shingotamai
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martedì 18 luglio 2017
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italiani fino a un certo punto.
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Veronesi racconta vizi e virtù degli italiani ma senza impegnarsi più di tanto.
I protagonisti dunque mostrano una certa bontà e generosità di fondo,lo fanno sia Scamarcio con Castellitto e Verdone con i bambini,ma complessivamente sono gli aspetti negativi a farla da padroni.
Chi giustifica le frodi a causa del mutuo e delle tasse,chi fa corse clandestine, chi ha un arsenale di "nipotine" da proporre,chi va a impelagarsi con la mafia locale,etc.etc.
Certamente, Dario Bandiera più di una risata ce la strappa pure con il suo lessico veloce ed entusiasmante,Castellitto racconta l'italia anche tramite le canzoni,Verdone riesce a mettersi nei guai come solo lui sa fare ,ma alla fine resta la certezza che ci voleva più spessore ,sia a livello di sceneggiatura che nei dialoghi,per descrivere con la doverosa dignità del caso,il popolo tricolore.
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Veronesi racconta vizi e virtù degli italiani ma senza impegnarsi più di tanto.
I protagonisti dunque mostrano una certa bontà e generosità di fondo,lo fanno sia Scamarcio con Castellitto e Verdone con i bambini,ma complessivamente sono gli aspetti negativi a farla da padroni.
Chi giustifica le frodi a causa del mutuo e delle tasse,chi fa corse clandestine, chi ha un arsenale di "nipotine" da proporre,chi va a impelagarsi con la mafia locale,etc.etc.
Certamente, Dario Bandiera più di una risata ce la strappa pure con il suo lessico veloce ed entusiasmante,Castellitto racconta l'italia anche tramite le canzoni,Verdone riesce a mettersi nei guai come solo lui sa fare ,ma alla fine resta la certezza che ci voleva più spessore ,sia a livello di sceneggiatura che nei dialoghi,per descrivere con la doverosa dignità del caso,il popolo tricolore.
Buone le prove di tutti gli attori,con il Carlo "nazionale" sugli scudi.
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raffele
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giovedì 5 maggio 2016
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sesso, bugie ed happy end
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se un racconto s'intitola Italians, e comincia coi faccioni credibili di Castellitto e Scamarcio, ti aspetti una commedia all'italiana realista. e invece dopo il realismo degli imbroglioni e dei puttanieri arriva la favola degli affettuosi che regalano 30.000 euro all'anziano padre fra le dune del deserto, che lasciano la vita da professionista ricco in patria per coccolare i bambini russi sfortunati. il trionfo dell'amicizia, nella buona e nella cattiva sorte, fra italiani all'estero, come fra Armeni o Neozelandesi dovunque, ci può stare.
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se un racconto s'intitola Italians, e comincia coi faccioni credibili di Castellitto e Scamarcio, ti aspetti una commedia all'italiana realista. e invece dopo il realismo degli imbroglioni e dei puttanieri arriva la favola degli affettuosi che regalano 30.000 euro all'anziano padre fra le dune del deserto, che lasciano la vita da professionista ricco in patria per coccolare i bambini russi sfortunati. il trionfo dell'amicizia, nella buona e nella cattiva sorte, fra italiani all'estero, come fra Armeni o Neozelandesi dovunque, ci può stare. e tutto si può fare, anche la favola. ma la commistione fra commedia realista e favola dà fastidio, perché sembra che si voglia sottintendere che gli Italianii siano proprio così, puttanieri si ma con un cuore d'oro, rubano e imbrogliano per soldi ma poi li regalano perché i figli "sò piézz e core", pure quelli degli altri, e qui ho qualche dubbio. oppure diciamo che l'ioperazione commerciale prende il sopravvento
sul bozzetto ben fatto su casa nostra dai vari Nunziante, Genovese, Archibugi, lo stesso Verdone ... Risi e Monicelli non li nomino proprio, se no pare che uno invoca sempre i grandi del passato. bastava scherzare di più sulle Ferrari rubate e sulle avventure di sesso a S.Pietroburgo, con qualche pennellata grottesca, senza arrivare a Fantozzi che è un altro genere, ma quanto basta per non far finta di crederci. "Italians" poteva restare come ispirazione, scherzosa appunto.
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aristoteles
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sabato 28 novembre 2015
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in ferrari fino a san pietroburgo
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Il titolo è una scusa per raccontare due viaggi all'estero e per fare qualche battuta sulle abitudini italiane,niente di più.
Funziona a tratti.
Castellitto a ottimi livelli ,è fenomenale quando parla del mutuo e canta in discoteca,forse, è l'unico personaggio che potrebbe "giustificare"il titolo,peccato che risulti un mezzo furfante.
Scamarcio in versione "sbirro" fa molto meno simpatia.
Dario Bandiera e "sorelline" con Verdone, strappano più di una risata.
In entrambi gli episodi si sottilinea comunque una generosità tutta italiana,con scelte finali dettate dal cuore.
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Il titolo è una scusa per raccontare due viaggi all'estero e per fare qualche battuta sulle abitudini italiane,niente di più.
Funziona a tratti.
Castellitto a ottimi livelli ,è fenomenale quando parla del mutuo e canta in discoteca,forse, è l'unico personaggio che potrebbe "giustificare"il titolo,peccato che risulti un mezzo furfante.
Scamarcio in versione "sbirro" fa molto meno simpatia.
Dario Bandiera e "sorelline" con Verdone, strappano più di una risata.
In entrambi gli episodi si sottilinea comunque una generosità tutta italiana,con scelte finali dettate dal cuore.
Probabilmente troppo banale,raggiunge una sufficienza stiracchiata grazie a buoni attori e senza volgarità.
Più che discreta la fotografia.
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great steven
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martedì 15 luglio 2014
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come si comportano i nostri compaesani all'estero?
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ITALIANS (IT, 2009) diretto da GIOVANNI VERONESI. Interpretato da SERGIO CASTELLITTO – RICCARDO SCAMARCIO – CARLO VERDONE – KSENIA RAPPOPORT – DARIO BANDIERA – REMO GIRONE § 1° episodio: “Gli italiani sono il popolo che suona più di ogni altro al metal detector”. Dopo una vita passata a trasportare Ferrari rubate negli Emirati Arabi Uniti, il maturo Fortunato (Castellitto) ha bisogno di un sostituto più giovane che prenda il suo posto e continui i suoi viaggi, così, spinto dal datore di lavoro, recluta Marcello (Scamarcio) e, per avvezzarlo agli usi e costumi del Medio Oriente, lo porta con sé nel suo ultimo viaggio a Dubai.
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ITALIANS (IT, 2009) diretto da GIOVANNI VERONESI. Interpretato da SERGIO CASTELLITTO – RICCARDO SCAMARCIO – CARLO VERDONE – KSENIA RAPPOPORT – DARIO BANDIERA – REMO GIRONE § 1° episodio: “Gli italiani sono il popolo che suona più di ogni altro al metal detector”. Dopo una vita passata a trasportare Ferrari rubate negli Emirati Arabi Uniti, il maturo Fortunato (Castellitto) ha bisogno di un sostituto più giovane che prenda il suo posto e continui i suoi viaggi, così, spinto dal datore di lavoro, recluta Marcello (Scamarcio) e, per avvezzarlo agli usi e costumi del Medio Oriente, lo porta con sé nel suo ultimo viaggio a Dubai. Un posto di blocco nel deserto è solo il primo di tanti ostacoli imprevisti in questo on the road zeppo di colpi di scena, a cui si susseguono un imprigionamento temporaneo che viene riscattato con una vittoria in una gara di rally, e che si conclude con un finale a sorpresa in cui Marcello rivela a Fortunato la sua vera identità di poliziotto e si mostra al tempo stesso severo e clemente con lui, ora che ha scoperto il commercio illegale di autovetture. A migliaia di chilometri dalla città dei mercanti, l’impacciato Giulio (Verdone) deve presentarsi a San Pietroburgo per una conferenza dentistica che lui stesso ha organizzato ma alla quale non vorrebbe partecipare. Inconsolabile da quando è stato lasciato dalla moglie e in astinenza da circa un anno, è istigato da un collega a mettersi in contatto col promoter di una società russa che imbastisce viaggi extralusso a sfondo sessuale. Giulio, quindi, si impelaga a San Pietroburgo in una festa orgiastica finché la sua interprete (Rappoport) non lo salva portandolo con sé e facendogli scoprire la miseria, la lotta per la vita e la sincerità presso un orfanotrofio, i cui bambini simpatizzano ben presto col dentista. Veronesi ha messo in piedi un ritratto di cinema italiano old school piuttosto stereotipato e a tratti irritante, che rispecchia i difetti dell’italico popolo soprattutto nelle relazioni coi Paesi esteri, iniettandovi una buona dose di verità ma senza rinunciare a luoghi comuni – effettivamente un po’ troppi – che rendono il nostro connazionale becero, burino, terrone e imbambolato agli occhi degli stranieri con cui si trova ad interagire, ponendosi sempre in una posizione di inferiorità non certo obbligatoria ma che arriva sempre a predominare i contatti internazionali ed interetnici. Il regista punta specialmente sulla capacità degli attori a comporre l’analisi dell’italiano medio (ben lontano, comunque, dal personaggio vittimista, servile e cattivo che interpretava Sordi nei suoi anni migliori) giocando sul loro brio che certamente non latita e non manca di graffiante ironia e nemmeno di un sottofondo di amarezza il quale tempra di buona qualità le interpretazioni dei tre personaggi principali. Castellitto è un camionista disonesto, ma pur sempre poetico, cortese e misericordioso; Scamarcio intinge un apprendista pragmatico, spavaldo e materialista, che guarda alla vecchia guardia con occhio indagatore e non troppo convinto; Verdone ci regala un medico timorato, depresso e passibile di brutte esperienze dalle quali però sa uscire con dignità e quella stessa dignità la riscopre in sé stesso quando entra a contatto con l’amabile forza infantile di riscattarsi e prendersi una rivincita su una vita sfortunata. La sceneggiatura è molto buona, e non dimentica di alternare dialoghi allegri e scoppiettanti a pause di riflessione che allentano la tensione e arricchiscono di bellezza contemplabile una pellicola che trova i suoi difetti maggiori in un certo manierismo cinematografico alquanto detestabile e onestamente evitabile, in una ricerca degli archetipi che ragiona troppo per modelli bifolchi e omologati e in due trame sicuramente non deboli ma che non sfruttano pienamente tutta la varietà di situazioni comicamente potenti da cui si poteva trarre appunto un potenziale superiore che avrebbe giovato alla stabilità e solidità del film, al quale non manca una discreta colonna sonora (la rivisitazione di “Meraviglioso” dei Negramaro, però, non brilla particolarmente, e forse l’originale cantato da Modugno sarebbe stato preferibile), una fotografia che bacia con soavità e leggerezza le dune sabbiose del deserto mediorientale e i parchi lussureggianti della Russia europea e un montaggio che segue con veloce sagacia lo svolgimento della doppia vicenda filmica con spezzoni che indubbiamente centrano il bersaglio e impreziosiscono l’opera di scene d’azione e di contenuta violenza (la corsa in macchina sulla pista, l’uccisione di D. Bandiera, la rissa nel night club con l’episodio razzista anti-italiano). Al passivo la pubblicità dei prodotti inseriti a pioggia nel film, che in gergo si chiama product placement, mentre all’attivo c’è l’ostentata e meritatissima bravura degli attori, che danno il tocco di grazia ad un film con qualche pecca tecnica ma che trae la sua acqua della vita da una recitazione preziosa, completa, di origine ancestrale e tutt’altro che compassata.
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piasci
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venerdì 25 ottobre 2013
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italians
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Vedo spesso il film con i miei studenti di italiano LS e lo uso per esemplificare gli stereotipi che circolano sugli italiani all'estero. Mi sembra perfetto per quando tocco l'argomento " come ci vedono gli altri": il siciliano donnaiolo col petto villoso, il trafficante di Ferrari, Verdone che in Russia cucina gli spaghetti ai trovatelli, i camionisti con il calendario Pirelli, l'inglese maccheronico degli italiani all'estero, ecc.ecc.
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ana_dv
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sabato 19 ottobre 2013
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esteriotipi
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Il film prova di ritratare alcune degli esteriotipi italiani, pero dimentica tanti altri. Sembra che tutti gli italiani sono furbi. Alcune degli esteriotipi sono vere pero sul film sono così esagerate che a volte sembra più una offessa che una roba di qualle sentirse orgoglioso. Sono appasionati (esagerato nel film come nella escena al bar con l´inglese), i gesti e il tono di voce quando parlano, filosofi, piace tanto lo sport, ammano la famiglia specialmente la mamma e per avere un buon raporto cambiano le sue idee o per lo meno fanno finta di farlo per non avere problemi (come la volutazione dilla donna nella Europa). Anche il personaggio che rappresenta la Sicilia e un po troppo, è be sono così amichevoli e ladini.
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Il film prova di ritratare alcune degli esteriotipi italiani, pero dimentica tanti altri. Sembra che tutti gli italiani sono furbi. Alcune degli esteriotipi sono vere pero sul film sono così esagerate che a volte sembra più una offessa che una roba di qualle sentirse orgoglioso. Sono appasionati (esagerato nel film come nella escena al bar con l´inglese), i gesti e il tono di voce quando parlano, filosofi, piace tanto lo sport, ammano la famiglia specialmente la mamma e per avere un buon raporto cambiano le sue idee o per lo meno fanno finta di farlo per non avere problemi (come la volutazione dilla donna nella Europa). Anche il personaggio che rappresenta la Sicilia e un po troppo, è be sono così amichevoli e ladini. Me ha piaciuto la comparativa che si fa della lingua Italiana lunga la penisola. È un film divertente, a volte un po noioso e poco credibile, pero grazioso.
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nina-a
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lunedì 25 marzo 2013
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quando è necessario vergognarsi di essere italiani
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Che succede invece quando, pensando di passare due ore davanti ad una commedia, che lungi da essere la buona commedia italiana, intelligente e garbata, resta comunque ad un livello medio di disimpegnato passatempo, ci si trova immersi fino al collo nella bassa volgarità e nel populismo più abietto? Che succede quando il famoso cinema-panettone si fa passare per commedia? E soprattutto, che succede quando il pubblico inizia a non accorgersi più della differenza?
Il film è composto da due episodi che vedono come protagonisti il primo Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, e il secondo Carlo Verdone e Ksenia Rappoport. L’assunto di base è semplice: lo stereotipo dell’italiano, contemporaneamente imbroglione e traffichino ma sempre di buon cuore, catapultato in un mondo a lui estraneo.
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Che succede invece quando, pensando di passare due ore davanti ad una commedia, che lungi da essere la buona commedia italiana, intelligente e garbata, resta comunque ad un livello medio di disimpegnato passatempo, ci si trova immersi fino al collo nella bassa volgarità e nel populismo più abietto? Che succede quando il famoso cinema-panettone si fa passare per commedia? E soprattutto, che succede quando il pubblico inizia a non accorgersi più della differenza?
Il film è composto da due episodi che vedono come protagonisti il primo Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, e il secondo Carlo Verdone e Ksenia Rappoport. L’assunto di base è semplice: lo stereotipo dell’italiano, contemporaneamente imbroglione e traffichino ma sempre di buon cuore, catapultato in un mondo a lui estraneo. Il primo episodio ha quantomeno una struttura drammaturgia, uno sviluppo coerente e abbastanza interessante, nonostante i dialoghi siano banali e maldestramente scritti e gli attori, dallo splendido Castellitto all’altalenante Scamarcio, risultino sorprendentemente piatti e poco credibili. Innocuo, anche se non completamente, il primo episodio.
Lo stesso purtroppo non si può dire per il secondo. Uno squallido presupposto, il turismo sessuale, attività preoccupantemente praticata da una non trascurabile percentuale di italiani e della quale il film dimostra di non valutare affatto la drammaticità, è il punto di partenza per una serie interminabile di gag dal sapore vanziniano, male escogitate, facili e volgari. Si cerca la risata del pubblico in tutti i modi più inflazionati, dai nauseanti stereotipi (vedi il personaggio di Vito Calzone, a partire già dalla squallida allusività del nome) alle faccette di Carlo Verdone, viste e riviste fortunatamente in contesti più felici.
“Ci facciamo sempre riconoscere…”: questo il sottotitolo del film; il problema è che Veronesi dimostra di andarne fiero, fiero dell’italianità ignorante e irrispettosa, incapace di uscire dal suo provincialismo e dalla sua ottusità, fiero del danno che nella sua sciocca e colpevole incoscienza può provocare, fiero della sua volgarità e della sua maleducazione, sbruffona e strafottente.
L’aspetto più grave di tutto questo è che il pubblico, invece di indignarsi per le bassezze del film e di vergognarsi per la veridicità di quella italianità che esportiamo, ride. Veronesi riesce nello sbagliato compito di contagiare il pubblico con il suo essere orgoglioso. E il pubblico ride invece di vergognarsi, non rendendosi neanche conto di quanto profondamente dovrebbe sentirsi offeso e imbarazzato.
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tiamaster
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martedì 20 settembre 2011
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bellino ma inconsistente...
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qualche battutina carina....due o tre trovatine salvabile...qualche idea passabile,ma poi basta il film è inconsistente non si regge da solo la trama e floscia i personaggi appena corretti i dialoghi insentibili,comunissimo nulla da commemorare in questa moscia commedia che mi ricorda un budino.comunque,in fondo si fa guardare.
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pruoffc
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sabato 3 settembre 2011
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i critici, a volte, che indignazione!!!
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Capisco il pregiudizio (a ragione) della critica nei confronti di un certo cinema nostrano, ma, a volte, questo diventa un vizio di forma come in questo caso.
Addirittura, per citarne una delle assurdità che ho letto, c'è chi ha scritto che tra i tanti errori di sceneggiatura c'è l'inglese non proprio corretto di Marcello (Scamarcio): è evidente che questo personaggio non viene da un liceo linguistico e, nemmeno quando si scopre chi è nel colpo di scena finale (quanti nella realtà che fanno il suo lavoro conoscono l'inglese perfetto?). E vorrei davvero sentire parlare questo critico nel suo inglese oxfordiano!!
Il primo episodio scorre via che è una favola, il secondo è più macchiettistico, certo, ma Verdone tiene.
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Capisco il pregiudizio (a ragione) della critica nei confronti di un certo cinema nostrano, ma, a volte, questo diventa un vizio di forma come in questo caso.
Addirittura, per citarne una delle assurdità che ho letto, c'è chi ha scritto che tra i tanti errori di sceneggiatura c'è l'inglese non proprio corretto di Marcello (Scamarcio): è evidente che questo personaggio non viene da un liceo linguistico e, nemmeno quando si scopre chi è nel colpo di scena finale (quanti nella realtà che fanno il suo lavoro conoscono l'inglese perfetto?). E vorrei davvero sentire parlare questo critico nel suo inglese oxfordiano!!
Il primo episodio scorre via che è una favola, il secondo è più macchiettistico, certo, ma Verdone tiene. Entrambi, soprattutto il secondo, peccano di buonismo, ma siamo ben lontani dal classico cinepanettone al quale molti critici associano il film. E a chi lo considera un cinepanettone ben confezionato formalmente mi vene da dirgli: ma ne venissero di cinepanettoni così!!!
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ultimoboyscout
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sabato 20 agosto 2011
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che bella figura...
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Vizi & stravizi degli Italiani all'estero. Film simpatico e nulla più, diviso in due episodi (viaggi) distinti e separati. Meglio il primo, quello con la coppia Castellitto-Scamarcio, noioso e fin troppo ingessato il secondo con Verdone, che nel finale diventa persino fastidioso. Castellitto è il vero mattatore, Verdone strappa risate per sue capacità e per quei suoi tic che ne scandiscono con regolarità l'interpretazione: ovviamente non basta, gli intenti sono troppo elevati per svilupparli in un film del genere. Tratteggiare un ritratto di noi Italiani, imbroglioni e puttanieri (guarda un pò...) è cosa complessa e non chiacchiera da bar o da commediaccia barzellettara anni '70-'80.
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Vizi & stravizi degli Italiani all'estero. Film simpatico e nulla più, diviso in due episodi (viaggi) distinti e separati. Meglio il primo, quello con la coppia Castellitto-Scamarcio, noioso e fin troppo ingessato il secondo con Verdone, che nel finale diventa persino fastidioso. Castellitto è il vero mattatore, Verdone strappa risate per sue capacità e per quei suoi tic che ne scandiscono con regolarità l'interpretazione: ovviamente non basta, gli intenti sono troppo elevati per svilupparli in un film del genere. Tratteggiare un ritratto di noi Italiani, imbroglioni e puttanieri (guarda un pò...) è cosa complessa e non chiacchiera da bar o da commediaccia barzellettara anni '70-'80. E' un B-movie bello e buono, costato un occhio della testa, mette alla berlina come detto cattivi comportamenti ma omette clamorosamente la critica e anzi ne permette l'autoassoluzione e sembra quasi volerli giustificare. Se non fosse stato per il brio e la verve degli attori principali, la prova solida della Rappoport e l'istrionismo di Bandiera sarebbe stati guai ben più seri. Buoni solo per gli incassi, la qualità è un optional.
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