marcoduc
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mercoledì 9 aprile 2008
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your blueberry sight
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E' un film onesto nella misura in cui il cineasta di Hong Kong mette in scena tutti i temi a lui cari attraverso i consueti codici stilistici, credendoci fino in fondo. Quegli stessi codici che tuttavia, al di fuori della bolla senza tempo della sua Hong Kong anni 60, 70 o 80, si svuotano di senso e di sensi, si fanno da consueti a desueti, e divengono un esercizio di stile sterile e alla lunga stucchevole. La pellicola è finita, con le migliori intenzioni si cerca il perché. Ci si aggrappa alla speranza di una defaillance momentanea e occasionale, ma se anche Wong Kar Wai è arrivato al culto sterile del mito di se stesso, il De Profundis è dietro l'angolo. Una Natalie Portman, seppur straordinaria, da sola non può che sottolineare la natura cervellotica di un film purtroppo senza altro motivo d'essere.
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ginestra
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martedì 8 aprile 2008
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wong kar-wai non va oltre a in the mood for love
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dopo bei film iniziali culminati con in the mood for love, wong kar-wai sembra far film solo per fare, senza anima e sterili e noiosamente banali.
il the mood for love sembra essere un punto di non ritorno da cui sembra non sapersi/volersi staccare. oltre ai continui riferimenti di 2046, anche in my blueberry nights usa una reinterprezione del motivo ricorrente del suddetto film. anche stavolta treni veloci di passaggio, storie di amori traditi, ecc, ecc. poche cose da dire e dette senza originalità, ma riutilizzando i suoi soliti cliche che se all'inizio entusiasmavano, ora annoiano.
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fatuo
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martedì 8 aprile 2008
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honk kong express che paga pegno
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Bello, esci contento se ti piace il genere, più lineare di 2046, molto, forse troppo simile a Honk kong express (il fatto che si sia un attrice-cantante nel cast, i baristi, i poliziotti, l'azzardo, le telefonate assurde, il rallennty con sfondo accelerato ecc), a tratti un po' troppo lento e troppo soap, ma sembra una scelta propositiva come la cera novità: il road movie alla Wenders. Non c'è più C.Doyle, ma il nuovo fotografo non è male, è quasi all'altezza, troppo barocco, meno che in 2046 però.
Il pezzo forte però è il percorso emotivo della protagonista, il cambiamento, la scoperta del rispetto di se e della propria forza che vale il film.
Honk Kong Express che paga pegno alla filmografia tradizionale americana.
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mari
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domenica 6 aprile 2008
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senza lode e senza infamia
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Senza lode e senza infamia...di viaggi è piena la letteratura e il cinema! Ma ben altri mi sono rimasti nel cuore, viaggi che approdavano ad un cambiamento pur ritornando a casa come quello di Ulisse, viaggi che finivano male come quello di "Thelma and Louise", viaggi allucinati come quello di Baudelaire, viaggi senza ritorno come quello di "Into the Wild", viaggi all'inferno, come quello di Dante...e si potrebbe continuare all'infinito.
Ma questo viaggio, con biglietto di ritorno previsto e scontato sa di torta ai mirtilli: piace poco.
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solare
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domenica 6 aprile 2008
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troppo lento
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film inutile.. lento e noioso
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cinemarco
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domenica 6 aprile 2008
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una storia,un bacio,un film da non perdere.
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La storia di una ragazza in crisi per una delusione d'amore che decide di non fermarsi al nuovo possibile amore, ma di concedersi solo dopo aver ritrovato sè stessa dopo un lungo viaggio nella provincia americana, dove conoscerà persone diverse fra loro ma sempre disperate e in cerca di una riconciliazione con sè stesse. E' una storia triste con una malinconia di fondo che in un crescendo di emozioni porta comunque ad un finale di ottimismo.
Un film semplice nella sequenza narrativa, ma splendida è la confezione con regia attentissima ai particolari,talvolta quasi eccessiva nel manierismo ma stilisticamente perfetta con momenti di grande cinema: a parte il bacio, sono stupendi i dialoghi in cui gli attori sono visti in angolazioni continuamente diverse con interposizione di finestre, scritte al neon, luci, fumo ecc.
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La storia di una ragazza in crisi per una delusione d'amore che decide di non fermarsi al nuovo possibile amore, ma di concedersi solo dopo aver ritrovato sè stessa dopo un lungo viaggio nella provincia americana, dove conoscerà persone diverse fra loro ma sempre disperate e in cerca di una riconciliazione con sè stesse. E' una storia triste con una malinconia di fondo che in un crescendo di emozioni porta comunque ad un finale di ottimismo.
Un film semplice nella sequenza narrativa, ma splendida è la confezione con regia attentissima ai particolari,talvolta quasi eccessiva nel manierismo ma stilisticamente perfetta con momenti di grande cinema: a parte il bacio, sono stupendi i dialoghi in cui gli attori sono visti in angolazioni continuamente diverse con interposizione di finestre, scritte al neon, luci, fumo ecc.. Bellissime le scene del tavolo da gioco, l'addio delle amiche dalle rispettive automobili, il passare dei giorni scandito dal cambiamento rapido dei paesaggi, dei colori. Un ritmo lento ma che ti trascina in un emozionante viaggio di conoscenza di sè e degli altri. Film misurato senza cadere nel banale,mai nel volgare,senza gratuite scene d'effetto, recitato bene da attori belli (anche troppo!) e bravi. Colonna sonora in parfetta armonia con quello che mostra l'immagine, con brani struggenti e appassionati.
La fotografia e la regia in alcuni momenti inventano dei veri e propri quadri che non ti stancheresti di continuare a guardare.
E' un grande regista che in certi momenti sembra anche di omaggiare altri grandi a cui forse talvolta si ispira (?): Tarantino, Clint Eastwood, Ridley Scott....
Il titolo: era meglio mantenere quello originale... il mirtillo blu-nero, come le notti in cui i personaggi del film soffrono, piangono, scommettono sulla loro vita e ritrovano il sapore di un bacio autentico.
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maximo
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domenica 6 aprile 2008
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bacio al mirtillo
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Tra una intima New York, una squallida Memphis e una torrida Las Vegas, Norah Jones si insinua delicata come il miele della sua voce. Attraversa gli States, in fuga dalla delusione, in cerca di nuove emozioni, col pretesto di lavorare tutto il giorno e guadagnarsi abbastanza denaro per potersi comprare un auto e "vedere tutto ciò che c'è da vedere". Nemmeno lei è convinta di questo. Sembra più interessata a guadagnare quello che la vita ha da offrirle, giorno per giorno. Forse per questo in ogni città cerca lavoro come barista, per essere il più vicino possibile alla vita di sconosciuti. E così lascia un tenero nuovo amico barista per incontrare un uomo a pezzi, poliziotto di giorno e alcolista di notte, e una ragazza cresciuta troppo male e troppo in fretta che gioca d'azzardo perché è l'unica cosa che le abbia mai insegnato di buono il padre.
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Tra una intima New York, una squallida Memphis e una torrida Las Vegas, Norah Jones si insinua delicata come il miele della sua voce. Attraversa gli States, in fuga dalla delusione, in cerca di nuove emozioni, col pretesto di lavorare tutto il giorno e guadagnarsi abbastanza denaro per potersi comprare un auto e "vedere tutto ciò che c'è da vedere". Nemmeno lei è convinta di questo. Sembra più interessata a guadagnare quello che la vita ha da offrirle, giorno per giorno. Forse per questo in ogni città cerca lavoro come barista, per essere il più vicino possibile alla vita di sconosciuti. E così lascia un tenero nuovo amico barista per incontrare un uomo a pezzi, poliziotto di giorno e alcolista di notte, e una ragazza cresciuta troppo male e troppo in fretta che gioca d'azzardo perché è l'unica cosa che le abbia mai insegnato di buono il padre. Ogni persona la sfiora e subito la travolge come uno dei tanti autobus presi da Elizabeth lungo l'America. Lei è come un diario per quelle persone: candido, disponibile, discreto. Impossibile rimanere impassibili al suo viso da "bambolina". Ogni suo viaggio, ogni suo incontro è una conferma della propria persona, del proprio carattere, eppure al suo ritorno a New York la vediamo diversa. Come suggerisce il personaggio di Jude Law "O lei è diversa, oppure noi siamo cambiati.." La verità è che siamo cambiati insieme a lei. Perché nonostante ci sia spesso un vetro tra lei e il nostro sguardo (...), non possiamo evitare di rimanere invischiati nel fascino della vita che ci scorre davanti, in ogni dettaglio. Che sia la fetta di torta rimasta a fine giornata in un bar, oppure in conto in sospeso di un cliente abituale, oppure ancora l'azzardo di una donna che non riconosce più la differenza tra realtà e finzione, ognuno di loro ha una storia da raccontare. Ognuno di loro speciale. Noi siamo come Elizabeth, innocenti e spaventati dal fascino di tutto questo, incoscenti ma felici di esserlo. La musica del deserto ci fa vibrare la pelle perché siamo finalmente pronti a tornare alla vita che ci eravamo lasciati alle spalle. Ci sono voluti 300 giorni, ma ora siamo pronti a ricominciare. E la vita come sempre sa donarci quello che ci meritiamo. Che sia anche "solo" un tenero dolce bacio al mirtillo..
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(di micetta67)
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danae
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venerdì 4 aprile 2008
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inconsistente
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sarò lapidaria: film pieno di belle immagini e canzoni che stordiscono e non danno un benchè minimo barlume di emozione e coinvolgimento, cast stellare ma non convincente, dialoghi imbarazzanti per banalità e prevedibilità, a partire dalla metafora della torta di mirtilli che qualcuno ha avuto il coraggio di lodare. L'occhio di Wong, il nostro accesso alla realtà, non ci risparmia nulla, nessun espediente e artificio, in un manierismo che rende il tutto sovraccarico e francamente pesante.
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pachalau
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giovedì 3 aprile 2008
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un film sui sentimenti
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Finalmente dopo tante cagate smelenze ecco un film che parla semplicemente, dolcemente, schiettamente del sentimento. Che sia amore, odio, ossessione, tenerezza, il sentimento scorre a fiumi durante il film ed alla fine chi non vorrebbe avere le labbra sporche di torta ai mirtilli almeno per un momento...?
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