nakba
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venerdì 8 aprile 2016
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la diaspora di un popolo
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Avevo letto il libro, che non mi aveva emozionato. Speravo in qualcosa di più dal film, dal regista dello "Scafandro e la farfalla". Invece, salvo qualche raro momento di intensità emotiva, l'ho trovato superficiale come il libro. La tragedia del popolo palestinese viene appena sfiorata dal racconto, i massacri compiuti dall'Irgun e dalla banda Stern con l'acquiescenza dell'esercito israeliano appena accennati, violati in questo modo nella loro drammaticità e disumanità...Nel libro, ad esempio, lo sterminio di civili, adulti e bambini, del villaggio di Deir Yassin non viene neppure nominato, il fatto che una cinquantina di palestinesi fossero stati fatti sfilare nudi per le strade di Gerusalemme in segno di totale disprezzo neppure.
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Avevo letto il libro, che non mi aveva emozionato. Speravo in qualcosa di più dal film, dal regista dello "Scafandro e la farfalla". Invece, salvo qualche raro momento di intensità emotiva, l'ho trovato superficiale come il libro. La tragedia del popolo palestinese viene appena sfiorata dal racconto, i massacri compiuti dall'Irgun e dalla banda Stern con l'acquiescenza dell'esercito israeliano appena accennati, violati in questo modo nella loro drammaticità e disumanità...Nel libro, ad esempio, lo sterminio di civili, adulti e bambini, del villaggio di Deir Yassin non viene neppure nominato, il fatto che una cinquantina di palestinesi fossero stati fatti sfilare nudi per le strade di Gerusalemme in segno di totale disprezzo neppure...Non si respira il soffio ossessivo e castrante della presenza quotidiana dello Tsahal nella vita di ogni giorno, continui soprusi, mancanza completa di prospettive per il futuro per i giovani ma anche la speranza di una vita più dignitosa per le donne e gli anziani...La figura dell'Imam solo rivolta all'amore per la moglie e la figlia, quasi si fosse assuefatto all'occupazione, alle morti, al dolore per la perdita della propria identità di popolo. No, troppo miele in un inferno che purtroppo dura tutt'ora.
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sergio dal maso
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lunedì 29 giugno 2015
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miral
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“Miral è un fiore rosso che cresce ai lati della strada. Probabilmente ne avrete visti milioni”.
Miral è anche il nome della ragazza palestinese protagonista della storia.
Una storia intensa, dura e commovente, che unisce passione e dolore, amore e odio. Drammatica e straziante come la Storia con la esse maiuscola, quella del suo popolo e del conflitto israelo-palestinese. Sullo sfondo della vita di Miral c’è infatti la dura realtà della guerra, dei campi profughi e della rivolta dell’Intifada. Il film attraversa il contesto storico politico mediorientale dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948 agli Accordi di Pace di Oslo del 1994, utilizzando anche spezzoni originali di cinegiornali d’epoca.
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“Miral è un fiore rosso che cresce ai lati della strada. Probabilmente ne avrete visti milioni”.
Miral è anche il nome della ragazza palestinese protagonista della storia.
Una storia intensa, dura e commovente, che unisce passione e dolore, amore e odio. Drammatica e straziante come la Storia con la esse maiuscola, quella del suo popolo e del conflitto israelo-palestinese. Sullo sfondo della vita di Miral c’è infatti la dura realtà della guerra, dei campi profughi e della rivolta dell’Intifada. Il film attraversa il contesto storico politico mediorientale dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948 agli Accordi di Pace di Oslo del 1994, utilizzando anche spezzoni originali di cinegiornali d’epoca. Ma Miral è prima di tutto la storia di quattro donne, un atto d’amore e un grido di speranza che attraversa cinquant’anni di conflitti e violenza.
Quattro donne che amano e soffrono con grande dignità, sospese tra fragilità e altruismo, tra frustrazione e ribellione. Quattro fiori rossi. Quello del coraggio e della saggezza di Hindi, che durante la guerra del 1948
a Gerusalemme accoglie 55 bambini orfani e fonda il collegio Dar Al Tift (La casa dei bambini), scuola che gestirà fino alla sua morte e che ospita ancora oggi centinaia di bambini palestinesi. Quello della passione e
della rabbia di Miral, che malgrado l’educazione e l’esempio di Hindi si scontrerà con l’odio e la violenza della guerra, conoscerà l’amore e la discriminazione, dovrà scegliere se restare o partire. Non meno importanti sono le figure di Nadia, la madre di Miral, vittima della violenza e della sua fragilità, e Fatima, l’infermiera che si ribella alla violenza, verrà arrestata e diventerà la mentore di Nadia.
Notevole per intensità ed espressività è l’interpretazione di Hindi da parte di Hiam Abbass, una delle attrici più brave e versatili in circolazione. Brave ed espressive sono anche le due attrici che interpretano Miral : Yolanda El Karam da bambina e la più famosa Freida Pinto da ragazza (già splendida protagonista in The Millionaire). Pur avendo qualche limite evidente Miral è un film commovente e poetico, che riesce ad emozionare proprio per la sua sincerità di fondo. La semplificazione e la retorica di alcune scelte narrative non ne costituiscono necessariamente un limite ma evidenziano casomai l’onestà intellettuale del regista Julian Schnabel, capace di schierarsi senza equivoci con scelte tutt’altro che facili essendo di religione ebraica . La sceneggiatura è tratta dal libro autobiografico “La strada dei fiori di Miral” della bella giornalista palestinese Rula Jebreal (ha lavorato anche per la televisione italiana, molti la ricorderanno ad Annozero), compagna nella vita del regista e sceneggiatrice del film.
Julian Schnabel è un cineasta poliedrico, con una tecnica molto raffinata essendo anche un esperto di fotografia e un pittore riconosciuto. La splendida pellicola precedente, Lo scafandro e la farfalla, che racconta la storia di un uomo paralizzato capace di comunicare solo con il battito delle ciglia, aveva incantato critica e pubblico per la complessità dello stile e della tecnica utilizzata. Anche in Miral ci sono scene di pregevole spessore cinematografico: l’uso sapiente della telecamera a mano, sequenze sfocate con un impatto visivo notevole e la scelta di una efficace fotografia decolorata restituiscono intensità ed emozione a una sceneggiatura a volte un po’ troppo didascalica e semplificata, poco amalgamata nell’intreccio delle vicende delle protagoniste. E’ tuttavia evidente che abbracciare in un film di due ore 50 anni del lacerante e incandescente conflitto arabo-israeliano senza prestarsi a critiche di strumentalizzare e semplificare la storia è un’impresa ai limite dell’impossibile. Molti critici ed esponenti della cultura ebraica hanno rivolto a Schnabel proprio queste accuse, focalizzando la lettura del film solo sulla ricostruzione storica filo-palestinese e non sulle emozioni e sulla necessità di pacificazione che Miral riesce a trasmettere.
Alle Mostra del Cinema di Venezia nella conferenza stampa il regista ha sottolineato con forza il messaggio di pace e di speranza che ha cercato di esprimere, dedicando il film “a quanti in quella terra, schiacciati tra gli arabi radicali e gli ebrei fondamentalisti, non ne vogliono più sapere di violenza e di odio”.
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molenga
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mercoledì 4 gennaio 2012
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un film cosí cosí, ma importante
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due stelle al film, una in aggiunta perché é realizzato da un ebreo "costretto" dall'amore per la sua attuale compagna a prendere atto della condizione del popolo palestinese.
Miral é tratto dal libro dell'ex giornalista rula jebreal, uno scritto molto autobiografico che racconta delle difficoltá di crescere dalla parte sbagliata del -ahimé, ormai lo si puó proprio chiamare cosí- muro d'israele. verrebbe da dire che la pinto é troppo bella per questo ruolo, ma in effetti assonmiglia molto a rula jebreal(qualcuno ricorderá gli apprezzamenti da santoro)...il film é un po'le4nto, niente di speciale, schnabel ha dimostrato di saper far di meglio, ma é interessante come sunto divulgativo.
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due stelle al film, una in aggiunta perché é realizzato da un ebreo "costretto" dall'amore per la sua attuale compagna a prendere atto della condizione del popolo palestinese.
Miral é tratto dal libro dell'ex giornalista rula jebreal, uno scritto molto autobiografico che racconta delle difficoltá di crescere dalla parte sbagliata del -ahimé, ormai lo si puó proprio chiamare cosí- muro d'israele. verrebbe da dire che la pinto é troppo bella per questo ruolo, ma in effetti assonmiglia molto a rula jebreal(qualcuno ricorderá gli apprezzamenti da santoro)...il film é un po'le4nto, niente di speciale, schnabel ha dimostrato di saper far di meglio, ma é interessante come sunto divulgativo. meglio leggere il libro.
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francesco2
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martedì 27 settembre 2011
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la pace sia con voi
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Le prime immagini di questo film, che il pittore e regista Schnabel, compagno della giornalista Ruta Jebreal (Vista anche nella TV italiana)ha tratto da un suo testo autobiografico, potrebbero lasciare sperare a chi non conosca per sommi capi il film che abbia lo stesso taglio di un film non perfetto ma sensibile come "Donne senza uomini".
Purtroppo, invece, non siamo affatto dalle parti del cinema corale. Ci si concentra anzi sulle vicissitudini della protagonista, la cui madre era una delle donne viste in precedenza, ed il cui gesto esacerberà ulteriormente l'atteggiamento del padre, quando questi comprenderà che la figlia, nonostante l'affetto per la direttrice del collegio che l'ha accolta, vorrà dare alla propria esistenza un taglio non disgiunto dalle tensioni che scuotono (Violentemente) il proprio paese.
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Le prime immagini di questo film, che il pittore e regista Schnabel, compagno della giornalista Ruta Jebreal (Vista anche nella TV italiana)ha tratto da un suo testo autobiografico, potrebbero lasciare sperare a chi non conosca per sommi capi il film che abbia lo stesso taglio di un film non perfetto ma sensibile come "Donne senza uomini".
Purtroppo, invece, non siamo affatto dalle parti del cinema corale. Ci si concentra anzi sulle vicissitudini della protagonista, la cui madre era una delle donne viste in precedenza, ed il cui gesto esacerberà ulteriormente l'atteggiamento del padre, quando questi comprenderà che la figlia, nonostante l'affetto per la direttrice del collegio che l'ha accolta, vorrà dare alla propria esistenza un taglio non disgiunto dalle tensioni che scuotono (Violentemente) il proprio paese. Vicende narrate nel film in un modo spesso pessimo; colpa della sceneggiatura, che si concentra su scene madri (Probabilmente) realistiche, ma anche pedestri.
Si parla di contraddizioni, certo. Come quelle della protagonista, nel momento in cui impegnandosi per una causa "Alta" (Il proprio paese)metterebbe in pericolo il proprio micro-mondo (Il collegio che l'ha ospitata).
Man mano che si va avanti, è sempre più facile rendersi conto che si tratta di cinema didattico, che non risparmierà colpi ad effetto (Sic!) come quello sul padre, tratto certo da un'autentica biografia, ma la cui unica funzione(?) è rafforzare il dubbio che "Miral" sia un polpettone ambientato su uno sfondo sociale, con una ribelle non così stereotipata, ma che si oppone all'ordine costituito e vive un amore contrastato con un giovane di un'altra etnia; poi, certo, è anche disposta a farsi picchiare selvaggiamente per una causa in cui crede.
Poi, il film può piacere lo stesso. Ma il paradosso sta proprio qui: i motivi per cui finisco per apprezzarlo non sono che si tratta di un'opera provocatoria, ma anzi il modo in cui, nel suo essere innocuo, narra cose come l'amore (In tutte le modalità, anche tra genitori e figli), o le amicizie della vita, anche improvvisate, come quelle con la ragazza che si finge lesbica per non metterla nei guai.
Lo stesso finale non può che essere didatticamente ottimista; e resta seriamente il dubbio che chi doveva spingerci a riflettere, nonostante determinate sequenze crude a sfondo sociale, e certe curiosità sulla storia più o meno recente, ci abbia regalato un garbato aneddoto su una giovane che non si è voluta arrendere.
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ipno74
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martedì 22 marzo 2011
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troppo odio negli uomini
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Il film è uno stupendo e crudo affresco storico della liberazione della palestina dagli israeliani.
La storia inizia per primo con la creazione di questa scuola che prende con se tutti i bambini abbandonati o profughi della guerra.
Poi, una seconda parte, passa alla fuga di una ragazza violentata dal padre, questa diventa un'alcolizzata ( proibitissimo in israele) ed incontra un uomo, che si innamora di lei e poi, scopre di essere in cinta e si sposano.
Terza parte, la storia di Miral, bellissima ragazza che si allea con i palestinesi per avere la libertà dagli israeliani.
Il film è girato bene, con una bellissima sceneggiatura e ottimi dialoghi.
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Il film è uno stupendo e crudo affresco storico della liberazione della palestina dagli israeliani.
La storia inizia per primo con la creazione di questa scuola che prende con se tutti i bambini abbandonati o profughi della guerra.
Poi, una seconda parte, passa alla fuga di una ragazza violentata dal padre, questa diventa un'alcolizzata ( proibitissimo in israele) ed incontra un uomo, che si innamora di lei e poi, scopre di essere in cinta e si sposano.
Terza parte, la storia di Miral, bellissima ragazza che si allea con i palestinesi per avere la libertà dagli israeliani.
Il film è girato bene, con una bellissima sceneggiatura e ottimi dialoghi.
Le scene si intrecciano con la storia vera della guerra.
Bravissimi gli attori e scene che ricordano le prigioni di " fuga di mezzanotte"
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doni64
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lunedì 31 gennaio 2011
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film crudo
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Film reale, crudo che rispecchia la realta' attuale in Palestina con la guerra e le su crudelta' verso gli esseri umani e specialmente verso i piu' deboli.Il film che assomiglia ad un documentario e' interessante ma nel complesso non delucida nullo di nuovo.Voto 6+
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(di francesco2)
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jayan
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martedì 9 novembre 2010
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l'amore e l'altruismo contro l'odio e la guerra
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Un bellissimo film sulla difficile situazione della Palestina/Israele, sulle continue prevaricazioni, occupazioni di suolo e restrizioni delle libertà da parte degli israeliani sul popolo palestinese, e su come, con il coraggio, l'amore e l'altruismo si possano combattere l'odio e la guerra. Un grande messaggio di pace e di amore disinteressato. Il coraggio di una donna che accoglie a casa sua i numerosi orfani della guerra israelo-palestinese, una donna che rinunciò al desiderio di vendetta e di azione violenta per operare a un altro livello: quello dell'amore, dell'accoglienza di questi bambini che non avevano nessuno che si curasse di loro. Lei fonda un orfanotrofio: "La casa del fanciullo", che ancora oggi opera a Gerusalemme Est.
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Un bellissimo film sulla difficile situazione della Palestina/Israele, sulle continue prevaricazioni, occupazioni di suolo e restrizioni delle libertà da parte degli israeliani sul popolo palestinese, e su come, con il coraggio, l'amore e l'altruismo si possano combattere l'odio e la guerra. Un grande messaggio di pace e di amore disinteressato. Il coraggio di una donna che accoglie a casa sua i numerosi orfani della guerra israelo-palestinese, una donna che rinunciò al desiderio di vendetta e di azione violenta per operare a un altro livello: quello dell'amore, dell'accoglienza di questi bambini che non avevano nessuno che si curasse di loro. Lei fonda un orfanotrofio: "La casa del fanciullo", che ancora oggi opera a Gerusalemme Est. Il film inizia proprio dal funerale di questa donna, Husseini, e va a ritroso fino al 1947, anno di nascita dello stato di Israele. RIvediamo, attraverso gli orfani e le persone emarginate da questa guerra, una guerra giusta per i palestinesi perché la Palestina era stata occupata dagli Israeliani, giusta anche per gli israeliani perché non avevano ancora una loro terra, dopo essere stati cacciati duemila anni fa. Miral viene accolta in questo orfanotrofio dopo che sua madre muore suicida e suo padre non ce la fa a crescerla da solo. Cresce seguendo gli ideali dell'istituto, ma poi si ritrova davanti alla crudele situazione della sottomissione da parte degli israeliani... e allora decide di unirsi ai rivoluzionari e compie anche un attentato dinamitardo. In seguito alla morte di una sua cara amica e all'insistente insegnamento di pace della signora Husseini, chiamata da tutti Ma, cambierà e cercherà di agire in modo pacifico. Nel frattempo si raggiunge l'accordo e la nascita dello stato palestinese... Ben interpretato e diretto, questo nuovo film di Schnabel, ci mostra in modo diretto e con una splendida fotografia la situazione della Palestina di oggi e della sua storia contemporanea. La cinepresa entra nei personaggi, ci sono molte riprese ravvicinate, fino agli occhi... Alcune riprese invece sono fastidiose perché girate troppo velocemente. Il regista si conferma di grande talento. Da non perdere! Un film sincero e commovente!
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reservoir dogs
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lunedì 25 ottobre 2010
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troppo narcisismo
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Miral, film che presenta pultroppo difetti già nella struttura in quanto definito dallo stesso regista Julian Schnabel un film di denuncia sui fatti accaduti nell'ultimo mezzo secolo in Palestina.
Quei fatti che proprio nel film sono trattati frettolosamente e che servono solo da contorno per la storia di Hindi, Nadia e sua figlia Miral.
Troppo narcisistico perchè dedicato alle gesta di Miral diventanta così stendardo della lotta israelo - palestinese.
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paolorol
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martedì 21 settembre 2010
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fittizio dall'a alla zeta
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Se proprio vogliamo riconoscere un qualche merito a questo polpettone, allora diciamo che può forse forse chissà..avere un qualche valore didascalico, ma non ne sono per niente certo.
Schnabel ha trasposto filmicamente, con scarsa creatività e con una buona dose di pedanteria, il romanzo scritto dalla compagna, la bellissima giornalista Rula Jabreal, nota da noi per Annozero e TG della 7.
Il romanzo è stato spacciato per autobiografico, in realtà pare che lo sia solo in parte, sarebbe più corretto definirlo una autobiografia molto romanzata e costruita con il preciso intento di vendere.
Il romanzo ha venduto discretamente, il film non so che pubblico potrà attrarre, è così piatto e scontato, privo di qualsiasi scatto a livello narrativo, esageratamente lungo ed indigesto.
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Se proprio vogliamo riconoscere un qualche merito a questo polpettone, allora diciamo che può forse forse chissà..avere un qualche valore didascalico, ma non ne sono per niente certo.
Schnabel ha trasposto filmicamente, con scarsa creatività e con una buona dose di pedanteria, il romanzo scritto dalla compagna, la bellissima giornalista Rula Jabreal, nota da noi per Annozero e TG della 7.
Il romanzo è stato spacciato per autobiografico, in realtà pare che lo sia solo in parte, sarebbe più corretto definirlo una autobiografia molto romanzata e costruita con il preciso intento di vendere.
Il romanzo ha venduto discretamente, il film non so che pubblico potrà attrarre, è così piatto e scontato, privo di qualsiasi scatto a livello narrativo, esageratamente lungo ed indigesto. Tutto è eccessivo, c'è un pervasivo horror vacui che finisce per opprimere ed annoiare, a cominciare dalle scenografie sovraccariche e leccate, per finire con una colonna sonora letteralmente stipata di rondini assordanti.. Tutto è eccessivo e tutto è poco incisivo. Sceneggiatura senza guizzi e sforzi, recitazione senza infamia e senza lode.
In definitiva un tonfo per Scnabel, forse farebbe meglio a tenere separato l'amore dal lavoro. Non ci resta che sperare che la bella Rula la smetta di produrre romanzetti. Sennò poveri noi. Lasciate perdere.
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elena m.
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mercoledì 15 settembre 2010
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didattico
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lo trovo utile perchè didattico ,in quanto mostra la realtà quotidiana dei palestinesi ,fin dall'inizio dei loro problemi.
l'unico pregio che gli riconosco.
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