rongiu
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domenica 19 giugno 2011
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spaghetti in salsa gilliamésque.
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'Na mugliera 'mpicciosa è peggio 'e 'nu diebbeto! \ meglio un debito che una moglie scocciante /.
Un bambino americano, in viaggio di piacere a Napoli con la sua disturbata famiglia, viene letteralmente fagocitato dalla maschera partenopea più famosa. Il Mentore, precettore e percettore, dal naso lungo e nero, utilizza tutta la sua saggezza onirica, made in Naples, per ri-strutturare lo “stato di salute” della triade d’oltreoceano. Ha inizio così una evolution in progress tutta da seguire.
Riconoscere un lavoro di Gilliam non è poi tanto difficile.
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'Na mugliera 'mpicciosa è peggio 'e 'nu diebbeto! \ meglio un debito che una moglie scocciante /.
Un bambino americano, in viaggio di piacere a Napoli con la sua disturbata famiglia, viene letteralmente fagocitato dalla maschera partenopea più famosa. Il Mentore, precettore e percettore, dal naso lungo e nero, utilizza tutta la sua saggezza onirica, made in Naples, per ri-strutturare lo “stato di salute” della triade d’oltreoceano. Ha inizio così una evolution in progress tutta da seguire.
Riconoscere un lavoro di Gilliam non è poi tanto difficile. Diventa piacevolmente sibillino, se Napoli ed il suo più famoso mangiamaccaroni \ Pulcinella / decidono di stare al gioco di un regista “camaleontico”, “distorto”, “sproporzionato”. Complessa è invece la decodifica del messaggio visivo; come venirne a capo? Quale strategia posso inventarmi? L’idea mi è suggerita dallo stesso director. Le distorsioni prospettiche di Gilliam le trasformo in veri bit funzionali. Funzionali a cosa? Al piacere e non solo; posso o meglio provo a valutare se l’idea esortativa espressa dal corto “prodotti Garofalo/buon cinema” è condivisibile o meno.
Il nostro Gilliam, per i venti minuti di filmato, oltre alla bella Napoli ed agli irresistibili Pulecenella, si avvale della collaborazione di un cast di tutto rispetto. Di seguito qualche nome; Pecorini/Sepe/Pescucci (premio oscar 1993) ovvero fotografia/musiche/costumi; gli altri li conosceremo in itinere, proprio così. Adesso impossessiamoci dei grandangolari di Nicola Pecorini ed entriamo nei dettagli di questa storia breve, ma intensa e particolare.
Il nostro itinerario ha inizio a San Gregorio Armeno – Spaccanapoli \ Quartiere San Lorenzo / icona mondiale dell’arte presepistica partenopea, 'nzeppata \ piena / di gente e di bancarelle. Su queste, fanno bella mostra i pastori canonici, affiancati e per nulla infastiditi dai “colleghi” VIP dell’anno.
A :) Ti “dissacro” la mia famiglia.
Il piccolo Jack in viaggio di piacere con tanto di mamma \ Cristiana Capotondi /e papà \ Douglas Dean / centra il primo obiettivo del regista, dissacrare la sua benestante, ipocrita e conformista famiglia. Infatti, Jack non si trova, cosa fanno i genitori? Litigano. Potevano pensare, pensare però è doloroso, di dare a Jack questa piccola ma importantissima dritta:
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non camminare davanti a noi, possiamo non seguirti;
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non camminare dietro di noi, non sappiamo dove condurti;
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cammina al nostro fianco… così non ti perdiamo.
Ma dov’è finito Jack? Si è avvicinato ad una bancarella, attratto da un piccolo Pulcinella. Ritrovato, il papà sembra inizialmente compiaciuto; la mamma, invece, è visibilmente irritata. Il bambino, diventato un pochino scapricciatiello \ discolo / il Pulcinella lo vuole a tutti i costi.
B :) A me, me pare 'na strunzata.\ dici cose ridicole /
Jack: (J) Se non me lo compri, me lo compro da solo.
Il papà: (P) E’ una pessima idea.
J: Perché?
P: Perché comprarlo porta male. Se lo compri è solo per regalarlo a qualcun altro.
J: ( saggio) Che stupidaggine. Lo voglio, e ho i miei soldi.
P: L’unico modo perché ti porti fortuna è rubarlo; ma se lo rubi passerai il resto della vacanza in una prigione di Napoli, il che non sarebbe una gran fortuna. Non credi? Andiamo o tua madre si arrabbia.
J: Io ti odio.
Il venditore di pastori \ Sergio Solli / intanto ha osservato, ascoltato e…già medita...
C :) Pulecenella ‘o voglio e m’’o piglio. \ Pulcinella lo voglio e me lo piglio /.
Papà ancora non ha capito che: A vocca 'nchiusa nun traseno mosche \ Con la bocca chiusa non si dicono sciocchezze /. Infatti, la guglia che sta osservando è quella di San Gennaro sita in piazza Riario Sforza ( la più antica di Napoli, 1660 ed è un’opera barocca) e non quella dell’Immacolata che trovasi in piazza del Gesù Nuovo ( la più famosa di Napoli). E il cinema di Gilliam? Sicuramente sono la persona meno indicata per discutere di cinema barocco; ma mi par di capire che la scelta di questa piazza non è aleatoria. Comunque, mentre papà fa il cicerone, Jack si è perso di nuovo. Dove è andato?
D :) Ha inizio il capolavoro di Pulcinella \ Renato De Maria / coadiuvato da Il riparatore di bambole \ Nico Cirasola /.
Il mio lavoro termina volutamente qui. Chi non ha avuto la possibilità di vedere, il 25 maggio scorso, il corto di Gilliam proposto in anteprima web dalla redazione MYmovies, può sempre farlo visitando il sito dell’azienda. \ garofalo.it / E… l’idea esortativa di cui parlavo? Bene, mi rispondo con un’altra domanda – C’è in atto un movimento post-televisivo? Sicuramente si; la rete, ovvero il terzetto WWW, cattura di tutto e propone di tutto. Ed è proprio il “ tutto” la parolina magica che a me piace tanto. Al tutto, tutti devono avere la possibilità di accedere. Ed è così che gli amanti del genere gilliamèsque possono: senza fretta, in modo gratuito e per quante volte vogliono; vedere e rivedere, studiare e ristudiare il loro regista preferito. Ma, è un corto! E chi se ne frega. Chi si contenta gode. Apprezzare il bello, restando in casa, magari davanti ad un buon piatto di spaghetti conditi con salsa gilliamésque, è il massimo della goduria. Ed al resto chi ci pensa? Mamma mia, ci pensano i due visionari più famosi del momento Gilliam e… Pulecenella. E vuoi vedere che magari te lo aggiustano pure questo … pazzo mondo?
Good Click!
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quieromirar
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venerdì 10 giugno 2011
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la fiaba crudele di terry gilliam
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Anche il regista più esperto può cadere nella trappola della retorica quando una storia ruota attorno a Napoli, Pulcinella e a una famiglia divisa da incomprensioni. Non è il caso di Terry Gilliam, che nel dirigere il corto prodotto da Pasta Garofalo, “The Wholly family”, si conferma artista visionario, capace di giocare con i luoghi comuni per infondere in essi nuova vita. La fotografia di Nicola Pecorini, tutta giocata su di un contrasto tra luce e buio mai didascalico, la scenografia di Elio Maiello, tanto accurata da comunicare nella sua perfezione l’idea costante di un set, l’ironia delle musiche di Daniele Sepe creano una Napoli in cui magia e realtà si scambiano la maschera, generando nello spettatore un senso di attesa: quei vicoli in cui le figure si aggirano, la mescolanza di bellezza e cupezza diventano in punta di piedi un contesto alternativo, lo scenario di una fiaba sorprendente.
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Anche il regista più esperto può cadere nella trappola della retorica quando una storia ruota attorno a Napoli, Pulcinella e a una famiglia divisa da incomprensioni. Non è il caso di Terry Gilliam, che nel dirigere il corto prodotto da Pasta Garofalo, “The Wholly family”, si conferma artista visionario, capace di giocare con i luoghi comuni per infondere in essi nuova vita. La fotografia di Nicola Pecorini, tutta giocata su di un contrasto tra luce e buio mai didascalico, la scenografia di Elio Maiello, tanto accurata da comunicare nella sua perfezione l’idea costante di un set, l’ironia delle musiche di Daniele Sepe creano una Napoli in cui magia e realtà si scambiano la maschera, generando nello spettatore un senso di attesa: quei vicoli in cui le figure si aggirano, la mescolanza di bellezza e cupezza diventano in punta di piedi un contesto alternativo, lo scenario di una fiaba sorprendente. Il venditore di pastori e Pulcinella (Sergio Solli e Renato De Maria, che tratteggiano con coerenza il loro ruolo) diventano figure soglia che permettono di accedere a un mondo di sensazioni che si snoda all’insegna della crudeltà, ma comporta un’evoluzione del protagonista, un convincente Nicolas Connolly. Gli effetti digitali volutamente sgradevoli sono funzionali a precisi simbolismi. Quando il ragazzo è inglobato nelle viscere di Pulcinella, i sotterranei della città diventano specchio dell’anima. Il banchetto in cui i piatti di pasta vanno in pezzi e che culmina con le teste dei genitori (un omaggio a “Delicatessen” di Jeunet e Caro) allude alla fame di affetto che il figlio non riesce ad appagare. L’inquadratura in cui il padre e la madre (Douglas Dean e Cristiana Capotondi, credibili nel mostrarsi prigionieri di un legame inaridito) danzano mostra nel suo carattere artificioso come la felicità sia percepita dal giovane come un miraggio. I bambini appena nati, tutti muniti della maschera partenopea, esprimono il comune destino di ogni essere, che beffa la vita e ne è beffato, e la trasformazione del piccolo visitatore in bambola rotta a causa della madre mostra come tutte le esistenze siano inevitabilmente interconnesse. Quando, al risveglio dal sogno, il figlio indosserà il costume di Pulcinella, comprenderà come sia necessario accettare anche la parte oscura della propria coscienza. Va notato che il raggiunto equilibrio spirituale porta al cristallizzarsi della forma e dunque a una simbolica morte, mentre nulla è più vitale del contrasto e della dissonanza. E intanto Napoli resta lì, pronta a incantare chi si illude di avere tutte le risposte.
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francesco2
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lunedì 20 giugno 2011
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piccolo disastro
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Dopo un inizio incoraggiante, che farebbe pensare ad una curiosa ed intelligente chiave grottesca (Quel bizzarro signore che parla con la coppia ed il figlio sembra un personaggio di Corsicato o forse della De Lillo), esce fuori, spiace dirlo, un pasticcio incredibile; con scene assurde come quel gruppo di Pulcinella che tengono in braccio il protagonista, che è assurda di suo ma ancora più assurda per come gioca(?) senza nessun criterio con uno degli stereotipi della nazionalità.
Alla fine -Ma guarda un poco!- era tutto un sogno dopo i rimproveri ricevuti dai genitori, e quella stessa vicenda anni ed anni dopo diventerà oggetto di una scultura del personaggio precdentemente citato, che ne parlerà ad un'altra famiglia.
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Dopo un inizio incoraggiante, che farebbe pensare ad una curiosa ed intelligente chiave grottesca (Quel bizzarro signore che parla con la coppia ed il figlio sembra un personaggio di Corsicato o forse della De Lillo), esce fuori, spiace dirlo, un pasticcio incredibile; con scene assurde come quel gruppo di Pulcinella che tengono in braccio il protagonista, che è assurda di suo ma ancora più assurda per come gioca(?) senza nessun criterio con uno degli stereotipi della nazionalità.
Alla fine -Ma guarda un poco!- era tutto un sogno dopo i rimproveri ricevuti dai genitori, e quella stessa vicenda anni ed anni dopo diventerà oggetto di una scultura del personaggio precdentemente citato, che ne parlerà ad un'altra famiglia........Sì, Gilliam è proprio ridotto male. E qui siamo non dalle parti di "Parnassus", già discutibile e disorganico, ma da quelle di "Tideland", praticamente pessimo.
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