La terra nel sangue |
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Un film di Giovanni Ziberna.
Con Sarah Maestri, Andrea Panizza, Marco Vianello, Manlio Grigolon, Federica Colmari.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Italia 2008.
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Un'opera intima e genuina tra paesaggi ed emozionidi Stella NocchieriFeedback: 0 |
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giovedì 4 dicembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando un lavoro non è solo un'opera d'arte, ma, per così dire, un'opera “di arti”, una sintesi di immagini (e dunque arte figurativa, imbrigliata tanto sulla carta quanto su pellicola), poesia (da quella letteraria a quella scritta con le emozioni e gli sguardi), prosa, musica (coinvolgente e seducente, come il profumo del mare di Grado e il panorama dominato dai colli di San Floriano). Questo è “La Terra nel Sangue”. bambina. Quattro episodi, ognuno in sé concluso e dedicato a una stagione,compongono il film. Filo conduttore: il senso di appartenenza a una terra, sviscerato nelle sue più colorate sfaccettature. La laguna di Grado è protagonista del primo episodio, l'inverno: mentre Sarah (Sarah Maestri, attrice coprotagonista in “Notte Prima degli Esami” e “Notte Prima degli Esami -Oggi-”) si prepara per un lungo viaggio verso la capitale, una luce fioca fa da specchio all'oscurità che vela di dubbi la mente del cugino Marco, diviso tra l'ansia di partire con lei alla ricerca di un mondo migliore, e il desiderio di restare, perché senza quel mare non si sentirebbe più lui. Magistrale interpretazione del nonno, che con la saggezza di chi sa perché ci è passato, gli suggerisce la risposta, raccontando quella storia che gli autori hanno tratto proprio dalla vita vera dell'attore. La notte invernale lascia spazio alla primavera, dove il protagonista è l'Isonzo: alla sue sponde nasce un sottile sentimento di amore destinati a vivere in momenti diversi lo stesso amore per le fronde dei salici del Parco di Piuma. Messaggi che non richiedono l'uso dei cellulari, gesti d'affetto che non sfiorano la pelle, emozioni che danno un brivido che le amiche della protagonista Federica, immerse in un mondo cittadino, non possono avvertire. Da questa delicatezza alla forza dell'estate, ambientata a San Floriano: un episodio con vari sapori, tutti molto intensi, così come intensi sono i colori che lo caratterizzano. Una malattia mortale, l'attesa per la vendemmia, che è la morte effettiva del frutto, ma la nascita del vino; e così la paura della propria morte da parte del protagonista (un grandissimo Gianluca Mischiatti, espressivo nello sguardo e nella gestualità come pochi altri nell'intero lungometraggio), ma anche l'attesa per la nascita -visibilmente incinta è Valeria, interpretata da Valeria Baldan- e il ricordo dei giochi d'infanzia vissuti tra quei vigneti. Momenti di tensione emotiva, che non mancano di inumidire gli occhi, di far vibrare il pubblico sulle poltrone. Dolcissimo, invece, l'episodio dell'autunno: dominato dalla presenza dei bambini, che correndo lungo i sentieri del Carso lanciano un inconsapevole messaggio di pace. Le regole del gruppo, la sconfitta del “più forte” di loro, il coraggio del fratellino minore, e infine il silenzio: non altrimenti gli autori avrebbero potuto sottolineare come, sebbene manchi in quelle creature l'esperienza diretta del Primo Conflitto Mondiale, la presenza di questo spettro sia in chiunque cresca nelle nostre zone. La musica originale di Roberto Cappella dà un notevole valore aggiunto all'intera pellicola; è difficile immaginare le scene del film con una musica diversa, con una voce che non sia quella particolare e profonda di Cappella, con note meno forti, meno indelebili. Un film da vedere e se non altro da apprezzare per i risultati ottenuti con una prouzione indipendente.
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