il mollusco
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domenica 20 maggio 2007
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un'occasione perduta
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Ho visto questo film dopo " Le vite degli altri" e speravo che fosse sullo stesso livello.
Indubbiamente il nuovo cinema tedesco ci sa fare, ma questo
"Quattro minuti" non riesce a coinvolgere lo spettatore se non nella scena finale.
Troppi simboli e ricordi,proiettati nei momenti meno opportuni,rendono il film ripetitivo e piuttosto noioso.
Peccato! Perchè la trama era interessante e le due attrici favolose, belle anche le immagini (ecco giustificate le
3 stelle assegnate).
Un film comunque interessante, ma di cui se ne può fare a meno.
[+] non c è paragone con le vite degli altri
(di alina)
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angelo mariani
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giovedì 17 maggio 2007
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trovati il tuo compito ed eseguilo
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potente e delicato dall' inzio alla fine,l'emozione della musica e della difficile arte di superare i nostri limiti di esseri umani.
[+] difficilissima arte
(di carlotta)
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mick
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giovedì 10 maggio 2007
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emozioni di pietra
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Ho vissuto tutto il film con grande tensione emotiva. Lasciandomi assalire dalla rabbia autolesionista della giovane protagonista. Cedendo alle tenerezze spigolose della vecchia maestra di piano che nasconde un tragico segreto. Ho respirato l'aria claustrofobica e violenta del carcere. Mi sono concesso qualche sorriso, senza mai godermelo fino in fondo. Mi sono sfogato negli ultimi quattro minuti. Ho sciolto nella strepitosa performance pianistica tutta la durezza accumulata, parte mia, parte dei protagonisti. Il cuore ha ripreso a battere fortemente di emozione. Quanta umanità nella ritrovata libertà espressiva. In una società soffocata dall'ipocrisia ci si purifica in quei quattro minuti.
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Ho vissuto tutto il film con grande tensione emotiva. Lasciandomi assalire dalla rabbia autolesionista della giovane protagonista. Cedendo alle tenerezze spigolose della vecchia maestra di piano che nasconde un tragico segreto. Ho respirato l'aria claustrofobica e violenta del carcere. Mi sono concesso qualche sorriso, senza mai godermelo fino in fondo. Mi sono sfogato negli ultimi quattro minuti. Ho sciolto nella strepitosa performance pianistica tutta la durezza accumulata, parte mia, parte dei protagonisti. Il cuore ha ripreso a battere fortemente di emozione. Quanta umanità nella ritrovata libertà espressiva. In una società soffocata dall'ipocrisia ci si purifica in quei quattro minuti. Si ritrova il piacere della forza di essere se stessi. Un dramma perfetto. Non lirico. Non pietoso. Terribile nella sua umanissima disumanità.
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(di alina)
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sole, veritiero e falco
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giovedì 10 maggio 2007
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le verita' nascoste di elisa
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La tua posizione è davvero spiacevole,ma siamo stati costretti a dire la verita'. Ci dispiace ribattezzarti "copiona di recensini" ma è la verita'. Hai preso per i fondelli tutti quelli che hanno creduto in te. Ora cortesemente se poco sai o nulla sai copia e scrivi " dliberatamente tratto dalla recensione di............". Non dire che cio' non e' vero, in quanto hai adattato tutte le tue recensioni rifacendoti a vere recensioni del 2004 e del 2005.
[+] l'invidia fa male
(di elisa)
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[+] vittoria!!!!
(di sole, veritiero e falco)
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[+] polemiche meschine
(di breberto)
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jj
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lunedì 7 maggio 2007
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rabbia gratuita
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Un bel film, anche se piuttosto fastidioso nella rappresentazione della rabbia di Jenny.
Ho trovato la sua ira piuttosto forzata e a tratti veramente gratuita.
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goldy
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domenica 6 maggio 2007
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che emozione!
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Raramente ho provato un coinvolgimento così totalizzante. Che narrazione stringente e che impossibilità a prevedere svolgimento e evoluzione della storia con un finale di grandiosa spettacolarità. Peccato che i tedeschi facciano così pochi film. Quanto utili sarebbero per equilibrare la mesalla americana.
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(di il prof. egizio domenico)
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olga
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domenica 6 maggio 2007
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cinema tedesco in grande forma
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In un film di chiaroscuri, non sempre convincente, ma forte e sincero, un po’ troppo sulle righe e irruento, come nella descrizione della vita carceraria, ma ben recitato, sembrava ci si dovesse avviare a un finale dello stesso tenore alterno. L’ultima sequenza è invece perfetta, trascinante, ti cattura nella forma e nel contenuto. E’ davvero particolare la conclusione, in cui l’autore sente il bisogno di confermare che l’arte soprattutto nelle condizioni peggiori è libertà d’espressione: spesso gioia e speranza ma più spesso rabbia e sofferenza che finalmente si decantano con ogni possibile linguaggio, suscitando l’applauso e la risposta del pubblico. Questo può anche voler dire ribellione ai maestri, liberazione dal rigore della tecnica e della tradizione, pure utilissime come disciplina che educa e fornisce una marcia in più alla creatività del singolo.
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In un film di chiaroscuri, non sempre convincente, ma forte e sincero, un po’ troppo sulle righe e irruento, come nella descrizione della vita carceraria, ma ben recitato, sembrava ci si dovesse avviare a un finale dello stesso tenore alterno. L’ultima sequenza è invece perfetta, trascinante, ti cattura nella forma e nel contenuto. E’ davvero particolare la conclusione, in cui l’autore sente il bisogno di confermare che l’arte soprattutto nelle condizioni peggiori è libertà d’espressione: spesso gioia e speranza ma più spesso rabbia e sofferenza che finalmente si decantano con ogni possibile linguaggio, suscitando l’applauso e la risposta del pubblico. Questo può anche voler dire ribellione ai maestri, liberazione dal rigore della tecnica e della tradizione, pure utilissime come disciplina che educa e fornisce una marcia in più alla creatività del singolo.
Il film si fonda su almeno tre componenti narrative che in esso si intrecciano. Abbiamo il difficile rapporto tra insegnante e allieva: l’una ottantenne, quasi un asceta ottocentesco, ma legata a un passato da espiare, l’altra giovanissima, violenta e senza regola, anch’essa martoriata da vicende oscure e non dimenticabili. Accanto a questo, il tema della rieducazione carceraria, così bello da dirsi ma difficile da realizzare nella pratica: l’insegnante infatti dà lezione di pianoforte alle detenute, sempre più scarse nel partecipare al corso, e deve battersi contro il direttore, le guardie, le stesse carcerate per proseguire nella sua opera. D’altra parte tale impegno viene inteso da lei come un rigido dovere, da svolgere in nome della Musica, ma con grosse difficoltà a cogliere i risvolti d’apertura e comunicazione umana indispensabili per qualsiasi insegnante, anche la più esperta nella disciplina. La giovane, già enfant prodige come pianista, si ritrova in carcere innocente in conseguenza degli abusi e tradimenti subiti nella crescita. La sua aggressività si riversa sulle guardie, sulle carcerate e su se stessa, spingendola addirittura a mordere le proprie le mani che dovrebbero essere strumento del suo talento. E infine c’è il problema dell’arte e di chi la pratica essendo particolarmente dotato, con tutti gli squilibri che questo comporta, specialmente in un soggetto preda di improvvise crisi di violenza e traumi.
Attraverso queste tematiche affrontate con l’aiuto (non sempre felice) del flash-back, il supporto di una splendida colonna sonora e di una fotografia graffiante, il racconto si snoda nel confronto tra due personalità opposte che non vogliono, sulle prime, conoscersi. Ai due personaggi femminili: l’anziana chiusa nei suoi abiti monacali per autopunizione, la giovane torva e imprevedibile nelle sue rabbie, danno voce e sostanza di verità due attrici che, come ha detto qualcuno, “hanno il solo torto di non essere americane”. In quanto al titolo, i Quattro minuti sono quelli della scena finale, in cui la giovane ribelle esegue al piano, come saggio di un concorso per giovani pianisti, non il classico brano di Schumann voluto dalla maestra, ma la sua versione hip-hop. Ella rivendica così a se stessa il diritto di utilizzare il proprio talento seguendo una personale inclinazione e liberando in quei quattro fatidici minuti la rabbia, il dolore, l’energia che si porta dentro. Infine vorrei richiamare l’attenzione di chi legge sulla qualità e l’interesse della più recente produzione tedesca: quasi una nouvelle vague germanica da seguire con attenzione.
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[+] straordinaria recensione
(di samuele siani)
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(di tabui)
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[+] la rinascita del cimena tedesco
(di luciano bonaccorso)
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(di maria antonietta)
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elisa
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sabato 5 maggio 2007
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il talento non ha bisogno di fronzoli
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Esattamente come il trailer riassume:molto cupo nelle atmosfere con un montaggio rapido.Bravissime le 2 attrici le cui personalità si schiariscono man mano che il loro rapporto professionale si intensifica tanto che a volte si sorride per un velato senso dell'umorismo che non ti aspetteresti data la partenza.Insegna che anche dalle persone più negative si può trarre qualcosa di buono anche se ci vuole coraggio e che il talento,se valorizzato dà senso a qualunque vita.Bellissimo.
[+] grande elisa
(di il prof. egizio domenico)
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