ester pantano
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domenica 22 luglio 2012
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stralci di vendemmia
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I GIORNI DELLA VENDEMMIA
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I GIORNI DELLA VENDEMMIA
Non so come ma dopo essermi seduta lì, al mio posto, fila E poltrona numero 6 del cinema King di Catania,
improvvisamente ho sentito l’odore di quel salotto, ho pregato insieme a Maddalena,
ed ho sofferto per la comunione nella fede in cui non riusciva a farsi coinvolgere il marito …
per poi trovarmi catapultata in un vigneto,
con l’odore del caldo,
il profumo del sole
e la friabilità della terra fra le dita dei piedi.
Ho sentito tutte le emozioni che ho a disposizione attraversare il mio corpo e farmi vibrare alto.
Ho avuto in dono un vecchio cappello di paglia da un ragazzo, l’ho indossato.
Ho usato quel cappello ed ho viaggiato fra quelle schiere di vigneti pronti a servire la vendemmia.
Sono andata a Londra ed ho sentito il tradimento e la pena del ritorno in un luogo lento, che mi hanno detto chiamarsi casa.
Ho sentito l’attività seduta dei corpi, ed il desiderio fermo di intervenire in questo nostro mondo.
E poi … Maria, che non ha bisogno di un codice comune per regalarti il senso di colpa.
Pregna di emozioni vive vi ringrazio e mi auguro che continuiate a scommettere sulle emozioni.
Ester Pantano
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umbertoparini
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giovedì 12 luglio 2012
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film brutto 1
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film brutto , lento e noioso. Brutta la fotografia; le riprese eccessivamente lente; il tema sciocco e banale. Veramente una delusione
[+] deludente
(di onesimos)
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filo86
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mercoledì 27 giugno 2012
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un film in cui tutti possono identificarsi
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I giorni della vendemmia è un film che si discosta molto dal cinema italiano contemporaneo o almeno dalla gran parte di esso... Finalmente.
La pellicola riporta in modo equilibrato, mai sopra le righe, il turbamento che tutti abbiamo provato in età adolescenziale quando forse per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare realmente ciò che forse prima rimaneva una fantasia e potevamo esprimere solo tramite l’autoerotismo. E ciò non conosce distinzioni di luogo e tempo.
E come dimostra il film, a volte le opportunità rimangono tali, non si concretizzano: mettici un ragazza più grande che si diverte solo a stuzzicare o un fratello maggiore, con cui ci si sente un po’ in competizione, che manda all’aria tutti i piani sentimentali.
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I giorni della vendemmia è un film che si discosta molto dal cinema italiano contemporaneo o almeno dalla gran parte di esso... Finalmente.
La pellicola riporta in modo equilibrato, mai sopra le righe, il turbamento che tutti abbiamo provato in età adolescenziale quando forse per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare realmente ciò che forse prima rimaneva una fantasia e potevamo esprimere solo tramite l’autoerotismo. E ciò non conosce distinzioni di luogo e tempo.
E come dimostra il film, a volte le opportunità rimangono tali, non si concretizzano: mettici un ragazza più grande che si diverte solo a stuzzicare o un fratello maggiore, con cui ci si sente un po’ in competizione, che manda all’aria tutti i piani sentimentali.
Personaggio da segnalare la nonna che per tutto il film rimane un personaggio marginale, quasi assente ma che alla fine, con quella frase detta ad Emilia, dimostra, guardando a distanza, di capire sempre tutto meglio degli altri (meglio anche di chi la situazione la vive in prima persona).
Grandi prove attoriali da parte di tutti i protagonisti.
Il film inizia nel modo giusto con una frase di Pier Vittorio Tondelli e chiude al momento giusto, quando si è espresso tutto quello che c’era da esprimere, senza dilungarsi inutilmente.
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renato volpone
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domenica 24 giugno 2012
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le meraviglie dell'adolescenza
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"Sulla terra, ciò che sono semplicemente mi aiuterà a vivere" Pier Vittorio Tondelli e "Altri Libertini", un tuffo nel passato, nella memoria! La vigna, il profumo dell'uva e la Renault 4. Nella campagna dell'Emilia negli anni '80, Elia un giovane ragazzo esile e nel pieno dei tormenti adolescenzialiche incontra Emilia la bella che arriva a vendemmiare con lui (attori troppo esteticamente perfetti, molto cittadini e signori, altamente improbabili lavoratori della terra. Molto più credibili il padre e la nonna del ragazzo). Elia con Emilia scopre il primo bacio e spera di passare dalla masturbazione all'amore fisico, ma ben presto torna Samuele, il fratello che vive in giro per l'Europa, che gli spezza l'incanto.
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"Sulla terra, ciò che sono semplicemente mi aiuterà a vivere" Pier Vittorio Tondelli e "Altri Libertini", un tuffo nel passato, nella memoria! La vigna, il profumo dell'uva e la Renault 4. Nella campagna dell'Emilia negli anni '80, Elia un giovane ragazzo esile e nel pieno dei tormenti adolescenzialiche incontra Emilia la bella che arriva a vendemmiare con lui (attori troppo esteticamente perfetti, molto cittadini e signori, altamente improbabili lavoratori della terra. Molto più credibili il padre e la nonna del ragazzo). Elia con Emilia scopre il primo bacio e spera di passare dalla masturbazione all'amore fisico, ma ben presto torna Samuele, il fratello che vive in giro per l'Europa, che gli spezza l'incanto. Così sullo sfondo di un'Italia in lutto per la scomparsa di Berlinguer, in piena ascesa di Craxi e con un Papa nuovo che si fa voler bene dai giovani, si concretizza una piccola tragedia amorosa. Samuele, il fratello grande, se ne riparte verso l'amore "libero", lasciando Elia con i suoi tormenti. Anche Emilia se ne va e tutto ritorna come prima anche se nulla sarà più lo stesso. il film riesce a far esaltare le emozioni e a riportare a galla vecchi ricordi e l'atmosfera è quella giusta. Ottima la musica e bella la fotografia.
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becco
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martedì 27 marzo 2012
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un film sensoriale
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Un film senza, tempo.
Una dimensione sospesa, che lascia spazio solo alle sensazioni provate dai protagonisti, trasmesse magistralmente al pubblico.
Lo consiglio.
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marcoj
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lunedì 19 marzo 2012
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un'altra delusione. peccato.
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Più un cortometraggio allungato che altro. Bella la fotografia, bellissimo il ritratto della campagna emiliana: ma il contenuto manca - perlomeno per poterlo definire un lungometraggio. Mi aspettavo un bel film italiano vecchio stile, e invece siamo alle solite: sceneggiatura inesistente (storia slice-of-life, ovvero eventi a caso uno dopo l'altro; dialoghi pressoché inutili, e senza alcun significato; nessun arco narrativo) e un regista che ha sicuramente talento ma che, come tutti gli italiani, pensa che la sceneggiatura sia solo una manciata di battute giusto per arrivare da un punto A a un punto B. La sceneggiatura è un mestiere complesso, e nessuno sceneggiatore ha messo mano a questo film - e si vede.
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Più un cortometraggio allungato che altro. Bella la fotografia, bellissimo il ritratto della campagna emiliana: ma il contenuto manca - perlomeno per poterlo definire un lungometraggio. Mi aspettavo un bel film italiano vecchio stile, e invece siamo alle solite: sceneggiatura inesistente (storia slice-of-life, ovvero eventi a caso uno dopo l'altro; dialoghi pressoché inutili, e senza alcun significato; nessun arco narrativo) e un regista che ha sicuramente talento ma che, come tutti gli italiani, pensa che la sceneggiatura sia solo una manciata di battute giusto per arrivare da un punto A a un punto B. La sceneggiatura è un mestiere complesso, e nessuno sceneggiatore ha messo mano a questo film - e si vede.
Peccato, perchè, come dicevo, Marco Righi ha la mano, l'occhio e la sensibilità per andare lontano. Ma senza professionisti e critici intorno rischia di diventare l'ennesimo 'autore' italiano che crede che basti la sua sensibilità, che il resto non conti.
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nonarte
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martedì 6 marzo 2012
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malinconia e riflessione
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gentile marco,
Ti scrivo solo per farti i complimeti per il film; G. R. mi ha appena portato a vederlo e devo dire che l'ho sentito molto vicino al nostro vissuto; il tempo passa, le cose cambiano, ma in un certo senso rimangono le stesse. e in quella terra, quelle persone, ci siamo anche noi, anche se in altre vite, apparentemente lontane. malinconia e riflessione.
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nonarte
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lunedì 5 marzo 2012
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un bel film
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Il film mi è piaciuto tanto. Penso che oltre alla storia, delicata e vera, abbiano fatto tanto le inquadrature sempre sui gesti, sugli occhi, sulla bocca e sicuramente la musica.
Non è un film da piangere. Eppure a un certo punto mi sono trovata con le lacrime fino al collo. E' stata una questione di due, tre secondi al massimo e mi sono sentita "toccare" nel profondo e poi...
poi il gioco era fatto e piangevo già.
E' stata quella sequenza lenta, di gesti visti da vicino , quasi a farli io, quasi fossero mie quelle mani e quelle degli attori . Parlo del gesto della nonna che pulisci i fiori del cortile, togliendo con cura dalle piante dei gerani i fiori sfioriti ;il gesto della madre che nel retro della casa tocca gli abiti dei componenti della propria famiglia e li stende al sole ;il gesto che padre che passa fra i filari della vigna e la sfiora, quasi la accarezza , perchè su quelle foglie che nascondono l'uva ci sono giorni e giorni del proprio lavoro, c'è il sale del proprio sudore.
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Il film mi è piaciuto tanto. Penso che oltre alla storia, delicata e vera, abbiano fatto tanto le inquadrature sempre sui gesti, sugli occhi, sulla bocca e sicuramente la musica.
Non è un film da piangere. Eppure a un certo punto mi sono trovata con le lacrime fino al collo. E' stata una questione di due, tre secondi al massimo e mi sono sentita "toccare" nel profondo e poi...
poi il gioco era fatto e piangevo già.
E' stata quella sequenza lenta, di gesti visti da vicino , quasi a farli io, quasi fossero mie quelle mani e quelle degli attori . Parlo del gesto della nonna che pulisci i fiori del cortile, togliendo con cura dalle piante dei gerani i fiori sfioriti ;il gesto della madre che nel retro della casa tocca gli abiti dei componenti della propria famiglia e li stende al sole ;il gesto che padre che passa fra i filari della vigna e la sfiora, quasi la accarezza , perchè su quelle foglie che nascondono l'uva ci sono giorni e giorni del proprio lavoro, c'è il sale del proprio sudore. Sono gesti sospesi, lenti . Avverti l'abitudine del gesto nelle mani di chi lo compie ma , forse per effetto delle musiche o delle inquadrature, passa la solennità di quei gesti, il valore di quel mondo, il valore del prendersi cura dei fiori, della vigna , di chi indosserà quegli abiti lavati e stesi al sole.
VIolentemente ho sentito dentro di me quanto fossero parte di me quei gesti che tante volte ho vissuto in diretta accanto a mia madre e nn a quella del film, a mio padre e nn a quello del film. E per fortuna che c'era la musica che mi ha aiutato a riprendermi il respiro , ad uscire da cio' che stavo vivendo nn con nostalgia ma con dolore. Il dolore di aver tradito quei gesti, quel "prendersi cura" di cio' che fai crescere intorno a te che mi è stato trasmesso non con parole o discorsi ma semplicemente con l'esempio, con il ripetersi di quei gestii. Mi sono sentita cresciuta con quei gesti e identica a quei gesti, identica nel mio profondo , anche se il sano 'egoismo di cui ora faccio una bandiera
da sventolare mi spinge alla ricerca di nuovi gesti. E nel film,forse
come nella vita, ognuno trova il suo posto perchè fa bene quelle cose , quei gesti semplici, anche di fatica , che implicano un sacrificio , da ripetere forse con un po' di noia tutti i giorni ma che fanno scorrere la vita per un verso giusto perchè poi i fiori sono rigogliosi e profumati nel giardino. l'uva dara' un buon vino, gli abiti profumati verranno indossati dal ragazzino che cresce intelligente e sensibile.
E nn è un caso che Samuele che nn compie nessuno di quei gesti è il "ribelle" e per vivere la sua realtà deve allontanarsi da quel mondo.
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cizzia
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mercoledì 29 febbraio 2012
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la delicata e confusa poesia dell'adolescenza
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Come dimenticare il vortice di emozioni e nuove sensazioni, che ti travolgono durante l'adolescenza? I primi amori, il desiderio di sentirsi adulti, la voglia di emancipazione dalla famiglia. Questo è ciò che mi ha trasmesso anche Elia, il giovane protagonista dei "I giorni della vendemmia". Una storia, la sua, vissuta attraverso i filari di una silenziosa e calda campagna emiliana, che avvolge e culla la piccola e universale vicenda del protagonista. Un film che racconta attraverso gli sguardi e i lunghi silenzi, i tormenti che attraversano questo confuso ma poetico momento della vita, dove tutto accade per la prima volta e ci cambia per sempre.
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herzogx
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martedì 28 febbraio 2012
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atmosfere rarefatte e attori credibili
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“I giorni della vendemmia” è un’opera prima anomala e intensa, non solo paragonandola all’asfittico panorama cinematografico italiano.
Innanzitutto è un opera “in levare” e non “per accumulo”: il giovane regista Marco Righi non cerca quindi di inserire in un film la propria filosofia omnia di vita (classico errore dei registi/sceneggiatori alle prime armi), ma si limita a raccontarci personaggi e a darci spunti di riflessione e nostalgia. Questo porta anche al piacevole side effect di avere un film con pochi dialoghi, incentrato sulle atmosfere più che su una storia compiuta; un film che, mi si perdoni il paragone, naviga dalle parti di Olmi, Piavoli e Diritti.
Poi è un’opera estremamente curata dal punto di vista visivo, girata in un digitale quasi mai percettibile e con un incredibile lavoro di fotografia e post-produzione per rendere credibili visivamente anche quelli che possono essere i punti deboli di un’opera girata a basso budget (la sottoesposizione nelle scene con poca luce, ad esempio).
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“I giorni della vendemmia” è un’opera prima anomala e intensa, non solo paragonandola all’asfittico panorama cinematografico italiano.
Innanzitutto è un opera “in levare” e non “per accumulo”: il giovane regista Marco Righi non cerca quindi di inserire in un film la propria filosofia omnia di vita (classico errore dei registi/sceneggiatori alle prime armi), ma si limita a raccontarci personaggi e a darci spunti di riflessione e nostalgia. Questo porta anche al piacevole side effect di avere un film con pochi dialoghi, incentrato sulle atmosfere più che su una storia compiuta; un film che, mi si perdoni il paragone, naviga dalle parti di Olmi, Piavoli e Diritti.
Poi è un’opera estremamente curata dal punto di vista visivo, girata in un digitale quasi mai percettibile e con un incredibile lavoro di fotografia e post-produzione per rendere credibili visivamente anche quelli che possono essere i punti deboli di un’opera girata a basso budget (la sottoesposizione nelle scene con poca luce, ad esempio).
Per finire, è impressionante la credibilità di Marco d’Agostin nella parte di Elia, sintomo non solo di una grande capacità di selezione degli attori ma anche di un ottimo livello di direzione degli stessi. Sono, certo, un po’ più enfatici e meno credibili Lavinia Longhi e alcuni altri comprimari (su tutti però spicca, per bravura e credibilità, la ruspante Elide Bertani), ma rimangono comunque sopra la media cinematografica attuale.
Marco Righi, in questo film, si è costruito una sua poetica e il mio augurio è che rimanga una mosca bianca nel pianeta cinema e, invece che sperimentare nuove soluzioni, continui a percorrere questo solco diventando un autore riconoscibile a tutti gli effetti.
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