un materiale usato nei moderni chip, prezioso in Africa oggi più dei diamanti che pure hanno insanguinato un continente. La storia di Komona è lei stessa a raccontarla, in un dialogo immaginario con il figlio che porta in grembo, frutto di violenza da parte di uno dei comandanti dell'esercito rivoluzionario. Come si capisce la materia è talmente cruda che difficilmente si poteva tacere sugli orrori di un'infanzia violata, sul potere economico che governa un mondo ormai allo sbando, sugli eccidi e sulle torture, ma "War witch" è molto di più, perchè immerge una trama cruda e asciutta in un racconto magico, fatto di superstizioni, riti antichi, incantesimi e visioni. C'è l' Africa più ancestrale, quella legata ai riti e agli spiriti negli incubi di Komona, c'è una speranza che viene da lontano nel desiderio della bambina di far tacere i fantasmi dei genitori tornando al villaggio per seppellire ciò che di loro resta, c'è amore puro e sincero negli sguardi ancora bambini eppure fin troppo adulti che Komona e Waiissiè si scambiano lungo dei binari abbandonati, c'è quella poesia, e quella magia, che solo il grande cinema sa trarre dagli orrori della realtà. Magnifici gli interpreti ovviamente non professionisti, che come dice il regista hanno spesso improvvisato sul set, rendendo la tragica favola di Komona commovente, inquietante, terribile e straziante. Ma con un esile, stentato, impolverato lieto fine, un germoglio piantato nella terra arida che forse, ostinatamente riuscirà a sbocciare, perchè nascosto nel cuore di una bambina coraggiosa.
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