minamovies
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venerdì 19 febbraio 2010
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consiglio l'intervista inedita a paolo borsellino
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Videocracy racconta più o meno questo: l'italia è una monnezza, rimbambita davanti alla tv e pronta ad applaudire personaggi demenziali nella loro totale nullità culturale e intellettuale (tipo il grasso pseudoagente di biancovestito o l'agente dei fotografi tatuato-abbronzato-fisicato). tale monnezzaio è opera di silvio berlusconi, il quale ha creato la tv commerciale come un eden personale: ed essendo un anziano macho molto convinto delle sue doti seduttive, con un cattivo gusto proverbiale, ha riempito la tv delle ragazzotte volgari, pettorute e deficienti di cui ama circondarsi, anche in consiglio dei ministri. Ebbene, è certo vero, ma non si capisce tutta la manfrina della censura eccetera: Berlusconi da questo film ci fa una figura fin troppo buona.
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Videocracy racconta più o meno questo: l'italia è una monnezza, rimbambita davanti alla tv e pronta ad applaudire personaggi demenziali nella loro totale nullità culturale e intellettuale (tipo il grasso pseudoagente di biancovestito o l'agente dei fotografi tatuato-abbronzato-fisicato). tale monnezzaio è opera di silvio berlusconi, il quale ha creato la tv commerciale come un eden personale: ed essendo un anziano macho molto convinto delle sue doti seduttive, con un cattivo gusto proverbiale, ha riempito la tv delle ragazzotte volgari, pettorute e deficienti di cui ama circondarsi, anche in consiglio dei ministri. Ebbene, è certo vero, ma non si capisce tutta la manfrina della censura eccetera: Berlusconi da questo film ci fa una figura fin troppo buona..
La tv è la sua foglia di fico, lo specchietto per le allodole, il business a viso aperto.
Il lato oscuro è un altro: a quando un bel documentario su quello? Vediamo davvero fino a che punto l'Italia è un paese sotto regime: se uscisse un film sullo stile di questo, ma che parlasse dei processi per corruzione ai giudici (CORRUZIONE AI GIUDICI) verrebbe proiettato nei cinema? Se vi dicessi che Borsellino nella sua ultima intervista dice cose inequivocabili, mi credereste? Il video è acquistabile dal sito de Il Fatto Quotidiano, quotidiano nazionale che non compare mai in nessuna rassegna stampa.. come mai?
Se si voleva pescare nella fogna che è il potere in Italia, beh, Gandini ha estratto le caramelle.
Comunque, da esule in svezia, gli sembrerà ovviamente già tantissimo.
Se ci avesse sbattuto in faccia mafia, abusivismo edilizio, rifiuti, corruzione ecc... forse non lo avremmo sopportato. O magari si, perché ormai noi italiani sopportiamo tutto, non è vero? Chi la pensa come me non ha spazio, non ha voce, chi la pensa come la massa sciocca che inneggia a nullità come i due seddetti ha spazio nella tv pomeridiana, sula stampa ecc:questa è la piccola differenza. Basta guardare il tg1. Potrei anche stare dicendo delle fesserie, ma devo poter avere lo spazio di dirle. In italia questo spazio non c'è, perché la verità è troppo brutta, scomoda e irrimediabile: il nostro paese è in mano alla MAFIA.
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g. romagna
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giovedì 18 febbraio 2010
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videocracy
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L'ascesa mediatica e, conseguentemente, politica di S. Berlusconi filtrata dalle le figure di L. Mora, F. Corona, aspiranti veline ed aspiranti showmen televisivi. Il cambiamento di costume introdotto nella società dalla tv commerciale ed il culto più deteriore dell’immagine come base per la costruzione di un impero economico, politico e mediatico apparentemente inscalfibile. Il mercimonio del corpo femminile ridotto a carne da esposizione a servizio del maschio dominante. Sono questi gli argomenti trattati da Videocracy. Ha ragione chi scrive che per noi Italiani non c'è quasi nulla di nuovo sotto il sole e che questo lavoro, di produzione svedese, ha come destinatari principali gli spettatori di altri paesi che ancora non conoscono bene cosa sia l'Italia berlusconiana (anche se a volte sospetto che proprio all'estero, dove l'informazione - non certo linda e libera da servilismi, ben si intenda - non risente dell'operato della macchina berlusconiana, le persone siano meglio informate su Berlusconi di quanti qui gli concedono il voto); tuttavia, ritengo sia utile dedicarvi il poco tempo richiesto alla visione: vero, chi si avvicina ad un film del genere ha già ben in mente che cosa lo attenderà e, nella grande maggioranza dei casi, si può già prevedere cosa ne pensi, ma occorre anche considerare il fatto che alle bassezze illustrate da Gandini siamo abituati ad essere esposti in più o meno piccole pillole quotidiane cui, con l'andare del tempo, abbiamo fatto l'abitudine, sino al punto, perlomeno, di considerarle come realtà stabili del nostro tempo: qui invece non siamo chiamati ad ingerire poco per volta le piccole compresse della volgarità mediatico-sociale quotidiana, ma, come di fronte ad un'inarrestabile marea montante, ne siamo del tutto investiti quanto basta per prendere, almeno per un attimo, più organicamente coscienza della pervasività di questo fenomeno di decadimento di cui Berlusconi diviene cartina di tornasole.
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L'ascesa mediatica e, conseguentemente, politica di S. Berlusconi filtrata dalle le figure di L. Mora, F. Corona, aspiranti veline ed aspiranti showmen televisivi. Il cambiamento di costume introdotto nella società dalla tv commerciale ed il culto più deteriore dell’immagine come base per la costruzione di un impero economico, politico e mediatico apparentemente inscalfibile. Il mercimonio del corpo femminile ridotto a carne da esposizione a servizio del maschio dominante. Sono questi gli argomenti trattati da Videocracy. Ha ragione chi scrive che per noi Italiani non c'è quasi nulla di nuovo sotto il sole e che questo lavoro, di produzione svedese, ha come destinatari principali gli spettatori di altri paesi che ancora non conoscono bene cosa sia l'Italia berlusconiana (anche se a volte sospetto che proprio all'estero, dove l'informazione - non certo linda e libera da servilismi, ben si intenda - non risente dell'operato della macchina berlusconiana, le persone siano meglio informate su Berlusconi di quanti qui gli concedono il voto); tuttavia, ritengo sia utile dedicarvi il poco tempo richiesto alla visione: vero, chi si avvicina ad un film del genere ha già ben in mente che cosa lo attenderà e, nella grande maggioranza dei casi, si può già prevedere cosa ne pensi, ma occorre anche considerare il fatto che alle bassezze illustrate da Gandini siamo abituati ad essere esposti in più o meno piccole pillole quotidiane cui, con l'andare del tempo, abbiamo fatto l'abitudine, sino al punto, perlomeno, di considerarle come realtà stabili del nostro tempo: qui invece non siamo chiamati ad ingerire poco per volta le piccole compresse della volgarità mediatico-sociale quotidiana, ma, come di fronte ad un'inarrestabile marea montante, ne siamo del tutto investiti quanto basta per prendere, almeno per un attimo, più organicamente coscienza della pervasività di questo fenomeno di decadimento di cui Berlusconi diviene cartina di tornasole.Certo, una volta terminata la proiezione tutto torna come prima, ma perlomeno in quell'ora e un quarto abbiamo modo di incazzarci come si deve: ogni tanto ci vuole. Il culto degradante dell'immagine e il desiderio sfrenato del quarto d'ora di notorietà warholiana infesta l'intero Occidente, ma solo qui in Italia è divenuto strumento di successo politico di forza così dirompente. Un successo fatto di propaganda demagogica, di venerazione dell'immagine esteriore, di elogio del malaffare, di mercimonio del corpo femminile, di becerume e di tremenda incultura (la scena più forte del film è, non per niente, quella di Lele Mora, amico del premier, biancovestito nella sua enorme villa tutta bianca, che, sfoggiando di fronte alla telecamera un ebete sorriso e dichiarandosi orgogliosamente fascista, mostra sul suo cellulare un video in cui si succedono aquile fasciste e svastiche naziste sulle note di Faccetta Nera). Venendo alle constatazioni negative, stupisce però il fatto che il regista ci mostri delle immagini iniziali di strip amatoriali su una tv locale spacciandole come l'avvio dell'escalation mediatica del premier, poichè tutto ciò non è corretto: sarebbe stato più giusto dire che da immagini sulla falsariga di quelle è poi partito tutto, ma non da quelle, che sono tratte da TeleTorino quando fu invece TeleMilano la prima rete berlusconiana. Un neo d’una certa dimensione che non toglie comunque valore ad un prodotto che, nonostante la sua portata rivelatrice non certo rivoluzionaria, merita d’essere visionato.
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timelord
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domenica 4 ottobre 2009
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capolavoro di incompetenza
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Preso dalla foga di un'ennesima crociata antiberlusconiana e dall'intima soddisfazione di diffamare l'Italia, Gandini mette insieme un teorema assai discutibile senza nemmeno sapere una virgola della storia della televisione italiana: si limita a sostenere che arrivato Berlusconi la Tv è diventata commerciale e ha invogliato gli italiani a diventare dei volgari esibizionisti. Ma la storia della TV italiana parte da molto più lontano, compresa quella della TV commerciale, e sostenere certe tesi mettendo il solo Berlusconi sul banco degli imputati è un'azione a metà strada tra l'ignoranza pura e la disonestà intellettuale. Tant'è vero che la sequenza della casalinga che si spoglia viene mendacemente attribuita a Telemilano, cosa impossibile in quanto 1) tale sequenza risale a prima della nascita di telemilano medesima,
2) è pure in bianco e nero, quando telemilano ha sempre trasmesso a colori,
3) in ogni caso si è appurato che tale trasmissione era di "Teletorino".
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Preso dalla foga di un'ennesima crociata antiberlusconiana e dall'intima soddisfazione di diffamare l'Italia, Gandini mette insieme un teorema assai discutibile senza nemmeno sapere una virgola della storia della televisione italiana: si limita a sostenere che arrivato Berlusconi la Tv è diventata commerciale e ha invogliato gli italiani a diventare dei volgari esibizionisti. Ma la storia della TV italiana parte da molto più lontano, compresa quella della TV commerciale, e sostenere certe tesi mettendo il solo Berlusconi sul banco degli imputati è un'azione a metà strada tra l'ignoranza pura e la disonestà intellettuale. Tant'è vero che la sequenza della casalinga che si spoglia viene mendacemente attribuita a Telemilano, cosa impossibile in quanto 1) tale sequenza risale a prima della nascita di telemilano medesima,
2) è pure in bianco e nero, quando telemilano ha sempre trasmesso a colori,
3) in ogni caso si è appurato che tale trasmissione era di "Teletorino"...
Se pensiamo che una certa parte politica ha atteso questa enorme scemenza come il messia, si capisce perché tale parte politica medesima sia sempre più alla frutta e non vinca più un'elezione neanche a morire... ma tanto è solo colpa di Berlusconi.
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viator1495
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venerdì 2 ottobre 2009
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nostalgia di cinepanettone
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Stile scopiazzato male dal Report della Gabanelli. Contenuto banale. Alcune immagini inedite ci sono, devo ammetterlo, ad esempio Corona nudo che si massaggia il cannolo.
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calibanrage
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giovedì 1 ottobre 2009
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videocrazia unica via (?)
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Esce dunque nelle sale il tanto discusso “Videocracy” del regista italo svedese Erik Gandini, dopo tutte le polemiche sorte a seguito della mancata promozione del film sulle reti Mediaset (si poteva immaginarlo), ma soprattutto sulla Rai che ha addotto assurde scusanti al distributore Procacci della Fandango film. Sull'onda della diatriba che si è aperta, anche e soprattutto tra le (forze) politiche, e visti i recenti scandali, ecco che il film ha ricevuto una grandissima pubblicità (in)volontaria che gli sta portando un buon successo nelle poche sale italiane che lo proiettano. E noi curiosi chissà cosa ci aspettavamo.
L'onesta premessa alla visione di questo documentario sarebbe dovuta essere: “Italiani di buon senso, ciò che vi verrà mostrato non dovrebbe essere una novità per voi: questo documentario è rivolto soprattutto a un pubblico europeo”.
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Esce dunque nelle sale il tanto discusso “Videocracy” del regista italo svedese Erik Gandini, dopo tutte le polemiche sorte a seguito della mancata promozione del film sulle reti Mediaset (si poteva immaginarlo), ma soprattutto sulla Rai che ha addotto assurde scusanti al distributore Procacci della Fandango film. Sull'onda della diatriba che si è aperta, anche e soprattutto tra le (forze) politiche, e visti i recenti scandali, ecco che il film ha ricevuto una grandissima pubblicità (in)volontaria che gli sta portando un buon successo nelle poche sale italiane che lo proiettano. E noi curiosi chissà cosa ci aspettavamo.
L'onesta premessa alla visione di questo documentario sarebbe dovuta essere: “Italiani di buon senso, ciò che vi verrà mostrato non dovrebbe essere una novità per voi: questo documentario è rivolto soprattutto a un pubblico europeo”. Infatti il documentario non presenta nulla di nuovo, niente che non sia già risaputo e visto, né a livello di forma, né di contenuti, né di scoop: se non foqualche inedita e inquietante ripresa dell'impresario dei Vip Lele Mora che nella sua camera completamente bianca e candida come il suo sorriso inebedito, si dichiara un “mussoliniano” convinto, e con orgoglio fa suonare dal suo cellulare “Faccetta nera”. L'elemento più fastidioso di questo documentario piuttosto banale, è la presenza di un ingenuo ragazzo che sogna di far carriera in Tv, il famoso “caso umano” che ha fatto il successo delle televisione commerciale con vari Maurizio Costanzo Show e simili, proprio quelli con cui ce l'ha Gandini, che però dimostra di non disdegnare a ricorrere ai mezzi del nemico. Si, perchè il “caso umano”, ci viene presentato con patetici primi piani in cui il suo sguardo a metà fra l'illusione e la convinzione che un giorno riuscirà nel suo intento, si mette a nudo davanti all'accogliente telecamera del documentarista. A livello formale il documentario vorrebbe portare avanti la tesi (condividibilissima) su come la televisione, e in particolar modo quella commerciale, abbia modificato la società italiana, in poche parole di come la mostrazione pubblica sia diventata la più facile forma per accaparrarsi una fetta sempre più grande di potere: teoria sintetizzata dalla sentenza di Mora “popolare diventa chiunque: basta apparire”. E Gandini lo fa proponendo come intestatari di questa dottrina, Berlusconi, proprio colui che ha dato inizio alla Tv commerciale, il Presidente, come lo chiama lui e oramai tutta Italia, a cui affianca Corona indicando una continuità sicuramente ideologica fra i due, sottolineata da angoscianti sovrimpressioni dei due. Ma la carne che mette sulla brace è esposta con confusione, di certo non supportata da un montaggio all'altezza di una produzione importante, sebbene, ripeto, il discorso a cui miri è facilmente intuibile. Consiglio il documentario a tutti gli abitanti di Trinidad e Tobago, che forse sono gli unici nel mondo a non sapere in che acque paludose naviga la società italiana (di cui la politica e la televisione sono lo specchio e viceversa); ma lo raccomando anche a tutti coloro che avevano bisogno che un giornale (che fa solo ed esclusivamente i propri interessi economici) gli dicesse che il Presidente del Consiglio, anzi il Presidente, va a puttane, riusciendoli addirittura a scandalizzare, risvegliando e forgiando le annebbiate coscienze, quando per tutte le malefatte politiche erano tutti rimasti in silenzio.
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donan
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giovedì 1 ottobre 2009
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superficialità
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Lele Mora, Corona e tutto il circo che ci sta intorno non nasce dal caso. C'è un motivo, seppur discutibile. Qualcuno di voi ha scritto che moltissimi schifano il grande fratello e poi ci passano le serate davanti, qualcun altro dice che Videocracy non dice nulla di nuovo rispetto a quello che si vede in tv, anzi usa lo stesso linguaggio (vedi lo scoop di Corona nudo che si massaggia i genitali). Tutto vero, ma cosa ci saremmo dovuti aspettare? Credo che se vogliamo realmente cambiare occorre innanzitutto accorgerci che ne siamo coinvolti, tutti. Tutto questo sistema c'è perchè noi glielo abbiamo permesso, perchè non basta dire io non c'entro tanto io la tv manco ce l'ho! Viviamo in Italia e ci siamo dentro.
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Lele Mora, Corona e tutto il circo che ci sta intorno non nasce dal caso. C'è un motivo, seppur discutibile. Qualcuno di voi ha scritto che moltissimi schifano il grande fratello e poi ci passano le serate davanti, qualcun altro dice che Videocracy non dice nulla di nuovo rispetto a quello che si vede in tv, anzi usa lo stesso linguaggio (vedi lo scoop di Corona nudo che si massaggia i genitali). Tutto vero, ma cosa ci saremmo dovuti aspettare? Credo che se vogliamo realmente cambiare occorre innanzitutto accorgerci che ne siamo coinvolti, tutti. Tutto questo sistema c'è perchè noi glielo abbiamo permesso, perchè non basta dire io non c'entro tanto io la tv manco ce l'ho! Viviamo in Italia e ci siamo dentro. Credo che il film scavi più in profondità di quel che possa sembrare, descrivendo la superficialità con il suo linguaggio nativo.
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holaaa
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mercoledì 30 settembre 2009
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bha....
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mi chiedo come le persona facciano a votare ancora berlusconi,io ho 17 anni e ho già capito.....come fanno gli persone di 30/40 anni,sicuramente più di mature di me, a votarlo....
[+] appunto...
(di timelord)
[ - ] appunto...
[+] ti rispondo
(di sinkro)
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g_andrini
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mercoledì 30 settembre 2009
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bel documentario
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A me è piaciuto. Un pò in stile Moore all'italiana riesce ad apparire satirico e piuttosto originale. Non male.
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ipse_dixit
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domenica 27 settembre 2009
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pessimo
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Euro 7,50 buttati. Non dice ninte che non si sia gia' detto e ridetto 1000 volte. Poi per accattarsi gli spettatori fa una lunga inquadratura sul pene di Fabrizio Corona...in pratica cerca di solleticare il pubblico con gli stessi mezzi dei videocrati tanto vituperati...non andate, ve lo consiglio.
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kelt74
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venerdì 25 settembre 2009
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da vedere
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Condivido con voi tutti il fatto che sia un documentario fatto non troppo bene e che l'Italia (per fortuna ) non sia solo questo. E anche il fatto che queste cose già si sapevano ma forse il bombardamento a cui tutti i giorni siamo sottoposti tende a farci ignorare. Il potere delle immagini è come noto 1000 volte più potente delle parole di chi almeno si sforza di proporre confronti costruttivi (insegnati, educatori, giornalisti, noi tutti) e che non da ieri subisce questo infernale strumento (per come se fa uso in questo specifico caso intendo). Queste persone sono cresciute grazie ad una lacuna (!!!) presente da chissà quanto tempo in questo Paese e l'ha sfruttata a proprio vantaggio!! La crisi o l'annullamento dei valori nella loro complessità è ormai evidente e qualsiasi cosa che possa renderci più consapevoli di questo deterioramento progressivo, che iniziò appunto trent'anni fa e culturalmente forse anche prima, ben venga.
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Condivido con voi tutti il fatto che sia un documentario fatto non troppo bene e che l'Italia (per fortuna ) non sia solo questo. E anche il fatto che queste cose già si sapevano ma forse il bombardamento a cui tutti i giorni siamo sottoposti tende a farci ignorare. Il potere delle immagini è come noto 1000 volte più potente delle parole di chi almeno si sforza di proporre confronti costruttivi (insegnati, educatori, giornalisti, noi tutti) e che non da ieri subisce questo infernale strumento (per come se fa uso in questo specifico caso intendo). Queste persone sono cresciute grazie ad una lacuna (!!!) presente da chissà quanto tempo in questo Paese e l'ha sfruttata a proprio vantaggio!! La crisi o l'annullamento dei valori nella loro complessità è ormai evidente e qualsiasi cosa che possa renderci più consapevoli di questo deterioramento progressivo, che iniziò appunto trent'anni fa e culturalmente forse anche prima, ben venga. Certo si poteva andare molto più a fondo. Ma questo potrebbe anche essere un compito nostro tutti i giorni della nostra vita!!
Grazie
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