spillo65
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venerdì 24 agosto 2007
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sorprendente
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dopo un inizio un poco lento il film con l arrivo a londra di oliver twist si trasforma in azione e colpi di scena ,commovente la ragazza che aiuta oliver ,
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geck
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venerdì 10 agosto 2007
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regia roman polanski: bello ma riprodotto + volte
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Un film molto commovente, ha un lieto fine! peccato per la morte di Fagin! però non merità ***** xchè è stato riprodotto + volte
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robinho
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mercoledì 20 giugno 2007
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vi scongiuro
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vi scongiuro non guardatelo
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(di aspirantelettrice)
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dido93
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martedì 8 maggio 2007
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meraviglioso...
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Film stupendo, di un regista che non ha bisogno di elogi; attori eccellenti e ricostruzione storica "perfetta"...una delle poche trasposizioni che "forse" non faranno rimpiangere il libro...
Vi commuoverà e vi appassionerà: non perdetevelo!!!
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chicca
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giovedì 3 maggio 2007
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oliver twist non capolavoro ma commovente
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Trovo che questo film sia un film più che valido, con un ottima sceneggiatura e un cast "di qualità"; Certo, non è il capolavoro di Polanski, anche perchè forse dopo il pianista da lui ci si aspettava un vero e proprio capolavoro, ma lo trovo un film comunque molto commovente.
E poi, diciamolo ragazze, ma Harry (dodger) è proprio carino e recita anche davvero bene! E voi che ne pensate???!!
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onofria
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mercoledì 31 gennaio 2007
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Questo film mi ha fatto capire tante cose..tra cui l'orfanità.è brutto abbandonare il proprio bambino e dedicargli 1vita orfana.
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supermaghe
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martedì 9 gennaio 2007
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quando basta esser fedeli
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Non ho trovato innovazioni che rendano questo film meritevole delle 5 stelle. Al tempo stesso, credo che dovendo trattare un capolavoro letterario, l'approccio di Polanski sia stato il più indicato: alta fedeltà all'atmosfera, alle ambientazioni ed alla storia. Anche il cast si adegua e senza brillare ottiene comunque l'invidiabile risultato di rendere un Oliver Twist degno dell'opera di Dickens...
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anonimato assoluto
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mercoledì 3 gennaio 2007
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indecisione assoluta
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Direi che Roman Polansky non si è sprecato per il film non è sicuramente degno di essewre un suo film.
C'è troppa poca storioa del personaggio di bill, ne esce così un personaggio da una porta e subito dopo uccide Nancy anche lei poco intrapresa.
Ci sono stati anche troppi titoli di coda quando l'ho visto al cinema ho finito i pop corn solo per i titoli di coda.
Dopo tutto è un bel film che riflette sulle problematiche degli orfani e delle persone che si approfittano di loro.
anche se è un po noioso potrebbe essere bello vederlo con la famiglia.
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giulia gibertoni
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lunedì 4 dicembre 2006
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oliver e la ricerca di un posto nel mondo
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Quanta pazienza pare avere il piccolo Oliver Twist, mai sfiorato da dubbio o da paura autentica e fino alla fine autarchicamente rinserrato nel suo candore, segno d’elezione: la sua parabola è una variazione sul tema di Cenerentola.
Orfano tra gli orfani, maltrattato dai suoi pari e ancor di più dai ricchi in cerca di rivalsa e di chiarezza di censo, eccolo che prende il fagottino e giunge a Londra.
La città, allora più tentacolare di oggi, lo riceve tramite alcuni ottimi rappresentanti della criminalità organizzata, anzi organizzatissima: un’associazione con scopo di lucro e organigramma piramidale, presso cui il giovane Oliver potrà ottenere l’attenzione che merita e un valido tirocinio formativo, quel che si dice contatti e opportunità.
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Quanta pazienza pare avere il piccolo Oliver Twist, mai sfiorato da dubbio o da paura autentica e fino alla fine autarchicamente rinserrato nel suo candore, segno d’elezione: la sua parabola è una variazione sul tema di Cenerentola.
Orfano tra gli orfani, maltrattato dai suoi pari e ancor di più dai ricchi in cerca di rivalsa e di chiarezza di censo, eccolo che prende il fagottino e giunge a Londra.
La città, allora più tentacolare di oggi, lo riceve tramite alcuni ottimi rappresentanti della criminalità organizzata, anzi organizzatissima: un’associazione con scopo di lucro e organigramma piramidale, presso cui il giovane Oliver potrà ottenere l’attenzione che merita e un valido tirocinio formativo, quel che si dice contatti e opportunità. Peccato che a questo punto i buoni propositi non bastino più, nelle società più civili vige la meritocrazia e Oliver è evidentemente poco dotato per il borseggio.
Nonostante la stilizzazione del protagonista e una divisione “dantesca” più che manichea tra i personaggi (buoni, non-buoni, non-buoni con possibilità di riscatto), Polanski e Harwood riescono a rendere la vicenda interessante e paradossalmente attuale, così come lo sono la tematica dello sfruttamento dell’infanzia e quella più universale della ricerca di un proprio posto nel mondo.
Segno che il racconto di Charles Dickens è ancora vivo e pulsante nonostante i rimproveri di conformismo vittoriano e ha certamente un senso richiamarlo in scena, anche dopo l’elegante, insuperato antecedente di David Lean (1948) e le numerose trasposizioni a seguire (tra cui un musical e un cartone di Walt Disney).
Merito della capacità ironica dell’autore, merito dell’efficace semplicità dell’intreccio, sia come sia Polanski non ha avuto bisogno di aggiungere praticamente nulla. L’operazione è stata semmai di sottrazione (ad esempio i primi 9 anni di Oliver e l’agnizione finale, il bambino è in realtà nipote di Bronlow) mentre lo sforzo creativo più evidente è stato rivolto a illuminazione e fotografia. Leggermente fuori tono il finale riservato a Fagin (un ottimo Ben Kingsley), perdonato all’ultimo secondo da un Oliver piccolo Lord: evidenzia la recitazione un po’ fredda del protagonista e la trasposizione, dicevamo, volutamente piatta dello sceneggiatore.
Che anche Roman Polanski risulti invisibile dietro la macchina da presa è un dato di fatto, né il regista pretende di aver fatto molto per esibire il tocco autoriale di un tempo: stabilito il brand, si è assestato su una logica di galleggiamento. Ma non fa mancare niente al film. Accanto alla visione, resta saldo il mestiere che gli consente di svolgere in pratica un lavoro su commissione con un ottimo risultato.
Questa volta, il regista 70enne trasferisce lo sguardo e l’immedesimazione dal piano tecnico-registico a quello biografico: lui, fuggito dal ghetto di Varsavia, orfano, ci suggerisce di essere sempre stato, come Oliver, tetragono alla cattiva sorte.
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francesco
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lunedì 30 ottobre 2006
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odissea
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Dopo 'Il pianista', Polanski filma un'altra odissea autobiografica di un individuo solo contro (quasi) tutti e (quasi) tutto. Offrendoci la storia di un orfano che trova due padri non naturali: un ricettatore ebreo che (malgrado tutto) gli salva la vita e gli insegna le regole della societa' malavitosa (non tradire gli 'amici') e un ricco borghese che gli allunga la vita e gli insegna le regole della societa' civile (dare, ottenere, meritare fiducia). I due 'padri' si incontreranno nel finale che indirizza Oliver verso l'eta' adulta. Scene illuminate come dipinti emergono dal buio della miseria, volti caricaturali o spaventosi circolano come usciti dalla fantasia di un giovane lettore. Film sottilmente inquietante dopo un inizio ingannatore; tutto sotto l'ombra smilza della forca e non proprio conciliatorio.
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Dopo 'Il pianista', Polanski filma un'altra odissea autobiografica di un individuo solo contro (quasi) tutti e (quasi) tutto. Offrendoci la storia di un orfano che trova due padri non naturali: un ricettatore ebreo che (malgrado tutto) gli salva la vita e gli insegna le regole della societa' malavitosa (non tradire gli 'amici') e un ricco borghese che gli allunga la vita e gli insegna le regole della societa' civile (dare, ottenere, meritare fiducia). I due 'padri' si incontreranno nel finale che indirizza Oliver verso l'eta' adulta. Scene illuminate come dipinti emergono dal buio della miseria, volti caricaturali o spaventosi circolano come usciti dalla fantasia di un giovane lettore. Film sottilmente inquietante dopo un inizio ingannatore; tutto sotto l'ombra smilza della forca e non proprio conciliatorio. Lascia tracce.
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