4 mesi, 3 settimane e 2 giorni |
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Un film di Cristian Mungiu.
Con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alexandru Potocean, Ion Sapdaru.
continua»
Titolo originale 4 luni, 3 saptamini si 2 zile.
Drammatico,
durata 113 min.
- Romania 2007.
- Lucky Red
uscita venerdì 24 agosto 2007.
MYMONETRO
4 mesi, 3 settimane e 2 giorni
valutazione media:
3,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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oltre l'amiciziadi ciceronixFeedback: 0 |
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lunedì 3 settembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film è molto curato e credibile dal punto di vista del gioco psicologico che lega le due amiche, Gabita e Otilia. Gabita, quella che ha il problema, sembra fragilissima, in più occasioni il suo comportamento innervosisce Otilia e lo spettatore, perché dà l’impressione che da sola non se la saprebbe cavare. E' Gabita a commettere le sciocche ingenuità che portano le due amiche a vivere un’esperienza surreale: sue sono le bugie sulla età del feto, suo l’errore nel prenotare l’albergo, sua la decisione di affidarsi alla persona sbagliata: una sottospecie di medico che si rivela essere un maniaco sessuale. Tuttavia, man mano che la storia si dipana, si ha la sensazione che Gabita, come spesso le persone all’apparenza deboli, in realtà è la più forte: non solo riesce a risolvere il suo problema, sia pure a un prezzo altissimo, ma di fatto lo fa con un coinvolgimento di se stessa si può dire minimo, mandando sempre avanti l’amica e sfruttandone la disponibilità. Dall’altra parte, Otilia si fa carico del problema di Gabita in prima persona, in modo eccessivo, mettendoci dentro una parte di sé che nella risoluzione del problema cerca forse di dimostrare qualcosa, e lo affronta di petto in tutte le questioni pratiche: è lei a reperire i soldi e l'albergo per praticare l’aborto ed è lei a organizzare il contatto, trovando sempre la risposta e la bugia giusta per appianare i contrattempi. Sua è la decisione di concedersi al medico, quando sembra che l’affare vada a monte, ed è lei a farlo per prima, quasi con la leggerezza con la quale si disbriga una fastidiosa pratica burocratica. E’ sempre Otilia che, dopo aver osservato a lungo il feto sul pavimento, un esserino insanguinato nella cui inerme fragilità sembra per un attimo rispecchiarsi, trova il modo di disfarsene nella periferia senza luce di Bucarest, in un crescendo di angoscia e di paura reso con sapienza dalla cinepresa. Quando poi rientra in albergo, preoccupata per la salute dell’amica, e la trova al ristorante, la tensione svanisce e si ha la certezza che l’esperienza più brutta l’abbia vissuta Otilia. Non ne parleremo mai più, dice a Gabita, e sembra voler dire di più: niente sarà più come prima. Neanche la nostra amicizia.
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