mary
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sabato 3 gennaio 2009
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bel film.. ma chi ha scritto la recensione?
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Il film mi è piaciuto.. Purtroppo mi è stato rovinato il finale da questa recensione che lo rivela completamente..
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dolores
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sabato 3 gennaio 2009
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noi siamo la nostra storia
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FILM e storia vera che richiama lady diana,discendente di georgiana,suscita emozione , indignazione,compassione,ma anche l'ostinazione e in qualche modo la reazione all'imposizione delle regole,allora come ora,e che fa capire che noi siamo la nostra storia,ciò da cui proveniamo e discendiamo, il ripetersi di situazioni uguali e incontrollate, qualche attore non proprio indovinato e qualche eccessiva "modernità" nella scenegiatura....
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olgadicom
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sabato 3 gennaio 2009
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un altro melodramma natalizio
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Notevoli i costumi, raffinatissimi e perfettamente accoppiati, anche nel colore-simbolo, alle circostanze, con tanto di gioielli e accessori che farebbero la gioia di qualsiasi donna. Ma, detto questo, gli abiti sono di una perfezione un po’ raggelante, senza una scintilla di fantasia, come è invece accaduto in altri film storici con ambizioni sociologiche. Si veda al riguardo la Maria Antonietta di Sophie Coppola, che sfoggiava arditi colori postmoderni dal rosa fragolona al verde acidissimo. In quanto al resto il film non sembra centrare l’obiettivo di restituire la storia di una donna di grande intelligenza personale e politica del suo tempo. E questo per due motivi.
Il primo quasi banale: non si può attribuire a una nobildonna del ‘700, senza evidenti forzature, un modo di essere prefemminista, Fa a pugni con la storia che ci dice quanto la condizione femminile in quel secolo e in Inghilterra, specialmente per le nobili, fosse pesante, limitata, come era, a dare un erede maschio al casato del marito e ad essere esempio di perbenismo ipocrita.
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Notevoli i costumi, raffinatissimi e perfettamente accoppiati, anche nel colore-simbolo, alle circostanze, con tanto di gioielli e accessori che farebbero la gioia di qualsiasi donna. Ma, detto questo, gli abiti sono di una perfezione un po’ raggelante, senza una scintilla di fantasia, come è invece accaduto in altri film storici con ambizioni sociologiche. Si veda al riguardo la Maria Antonietta di Sophie Coppola, che sfoggiava arditi colori postmoderni dal rosa fragolona al verde acidissimo. In quanto al resto il film non sembra centrare l’obiettivo di restituire la storia di una donna di grande intelligenza personale e politica del suo tempo. E questo per due motivi.
Il primo quasi banale: non si può attribuire a una nobildonna del ‘700, senza evidenti forzature, un modo di essere prefemminista, Fa a pugni con la storia che ci dice quanto la condizione femminile in quel secolo e in Inghilterra, specialmente per le nobili, fosse pesante, limitata, come era, a dare un erede maschio al casato del marito e ad essere esempio di perbenismo ipocrita. Perciò lady Spencer (forse lontana parente della moderna lady Diana), divenuta duchessa del Devonshire, non poteva certo ignorare a diciassette anni quale sarebbe stato il suo destino di moglie. E’ difficile pensare che coltivasse l’illusione di essere amata e appoggiata nelle sue vaghe idee di libertà dal potentissimo marito. Come tutte infatti dovrà piegarsi a ogni compromesso perché sul capo le pende il ricatto di perdere i figli se non compiacerà il consorte. Anche su questo amore materno ci sarebbe storicamente qualche elemento da discutere: a molte nobildonne, della prole importava poco o niente perché non erano loro a crescere e ad educare i figli. Questi ultimi avevano rapporti formali e convenzionali con i parenti più stretti, ma questa è un’altra storia che ci porterebbe lontano.
Secondo motivo per cui il film mi è parso privo di mordente è la scelta della regia di insistere perlopiù sul dramma a sfondo sentimentale. Di quello che si muoveva davvero nella società del tempo, prima nelle colonie inglesi d’America e poi nella Francia illuminista, poco traspare nel racconto. Gran parte della narrazione mette in risalto il dato privato. C’è sovrabbondanza di sentimenti e ogni evento è sottolineato romanticamente quasi fossimo già nell’ ‘800. Se poi si aggiunge la fastosità, le residenze lussuose ed enormi, i valletti, i prati verdi e sconfinati, questa biografia risulta veramente uno spreco stucchevole e poco significativo.
In quanto all’interpretazione degli attori, salverei solo Ralfh Fiennes, che rende bene la secchezza e l’incapacità di esprimere il suo lato positivo di marito-duca. Di Keyra Knigthley, rigida e poco duttile, solo in alcune inquadrature la fotografia esalta l’espressività e la bellezza del viso che contrasta con l’acerba spigolosità della figura.
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alessandra verdino
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sabato 3 gennaio 2009
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una vita
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"La Duchessa", interpretato superlativamente da Keira Knightley e da Ralph Fiennes, non é solo un film.
E' il ritratto di una vita.
Dietro i lustrini e l'apparenza - che come al solito inganna - può nascondersi l'infelicità.
E una donna vittima della cattiveria e dell'imbecillità degli uomini.
La condizione femminile, nell'Inghilterra del XVIII secolo, non era certamente rose e fiori.
Lo é adesso?
Nulla é, in realtà, cambiato.
Lady Georgiana é un simbolo dell'emancipazione mentale femminile, dell'intelligenza, della grazia e della bellezza.
Putroppo, usata da tutti.
Una donna con tutte queste doti non avrà mai vita facile. Non sarà facile comprendere che dietro la bellezza può esistere un cervello e un cuore.
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"La Duchessa", interpretato superlativamente da Keira Knightley e da Ralph Fiennes, non é solo un film.
E' il ritratto di una vita.
Dietro i lustrini e l'apparenza - che come al solito inganna - può nascondersi l'infelicità.
E una donna vittima della cattiveria e dell'imbecillità degli uomini.
La condizione femminile, nell'Inghilterra del XVIII secolo, non era certamente rose e fiori.
Lo é adesso?
Nulla é, in realtà, cambiato.
Lady Georgiana é un simbolo dell'emancipazione mentale femminile, dell'intelligenza, della grazia e della bellezza.
Putroppo, usata da tutti.
Una donna con tutte queste doti non avrà mai vita facile. Non sarà facile comprendere che dietro la bellezza può esistere un cervello e un cuore.
Lady Georgiana non é assolutamente una femminista: anzi, ha un tremendo bisogno d'amore e d'affetto.
Ma é sveglia, non ha peli sulla lingua, sa dettare uno stile e sveglia una nazione.
Un carattere pericolosissimo, per una donna.
Si ha voglia di soggiogarla, di metterla al muro.
Non comprendendo che tutto questo é una facciata, un tentativo di rivalsa, piuttosto che di ribellione.
Un modo per compensare una terribile mancanza d'amore.
Ecco quindi l'eleganza, la voglia di apparire, gli interessi politici.
Avendo, in realtà, da fare con un marito stupido, brutale e vendicativo (un magnifico Ralph Fienness)e con un amore romantico non troppo degno di lei.
Il maggiore problema di Georgiana?
L'intelligenza. E un cuore d'oro, che sa sacrificarsi per gli altri.
Tutto ciò é in grado di soggiogarla, anche se lei riesce sempre, malgrado il dolore, a tenere la testa in alto.
Un meraviglioso ritratto femminile.
Dietro il successo può esserci l'infelicità.
Dettata, soprattutto, dal sentirsi una donna libera e dal volere essere amata.
Sinceramente. Con il cuore.
Un altro ritratto di Lady Diana?
Sì e no.
Una donna forte. E fragile.
Una vittima di se stessa e dell'incomprensione generata dalla stupidità di un mondo basato su valori che non sono quelli del cervello e del cuore.
Una vincitrice sul piano sociale ed una vinta su quello degli affetti.
Una donna interessantissima.
Descritta, molto bene, in un film coraggioso e geniale.
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fky
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venerdì 2 gennaio 2009
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bel film, ma non mi ha entusiasmato
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Il film merita di essere visto anche solo per la bellezza dei costumi e per la bravura degli attori.
Tuttavia, la storia non mi ha personalmente interessato più di tanto. Il che però dipende di certo dai miei gusti e non dal fatto che sia un brutto film.
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dadobillo
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venerdì 2 gennaio 2009
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la duchessa inglese fa rimpiangere angelica
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Sarà pure storica ma un po troppo romanzata ed inverosimile la storia della duchessa che sforna figli a ripetizione,amori,bastardi e quant'altro con un marito che ricorda il maggiordomo di quel che resta del giorno in una atmosfera da dovere inglese. Ridateci Angelica l'indomabile che era anche più credibile nel ruolo di intrigante gran dama alla ricerca del signore di Peyrac:meno impegnata ma anche meno pretenziosa!
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robi
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lunedì 29 dicembre 2008
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storico
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disowned
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lunedì 29 dicembre 2008
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mmmm niente male
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niente male come film,veramente ottimo
[+] boh!
(di maria antonietta)
[ - ] boh!
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ilaria
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lunedì 29 dicembre 2008
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un film da vedere
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Un film più che discreto, un film spettacolare, direi.
Una fanciulla, una donna, un'amante, una madre, un'amica, una moda, un simbolo. La duchessa. In tutte le sue sfaccettature.
Come al solito, straordinaria Keira e, come lei, Ralph.
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ciccio capozzi
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lunedì 29 dicembre 2008
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amata, invidiata è magistra elegantiarum
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“LA DUCHESSA” di SAUL DIBB; UK-FRA-ITA, 08. Sua Grazia Georgiana, Duchessa di Devonshire, uno dei casati più potenti dell’Inghilterra del 700, ha contratto un matrimonio infelice. Amata, invidiata è magistra elegantiarum: è lei che fa la moda. Ma ciò non le evita di sottostare agli usi della società del tempo. E’ tratto dalla biografia di Amanda Foreman “Georgiana”, e sceneggiato dallo stesso regista. E’ una sfida difficile, il film in costume ambientato nel 700, dopo il kubrickiano “Barry Lindon” e perfino dopo il “Marie Antoinette” di Sofia Coppola, che, in sostanza, tenta nuove strade. Si può cadere nell’oleografismo, per cui la cura sontuosa della scenografie, è l’unica preoccupazione espressiva: e ciò diventa stancante.
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“LA DUCHESSA” di SAUL DIBB; UK-FRA-ITA, 08. Sua Grazia Georgiana, Duchessa di Devonshire, uno dei casati più potenti dell’Inghilterra del 700, ha contratto un matrimonio infelice. Amata, invidiata è magistra elegantiarum: è lei che fa la moda. Ma ciò non le evita di sottostare agli usi della società del tempo. E’ tratto dalla biografia di Amanda Foreman “Georgiana”, e sceneggiato dallo stesso regista. E’ una sfida difficile, il film in costume ambientato nel 700, dopo il kubrickiano “Barry Lindon” e perfino dopo il “Marie Antoinette” di Sofia Coppola, che, in sostanza, tenta nuove strade. Si può cadere nell’oleografismo, per cui la cura sontuosa della scenografie, è l’unica preoccupazione espressiva: e ciò diventa stancante. Inoltre, il cinema inglese, che stupisce sempre per la sua versatilità e duttilità di temi e storie da portare al cinema, ha sviluppato anche, con i due “Elizabeth”, una non banale riflessione sul potere sotto le spoglie anch’esse sfarzose del film in costume. Invece il regista ha tentato una strada più modesta, ma più sua . Ha attualizzato la vicenda storica di questa donna intelligente, colta, che s’interessava attivamente di politica nella fazione Wigh, quella più avanzata del Parlamento britannico, collocandola in quel preciso contesto storico. Il film sceglie di scindere la passione amorosa per uno dei suoi rappresentanti, situandola dopo la sua discesa in campo. Mentre invertire la sequenza, avrebbe sminuito la donna. Però il film non esagera su questo binario: è solo una donna disperata che non vorrebbe perdere il senso della sua persona e femminilità, ma neanche esporsi alle estreme conseguenze di una scelta radicale: essere chiamata “Sua Grazia”, e vivere a quel livello, ha il suo fascino…L’attrice Keyra Knightley dà un senso di altezzosa, complessa, ma fragile umanità, alla donna: non è un mostro di sensualità (lo è di più la morbida Bess, sua contraddittoriamente fedele amica); ma la sua resa scenica è forte. Però il personaggio che, a mio avviso, convince di più è il marito, Ralph Fiennes. La sua torpida umanità, scipitaggine è resa con forte caratterizzazione: ma non è banalizzata. Si legge la cura del lavoro di regia sulla sua complessità caratteriale, letta come il frutto di un vero condizionamento psicologico, tipico della classe di appartenenza. Lui, un qualche barlume di umanità ce l’avrebbe, ma, seppur affiora, è rigidamente all’interno di quello steccato. Il film, bello da vedersi, non ha raccolto il consenso unanime. A me ha persuaso per la resa di una coerente atmosfera narrativa; a parte qualche caduta: un eccesso un po’ stucchevole di panorami e scenografie, ad es., e la considerazione che resta un film di genere narrativo definito.
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