ronks
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sabato 31 marzo 2007
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la linea di confine
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IL CUSTODE DI UN UNIVERSITA' SCOPRE UN EFFERATO CRIMINE, I NUMEROSI LIBRI DELL'ANTICA BIBLIOTECA SONO STATI TOLTI DAGLI SCAFFALI ED INCHIODATI IN ORDINE SPARSO TRA IL PAVIMENTO ED I TAVOLI... EFFETTUATI I PRIMI ACCERTAMENTI ATTRAVERSO I FREQUENTATORI ABITUALI DEL LOCO, TRA CUI UN VECCHIO MONSIGNORE, UNICO "VERO" INESAURIBILE CUSTODE DI QUELLA SALA, I CARABINIERI RISALGONO AL GIOVANE E PIACENTE AFFERMATO PROFESSORE DI FILOSOFIA, IL QUALE NEL FRATTEMPO SI E' DEFILATO CON L'AUTO DI LUSSO VERSO NEANCHE LUI SA DOVE... ABBANDONATO IL MEZZO SULLE RIVE DEL Po, SULLE STESSE IL PROF. TROVA PROTEZIONE DA UN TEMPORALE IN UNA ANTICA CASA DIROCCATA, DOVE DECIDE DI ACCAMPARE... NELLE VICINANZE ABITA UN PICCOLA COMUNITA' CON CUI VIENE INEVITABILMENTE A CONTATTO, PERSONE SEMPLICI, SCHIETTE, CHE VIVONO UN TEMPO SCANDITO NELL'ORDINARIA QUOTIDIANITA' E DOVE OGNUNO HA I SUOI DRAMMI.
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IL CUSTODE DI UN UNIVERSITA' SCOPRE UN EFFERATO CRIMINE, I NUMEROSI LIBRI DELL'ANTICA BIBLIOTECA SONO STATI TOLTI DAGLI SCAFFALI ED INCHIODATI IN ORDINE SPARSO TRA IL PAVIMENTO ED I TAVOLI... EFFETTUATI I PRIMI ACCERTAMENTI ATTRAVERSO I FREQUENTATORI ABITUALI DEL LOCO, TRA CUI UN VECCHIO MONSIGNORE, UNICO "VERO" INESAURIBILE CUSTODE DI QUELLA SALA, I CARABINIERI RISALGONO AL GIOVANE E PIACENTE AFFERMATO PROFESSORE DI FILOSOFIA, IL QUALE NEL FRATTEMPO SI E' DEFILATO CON L'AUTO DI LUSSO VERSO NEANCHE LUI SA DOVE... ABBANDONATO IL MEZZO SULLE RIVE DEL Po, SULLE STESSE IL PROF. TROVA PROTEZIONE DA UN TEMPORALE IN UNA ANTICA CASA DIROCCATA, DOVE DECIDE DI ACCAMPARE... NELLE VICINANZE ABITA UN PICCOLA COMUNITA' CON CUI VIENE INEVITABILMENTE A CONTATTO, PERSONE SEMPLICI, SCHIETTE, CHE VIVONO UN TEMPO SCANDITO NELL'ORDINARIA QUOTIDIANITA' E DOVE OGNUNO HA I SUOI DRAMMI... COL PASSAR DEL TEMPO LA CONFIDENZA PRENDE PIEDE ED IL PROFESSORE SI RITROVA A COMUNICARE CON LORO, CHE CERCANO RISPOSTE, ATTRAVERSO LE STESSE PAROLE DEI LIBRI RINNEGATI A PRO DI QUELLA SINCERA UMANITA' NON SCRITTA... SE "la parola scritta, codificata nei libri non vale un caffè con un amico" E' ANCHE VERO CHE UN LIBRO PUO' ESPRIMERE QUANTO DI PIU' INESPRESSO, ED E' PER QUESTO CHE PROBABILMENTE OLMI FA EMERGERE LA LINEA DI CONFINE TRA UN ESASPERATO ESISTENZIALISMO ED UN ECCESSIVO RICORSO ALLA "LEGGE", RAPPRESENTATA DAL MONSIGNORE, PERCHE' NESSUNO E' INDENNE DALLA VITA VISSUTA, FATTA DI FORMA QUANTO DI SOSTANZA.
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armando
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mercoledì 4 aprile 2007
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ermanno olmi nel suo ultimo racconto
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La storia che Olmi racconta è gradevole se colta nella sua genuina ingenuità, senza lenti ideologiche e stiramenti partigiani. Una favola semplice, un ritorno alla natura splendidamente rappresentata dal grande fiume, una presa di contatto con la realtà dopo chissà quante distorsioni prodotte dalla intermediazione della parola scritta. La parola torna ad essere quella stringata, secca e a volte quasi violenta nella sua espressività carnale, di una umanità dalla mente non corrotta dagli stereotipi culturali e dalla società burocratica. Il protagonista viaggia tra due mondi che si contattano solo attraverso i messi portatori del potere della burocrazia e il fastidioso e minaccioso stridore dei mezzi meccanici.
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La storia che Olmi racconta è gradevole se colta nella sua genuina ingenuità, senza lenti ideologiche e stiramenti partigiani. Una favola semplice, un ritorno alla natura splendidamente rappresentata dal grande fiume, una presa di contatto con la realtà dopo chissà quante distorsioni prodotte dalla intermediazione della parola scritta. La parola torna ad essere quella stringata, secca e a volte quasi violenta nella sua espressività carnale, di una umanità dalla mente non corrotta dagli stereotipi culturali e dalla società burocratica. Il protagonista viaggia tra due mondi che si contattano solo attraverso i messi portatori del potere della burocrazia e il fastidioso e minaccioso stridore dei mezzi meccanici. Ma chi può comprendere questo mondo senza che la storia assuma essa stessa il ruolo di quei libri inchiodati al pavimento? A mio parere solo chi ne ha fatto diretta esperienza e ha parlato come quella umanità, ha parlato con quelle donne e quegli uomini, ha passato qualche ora della sua vita a assaporare, silente, gli umori,i suoni l'abbraccio di una natura non manipolata.
Le immagini del film, la musica, la recitazione invogliano all'ascolto e, forse, a tornare all'idillio descritto dal regista o per alcuni ad affacciarsi ad esso per la prima volta. In fondo Olmi questo film lo ha fatto per se stesso, a chiusura di una esperienza di vita personale; per questo dice che non ne farà altri
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howlingfantod
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giovedì 3 novembre 2016
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un caffè con un amico
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La citazione del professore (Raz Degan) del filosofo Karl Jaspers a conclusione dell’anno accademico “ il reale e l’arte che lo rappresenta è legato al profitto e in tempi come questi forse l’unica via d’uscita è la follia”. Follia lucida ed evangelica dello stesso professore che compie il gesto sconvolgente di crocifiggere i libri, la sapienza. La follia rivoluzionaria di Gesù Cristo è quella che interpreta il protagonista di questo bellissimo e profondo film, rivoluzionario nel suo messaggio come rivoluzionario è il messaggio di Gesù Cristo, per credenti o meno. Il gesto iconoclasta del professore vuole essere la spada che colpisce e sveglia le coscienze di benpensanti e parrucconi, come scacciare i mercanti dal tempio, assaporare l’albero della vita dopo aver assaggiato quello della sapienza, per ritrovare un senso comune di fraternità, amore, amicizia che solo i semplici, gli umili sanno esprimere.
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La citazione del professore (Raz Degan) del filosofo Karl Jaspers a conclusione dell’anno accademico “ il reale e l’arte che lo rappresenta è legato al profitto e in tempi come questi forse l’unica via d’uscita è la follia”. Follia lucida ed evangelica dello stesso professore che compie il gesto sconvolgente di crocifiggere i libri, la sapienza. La follia rivoluzionaria di Gesù Cristo è quella che interpreta il protagonista di questo bellissimo e profondo film, rivoluzionario nel suo messaggio come rivoluzionario è il messaggio di Gesù Cristo, per credenti o meno. Il gesto iconoclasta del professore vuole essere la spada che colpisce e sveglia le coscienze di benpensanti e parrucconi, come scacciare i mercanti dal tempio, assaporare l’albero della vita dopo aver assaggiato quello della sapienza, per ritrovare un senso comune di fraternità, amore, amicizia che solo i semplici, gli umili sanno esprimere. Qui sono la varia, pittoresca e bellissima umanità che costeggia le rive del Po e che è minacciata come sempre accade dai disastri che solo gli umani sanno causare. Il dirompente messaggio è tutto nello slogan del film: “tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico”.
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lucaguar
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domenica 28 aprile 2024
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soggetto ambizioso, realizzazione da bocciare
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"Centochiodi", pur essendo, per ovvi motivi, un film di nicchia, è stato molto discusso nella critica cinematografica italiana negli ultimi anni. Ermanno Olmi ci presenta un soggetto ambizioso e imponente: il protagonista, un giovane e affascinante professore di filosofia (Raz Degan), è ricercato per aver commesso un reato: avrebbe inchiodato a terra tantissimi antichi e preziosi manoscritti della biblioteca della sua università. Egli inizia così a fuggire e trova riparo, dopo aver abbandonato i suoi averi (ma stranamente, non la sua carta di credito!) sulle rive del Po, in provincia di Mantova, immero nella natura.
Dal punto di vista dell'ambientazione e della fotografia non posso che apprezzare quest'opera, essendo io mantovano e conoscendo questi luoghi; inoltre sentire il mio dialetto in un film comunque così importante mi ha strappato un sorriso di simpatia.
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"Centochiodi", pur essendo, per ovvi motivi, un film di nicchia, è stato molto discusso nella critica cinematografica italiana negli ultimi anni. Ermanno Olmi ci presenta un soggetto ambizioso e imponente: il protagonista, un giovane e affascinante professore di filosofia (Raz Degan), è ricercato per aver commesso un reato: avrebbe inchiodato a terra tantissimi antichi e preziosi manoscritti della biblioteca della sua università. Egli inizia così a fuggire e trova riparo, dopo aver abbandonato i suoi averi (ma stranamente, non la sua carta di credito!) sulle rive del Po, in provincia di Mantova, immero nella natura.
Dal punto di vista dell'ambientazione e della fotografia non posso che apprezzare quest'opera, essendo io mantovano e conoscendo questi luoghi; inoltre sentire il mio dialetto in un film comunque così importante mi ha strappato un sorriso di simpatia. Dovendo leggere il film in maniera un po' meno emotiva, tuttavia, "Centochiodi" è stata una vera e propria delusione: esso si pone il pretenzioso compito di riscrivere la parabola evangelica di Gesù, trasponendola nel mondo contemporaneo, ma i risultati sono fallimentari: il personaggio di Raz Degan rimane inconcludente e senza mordente lontano anni luce da come dovrebbe essere presentato Gesù di Nazareth. Inoltre, il secondo grande tema del film è certamente il rapporto, cruciale nel confronto tra ebraismo e cristianesimo e nel passaggio tra questi due mondi religiosi, tra la Legge e lo Spirito, tra la cultura libresca della Scrittura dei sacerdoti e degli anziani del tempio e le buone opere d'amore e la fede autentica e semplice predicata dal Cristo. A tratti "Centochiodi" è davvero stucchevole nello sviluppo di queste tematiche, tutte affrontate con un alto quoziente di banalità e di superficiale e sbrigativa retorica. La sensazione che ho avuto è che sia presente l'illusione di fondo che, da sola, la grandezza del tema trattato bastasse a rendere il film elevato e significativo, invece la sua effettiva sceneggiatura è stata realizzata con un tono a metà tra il documentario e una favoletta pseudo-spirituale di stampo "progressista", in cui l'umiltà delle opere di bene supererebbero la Legge dei libri e della Scritture, dimenticando che proprio Gesù Cristo ebbe a dire, ad esempio, di non essere giunto per abolire la Legge ma per portarla a compimento. Questo è solo una delle riflessioni che si potevano sviluppare in modo più proficuo, vista la'importanza e la vastità del soggetto.
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gabry.effe
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venerdì 10 agosto 2007
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il capolavoro di olmi
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Indubbiamente il capolavoro di Olmi, un ritratto lucido e veritiero del nostro "non essere".Emblematicala sprezzante figura del preside in motocicletta a rappresentare il disorientamento e l'inadeguatezza del sistema scolastico.Oppure quella del sacerdote,il quale inorridito dello scempio dei libri,nemmeno per un istante cerca di comprendere le ragioni del "professorino".Ma non è la chiesa che c'invita a perdonare?
Le religioni non hanno mai salvato il mondo così come i libri non ci arricchiscono se non aprono la nostra mente.
La scena dei libri trafitti dai chiodi è di un impatto visivo impressionante!
E che dire del battello che si allontana sul fiume con il suo carico di umanità,recando con sè gli echi di un mondo lontano, perduto; e rimane il fluire tranquillo dell'acqua e lo sguar
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Indubbiamente il capolavoro di Olmi, un ritratto lucido e veritiero del nostro "non essere".Emblematicala sprezzante figura del preside in motocicletta a rappresentare il disorientamento e l'inadeguatezza del sistema scolastico.Oppure quella del sacerdote,il quale inorridito dello scempio dei libri,nemmeno per un istante cerca di comprendere le ragioni del "professorino".Ma non è la chiesa che c'invita a perdonare?
Le religioni non hanno mai salvato il mondo così come i libri non ci arricchiscono se non aprono la nostra mente.
La scena dei libri trafitti dai chiodi è di un impatto visivo impressionante!
E che dire del battello che si allontana sul fiume con il suo carico di umanità,recando con sè gli echi di un mondo lontano, perduto; e rimane il fluire tranquillo dell'acqua e lo sguardo sgomento dei paesani, la speranza che si spegne
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paolo
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venerdì 7 dicembre 2007
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cento chiodi - olmi "il libro scritto da gesù"
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Quando un uomo di settantasei anni ci parla, ha qualcosa da dirci, ( anche attraverso un film ) io so che prima di trovarne un difetto devo cercare i "cento" pregi che questa comunicazione necessariamente cela o evidenzia.
Nei vari piani di lettura, che comunque si intrecciano magistralmente nello scorrere delle sequenze, prende forma indiscutibilmente un messaggio forte, da ascoltare nella profondità del cuore. L'uomo, l'umanità è artefice del suo futuro in quanto ricerca di comunione continua con Dio, diretta, a pelle, che lo porta anche a ribellarsi a Lui (scena finale), ma poi a ricercarLo.
Il libro laddove diventa sterile schema che si frappone all'incontro con l'altro e con Dio o peggio, va contro l'altro e contro Dio, è da rifiutare come modello.
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Quando un uomo di settantasei anni ci parla, ha qualcosa da dirci, ( anche attraverso un film ) io so che prima di trovarne un difetto devo cercare i "cento" pregi che questa comunicazione necessariamente cela o evidenzia.
Nei vari piani di lettura, che comunque si intrecciano magistralmente nello scorrere delle sequenze, prende forma indiscutibilmente un messaggio forte, da ascoltare nella profondità del cuore. L'uomo, l'umanità è artefice del suo futuro in quanto ricerca di comunione continua con Dio, diretta, a pelle, che lo porta anche a ribellarsi a Lui (scena finale), ma poi a ricercarLo.
Il libro laddove diventa sterile schema che si frappone all'incontro con l'altro e con Dio o peggio, va contro l'altro e contro Dio, è da rifiutare come modello. Quando si parla di libro, si deve avere una visione ampia, larga, ricordaci che nel film il protagonista parla spesso raccontando brani del Vangelo e uniformandosi a quel messaggio, anche se nella scena finale ha un moto di ribellione, che a mio avviso è comunque da interpretarsi come ulteriore ricerca verso ciò che Dio vuole veramente da noi.
Cristo ha scritto un magnifico "libro" nel cuore dei suoi discepoli, che ancora oggi noi possiamo leggere nei nostri cuori, il libro dunque, guida a questa lettura e mai ostacolo.
Spero di aver in sintesi su questi aspetti immodestamente da me trattati, aver interpretato correttamente il, per me, forte messaggio del Maestro Olmi.
Grazie per l'attenzione.
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gibi
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martedì 8 maggio 2007
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favola
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L'arte deve essere comprensibile al popolo e vicina ad esso(Heghel).Senza arrivare ai movimenti di " avanguardia" e del " costruttivismo"(Tatlin),il concetto dell'arte per l'arte dovrebbe considerarsi superato.Non essendo un critico esprimo delle sensazioni di uno del popolo spettatore.La figura del professore e la gente del fiume sono chiaramnete rappresentazioni simboliche del rifiuto del mondo tecnologico-consumistico e bisogno di maggiore spiritualità e della innocenza e ingenuità dell'uomo educato secondo natura(i tempi però non sono più quelli di Rouseau e Apolinnaire).
I mezzi di rappresentazione di tali simbolismi,i dialoghi,la chiave della macchina gettata nel fiume ecc.appaiono banali e inquinati da stereotipi e ideologie scaldacuore.
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L'arte deve essere comprensibile al popolo e vicina ad esso(Heghel).Senza arrivare ai movimenti di " avanguardia" e del " costruttivismo"(Tatlin),il concetto dell'arte per l'arte dovrebbe considerarsi superato.Non essendo un critico esprimo delle sensazioni di uno del popolo spettatore.La figura del professore e la gente del fiume sono chiaramnete rappresentazioni simboliche del rifiuto del mondo tecnologico-consumistico e bisogno di maggiore spiritualità e della innocenza e ingenuità dell'uomo educato secondo natura(i tempi però non sono più quelli di Rouseau e Apolinnaire).
I mezzi di rappresentazione di tali simbolismi,i dialoghi,la chiave della macchina gettata nel fiume ecc.appaiono banali e inquinati da stereotipi e ideologie scaldacuore.Le ruspe(sfuttato simbolo del profitto e della distruzione ambientale )arrivano e le predicazioni del professore non hanno prodotto nella gente del fiume alcuna presa di coscienza che occcorre andare oltre la vita arcaica
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[+] la dislessia è una brutta bestia
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kirov
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domenica 4 novembre 2007
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e il verbo si è fatto carne...
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Più che un film una parabola fatta di parabole (del Vangelo, calate sul Po). La parabola di un sapiente che si ribella all'idea di Dio fatta prigioniera nei libri per ritrovarre il Signore nella polvere della vita reale. Crocefiggere i libri è il modo che il novello Cristo sceglie per scendere dalla croce, simbolo di una Fede stilizzata e anestetizzata, e incamminarsi verso l'incontro col cuore della Fede, l'amore per l'Altro. L'altro rappresentato dagli umili dimoranti in un Po che si nega alla volgarità del moderno e al suo rumore (il motocross) e che resiste alla sua mercificazione morale (la speculazione edilizia): "ti ringrazio Padre per aver celato la verità ai sapienti ed averla data agli umili".
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Più che un film una parabola fatta di parabole (del Vangelo, calate sul Po). La parabola di un sapiente che si ribella all'idea di Dio fatta prigioniera nei libri per ritrovarre il Signore nella polvere della vita reale. Crocefiggere i libri è il modo che il novello Cristo sceglie per scendere dalla croce, simbolo di una Fede stilizzata e anestetizzata, e incamminarsi verso l'incontro col cuore della Fede, l'amore per l'Altro. L'altro rappresentato dagli umili dimoranti in un Po che si nega alla volgarità del moderno e al suo rumore (il motocross) e che resiste alla sua mercificazione morale (la speculazione edilizia): "ti ringrazio Padre per aver celato la verità ai sapienti ed averla data agli umili". La religione ancella del potere però non può rinunciare all'idolatria della Parola su cui fonda la sua fortuna terrena, e insegue il Cristo per punirlo della sua "bestiemma" come già Caifa duemila anni fa, e crocefiggerlo alla Legge. Risorto (arresti domiciliari), il Verbo che si è fatto Carne, non torna neppure dalla sua Maddelena prima di scomparire per sempre. Un finale di difficile interpetazione, che impedisce alla parabola d'esser consolatoria. La perdita e la sofferenza restano la cifra dell'esistenza.
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riccardo
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venerdì 6 aprile 2007
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congedo di classe...e saggezza.
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Solo i maestri sono in grado di abdicare da uno dei pochi troni ancora eretti sul panorama cinematografico italiano in modo così schivo, senza mediazioni e dichiarazioni di grande clamore. Così Ermanno Olmi fa calare il sipario sulla sua carriera di regista di fiction (intesa come finzione cinematografica) per dedicarsi ad altri scenari meno impegnativi (documentari)che rispetterebbero quell'anagrafe da salvaguardare.
Lui, Olmi, è un cattolico riconosciuto. Quel magnifico affresco "padano" de "L'albero degli zoccoli" ne sottolineava l'ideologia e la matrice. Ora ci consegna un'opera che rimetterebbe tutto in discussione; un apologo amaro ma sincero e consapevolmente critico su quelle certezze che da secoli gli uomini con la tunica e quelli con la papalina più prestigiosa hanno ostentato e sulle quali numerosissimi adepti si sono erroneamente adagiati.
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Solo i maestri sono in grado di abdicare da uno dei pochi troni ancora eretti sul panorama cinematografico italiano in modo così schivo, senza mediazioni e dichiarazioni di grande clamore. Così Ermanno Olmi fa calare il sipario sulla sua carriera di regista di fiction (intesa come finzione cinematografica) per dedicarsi ad altri scenari meno impegnativi (documentari)che rispetterebbero quell'anagrafe da salvaguardare.
Lui, Olmi, è un cattolico riconosciuto. Quel magnifico affresco "padano" de "L'albero degli zoccoli" ne sottolineava l'ideologia e la matrice. Ora ci consegna un'opera che rimetterebbe tutto in discussione; un apologo amaro ma sincero e consapevolmente critico su quelle certezze che da secoli gli uomini con la tunica e quelli con la papalina più prestigiosa hanno ostentato e sulle quali numerosissimi adepti si sono erroneamente adagiati.
E l'autore bergamasco è troppo acuto per non mettere in piazza dubbi ed affondi poco ortodossi che agiterebbero legittimamente molte anime. "Centochiodi" è un dipinto di quella genuinità, di quella semplicità quasi tediosa che fa da sottofondo a molte realtà rurali che rischiano una sommersione mai così crudele e perniciosa per il futuro dell'uomo. Ma la cornice è una metafora di estrema tenerezza. E' su queste placide rive del Po' che il regista snocciola questioni che si esitano anche solo a scrivere.
Le contraddizioni sono il sale della vita, altrimenti accesi dibattiti esistenziali non avrebbero avuto luogo e forse l'eccessiva linearità degli eventi avrebbe inferto un colpo letale al dispositivo che nutre l'umanità: la libertà di parola, e in questo caso di feroce riflessione: i libri possono avere intaccato l'ancestrale ruolo dell'uomo di amare il prossimo? Olmi ci pone di fronte ad un dilemma che avremmo evitato vista la delicatezza dell'argomento: la messa in scena però fa pendere la bilancia verso una verità pericolosa. La fobia che anche il minimo sussulto morale su ciò che ruota intorno a Dio possa essere messo al vaglio della gente pare destabilizzare le coscienze più di quanto pensiamo. Ma è necessario per la nostra crecita intellettuale e storica. La cultura, le leggi di Dio hanno il potere unico di intervenire su un globo terrestre sempre più debilitato. Veramente pensiamo che inculcare i testi sacri ai seguaci sia più istruttivo e costruttivo che dar retta ad un gruppo di vecchi segnati dalle fatiche della vita? Veramente pensiamo che quello che avidamente leggeva il sacerdote in fondo alla biblioteca dei libri chiodati nel film possa avere avuto un seguito materiale nella vita quotidiana?
A dar sfogo alle troppo malcelate inquietudini nostrane ci pensa Raz Degan che Olmi ha plasmato a Dio in terra e uomo di solidarietà e benevolenza. Fa un po' sorridere nell'agiato mondo attuale vedere abbandonare una fuoriserie e soldoni sonanti ma è la sostanza delle immagini che deve emergere.
L'umanità degli esseri umani non deve essere solo scritta o letta, necessita di prove reali, tangibili. Il suggerimento torna più che mai attuale grazie ad un regista più che mai cattolico. Se i dogmi mostrano segnali di cedimento ad onta dei più ossequiosi, probabilmente non è più utopia sperare anche solo nel "dubbio". E se ce lo mostra Ermanno Olmi siamo già oltre la speranza.
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marino sassi
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venerdì 13 aprile 2007
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tra natura e cultura
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Natura e cultura,eterno dramma.Natura e cultura eterno dualismo,specialmente per alcune filosofie,per il cristianesimo.Ma natura e cultura sono due o sono uno?Dovrebbero essere uno,sono uno,affermo nel mio piccolo orto.Ma non è cosi nei vasti orti del mondo,anzi lo steccato si fa sempre più incolmabile....
Da una parte la cultura e la religione,l'astratto,lo spirito,il cervello e dall'altra la natura,la semplicità,la gioia,l'innocenza.
Il protagonista del film,icona del cristo popolare è un professore di filosofia,appartiene alla cultura,che va in crisi,intuisce la frattura tra natura e cultura,vede questo solco profondissimo e in una notte di lucida follia,inchioda cento o più libri ai legni della biblioteca,li inchioda come cristo sulla croce.
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Natura e cultura,eterno dramma.Natura e cultura eterno dualismo,specialmente per alcune filosofie,per il cristianesimo.Ma natura e cultura sono due o sono uno?Dovrebbero essere uno,sono uno,affermo nel mio piccolo orto.Ma non è cosi nei vasti orti del mondo,anzi lo steccato si fa sempre più incolmabile....
Da una parte la cultura e la religione,l'astratto,lo spirito,il cervello e dall'altra la natura,la semplicità,la gioia,l'innocenza.
Il protagonista del film,icona del cristo popolare è un professore di filosofia,appartiene alla cultura,che va in crisi,intuisce la frattura tra natura e cultura,vede questo solco profondissimo e in una notte di lucida follia,inchioda cento o più libri ai legni della biblioteca,li inchioda come cristo sulla croce.
Dopo l'Esecuzione ,è chiara per il filosofo la scelta di campo,passa dall'altra parte,abbandona tutto,si fa credere morto e si stabilizza su di una riva del Po.Colà fraternizza subito con la gente del posto,la panettiera carnosa e candida e gli anziani abitanti,innocenti ma troppo innocenti per questo mondo,da risultare spesso non credibili.Ma la cultura arriva con le sue ruspe e le sua legge a rompere quella pace,quasi irreale,fatta di vecchi balli popolari e di sanità spirituale.Quindi il''cristo del Po'' viene scoperto,arrestato,non nega la responsabilità,ma si dichiara non colpevole.Messo agli arresti domiciliari,sparisce chissà dove,lasciando sgomenti i paesani e la bella ragazzona.
Il filosofo dice che i libri non servono,quindi la cultura è inutile,i libri non hanno salvato il mondo.Vero però che quella lucidità il professore dal volto-di-cristo dove l'ha affinata se non dai libri?E'lecito chiedersi:è la cultura che condanna la stessa cultura?Sembra proprio di si.
Olmi è cristiano,la cristianità lui la vede in quel gruppo di anziani pensionati padani che sono il suo popolo,le sue radici.Ed è là che vede o auspica la salvezza del nostro mondo.Il fiume diviene sacro,perchè là sono le nostre millenarie radici e la nostra essenza,si sfiora il paganesimo,quello migliore,quello di cui si è alimentato anche il cristianesimo.Non è un caso che il difensore più acerrimo dei libri sia un sacerdote,la religione ufficiale,il dogma,il cristianesimo storico,a cui il regista contrappone le coscie al vento della panettiera,una ragazzona come forse non se ne vedono più in giro.
I contadini de ''gli alberi degli zoccoli'' sono il nostro futuro,perchè quelle sono le nostre indistruttibili fondamenta,a quelle dobbiamo tornare?
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