donni romani
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martedì 19 giugno 2012
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intenso e tragico viaggio nei destini umani
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Candidato agli Oscar 2012 come Miglior Film Straniero questo piccolo film di produzione belga ha un'intensità rara. Le storie parallele di due bambini fiamminghi figli di allevatori di bestiame si intrecciano più volte nel corso delle loro vite dando origine ad una trama al limite del giallo. Un evento drammatico verificatosi quando erano piccoli segnerà il destino di entrambi e quando si ritroveranno ai due lati della legge dovranno fare i conti con la propria coscienza e con i segreti del passato.
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Candidato agli Oscar 2012 come Miglior Film Straniero questo piccolo film di produzione belga ha un'intensità rara. Le storie parallele di due bambini fiamminghi figli di allevatori di bestiame si intrecciano più volte nel corso delle loro vite dando origine ad una trama al limite del giallo. Un evento drammatico verificatosi quando erano piccoli segnerà il destino di entrambi e quando si ritroveranno ai due lati della legge dovranno fare i conti con la propria coscienza e con i segreti del passato. Teso, vibrante, capace di metafore toccanti e colpi di scena magnificamente orchestrati, la pellicola di Roskam ha il merito di lasciar parlare i corpi, gli sguardi, i silenzi, e con questi costruire dialoghi magnifici. E ha il coraggio di non schierarsi mai, anche quando sarebbe facile, dalla parte della vittima, perché la verità è che ogni vittima è anche un po' carnefice e ogni carnefice è vittima della propria rabbia. Magistralmente diretto ed interpretato, capace di tendere la corda della tensione e farla scivolare lentamente, con eleganza e sofferenza, senza mai scadere nel senzazionalismo o nel pietismo, il film di Roskam cattura l'essenza dei personaggi, le loro paure più recondite e le restituisce intatte pur nella rivoluzione che una vita sbagliata comporta, gelando le coscienze e riscladando la compassione verso chi ha espiato colpe non ancora comesse e verso chi quelle colpe commesse non se le perdonerà mai.
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elray
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domenica 29 settembre 2013
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rundskop: toro scatenato
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(SPOILER)
Rundskop è una storia di solitudine e rabbia. implosioni ed esplosioni. Silenzi e vuoti. Di Paesaggi fermi e nuvole immobili. Di una natura impassibile e fredda di fronte agli eventi degli uomini.
Bestie dopate, piene zeppe di ormoni scandiscono le azioni di uomini segnati dal loro passato, castrante, castrato.
Un vortice che si arrotola su se stesso come scale concentriche di un palazzo che crolla e diventa tomba, lapide verticale che tende a qualcosa, ma incapace di raggiungerlo, si arrende e muore.
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(SPOILER)
Rundskop è una storia di solitudine e rabbia. implosioni ed esplosioni. Silenzi e vuoti. Di Paesaggi fermi e nuvole immobili. Di una natura impassibile e fredda di fronte agli eventi degli uomini.
Bestie dopate, piene zeppe di ormoni scandiscono le azioni di uomini segnati dal loro passato, castrante, castrato.
Un vortice che si arrotola su se stesso come scale concentriche di un palazzo che crolla e diventa tomba, lapide verticale che tende a qualcosa, ma incapace di raggiungerlo, si arrende e muore. Sentimenti mozzati, difficili, così lontani seppur vicini.
Amicizia, amore, fratellanza: carezze troppo dolci che non penetrano la spessa cortina d'odio.
La paura mangia l'anima.
Follia: come l'attimo che toglie, fugge via e mai più ritorna.
Esseri umani ridotti a vegetali sotto i colpi violenti di un toro scatenato che riesce ad affermare se stesso solo attraverso una rabbia assoluta che fonde uomo e bestia in un corpo totemico e ancestrale. Un Minotauro che fa della fisicità la sua unica arma, ma dalla quale è costretto ad una vita che non sa sbocciare.
L' urlo di guerra di un uomo solo contro se stesso. Solo contro il mondo, contro la la sua incapacità di accettare, di scegliere se perdonare o uccidere, per andare definitivamente oltre.
Così una vita interrotta, spezzata, può riprendere il suo corso solo dopo un gesto estremo, folle come il gesto che quella vita ha ridotto in ginocchio.
Un'azione che sia distruttrice e riparatrice. Che funga da contrappasso all'inverso e ponga fine all'agonia di una bestia ormai pronta al macello.
Jacky, Il toro furente viene abbattuto, durante una lotta claustrofobia che è metafora di travaglio interiore frustrante, esasperato, angoscioso ma insieme liberatorio e catartico.
La mancanza fisica diventa vuoto interiore insanato che chiede il prezzo più alto per essere colmato.
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carloalberto
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mercoledì 23 febbraio 2022
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il film salvato da matthias schoenaerts
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Bullhead, film candidato agli Oscar nel 2012 del regista belga Michaël R. Roskam, si basa tutto sul dramma umano del protagonista, interpretato in maniera eccellente da Matthias Schoenaerts, alla cui origine c’è un trauma psicofisico infantile rivissuto attraverso un lungo flashback a metà film.
Ambientato nel mondo della malavita che ruota attorno all’allevamento di bestiame con metodi illegali, il film ha un plot che ricalca il classico schema del noir francese, in cui l’antieroe cerca disperatamente di riscattare sé stesso dall’inferno, in cui è stato precipitato senza colpa da una sorte avversa, grazie all’amore per una donna, una figura catartica e salvifica al contempo, che scende dall’alto come un angelo a redimere lo sventurato peccatore.
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Bullhead, film candidato agli Oscar nel 2012 del regista belga Michaël R. Roskam, si basa tutto sul dramma umano del protagonista, interpretato in maniera eccellente da Matthias Schoenaerts, alla cui origine c’è un trauma psicofisico infantile rivissuto attraverso un lungo flashback a metà film.
Ambientato nel mondo della malavita che ruota attorno all’allevamento di bestiame con metodi illegali, il film ha un plot che ricalca il classico schema del noir francese, in cui l’antieroe cerca disperatamente di riscattare sé stesso dall’inferno, in cui è stato precipitato senza colpa da una sorte avversa, grazie all’amore per una donna, una figura catartica e salvifica al contempo, che scende dall’alto come un angelo a redimere lo sventurato peccatore.
Le atmosfere cupe, con prevalenza dei toni grigi nella fotografia, complice il clima delle plumbee e piovigginose giornate belghe, rendono paesaggisticamente in modo speculare lo stato d’animo del protagonista, perseguitato degli incubi del suo passato che si riverberano in uno squallido presente da piccolo criminale.
La noia, tuttavia, incombe, complice anche l’improbabile doppiaggio in italiano, specialmente quello dei ragazzini, durante le due ore e passa di un film che risulta guardabile soltanto grazie alla straordinaria performance attoriale di Schoenaerts. La pellicola, infatti, è troppo lunga rispetto ai contenuti dello script, che, peraltro, si limita alla descrizione della disperata quotidianità di un uomo, la cui esistenza è stata stravolta per sempre dal terribile trauma subito da bambino, che ne ha straziato il corpo e l’anima impedendogli di vivere una vita normale.
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