veritasxxx
|
martedì 30 settembre 2014
|
ha come "ha che bello"
|
|
|
|
Il film narra le avventure di due lesbiche che sono così amiche che non hanno bisogno di fare sesso. No, è la storia di due amiche che sembrano due lesbiche ma si comportano come se lo fossero. Ricominciamo: Frances Ha è un ritratto in bianco e nero di una certa generazione X che non ha punti di riferimento nè ideali, tranne seguire il proprio istinto e le proprie aspirazioni, che è un po il fiore all'occhiello di certa America antiyuppistica che si scontra decisamente con il trend europeo del "fare quello che capita perchè lavoro non ce n'è". Invece queste giovani donzelle di benestanti famiglie nordamericane vogliono fare le ballerine, vivere a New York e magari pretendere pure di realizzare qualcosa di creativo che le appaghi, come se fosse una cosa normale e un loro diritto naturale.
[+]
Il film narra le avventure di due lesbiche che sono così amiche che non hanno bisogno di fare sesso. No, è la storia di due amiche che sembrano due lesbiche ma si comportano come se lo fossero. Ricominciamo: Frances Ha è un ritratto in bianco e nero di una certa generazione X che non ha punti di riferimento nè ideali, tranne seguire il proprio istinto e le proprie aspirazioni, che è un po il fiore all'occhiello di certa America antiyuppistica che si scontra decisamente con il trend europeo del "fare quello che capita perchè lavoro non ce n'è". Invece queste giovani donzelle di benestanti famiglie nordamericane vogliono fare le ballerine, vivere a New York e magari pretendere pure di realizzare qualcosa di creativo che le appaghi, come se fosse una cosa normale e un loro diritto naturale.
Noah Baumbach, già noto per varie imprese registiche e per la sceneggiatura di Fantastic Mr Fox, con un approccio scanzonato tipico dei film d'autore ci porta nel mondo di Frances e di certa gioventù americana senza fissa dimora, che cerca affetti, impieghi di lavoro e un posto nel mondo nè più e ne meno come tutti noi, ma sempre da un punto di vista privilegiato. Già, perchè quando le cose non vanno tanto bene e finiscono i soldi per l'affitto, la bella protagonista, interpretata da un'innocente e stralunata Greta Gerwig, torna a casa da mamma e papà che hanno la villetta col giardino e il frigo sempre pieno come ogni buona famiglia americana che si rispetti. Frances non ha smanie di matrimonio ne' esigenze esistenziali particolari, a parte un bisogno incontrollabile di condividere con qualcuno i piccoli momenti di una gioventù vissuta alla giornata. E sentirsi accettata ed amata dalla sua migliore amica, che lei considera come una sorella e la sua vera famiglia, è il sogno che vuole realizzare, molto più di un ingaggio per uno spettacolo di danza o di un weekend a Parigi (teniamo anche conto dell'ignoranza di un'americana media che a malapena riesce a parlare la sua lingua, figuriamoci il francese). E mentre tutti intorno a lei conducono vite impegnate con carriere meravigliose, fanno viaggi intercontinentali, badano ai figli e scalano le vette del sogno americano, la giovane Frances si confronta con i problemi della vita quotidiana, con le delusioni professionali e sentimentali e con una schiettezza e una trasparenza apparentemente infantili ma profondamente mature e frutto di una sensibilità fuori dal comune. Non vuole case di lusso o mariti milionari la nostra eroina, ma "vivere quel momento in cui condividi da lontano uno sguardo con la persona amata, in pubblico, e solo tu e lei sapete cosa significa". Un'aspirazione davvero poetica che non si può non condividere, perchè solo chi è ricco dentro può godere delle piccole cose. E "Frances Ha", nei suoi toni ottimistici e la sua vibrante umanità, offre al mondo la dimostrazione del teorema che tutti noi apprendiamo con l'esperienza sulla nostra pelle, cioè che il tempo cura tutte le ferite e le persone realmente significative restano, mentre tutto il resto (fidanzati, case in affitto, delusioni e conti in rosso) passa e va.
Chapeau, Mr Baumbach.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a veritasxxx »
[ - ] lascia un commento a veritasxxx »
|
|
d'accordo? |
|
vanessa zarastro
|
domenica 21 settembre 2014
|
una figlia di woody allen?
|
|
|
|
Divertente e spumeggiante la storia di Frances Ha, una Woody Allen in gonnella. Le scene sono tutte precedute dal loro indirizzo in una Manhattan ripresa in bianco e nero che sembra essere un esplicito tributo. Perfino la contrapposizione con la California – Frances va a passare un Natale dai genitori a Sacramento – è una tema caro a Woody Allen (ricordate Annie Hall?). Anche il milieu è simile (forse dei suoi figli e nipoti): artisti, ballerini, avvocati e perfino una senatrice sono i personaggi che si incrociano sul palcoscenico newyorkese.
Gaffes, goffaggini e disavventure connotano questa ragazza giovane ma non giovanissima (27 anni viene detto più volte) con la sindrome di “Peter Pan” che sembra non voler proprio imparare né a vivere né ad avere rapporti sociali semplici.
[+]
Divertente e spumeggiante la storia di Frances Ha, una Woody Allen in gonnella. Le scene sono tutte precedute dal loro indirizzo in una Manhattan ripresa in bianco e nero che sembra essere un esplicito tributo. Perfino la contrapposizione con la California – Frances va a passare un Natale dai genitori a Sacramento – è una tema caro a Woody Allen (ricordate Annie Hall?). Anche il milieu è simile (forse dei suoi figli e nipoti): artisti, ballerini, avvocati e perfino una senatrice sono i personaggi che si incrociano sul palcoscenico newyorkese.
Gaffes, goffaggini e disavventure connotano questa ragazza giovane ma non giovanissima (27 anni viene detto più volte) con la sindrome di “Peter Pan” che sembra non voler proprio imparare né a vivere né ad avere rapporti sociali semplici. I maggiori problemi sembrano nascere quando Frances deve imparare a badare a se stessa perché la sua migliore amica nonché roomate Sophie, si innamora di Patch e va a vivere con lui. Sophie rappresenta una sorta di alter ego, tanto precisa, pulita e ordinata quanto Frances disordinata e trasandata. “L’essere e l’apparire” è il suo dramma quotidiano che in tal mondo perde affetti, lavoro e piaceri: ad esempio il suo week-end a Parigi è uno dei week-end più disastrati visti sullo schermo.
La sceneggiatura è scritta dal regista Noah Baumbach e dalla stessa attrice Greta Gerwig che sembra cucirsi addosso il personaggio. Ottima la colonna sonora e il riferimento alla danza della Pina Bausch.
Come i film di Allen di una volta il ritmo è serrato e molto verboso quindi in alcuni punti si fatica anche un po’ a starle dietro. Forse dieci minuti in meno avrebbero giovato al suo successo.
[-]
[+] non bastano 10 minuti
(di alex62)
[ - ] non bastano 10 minuti
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
gianleo67
|
sabato 2 agosto 2014
|
una peter pan dalle parti di broadway
|
|
|
|
Aspirante ballerina ed apprendista precaria in una compagnia di danza della Grande Mela, la giovane ed imprevedibile Frances è uno spirito libero che con soave goffaggine arranca tra relazioni sentimentali inconcludenti, la tenera e divertita convivenza con l'amica del cuore prima e con una coppia di ragazzi con smanie da artisti poi, senza raggiungere un vero e proprio equilibrio tra le sue confuse ambizioni professionali ed una burrascosa vita privata. Almeno finchè l'amica non la molla per sposare il suo ragazzo e la responsabile della compagnia non la estromette senza preavviso dal corpo di ballo...
Scritto a quattro mani con la protagonista principale e ricostruendo la romantica monocromia dei quartieri 'off Broadway' in un indovinato bianco e nero, il regista di Brooklyn sembra ripetere l'exploit del precedente 'Greenberg' (2010) ripercorrendo con moto retrogrado il cammino di una ricerca esistenziale e umana dalle assolate location di una California lontana e provinciale (Sacramento, la città degli alberi?) alle velleità artistiche ed ai fermenti culturali di una New York di spettacoli occasionali, coreografie per l'infanzia ed affitti a fine mese.
[+]
Aspirante ballerina ed apprendista precaria in una compagnia di danza della Grande Mela, la giovane ed imprevedibile Frances è uno spirito libero che con soave goffaggine arranca tra relazioni sentimentali inconcludenti, la tenera e divertita convivenza con l'amica del cuore prima e con una coppia di ragazzi con smanie da artisti poi, senza raggiungere un vero e proprio equilibrio tra le sue confuse ambizioni professionali ed una burrascosa vita privata. Almeno finchè l'amica non la molla per sposare il suo ragazzo e la responsabile della compagnia non la estromette senza preavviso dal corpo di ballo...
Scritto a quattro mani con la protagonista principale e ricostruendo la romantica monocromia dei quartieri 'off Broadway' in un indovinato bianco e nero, il regista di Brooklyn sembra ripetere l'exploit del precedente 'Greenberg' (2010) ripercorrendo con moto retrogrado il cammino di una ricerca esistenziale e umana dalle assolate location di una California lontana e provinciale (Sacramento, la città degli alberi?) alle velleità artistiche ed ai fermenti culturali di una New York di spettacoli occasionali, coreografie per l'infanzia ed affitti a fine mese. Il risultato è una commedia spassosa ed eccentrica che ricava nella cornice di un sognante realismo metropolitano (Mahnattan?) un divertito e leggero ritratto di giovane donna (forse non così giovane ma neache tanto vecchia non ostante i suoi 27 anni) colta nel pieno di una inespressa crisi dell'età adulta ed indecisa sul proprio futuro sentimentale e professionale, tallonandola nelle sue imprevedibili peregrinazioni lungo le tappe casuali o forzate degli accidenti del cuore (l'amica che si accasa) o del lavoro (la compagnia che la scarica) ed a cui reagisce con le spiazzanti e contraddittorie mosse di una inveterata sognatriche con i piedi ben piantati per terra. Infilzando una serie di trovate più o meno furbesche ed avvalendosi della recitazione disarmante di una meravigliosa e soave Greta Gerwig, Baumbach si destreggia tra i toni grottesci e poetici di un idiosincrasia esistenziale fatta di intemperanze caratteriali e tenerezze infantili e forse cogliendo la verità umana di un personaggio di fantasia che vorremmo tanto esistesse veramente. Tradendo la matrice teatrale di uno script che si articola nella insistita trama dei dialoghi e trovando momenti di sublime leggerezza formale (la danza sul marciapiede sulle note della travolgente 'Modern Love' di David Bowie) il film dello scrittore Newyorkese ha quanto meno il merito di non eccedere nella misura e negli ammiccamenti festivalieri che pure gli si addicono tutti. Nomination ai Golden Globe come miglior attrice per la Gerwig.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianleo67 »
[ - ] lascia un commento a gianleo67 »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
lunedì 15 settembre 2014
|
alla fine tutto si aggiusta...
|
|
|
|
Film in cui si racconta di una giovane donna di nome Frances, aspirante ballerina, la quale vive la propria esistenza inseguendo sogni per lo più irrealizzabili e subendo in tutto e per tutto il fascino della sua amica Sophie con cui divide l'appartamento.Quando quest' ultima lascia la casa per andare a convivere col proprio fidanzato, per Frances inizia un periodo di continui spostamenti e traslochi presso vari appartamenti di amici e non e di svariate occupazioni lavorative con cui a mala pena riesce ad arrivare a fine mese. Finchè, dopo numerose vicissitudini e sempre affrontando le giornate con spirito spensierato e pieno di fiducia riuscirà anch'ella a trovare la giusta collocazione nella propria esistenza, tanto da poter finalmente e definitivamente apporre all'ingresso della propria porta di casa il cartellino col proprio nome, sia pure troncato (Frances Ha anzichè Halliday).
[+]
Film in cui si racconta di una giovane donna di nome Frances, aspirante ballerina, la quale vive la propria esistenza inseguendo sogni per lo più irrealizzabili e subendo in tutto e per tutto il fascino della sua amica Sophie con cui divide l'appartamento.Quando quest' ultima lascia la casa per andare a convivere col proprio fidanzato, per Frances inizia un periodo di continui spostamenti e traslochi presso vari appartamenti di amici e non e di svariate occupazioni lavorative con cui a mala pena riesce ad arrivare a fine mese. Finchè, dopo numerose vicissitudini e sempre affrontando le giornate con spirito spensierato e pieno di fiducia riuscirà anch'ella a trovare la giusta collocazione nella propria esistenza, tanto da poter finalmente e definitivamente apporre all'ingresso della propria porta di casa il cartellino col proprio nome, sia pure troncato (Frances Ha anzichè Halliday).
L'ultima opera di Noah Baumbach risulta nel suo complesso un'opera fresca, spensierata e colma di positività come, del resto, è il suo personaggio principale Frances. Peraltro essa è stata scritta a quattro mani con la stessa protagonista del film Greta Gerwig, che ottimamente impersona la figura di una donna, forse sotto certi aspetti, ancora immatura ed impreparata ad affrontare la vita ma piena di sogni ed ideali che l'aiutano a non buttarsi mai giù di morale completamente. Grazie proprio al suo spirito ottimista, altruista e sempre ben disposto nei confronti di tutti e tutto, riuscirà a superare i momenti più difficili ed a trovare anch'ella una collocazione tutta a sè riservata.
Il film è girato in bianco e nero e per questo aspetto vuole richiamare direttamente molte pellicole di Woddy Allen (vedi "Manhattan") dove la protagonista diventa anche, se non solo, la città di New York stessa. Ma, sebbene non raggiunga gli apici ed ovviamente l'originalità del grande Allen, in ogni caso esso riesce comunque nel suo intento di raccontare una storia moderna, in chiave un poco favolistica, ed a risultare pertanto alquanto piacevole a vedersi.
Buona anche la sceneggiatura colma di svariate battute spiritose ed intelligenti. Insomma, un vero e piccolo gioiello di film.
[-]
[+] incredibile
(di sara kavafis)
[ - ] incredibile
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
sara kavafis
|
lunedì 29 settembre 2014
|
una bridget jones neworkese
|
|
|
|
Frances (Greta Gerwing) nel film interpreta una ragazza di 27 anni che tenta senza successo di diventare ballerina e entrare in un corpo di ballo.
La protagonista, una Bridget Jones neworkese, è una ragazza molto spontanea ma “ infrequentabile” data la sua evidente goffaggine.
Dopo che la sua miglior amica e coinquilina cambia appartamento, Frances è costretta a scontrarsi da sola con la realtà: accantona per un po’ il sogno di diventare ballerina e si accontenta del lavoro di segretaria per sbarcare il lunario. Imbranata , e con una buona dose di ingenuità, la protagonista è in realtà una donna ex-grege che si diversifica dai loro coetanei per la sua spontaneità, generosità e un modo di vivere molto fanciullesco.
[+]
Frances (Greta Gerwing) nel film interpreta una ragazza di 27 anni che tenta senza successo di diventare ballerina e entrare in un corpo di ballo.
La protagonista, una Bridget Jones neworkese, è una ragazza molto spontanea ma “ infrequentabile” data la sua evidente goffaggine.
Dopo che la sua miglior amica e coinquilina cambia appartamento, Frances è costretta a scontrarsi da sola con la realtà: accantona per un po’ il sogno di diventare ballerina e si accontenta del lavoro di segretaria per sbarcare il lunario. Imbranata , e con una buona dose di ingenuità, la protagonista è in realtà una donna ex-grege che si diversifica dai loro coetanei per la sua spontaneità, generosità e un modo di vivere molto fanciullesco.
Noah Boumbach firma una commedia fresca dall’ aria un po’ “ senza tempo”, dai toni un po’ vintage grazie all’uso del bianco e nero. Così, richiamandoci alla memoria “l’ incolore “ Manhattan di Woody Allen, il regista da vita ad un film che risulta invece come una successione di quadri impressionisti, dove fotogramma dopo fotogramma si colgono gli attimi della movimentata vita della protagonista qui interpretata da una simpatica Greta Gerwing , fra l’altro co-autrice della divertente sceneggiatura a 4 mani con il regista Boumbach.
Al contrario della "Rapsodia in blu" George Gershwin, a fare da colonna sonora alle giornaliere corse di Francesca ,tra un quartiere e l’altro di Manhattan ,sono la più ritmata “modern love” di Bowie e musiche ispirate alla Nouvelle Vague.
Il merito del regista è quello di dare un ritratto vero e autentico della protagonista: Boumbach guarda con occhio affettuoso a Frances e , allo spettatore, sembra di conoscerla e si trova a fare il tifo per questa ragazza “ stramba” ma dalle mille sfaccettature colorate in contrapposizione al bianco e nero della fotografia.
Dopotutto , Frances , alla fine ci appare come una persona che vive la vita con più passione e non si accontenta di piccole storie d'amore perché vuole trovare “ quella cosa che….....”
Un film che, utilizzando una fotografia, una colonna sonora e una sceneggiatura che ci proiettano in un mondo un po’ fiabesco, regala momenti di pura autenticità e arriva al cuore dello spettatore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sara kavafis »
[ - ] lascia un commento a sara kavafis »
|
|
d'accordo? |
|
flaviomarco
|
giovedì 16 ottobre 2014
|
l'amicizia è amore?
|
|
|
|
Ingenuità, candore o infantilismo? Essere sempre autentici significa essere strambi o non sapersi adattare? L'amicizia tra due donne può essere la più profonda forma di amore e di conoscenza reciproca? Le crisi nei rapporti umani vanno minimizzate per essere superate o, al contrario, vanno esplicitate anche quando la verità diventa scomoda e ingestibile?
Questi temi potrebbero essere affrontati in mille modi, ma è da pochi riuscire a farlo in un contesto che appare sempre autentico, reale ed autoironico, privo di luoghi comuni e banalità.
Grazie Noah, grazie Greta per questo volo leggero pieno di significato.
La distanza tra le due giovani protagoniste all'inizio è annullata: vivono una simbiosi profonda, condividono persino lo stesso letto e si conoscono alla perfezione.
[+]
Ingenuità, candore o infantilismo? Essere sempre autentici significa essere strambi o non sapersi adattare? L'amicizia tra due donne può essere la più profonda forma di amore e di conoscenza reciproca? Le crisi nei rapporti umani vanno minimizzate per essere superate o, al contrario, vanno esplicitate anche quando la verità diventa scomoda e ingestibile?
Questi temi potrebbero essere affrontati in mille modi, ma è da pochi riuscire a farlo in un contesto che appare sempre autentico, reale ed autoironico, privo di luoghi comuni e banalità.
Grazie Noah, grazie Greta per questo volo leggero pieno di significato.
La distanza tra le due giovani protagoniste all'inizio è annullata: vivono una simbiosi profonda, condividono persino lo stesso letto e si conoscono alla perfezione. Si pre-vedono l'una con l'altra. Nell'evoluzione della narrazione le storie d'amore porteranno questa distanza ad emergere, a farsi esigenza, a dilatarsi anche fisicamente fino ad arrivare letteralmente agli antipodi del pianeta. Per una si realizzerà un apparente successo sentimentale ed economico, che però si svelerà conforme al cliché della brava moglie che si mette da parte e segue il marito in carriera. Insostenibile, anzi "infrequentabile"! Per l'altra, la vera protagonista, un piccolo crollo dopo l'altro (mai affrontato però con il senso della tragedia) pur di non rinunciare alla propria ultima, intima speranza. I maschietti fungono da puro contorno, il piatto forte rimane la relazione tra le due amiche, il legame che tornerà per un attimo ancora ad essere simbiotico, la persistenza del sorriso disarmante e puro di Frances... Il bianco e nero permette di spostare il racconto in qualsiasi contesto temporale, anche se rimangono i "telefonini" e le email ad ancorarci in un presente indefinito. Capolavoro di leggerezza che non scade mai di tono eppure riesce a descrivere un conflitto pesante tra le richieste del mondo e l'unicità del sé, tra il dover essere e la spontaneità che permette di amare e di riconoscersi, l'equivoco della maturazione e del sentirsi "persone adulte" quando in realtà si aderisce al conformismo o alle aspettative di qualcun altro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flaviomarco »
[ - ] lascia un commento a flaviomarco »
|
|
d'accordo? |
|
mario nitti
|
sabato 27 settembre 2014
|
protagonista e fotografia da oscar
|
|
|
|
Sorprendente, magnifica, da Oscar: i tre aggettivi potrebbero essere utilizzati sia per la fotografia, sia per l’interpretazione della protagonista di questo strano film in bianco e nero, costruito mettendo insieme, come in un puzzle, frammenti della vita di una giovane donna, ritratta in un momento di passaggio in cui la sua esistenza, i suoi sogni, le sue relazioni, si ridefiniscono.
La protagonista, ormai alla fine del suo percorso, dice: “Mi piacciono le cose che sembrano errori”. La frase potrebbe essere n valido commento al modo con cui procede il racconto: tutto è narrato in modo frammentario, sconnesso, apparentemente senza uno schema preciso, ma alla fine ci si accorge che il ritratto di Frances, con il suo modo sorridente di affrontare le scelte della vita, è riuscito in modo efficace e convincente.
[+]
Sorprendente, magnifica, da Oscar: i tre aggettivi potrebbero essere utilizzati sia per la fotografia, sia per l’interpretazione della protagonista di questo strano film in bianco e nero, costruito mettendo insieme, come in un puzzle, frammenti della vita di una giovane donna, ritratta in un momento di passaggio in cui la sua esistenza, i suoi sogni, le sue relazioni, si ridefiniscono.
La protagonista, ormai alla fine del suo percorso, dice: “Mi piacciono le cose che sembrano errori”. La frase potrebbe essere n valido commento al modo con cui procede il racconto: tutto è narrato in modo frammentario, sconnesso, apparentemente senza uno schema preciso, ma alla fine ci si accorge che il ritratto di Frances, con il suo modo sorridente di affrontare le scelte della vita, è riuscito in modo efficace e convincente.
Durante il film più volte si resta ammirati della sequenza di inquadrature raffinate, perfette, tanto che si ha l'impressione di assistere ad uno spettacolo nello spettacolo. Infine la recitazione Greta Gerwig regala momenti indimenticabili.
Se si sommano tutti gli elementi si deve ammetere che questa storia minima, quasi marginale, è stata trasformata da Baumbach in una grande prova di come si fa del buon cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mario nitti »
[ - ] lascia un commento a mario nitti »
|
|
d'accordo? |
|
francesco2
|
domenica 13 novembre 2016
|
cinema nuovo o nuovistico?
|
|
|
|
FRANCES HA
Non conoscevo -DIRETTAMENTE- la Gershwig, il cui personaggio nel film, come lei stessa del
resto, è più giovane di chi scrive di almeno una decina d'anni. Ma poco importa, forse.
Frances "ha", infatti, una caratteristica che la accomuna ad un' altra recente opera
"d'autore", probabilmente anch'esso riuscito a metà: "The Lobster". - anche se, per molti
altri versi, mi viene in mente un altro termine di paragone, il sopravvalutatissimo
"Clerks". Sceglie, infatti, di essere un film "a-temporale", svelando sin dall'inizio poco dei
personaggi, quantomeno nell'accezione tradizionale del termine - cioè uno sguardo
sulla biografia dei protagonisti. Probabilmente, il timore è stato lo stesso che aleggiava
nel demenziale anni'80, cioé attenersi troppo agli schemi consueti, ma questo stile
nuov(istic)o, fatto di sequenze rapidissime, che lasciano poco spazio a veri "dialoghi" ed al
tempo di riflettere su quanto stai vedendo, è un' arte che bisogna maneggiare.
[+]
FRANCES HA
Non conoscevo -DIRETTAMENTE- la Gershwig, il cui personaggio nel film, come lei stessa del
resto, è più giovane di chi scrive di almeno una decina d'anni. Ma poco importa, forse.
Frances "ha", infatti, una caratteristica che la accomuna ad un' altra recente opera
"d'autore", probabilmente anch'esso riuscito a metà: "The Lobster". - anche se, per molti
altri versi, mi viene in mente un altro termine di paragone, il sopravvalutatissimo
"Clerks". Sceglie, infatti, di essere un film "a-temporale", svelando sin dall'inizio poco dei
personaggi, quantomeno nell'accezione tradizionale del termine - cioè uno sguardo
sulla biografia dei protagonisti. Probabilmente, il timore è stato lo stesso che aleggiava
nel demenziale anni'80, cioé attenersi troppo agli schemi consueti, ma questo stile
nuov(istic)o, fatto di sequenze rapidissime, che lasciano poco spazio a veri "dialoghi" ed al
tempo di riflettere su quanto stai vedendo, è un' arte che bisogna maneggiare.
Riecheggia l'umorismo di Woody Allen -complice anche l'ambientazione geografica
- ma si va ancora oltre le sue nevrosi, alla ricerca di nuove forme - oltre che
messaggi-, come Frances è alla ricerca di una nuova identità. Ma articolare tutto questo
richiede abilità, e quello che, alcuni anni fa, certuni rimproverarono -probabilmente " a
torto" a Tsai Ming Liang, per "Vive l'amour", rischia parzialmente di valere per quest'opera,
per quanto significativa ed a volte originale. Quanti scrissero che "spogliare quei personaggi
di tutto rischiava di renderli fastidiosi" aveva, più di vent'anni fa , ed in un contesto
completamente diverso, anticipato i rischi che corre un certo tipo di cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco2 »
[ - ] lascia un commento a francesco2 »
|
|
d'accordo? |
|
francescofacchinetti
|
mercoledì 27 maggio 2020
|
il principe del cinema indie.
|
|
|
|
Inconfondibile lo stile di Noah Baumbach nella scrittura e nella regia, con la sua predilezione per le dinamiche intime, piccole, quotidiane e proprio per questo universali e giganti. Una Greta Gerwig travolgente che conquista lo spettatore (quasi) tanto quanto ha conquistato il regista sul set del film (ha divorziato dalla precedente moglie al termine delle riprese). Insomma si può dire che ormai i coniugi Baumbach siano i principali esponenti di questo cinema piccolo, indipendente, che si fa boccata di aria fresca e autentica tra una produzione Hollywoodiana ed un’altra. Deliziosa e dannatamente da playlist indie la scelta del bianco e nero con quella punta di fade.
|
|
[+] lascia un commento a francescofacchinetti »
[ - ] lascia un commento a francescofacchinetti »
|
|
d'accordo? |
|
tunaboy
|
martedì 29 giugno 2021
|
recensione frances ha
|
|
|
|
Una delle paure più grandi paure dell’uomo è quella di essere abbandonato, di trovarsi escluso dal proprio gruppo.
Con il suo “Frances Ha”, Noah Baumbach sembra volerci parlare proprio di questa primitiva paura, ma in un modo così personale e leggero da farla sembrare una commedia.
[+]
Una delle paure più grandi paure dell’uomo è quella di essere abbandonato, di trovarsi escluso dal proprio gruppo.
Con il suo “Frances Ha”, Noah Baumbach sembra volerci parlare proprio di questa primitiva paura, ma in un modo così personale e leggero da farla sembrare una commedia.
La trama è molto semplice: seguiamo per qualche settimana Frances, una giovane ballerina newyorkese, nella sua vita quotidiana. Il film inizia con la coinquilina e migliore amica di Frances, Sophie, che prende la decisione di andare a vivere con il suo ragazzo, lasciando la protagonista da sola. Da qui in poi la seguiremo nei suoi diversi traslochi, nei quali, convivendo con diversi personaggi, cercherà di ritrovare la pace che aveva acquisito vivendo con l’amica. I suoi traslochi, infatti, sembrano rappresentare anche la sua ricerca di identità: vivrà con altri artisti in difficoltà, proverà a vivere a Parigi, tornerà dai genitori e nel college dove conobbe Sophie, senza, però, riuscire a ritrovare la quiete tanto agognata. Solo nel finale del film, dopo essersi ricongiunta con l’amica (e forse essersi date l’addio), Frances troverà la forza di andare a vivere da sola, ritrovando finalmente la pace.
Potremmo definire questo film una “commedia” nel vero senso della parola, ovvero una rappresentazione fedele della vita quotidiana: infatti, come spesso accade nella vita, il film è permeato da questa atmosfera vagamente malinconica, dovuta, appunto, alla paura dell’essere abbandonati di cui parlavo nell’introduzione. Nonostante ciò, però, risulta leggero ed allegro, dato il temperamento della protagonista.
Purtroppo, alcuni snodi narrativi non sono chiarissimi: ad esempio, date le poco fiorenti condizioni economiche di Frances, non è molto chiaro dove abbia trovato i soldi per andare e vivere a Parigi. Inoltre, la fotografia risulta in alcuni punti approssimativa o poco professionale.
Forse anche per questo, però, la pellicola, come ci ha abituato Baumbach, risulta estremamente verosimile e realistica: ogni battuta e ogni situazione sembrano direttamente tratte dalla vita reale, conferendo al film un taglio così personale e intimo, a tratti documentaristico, immergendoci interamente nella storia.
Per questo motivo, credo che “Frances Ha” sia uno dei film più personali e privati del cinema contemporaneo, essendo riuscito a creare una storia così verosimile che, al termine del film, ci sembra veramente di conoscere i protagonisti e le loro paure così umane.
Voto: 3.5/5
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tunaboy »
[ - ] lascia un commento a tunaboy »
|
|
d'accordo? |
|
|