Il nastro bianco

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Un film di Michael Haneke. Con Christian Friedel, Leonie Benesch, Ulrich Tukur, Ursina Lardi, Burghart Klaußner.
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Titolo originale Das Weiße Band. Drammatico, b/n durata 144 min. - Austria, Francia, Germania 2009. - Lucky Red uscita venerdì 30 ottobre 2009. MYMONETRO Il nastro bianco * * * - - valutazione media: 3,40 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
jackperugia martedì 3 gennaio 2012
il seme del male Valutazione 4 stelle su cinque
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Il seme del Male. Potrebbe essere un titolo alternativo. Un bellissimo film. Difficile e dunque non certo per tutti. Una calligrafia in bianco-e-nero che ricorda tanto i film di Bergman, con interni scuri e claustrofobici ed esterni di un invernale bianco abbacinante tra coltri di neve e campi di grano estivi. Si narrano i fatti avvenuti nella giovinezza di un narratore, spettatore degli eventi nell’anno che precede l’inizio della Grande Guerra in un piccolo villaggio tedesco, ove avvengono strani episodi di violenza, sopraffazione e di morte. Non vi e’ spiegazione apparente, ma sullo sfondo di tutti gli episodi sono presenti in maniera inquietante i bambini del villaggio. Un film duro da metabolizzare che racconta di bambini-mostri, biondi,ariani,spietati coi piu' deboli e con i diversi; educati alla crudelta'dai leaders malati della loro comunita'(il medico,il barone,il pastore,il sovraintendente) e destinati a diventare i futuri aguzzini del nazismo. [+]

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jacopo b98 giovedì 1 agosto 2013
un capolavoro indimenticabile! sublime! Valutazione 5 stelle su cinque
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 In un villaggio protestante della Germania del Nord, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, si verificano degli strani e violenti fatti: il dottore del villaggio (Bock) viene fatto cadere da cavallo, un bambino down viene massacrato di botte e quasi accecato, il figlio del barone locale (Tukur) frustato e legato nudo in un fienile, un edificio viene incendiato, ecc. ecc. Il maestro del villaggio (Friedel) indaga e arriva ad una sconvolgente verità che nessuno riesce ad accettare, ma il dubbio di fondo rimane. È, insieme al successivo Amour (2012), il miglior film di Haneke. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2009 ha vinto la Palma d’Oro al miglior film, oltre a tre European Film Awards (miglior film, regia e sceneggiatura [del regista con Jean Claude-Carrière]), un Golden Globe al miglior film straniero e numerosissimi altri riconoscimenti internazionali (tra cui due nomination agli Oscar, miglior film straniero [lo vinse poi Il segreto dei suoi occhi] e fotografia). [+]

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homer52 venerdì 22 novembre 2013
un nastro per avvolgere il cuore Valutazione 4 stelle su cinque
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 Pagine di poesia in bianco e nero sui grandi temi dell'esistenza, sull'interiorità dell'uomo spogliato di ogni maschera.Un invito allo spettatore,ad andare al di là delle letture superficiali della realtà e a soffermarsi piuttosto sui suoi significati profondi e sulle motivazioni che la sottendono. Una salutare ventata d'ossigeno contro la sterile e puerile civiltà dei telefonini e dell'apparire.La trama,a sfondo giallo,del film finisce col perdere di significato rispetto alla potenza dell'immagine e delle parole che piombano, come macigni,nella profondità dell'animo evidenziando,in modo inequivocabilmente crudo,la durezza dei rapporti e la tragicità del momento storico descritto. [+]

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theophilus martedì 26 novembre 2013
la luce illumina, ma può abbagliare. Valutazione 5 stelle su cinque
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DAS WEISSE BAND
 
Alla fine della visione di Das Weisse Band, siamo stati colti da una particolare forma di sorpresa. Il film si tronca bruscamente alle parole della voce narrante che dichiara di non avere mai più visto nessuno degli abitanti del  paese di cui ha narrato le vicende accadute nel 1913.
Apparentemente Haneke sembra aver tradito la sua poetica che, come egli stesso ha affermato in altre circostanze, si attua in storie da lui raccontate senza l’ambizione di trasmettere messaggi.
Una dichiarazione che non nasce da falsa modestia, ma, riteniamo, dalla consapevolezza del cineasta del rischio sempre presente di cadere nella retorica dei moralismi. [+]

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carlo vecchiarelli domenica 6 aprile 2014
la meglio gioventù teutonica Valutazione 5 stelle su cinque
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 La concezione filosofica di Michael Haneke ha sempre portato su strade incomprese ai più e spesso mistificate, indagando in maniera psicologica le origini e le cause del male inteso in maniera assoluta. La risposta, lo conferma “Il nastro bianco”, è da ricercare nelle origini della vita di ogni persona, nella sua educazione, crescita e formazione. Lo dimostrano molti suoi film, a partire da “Cachè”, e se le analogie ( anche stilistiche ) con il cinema di Bergman sono evidenti, la differenza sta proprio nel fatto che mentre il regista svedese affronta il male di vivere dell’uomo maturo, Haneke rivolge le sue riflessioni sulla pubertà. [+]

[+] quanto bla bla! (di misesjunior)
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carloalberto mercoledì 29 aprile 2020
la vita come racconto Valutazione 4 stelle su cinque
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 Il nastro bianco narra la storia di strani fatti accaduti in un piccolo centro rurale tedesco, poco prima dell’inizio della Grande Guerra, attraverso il racconto del giovane maestro del villaggio. E’ una riflessione sulla vita come racconto e sul cinema come racconto della vita così intesa, paradigmaticamente rappresentato da Il racconto dei racconti di Garrone che narra Lo cunto de li cunti di Basile. Il contenuto, stimolando le interpretazioni più diverse, distrae dall’essenza dei fatti, che, intrecciandosi come i fili della trama e dell’ordito, esistono, al pari di qualsiasi altro fatto narrato, soltanto per la reciproca relazione in funzione della validità del discorso. [+]

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carloalberto mercoledì 29 aprile 2020
la vita come racconto Valutazione 4 stelle su cinque
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 Il nastro bianco narra la storia di strani fatti accaduti in un piccolo centro rurale tedesco, poco prima dell’inizio della Grande Guerra, attraverso il racconto del giovane maestro del villaggio. E’ una riflessione sulla vita come racconto e sul cinema come racconto della vita così intesa, paradigmaticamente rappresentato da Il racconto dei racconti di Garrone che narra Lo cunto de li cunti di Basile. Il contenuto, stimolando le interpretazioni più diverse, distrae dall’essenza dei fatti, che, intrecciandosi come i fili della trama e dell’ordito, esistono soltanto per la reciproca relazione in funzione della validità del discorso. [+]

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geppi giovedì 12 novembre 2020
film spendidamente diretto, fotografato e recitato Valutazione 4 stelle su cinque
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Visto per la prima volta su una piattaforma di streaming, il film lascia affascinati e terrorizzati al tempo stesso. Il senso del male e della colpa che pervade tutto il film contrasta con il candore del bianco che impressiona la pellicola per la maggior parte del tempo, intervallato da frammenti di buio quasi totale che troviamo in altre poche scene. Il regista racconta, non spiega, crea dubbi, non li risolve. Questa incompiutezza che rimane fino alla fine è il vincolo che lega lo spettatore alle vicende narrate dal primo minuto fino all'ultimo. Film splendidamente diretto, fotografato, recitato. Che però lascia un senso di smarrimento e di angoscia.

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matteo domenica 13 dicembre 2020
tramonto dell''occidente Valutazione 3 stelle su cinque
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Un piccolo villaggio alla vigilia della Grande Guerra nel nord della Germania come rappresentazione di una società in disfacimento dove la rigidità di una parvenza rispettabile nasconde la violenza brutale delle relazioni tra le persone.  La famiglia patriarcale è l'embrione delle dissolutezze, della brutalità, del cinismo e dell'invidia che modella un microcosmo apparentemente immutabile ma che mostra le crepe nella quotidianità ripetitiva di un mondo antico sull'orlo dell'abisso. Troppo facile e secondo me fuorviante leggere questo film come preludio al nazismo, anche se in effetti sarà la generazione dei più giovani a essere inghiottita da quelle vicende. [+]

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carmine antonello villani martedì 24 novembre 2009
le origini del male in un villaggio di dannati Valutazione 5 stelle su cinque
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Germania 1913, i bambini di un villaggio sono educati con il massimo rigore e puniti per ogni mancanza. Torna il senso di colpa della pianista immortalata dalla Huppert, i genitori diventano responsabili della crescita deviata di figli cresciuti con il terrore della verga. Mortificazione ed incesto, Michael Haneke scrive la sceneggiatura di un dramma d’inizio secolo scorso pensando a “Fanny ed Alexander”: c’è fuoco sotto la cenere, perché la rigida educazione nasconde crimini e misfatti di dannati che hanno smarrito l’umanità inseguendo la purezza. Cupo, anzi cupissimo, “Il nastro bianco” sovverte la morale cattolica e mette in scena le origini del nazismo partendo da una comunità che fa della disciplina l’unico rimedio per la salvezza. [+]

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