moviesforever
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domenica 9 gennaio 2011
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bella delusione
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decisamente inutile , film urlato , con un pessimo audio , le persone ridevano alle parolacce , battute vecchie , non manca nemmeno la torta in faccia , se voleva essere un analisi sociale o generazionale ha toppato completamente .
nessuno dei personaggi è credibile , sono buttati lì uno sull' altro , tanto per fare spessore e riempire 90 minuti di film con sfruttati luoghi comuni .
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stella di mare
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venerdì 28 gennaio 2011
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famiglia dei tempi moderni od oscure visioni?
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Credo che non sia possibile dare un parere esaustivo su questo film se non lo si vede più di una volta. E' una di quelle pellicole che non si esauriscono alla prima lettura.
E' un film onirico, veloce, febbrile, spesso francamente eccessivo. Dico "onirico" perché a volte la bizzarria con la quale vengono raccontate le vicende sembra appartenere più ad uno di quei sogni notturni esagitati che alla realtà.
A parte il protagonista Castellitto, i personaggi risultano piuttosto antipatici ed indigesti. Bellissima e bravissima Laura Morante, come sempre una donna dalla classe straordinaria. Fascinoso e carismatico Jannacci, anche se un po' stretto nel suo ruolo (stereotipato e piuttosto trito) di "vecchio saggio".
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Credo che non sia possibile dare un parere esaustivo su questo film se non lo si vede più di una volta. E' una di quelle pellicole che non si esauriscono alla prima lettura.
E' un film onirico, veloce, febbrile, spesso francamente eccessivo. Dico "onirico" perché a volte la bizzarria con la quale vengono raccontate le vicende sembra appartenere più ad uno di quei sogni notturni esagitati che alla realtà.
A parte il protagonista Castellitto, i personaggi risultano piuttosto antipatici ed indigesti. Bellissima e bravissima Laura Morante, come sempre una donna dalla classe straordinaria. Fascinoso e carismatico Jannacci, anche se un po' stretto nel suo ruolo (stereotipato e piuttosto trito) di "vecchio saggio".
Un film troppo carico: troppa carne al fuoco, troppi simboli, troppe cose che andrebbero interpretate perché vanno al di là di quello che si vede. Alcune battute memorabili. Risate amare, quasi inquietanti, si ride delle proprie peggiori paure in un cascinale di campagna che più che appartenere ad una semi-commedia sembra inghiottire personaggi e spettatori come nella migliore tradizione horror.
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francesco giuliano
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lunedì 27 dicembre 2010
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lo stress colpisce ancora!
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È un film, quest’ultimo lavoro di Castellitto, tratto da un racconto della moglie Margaret Mazzantini. In esso il regista, che è anche attore, fotografa, in modo alquanto ironico, sottilmente beffardo e beffardamente satirico l’attuale società italiana, mostrandone una fisionomia urlata, squilibrata, dissestata, stereotipata, disorientata, scriteriata, alienata, dove le persone normali, che vivono intorno ai quei valori umani che inducono alla serenità, alla meditazione e alla saggezza, appaiono strane e anormali, superate, “vecchie”.
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È un film, quest’ultimo lavoro di Castellitto, tratto da un racconto della moglie Margaret Mazzantini. In esso il regista, che è anche attore, fotografa, in modo alquanto ironico, sottilmente beffardo e beffardamente satirico l’attuale società italiana, mostrandone una fisionomia urlata, squilibrata, dissestata, stereotipata, disorientata, scriteriata, alienata, dove le persone normali, che vivono intorno ai quei valori umani che inducono alla serenità, alla meditazione e alla saggezza, appaiono strane e anormali, superate, “vecchie”. Si corre e si urla. Non si pensa. In questa società, dove ognuno si arroga il diritto di assalire l’altro, in modo violento, solo per un abitudine consolidata e imposta da alcuni programmi televisivi, si prevarica senza motivo chi vuole dire la sua liberamente. Basta una parola per fare scattare l’allarme e assalire! Gli impulsi nervosi si trasformano in grida forsennate, fastidiose, insopportabili. Nelle famiglie, poi, si permettono situazioni che fanno raccapricciare e inorridire: i genitori “educano” i figli accettando e condividendo tutto ciò che i figli fanno e gli impongono. Non uno schiaffo né un rimprovero sono ammessi. Tutto è lecito! In questo “frastuono” aggrovigliato, da cui è difficile uscire ed estraniarsi, una ragazzina si innamora di un vecchio, in cui scopre la “bellezza” che fino ad allora non aveva ancora scorto. Appunto “la bellezza del somaro” che pascola sereno e tranquillo in mezzo alla purezza della natura e in mezzo a tutto quel putiferio. Atto questo che scandalizza tutti, ovviamente anche il padre che le sferra uno schiaffo che, a sua volta, scandalizza gli astanti. Purtroppo lo spettatore esce stressato per una sceneggiatura che, talvolta, appare sconnessa e che non gli fa gustare il film che, però, in alcuni tratti è piacevole. (Francesco Giuliano)
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renato volpone
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martedì 28 dicembre 2010
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il somaro forse è il personaggio migliore
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Il film racconta degli stereotipi della borghesia italiana, rappresentata in questo caso da una coppia che deve confrontarsi con la giovanissima figlia innamorata di un settantenne. I personaggi si riuniscono nella villa in campagna con amici, parenti e pazienti (la madre è psicologa) e qui si mettono a confronto diverse realtà tra giovani e meno giovani. La sceneggiatura lascia molto a desiderare, pochi sono gli attori convincenti e lo sono soprattutto i personaggi minori, comunque il film è piacevole e regala alcuni sorrisi e risate.
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vipera gentile
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giovedì 24 febbraio 2011
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una commedia divertente con morale
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Tratto dal libro di M. Mazzantini, è brillantemente interpretato da Castellitto e da Laura Morante nei panni dei genitori di una ragazzina vivace e viziata. È significativa la parte in cui il padre dà uno schiaffo alla figlia appoggiato dalla moglie; gli amici della ragazza le invidiano questo genitore che interviene quando sbaglia. La morale è che la severità dà sicurezza ai ragazzi che si sentono amati e seguiti dai genitori; mentre l’eccessiva benevolenza è percepita e spesso è in effetti il risultato di uno scarso interesse nei confronti dei figli. È la prima esperienza dell’attore come regista e quindi possiamo perdonargli alcune scene scontate.
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Tratto dal libro di M. Mazzantini, è brillantemente interpretato da Castellitto e da Laura Morante nei panni dei genitori di una ragazzina vivace e viziata. È significativa la parte in cui il padre dà uno schiaffo alla figlia appoggiato dalla moglie; gli amici della ragazza le invidiano questo genitore che interviene quando sbaglia. La morale è che la severità dà sicurezza ai ragazzi che si sentono amati e seguiti dai genitori; mentre l’eccessiva benevolenza è percepita e spesso è in effetti il risultato di uno scarso interesse nei confronti dei figli. È la prima esperienza dell’attore come regista e quindi possiamo perdonargli alcune scene scontate. Comunque, è divertente e suggerisce riflessioni positive sulla famiglia.
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dano25
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martedì 17 maggio 2011
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la vita sotto ogni punto di vista
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La famiglia Sinibaldi è una “normale” e agiata famiglia romana composta da Marcello, architetto di successo, marito part time, padre troppo amichevole, una bella e giovane amante, Marina, psicologa un po’ nevrotica, mamma affettuosa, difensore dell’ambiente e Rosa, figlia 17enne ribelle, secchiona, convinta di essere al centro del mondo degli amici ed innamorata di Armando, 70enne colto ed elegante. La vita finto-perfetta dei coniugi Sinibaldi è messa a dura prova quando organizzano un week-end in campagna con tutti gli amici e conoscono Armando che sconvolgerà in meglio la vita di ogni singola persona grazia alla sua personalità e saggezza. Diretto e interpretato con magistrale bravura da Sergio Castellitto, “la bellezza del somaro” è tratto da un romanzo della signora Castellitto, Margaret Mazzantini.
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La famiglia Sinibaldi è una “normale” e agiata famiglia romana composta da Marcello, architetto di successo, marito part time, padre troppo amichevole, una bella e giovane amante, Marina, psicologa un po’ nevrotica, mamma affettuosa, difensore dell’ambiente e Rosa, figlia 17enne ribelle, secchiona, convinta di essere al centro del mondo degli amici ed innamorata di Armando, 70enne colto ed elegante. La vita finto-perfetta dei coniugi Sinibaldi è messa a dura prova quando organizzano un week-end in campagna con tutti gli amici e conoscono Armando che sconvolgerà in meglio la vita di ogni singola persona grazia alla sua personalità e saggezza. Diretto e interpretato con magistrale bravura da Sergio Castellitto, “la bellezza del somaro” è tratto da un romanzo della signora Castellitto, Margaret Mazzantini. Dopo il toccante “non ti muovere” Castellitto si conferma uno dei più completi artisti italiani, capace di regalare risate ed emozioni con una semplicità devastante. Nella parte di Marina è (come sempre) ottima l’interpretazione di Laura Morante, donna dall’indiscusso fascino e attrice tra le più brave e convincenti del panorama cinematografico italiano. Rilevante e convincente il maestro Enzo Jannacci nella parte di Armando, ottima scelta per quell’aria colta e vissuta di un simbolo della musica italiana. Nina Torresi, Barbara Bobulova, Lola Ponce sono alcune degli altri interpreti che completano un ottimo cast. Sovvenzionato con fondi statali e con il patrocinio ed il contributo della regione Toscana (dove sono ambientate le scene di campagna) questo film è uno degli esempi che il cinema italiano non è morto ma bisogna affidarne il rilancio a gente competente con film intelligenti, basta cinepanettoni e squallide commedie.
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flaneuse
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lunedì 17 gennaio 2011
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una campagna marginale
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L'idea di base dei borghesi riuniti in un casolare fuori città ricorda un po' l'ultimo episodio de "La dolce vita" e seppur con dinamiche differenti anche in questo film come in quello felliniano si raggiunge un discreto livello di paradossalità.
Tutto si svolge in una campgna dove non ci sono recinti o cancelli eppure i personaggi sembrano essere posti sotto una lente di ingrandimento che tenta di analizzare relazioni e che allo stesso tempo ingigantisce teatralmente ogni singola azione o scena.
Nessuno dei personaggi sembra provare sentimenti profondi verso rispettivi mariti, mogli e figli e in mezzo a questo trionfo di lascività affettiva appare Armando (Enzo Jannacci) che dovrebbe rappresentare colui che è in grado di provare dei veri sentimenti; dovrebbe perchè in realtà sarà una sorta di sagoma mossa talvolta dalla sua paradossale fidanzata 17enne e che a volte pronuncia qualche pillola filosofica senza però ottenere grandi effetti.
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L'idea di base dei borghesi riuniti in un casolare fuori città ricorda un po' l'ultimo episodio de "La dolce vita" e seppur con dinamiche differenti anche in questo film come in quello felliniano si raggiunge un discreto livello di paradossalità.
Tutto si svolge in una campgna dove non ci sono recinti o cancelli eppure i personaggi sembrano essere posti sotto una lente di ingrandimento che tenta di analizzare relazioni e che allo stesso tempo ingigantisce teatralmente ogni singola azione o scena.
Nessuno dei personaggi sembra provare sentimenti profondi verso rispettivi mariti, mogli e figli e in mezzo a questo trionfo di lascività affettiva appare Armando (Enzo Jannacci) che dovrebbe rappresentare colui che è in grado di provare dei veri sentimenti; dovrebbe perchè in realtà sarà una sorta di sagoma mossa talvolta dalla sua paradossale fidanzata 17enne e che a volte pronuncia qualche pillola filosofica senza però ottenere grandi effetti. Gli unici personaggi che riescono ad instaurare un reale rapporto con chi guarda sono coloro che in realtà dovrebbero essere marginali come i due pazienti di Marina, e la domestica dell'est.
In sostanza un film che tenta di scandagliare intimi rapporti familiari e generazionali ma che finisce con il rimanere ai margini di ciò che racconta.
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