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Tratto da un libro autobiografico: Yukata Kamoshida (Asano), affermato fotografo entra nel vortice dell'alcolismo. La presa di coscienza fa si che l'uomo decida di rimettersi in sesto attraverso un lungo periodo di degenza e tornata la famiglia, fuggita in precedenza, tentare forse un nuovo inizio.
Lontano dal mito "americano" della seconda opportanità, il regista Yoichi Higashi ci propone un spaccato drammatico di un uomo che tenta di riconquistare quanto precedentemente perso, attraverso una pudicità che contraddistingue l'Oriente (in contrapposizione all'esasperata drammaticità di Via da Las Vegas), si redime corpo (la degenza stessa) e mente (le sedute dalla psicologa), si ritrova l'Ordine attraverso il gruppo di recupero; si individua la ferita, la si pulisce e la si medica consepevoli che ne rimarrà comunque una "cicatrice".
La caratteristica che contraddistigue il Cinema è quella di far si che un volto, un espressione, un inquadratura dica di più di cento didascalie; che in qualche modo non sia la voce a parlare ed è appunto ciò che accade in questa pellicola, con i piedi immersi nella sponda del fiume o camminando in riva al mare.
Il fulcro del piacere risiede in un piatto di riso col curry, nel riacquisire il Gusto del cibo perduto per l'alcool.
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