|
figliounico
|
venerdì 29 settembre 2023
|
indigesto come un grosso panino da fast food
|
|
|
|
Inguardabile e tremendamente noioso horror psicologico di un regista canadese con un cognome importante, Bruce McDonald, girato tutto in uno studio radiofonico con tre soli attori, lo speaker col cappello da cowboy, Stephen McHattie, e due donne, cui si aggiunge nel finale un quarto personaggio, più, nella penombra, una massa di comparse senza volto a tentare di fare gli zombies. B-movie a basso costo di produzione, in cui le scene truculente in esterni non sono mai state girate ma soltanto immaginate dall’autore e descritte in radiocronaca dal protagonista, realizzato per la gioia di spettatori claustrofobici e masochisti d'oltreoceano per i quali deve essere stata una piacevole interminabile tortura alla quale confesso di essermi sottratto a metà film guardando il resto in fast-forward per non farmi troppo male e la verità assurda è che non succede niente fino alla fine, anzi qualcosa succede ma è la bruttissima copia della sequenza finale di Io sono leggenda.
|
|
|
[+] lascia un commento a figliounico »
[ - ] lascia un commento a figliounico »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
contrammiraglio
|
martedì 12 giugno 2018
|
nebuloso
|
|
|
|
Un soggetto interessante sprecato con delle banalizzazioni e nebulose spiegazioni unite a scelte di sceneggiatura fuori di logica (il doc che si sacrifica); alla fine riesce anche ad annoiare leggermente; peccato.
|
|
|
[+] lascia un commento a contrammiraglio »
[ - ] lascia un commento a contrammiraglio »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
guidobaldo maria riccardelli
|
venerdì 1 aprile 2016
|
piacevolmente intelligente
|
|
|
|
Finissimo horror che potremmo definire "verbale", o meglio ancora "semantico", volto ad analizzare il potere della parola. Attraverso la precisa regia di Bruce McDonald e la brillante sceneggiatura di Tony Burgess (autore anche del manoscritto a cui la pellicola è ispirata), questo Pontypool riesce ad immergere lo spettatore nell'insicurezza costante, tramite le sole descrizioni, senza testimonianza visiva, se non di secondo grado, ovvero quella dei protagonisti, grazie alle loro espressioni e la loro voce, tradotta dallo spettrogramma; tutto si sviluppa in fieri, il narratore è omodiegetico e la focalizzazione interna.
Le interpretazioni non deludono: magistrale Stephen McHattie, in parte Lisa Houle e lo spassoso Hrant Alianak.
[+]
Finissimo horror che potremmo definire "verbale", o meglio ancora "semantico", volto ad analizzare il potere della parola. Attraverso la precisa regia di Bruce McDonald e la brillante sceneggiatura di Tony Burgess (autore anche del manoscritto a cui la pellicola è ispirata), questo Pontypool riesce ad immergere lo spettatore nell'insicurezza costante, tramite le sole descrizioni, senza testimonianza visiva, se non di secondo grado, ovvero quella dei protagonisti, grazie alle loro espressioni e la loro voce, tradotta dallo spettrogramma; tutto si sviluppa in fieri, il narratore è omodiegetico e la focalizzazione interna.
Le interpretazioni non deludono: magistrale Stephen McHattie, in parte Lisa Houle e lo spassoso Hrant Alianak.
Prodotto estremamente intelligente ed originale, da vedere, per appassionati e non.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a guidobaldo maria riccardelli »
[ - ] lascia un commento a guidobaldo maria riccardelli »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
stk.invincibile
|
lunedì 16 settembre 2013
|
originale,bello ed avvincente:non il solito film
|
|
|
|
Gli attori non li conosco,è un film canadese del 2008 che mi era sfuggito non so come....Sono rimasta piacevolmente colpita dalla trama dalla quale secondo me,in tempi piu' recenti ha preso ispirazione il regista del film "The Demented (che non so come mai su questo sito ancora non compare...comunque il tema del film è quello degli zombie ad attivazione vocale..). L'epidemia che destabilizza mentalmente la popolazione del piccolo paese in cui il protagonista svolge la professione di Dee Jay,è causata dalla "comprensione"di alcune parole affettuose e si scatena nel giorno della festivita' di San Valentino..La trama è orignalissima tanto che i temi non sense lo rendono ancora piu' accattivante e pieno di suspance.
[+]
Gli attori non li conosco,è un film canadese del 2008 che mi era sfuggito non so come....Sono rimasta piacevolmente colpita dalla trama dalla quale secondo me,in tempi piu' recenti ha preso ispirazione il regista del film "The Demented (che non so come mai su questo sito ancora non compare...comunque il tema del film è quello degli zombie ad attivazione vocale..). L'epidemia che destabilizza mentalmente la popolazione del piccolo paese in cui il protagonista svolge la professione di Dee Jay,è causata dalla "comprensione"di alcune parole affettuose e si scatena nel giorno della festivita' di San Valentino..La trama è orignalissima tanto che i temi non sense lo rendono ancora piu' accattivante e pieno di suspance..E' bello.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a stk.invincibile »
[ - ] lascia un commento a stk.invincibile »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
vincenzo88
|
martedì 5 giugno 2012
|
pontypool
|
|
|
|
Film davvero brutto dall'inizio fino alla fine, con una trama insignificante con attori mediocri ed e praticamente ambientato in uno studio radio. Mah
|
|
|
[+] lascia un commento a vincenzo88 »
[ - ] lascia un commento a vincenzo88 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
g_andrini
|
sabato 10 dicembre 2011
|
buon thriller psicologico
|
|
|
|
Che dire, mi è piaciuto. Non fa veramente paura, manipola un po' il noto concetto degli zombie, ma in modo piuttosto originale. Ambientata praticamente tutta nella radio, si rivela una pelliccola intelligente.
[+] pardon...
(di g_andrini)
[ - ] pardon...
|
|
|
[+] lascia un commento a g_andrini »
[ - ] lascia un commento a g_andrini »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
paola di giuseppe
|
martedì 7 giugno 2011
|
il virus del linguaggio: antidoti possibili
|
|
|
|
Da The Selfish Gene (Il gene egoista), saggio del ‘76 di Richard Dawkins a Pontypool del 2008 molto tempo è passato, se consideriamo la velocità di diffusione di idee, mode e conoscenze negli ultimi 60 anni.
Sul meme, “unità base dell’evoluzione culturale umana analoga al gene”, capace, come il gene in biologia, di propagarsi e influenzare l’ambiente circostante, molto è stato detto e gli studi proseguono, le prospettive sono aperte e si presentano problematiche, sociologia e psicologia, biologia e filosofia se ne occupano con l’attenzione che i fenomeni complessi legati alle culture umane sempre richiedono.
Non poteva perciò sfuggire un tema così intrigante all’elaborazione e sublimazione che l’arte puntualmente compie del reale, e trentacinque anni di indagini e ricerche sulla memetica trovano oggi, in questo film, una chiave di lettura intelligente e una messa a fuoco capace di suscitare attenzione, conoscenza e, dunque, riflessione.
[+]
Da The Selfish Gene (Il gene egoista), saggio del ‘76 di Richard Dawkins a Pontypool del 2008 molto tempo è passato, se consideriamo la velocità di diffusione di idee, mode e conoscenze negli ultimi 60 anni.
Sul meme, “unità base dell’evoluzione culturale umana analoga al gene”, capace, come il gene in biologia, di propagarsi e influenzare l’ambiente circostante, molto è stato detto e gli studi proseguono, le prospettive sono aperte e si presentano problematiche, sociologia e psicologia, biologia e filosofia se ne occupano con l’attenzione che i fenomeni complessi legati alle culture umane sempre richiedono.
Non poteva perciò sfuggire un tema così intrigante all’elaborazione e sublimazione che l’arte puntualmente compie del reale, e trentacinque anni di indagini e ricerche sulla memetica trovano oggi, in questo film, una chiave di lettura intelligente e una messa a fuoco capace di suscitare attenzione, conoscenza e, dunque, riflessione.
Se compito dell’arte è indicare una strada, ci siamo, Bruce McDonald, ereditando una tradizione che da Romero a Carpenter, Cronenberg e Boyle, non dimenticando quanto di presago ci fosse negli Uccelli del grande Hitch, ci mette tutti sull’avviso.
Possiamo partire mutuando un pensiero di Karl Popper: "L'intelligenza è utile per la sopravvivenza se ci permette di estinguere una cattiva idea prima che la cattiva idea estingua noi".
L’intelligere è infatti quello che si richiede come antidoto al veleno che il virus verbale, uno dei più subdoli, insinuanti e duri da combattere, ha introdotto nel genere umano, malattia contagiosa non da poco, se consideriamo che l’inizio della diffusione dei linguaggi si perde in un indefinibile e non circoscrivibile tempo mitico.
L’uso del linguaggio, esclusivo privilegio degli uomini, trovò nella memoria un alleato prezioso, mnemotecnica e mimesis, radici linguistiche comuni e stessi intenti, si presero a braccetto e il cammino delle civiltà iniziò.
La scrittura venne come naturale conseguenza e nacque il mito di Theuth presso gli Egizi
D’improvviso però, e senza un perché razionalmente spiegabile, gli uomini diventano zombies, si divorano a vicenda e il morso è contagioso, il virus è nella parola, è la parola stessa, non c’è scampo che nel silenzio.
E’ possibile sottrarsi a questo scenario apocalittico?
Ne dubitiamo fieramente, ma ci proviamo, almeno, rifugiandoci nella non omologazione, ad esempio, e, appunto, nell’intelligere, come tenta di fare Grant Mazzy, uno straordinario Stephen McHattie, faccia da schiaffi e voce arrochita dal fumo e dal whisky aiutato da lei, la donna che sempre dev’esserci quando l’uomo trema, ed è una brava Lisa Houle, sufficientemente ironica e abbastanza materna per sottrarsi anche lei al virus del linguaggio.
Grande e bella allegoria questa di McDonald, un film-horror in cui di horror non è necessario veder nulla, è tutto nella mente e nelle parole che fanno crescere la tensione a dismisura dentro quell’angusto spazio claustrofobico della stazione radio, dove arrivano notizie sconnesse, parole che devono tacere altrimenti si muore, devono svuotarsi del loro senso e cercare una vita nuova, ma non, però, in un altro significante razionalmente dato, bisogna pescare nello strato profondo, quello analogico, quello della poesia, dell’arte, quello dove la parola “uccidere” può essere l’equivalente della parola “baciare”.
Questa è la salvezza e questo è il finale, chiaro, bellissimo e semplice di un grande film.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a paola di giuseppe »
[ - ] lascia un commento a paola di giuseppe »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
gus da mosca
|
sabato 18 luglio 2009
|
per favore non traducete questo messaggio !
|
|
|
|
Esiste un'articolazione di suoni estremamente pericolosa, che nessuno conosce, si nasconde nelle parole, nelle frasi, piu' in alcune che in altre. Articolare quei suoni senza volerlo e' dannosissimo: blocca definitivamente quella parte di cervello che usiamo per capire il linguaggio, la rende per sempre inservibile ! Puo' succedere a chiunque di pronunciare per sbaglio quei suoni: e' gia' successo a Pontypool, nella provincia Canadese, ed il film ce lo racconta. Bruce McDonald, gia' regista del superlativo corto sperimentale "The Tracey Fragments" con Ellen Page, mette a segno un'altra opera destinata a diventare un cult di riferimento, non soltanto per gli appassionati: un dramma da camera, girato in ambiente unico, dove c'e' spazio solo per le parole, le tantissime parole di Grant Mazzy al microfono della sua talking-radio "Six-sixty-the beacon".
[+]
Esiste un'articolazione di suoni estremamente pericolosa, che nessuno conosce, si nasconde nelle parole, nelle frasi, piu' in alcune che in altre. Articolare quei suoni senza volerlo e' dannosissimo: blocca definitivamente quella parte di cervello che usiamo per capire il linguaggio, la rende per sempre inservibile ! Puo' succedere a chiunque di pronunciare per sbaglio quei suoni: e' gia' successo a Pontypool, nella provincia Canadese, ed il film ce lo racconta. Bruce McDonald, gia' regista del superlativo corto sperimentale "The Tracey Fragments" con Ellen Page, mette a segno un'altra opera destinata a diventare un cult di riferimento, non soltanto per gli appassionati: un dramma da camera, girato in ambiente unico, dove c'e' spazio solo per le parole, le tantissime parole di Grant Mazzy al microfono della sua talking-radio "Six-sixty-the beacon". Il film cattura ad ogni secondo l'attenzione dello spettatore con un montaggio di immagine e di suono allo stato dell'arte, il resto lo fa la voce di Grant Mazzy, cioe' Stephen McHattie, realmente capace di sedurre ed ipnotizzare lo spettatore con la voce, conducendolo verso un'apocalisse del linguaggio, che diventa dissoluzione di ogni regola di convivenza civile. Un film dove non bisogna fermarsi al soggetto minimale, ma di cui va colta quell'idea che annida nel linguaggio, essenza dell'intelligenza umana, la "pericolosa" chiave che lo puo' annientare. Oltre la dinamica necessariamente schematica del film, c'e' un messaggio ben piu' profondo ed attualissimo sull'uso che ha assunto la parola nella comunicazione collettiva, che e' intelligenza distribuita. Consiglio la visione in lingua originale, visto che un frettoloso doppiaggio standard rischia di distruggere l'anima di questo bellissimo film, fatto esclusivamente di parole e di timbrica della voce...(... la parte finale e' bilingue con battute in francese ed inglese, essenziali per lo stile e per il messaggio del film).
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a gus da mosca »
[ - ] lascia un commento a gus da mosca »
|
|
d'accordo? |
|
|
|