cescocesco
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sabato 15 ottobre 2011
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questa non è trieste e non ci sono triestini!
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Trieste sembra diventata una specie di cinecittà, ma gente così da noi non si è mai vista! E' evidente che si girano film senza avere il benchè minimo interesse e/o rispetto per i residenti e la storia della città; senza perdersi in chiacchiere, solo per dare un esempio, un protagonista non si chiamerebbe mai Morelli ma Silvio Zaflauchich o Toni Hauser! Il vero nome di Italo Svevo era Ettore Schmid... Povero nostro Franz!! (non mi interessano nè voti nè commenti, devo tenere alta la nostra bandiera di gente incompresa e dimenticata in una città lasciata morire che nessuno vuole).
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laura
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domenica 6 giugno 2010
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lavoro interessante e ben costruito
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hO VISTO LA FICTION DI rAI uNO QUANDO è STATA PROIETTATA IN GENNAIO. mI è SEMBRATA INTERESSANTE NONOSTANTE QUALCHE ASPETTO DI PREVEDIBILITà. uNA SETTIMANA FA HO VISTO AL CINEMA "LA NOSTRA VITA" DI lUCHETTI, REGISTA CHE MI PIACE. oTTIMA LA RECITAZIONE DI gERMANO. tUTTAVIA LA SOSTANZA DEL FILM NON è MOLTO DIVERSA DA "GLI ULTIMI DEL PARADISO" E ANZI LA FICTION TELEVISIVA MI è SEMBRATA MENO RETORICA E CONSOLATORIA DEL FILM.
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paolapa
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giovedì 28 gennaio 2010
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non è tutto vero quello che si dice nel film
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E' un film che ha il coraggio di affrontare temi difficili che purtroppo vengono vissuti ogni giorno. Era ora che si affontasse il tema delle morti bianche. La pecca più grande di questo film è quella di aver dichiarato cose non vere. Le istituzioni sono assenti ( soprattutto l'Inail) che invece da sempre si occupa di questo drammatico problema. Perchè lanciare dei messaggi falsi ai telespettatori? Quando una persona lavora "in nero", è comunque tutelata dall'Inail ( vige il principio delle automaticità delle prestazioni), se un infortunato ha un figlio, anche se non è sposato, al figlio spetta la pensione, e infine non è poi così importante sapere se chi si è fatto male ha obbedito ad un ordine del suo datore di lavoro o meno, per poter avere l'indennizzo del caso e tutte le tutele conseguenti.
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E' un film che ha il coraggio di affrontare temi difficili che purtroppo vengono vissuti ogni giorno. Era ora che si affontasse il tema delle morti bianche. La pecca più grande di questo film è quella di aver dichiarato cose non vere. Le istituzioni sono assenti ( soprattutto l'Inail) che invece da sempre si occupa di questo drammatico problema. Perchè lanciare dei messaggi falsi ai telespettatori? Quando una persona lavora "in nero", è comunque tutelata dall'Inail ( vige il principio delle automaticità delle prestazioni), se un infortunato ha un figlio, anche se non è sposato, al figlio spetta la pensione, e infine non è poi così importante sapere se chi si è fatto male ha obbedito ad un ordine del suo datore di lavoro o meno, per poter avere l'indennizzo del caso e tutte le tutele conseguenti.Il messaggio finale riscatta un pò il film perchè lancia un messaggio positivo sul tema della sicurezza, un tema importantissimo e dui noi tutti dovremmo farci protagonisti.
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