ovovic
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martedì 30 ottobre 2007
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un'altra senilità
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brutto,brutto,brutto. evitatelo e prendete la cassetta di Dracula dello stesso regista per gustare del grande cinema!
[+] giusto
(di franco)
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ai materassi!
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martedì 30 ottobre 2007
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vittima del modernariato
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Letale l'incontro con Mircea Eliade (scheda su Wikipedia per chi non lo conosce). Peccato capitale sprecare gli attori Bruno Ganz e Tim Roth!
Regressione in progress dal Dracula. Speriamo sia l'ultimo della serie. Ma lui ci teneva tanto a farci vedere le sue abat-jours anni Trenta recuperate ai mercatini di modernariato...
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river caulfield
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lunedì 29 ottobre 2007
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delusione coppola
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Ve lo descrivo in poche frasi: borioso all'ennesima potenza, pedante, presuntuoso nei contenuti e nella trama, da cartolina d'epoca nella fotografia, accozzaglia di simbolismi da spicci "intellettualoidi", calderone di filosofie(peraltro trasportate con una preoccupante superficialità), in poche parole...fortemente sconsiglibile...non prestate ascolto a quei pochi "esperti" che ve lo spacceranno per un capolavoro perchè non ne hanno capito un acca e sono probabilmente abbagliati dalla firma del regista.
[+] quello che avrei scritto io
(di maria antonietta)
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[+] ok, ma non su tutto..
(di roberto)
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mikky2908
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lunedì 29 ottobre 2007
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un film mediocro
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sonno andata a vedere il film non per la famma di coppola ma perche e stato girato anche nella mia citta natale piatra neamt in romania e volevo rivivere alcuni momenti di felicita visuti li.
il film non e dificcile da seguire ma e mediocro comme sceneggiature e regia . io ho letto tanto di mircea eliade nella mia giovinneza e dentro il film sono solo nominati alcuni dei suoi temi predileti come l origine del linguaggio ma penso che il regista non riesce neanche da lontano di avvicinarsi al senso della opera di eliade.
Forse e stato impresionato dal romanzo breve di eliade(che non e neanche uno dei suoi migliori)ma nel film non e riuscito ha esprimere quasi niente.
e forse un film con delle pretese inteletuali.
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sonno andata a vedere il film non per la famma di coppola ma perche e stato girato anche nella mia citta natale piatra neamt in romania e volevo rivivere alcuni momenti di felicita visuti li.
il film non e dificcile da seguire ma e mediocro comme sceneggiature e regia . io ho letto tanto di mircea eliade nella mia giovinneza e dentro il film sono solo nominati alcuni dei suoi temi predileti come l origine del linguaggio ma penso che il regista non riesce neanche da lontano di avvicinarsi al senso della opera di eliade.
Forse e stato impresionato dal romanzo breve di eliade(che non e neanche uno dei suoi migliori)ma nel film non e riuscito ha esprimere quasi niente.
e forse un film con delle pretese inteletuali...ma secondo me ...lontano da tutto questo.
comunque da admirare l imagine del film,alcuni degli attori romeni come marcel iures nel ruolo del prof italiano di lingue orientali
e l attrice principale che arriva al livello degli attori hollywoodiani secondo me.
in conclusione un film che di siguro non andro a vederlo per la seconda volta e non lo recomando neanche ai miei amici italiani m, ma solo ai romeni per la nostalgia della terra natale.
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mister barabba
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lunedì 29 ottobre 2007
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operazione onanistica priva di ogni credibilita'
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generalmente sarebbe opportuno andare al cinema (ma anche a teatro ad un concerto ad una mostra) senza grandi aspettative. è opportuno se si vuole valutare un film (un'opera d'arte)con serenità e lucidità. probabilmente la mia stroncatura è anche frutto di certe aspettative. quando ieri sera sono uscito dal Santa Lucia di Lecce dopo aver visto questo filmaccio ero incredulo - per non essere troppo severi alle volte è buona norma rinviare il giudizio al giorno dopo; valutare "a freddo". e allora "a freddo" ecco quello che penso: Tim Roth è stato sacrificato nelle vesti di un personaggio affatto noioso e senza fascino, ingabbiato in una interpretazione priva di pathos e a tratti patetica. Bruno Ganz ridicolizzato da un ruolo perfettamente marginale e inconsistente (e allora perché scomodare un attore così intenso per una parte così "leggera"?).
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generalmente sarebbe opportuno andare al cinema (ma anche a teatro ad un concerto ad una mostra) senza grandi aspettative. è opportuno se si vuole valutare un film (un'opera d'arte)con serenità e lucidità. probabilmente la mia stroncatura è anche frutto di certe aspettative. quando ieri sera sono uscito dal Santa Lucia di Lecce dopo aver visto questo filmaccio ero incredulo - per non essere troppo severi alle volte è buona norma rinviare il giudizio al giorno dopo; valutare "a freddo". e allora "a freddo" ecco quello che penso: Tim Roth è stato sacrificato nelle vesti di un personaggio affatto noioso e senza fascino, ingabbiato in una interpretazione priva di pathos e a tratti patetica. Bruno Ganz ridicolizzato da un ruolo perfettamente marginale e inconsistente (e allora perché scomodare un attore così intenso per una parte così "leggera"?). bella ma fin troppo eterea (non è solo sua la colpa)l'attrice rumena Alexandra Maria Lara. tecnicamente molto buono il montaggio ma avulso rispetto ai significati e ai contenuti (o presunti tali) della storia. fotografia a tratti suggestiva ma alla lunga sterilmente narcisistica. a tratti deliranti e grotteschi gli eruditi dialoghi a sfondo glottologico. e infine il maestro Coppola che ci omaggia forse della regia più intimamente autobiografica della sua produzione cinematografica ma che realizza non solo il peggiore dei suoi film ma anche uno dei più banali e incomprensibili lungometraggi degli ultimi vent'anni. forse ultimamente il maestro è troppo preso dalle sue aziende vinicole e dai suoi ristoranti.
a volte (spesso)non basta il talento per realizzare un grande film: occorrono storie ma soprattutto idee.
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luis
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domenica 28 ottobre 2007
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coppola tenta di riavvicinarc all'assoluto
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E'valsa la tanto attesa per un film di Francis Ford Coppola?
All'uscita dalla sala il senso di disentoriamento percepito dal pubblico, che al termine di 2 ore di intensissimo linguaggio sconosciuto, ridevano di fronte ad immagini drammatiche ma per loro grottesche, e per altri evidenti motivi la risposta è si.
Non vi è certezza che si sia assistito ad un capolavoro assoluto,ma è evidente l'impossibilità di etichettare l'opera come semplice film.
E'una ricerca di difficile interpretazione per dare certezza a domande tanto comuni ma essenzialmente prive di risposta assoluta.Coppola risponde a se stesso e all'uomo con un proprio,onesto e personalisssimo linguaggio,che trascende passato remoto e futuro postmoderno con l'acutezza con la quale il proprio alter ego Dominc Matei assume le sembianze di un superuomo imperfetto ma inarrivabile.
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E'valsa la tanto attesa per un film di Francis Ford Coppola?
All'uscita dalla sala il senso di disentoriamento percepito dal pubblico, che al termine di 2 ore di intensissimo linguaggio sconosciuto, ridevano di fronte ad immagini drammatiche ma per loro grottesche, e per altri evidenti motivi la risposta è si.
Non vi è certezza che si sia assistito ad un capolavoro assoluto,ma è evidente l'impossibilità di etichettare l'opera come semplice film.
E'una ricerca di difficile interpretazione per dare certezza a domande tanto comuni ma essenzialmente prive di risposta assoluta.Coppola risponde a se stesso e all'uomo con un proprio,onesto e personalisssimo linguaggio,che trascende passato remoto e futuro postmoderno con l'acutezza con la quale il proprio alter ego Dominc Matei assume le sembianze di un superuomo imperfetto ma inarrivabile.Un ego forse incapace di farsi amare totalmente, di dividere proprio per quella ricerca ossessiva dell'assoluto, ma che avvicina tutti verso una sensazione di smarrimento che prelude cambiamento, dopo tanta arte "nuova".Lo smarrimento dell'uomo moderno ,monotono e anestetizzato di fronte alle immagini capovolte, ai piani sghembi, alla rosa che resiste allo sfumare del film(citazione al suo "Rusty il selvaggio")sono evidenza di un tentativo di risvegliare in noi la passione per la ricerca interiore ed estetica.
Solo il tempo saprà raccontare se "questo" Coppola é genio assoluto, ma di fronte alla sua ultima "fatica" è facile sentirsi appagati dalla speranza di poter ancora assistere a simili esperienze.
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aa
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sabato 27 ottobre 2007
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il 'too much' di f f coppola
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Il film di Francis Ford Coppola è un capolavoro. Ma nello stesso tempo è un film del genere, direi, 'Too much'. Troppo, decisamente troppo materiale per un unico film. La prima parte 'post-fulmine' è interminabile, la penultima parte sulla storia d'amore potrebbe da sola reggere un film, e l'ultima parte nel ritorno al bar con il finale era inutile. E' vero che il film va visto più volte, ma tantovaleva farne una triologia allora, divisa in tre fasi!
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eloisa
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martedì 23 ottobre 2007
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!!!
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nicoletta scatolini
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martedì 23 ottobre 2007
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youth without youth: il ritorno di coppola
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L'ultimo, attesissimo, film di Francis Ford Coppola (dopo un’assenza di dieci anni dal grande schermo) è un lungometraggio complesso e difficile da "metabolizzare" ad una prima visione (come ha lui stesso dichiarato), che chiede un grande sforzo partecipativo allo spettatore senza dargli in cambio punti di riferimento cognitivi, e lo avvolge in una densa nube sensoriale. Youth without youth inizia il suo tortuoso percorso da una misteriosa e cupa Romania(siamo nel 1938) attraverso i rimpianti e le malinconie di un meraviglioso e meravigliosamente attempato Tim Roth, che interpreta il settantenne Dominic Matei, professore di linguistica. La "svolta", la prima di una lunga serie, arriva subito: Matei viene colpito da un fulmine davanti alla stazione di Bucarest.
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L'ultimo, attesissimo, film di Francis Ford Coppola (dopo un’assenza di dieci anni dal grande schermo) è un lungometraggio complesso e difficile da "metabolizzare" ad una prima visione (come ha lui stesso dichiarato), che chiede un grande sforzo partecipativo allo spettatore senza dargli in cambio punti di riferimento cognitivi, e lo avvolge in una densa nube sensoriale. Youth without youth inizia il suo tortuoso percorso da una misteriosa e cupa Romania(siamo nel 1938) attraverso i rimpianti e le malinconie di un meraviglioso e meravigliosamente attempato Tim Roth, che interpreta il settantenne Dominic Matei, professore di linguistica. La "svolta", la prima di una lunga serie, arriva subito: Matei viene colpito da un fulmine davanti alla stazione di Bucarest. Quello che sembra un esodo tragico si rivelerà invece un nuovo inizio,"un'altra giovinezza"(la traduzione italiana del titolo), “una giovinezza senza giovinezza” (restando fedeli al titolo originale), perchè il settantenne Dominic si ritrova con l'aspetto ed il vigore (psico-fisico) di un trentenne. Il suo mondo diventa un misterioso ed ambiguo spazio al confine tra l'irreale e il reale, dominati l'uno dalla "presenza" di un doppio, e l'altro dall'incombenza della guerra mondiale(un mondo che si appresta a divenire anch'esso bipolare). Perchè gli è successo questo? Il professor Matei è ossessionato dallo studio di tutta una vita, che non é mai riuscito a terminare: arrivare alle origini del linguaggio (e quindi dell'umana conoscenza). Forse è proprio la sua sete di conoscenza che lo rende "immortale" (la conoscenza stessa lo è, così come le opere ad essa dedicate), forse la figura del suo doppio rappresenta proprio questa fiamma, “riaccesa” in lui e resa quasi tangibile dal fulmine che l’ha folgorato. Youth without youth continua e scava ancora, addentrandosi nel campo impalpabile del metafisico, delle religioni primitive, del binomio tra bene e male, arrivando a cercare di carpire (e capire) l’essenza stessa dell’esistenza. Un film, questo, che contiene in sé tanti generi cinematografici e perciò difficile da collocare, che invoca una totale libertà espressiva contro le facili etichettature, che coinvolge e immerge attraverso immagini intense e ricche di simbolismi, che cambia rotta non appena si ha l’impressione di scorgere la terraferma. Catapultandoci quasi forzatamente da un genere ad un altro, il thriller a sfondo storico che stavamo guardando nella prima parte del film cambia tono, cambia la sua pelle e si trasforma in un delicato ed intenso scenario romantico e drammatico,dai risvolti sempre più spirituali e intimisti che confonde, a mano a mano che ci addentriamo in profondità, l’ago della nostra bussola cognitiva. Così l’incontro con Veronica, una specie di “rediviva” Laura (la donna amata tragicamente da Dominic nel passato) diventa il punto di partenza per ben più universali ed universalistiche considerazioni. Coppola ci presenta un film che, probabilmente, si propone di effettuare una “cesura” nel linguaggio filmico odierno,un film ricco di spunti e forse per questo pieno di troppe sfaccettature, che lo rendono a tratti disarticolato; un film complesso, dall’enigmatico messaggio, che “abbaglia” con la sua poliedrica ed avvolgente serie di immagini, che disorienta con il suo mix di stili e il suo taglio molto poco “all’americana”; un film che sicuramente necessita di più visioni, prima di essere acclamato o bocciato senza remore.
NICOLETTA SCATOLINI
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