E’ da questa frase, citata nella sua controparte inglese, che iniziano le peripezie di Oliver Twist, ed è da questa frase che voglio iniziare la mia recensione.
Polanski ci dona una nuova pellicola tratta dal libro “Le avventure di Oliver Twist”, una scelta non priva di logica, in quanto la storia è indissolubilmente legata al passato e al presente, e lo stesso Polanski, o meglio, la sua giovinezza può, ad analisi attenta, ricordare quella del piccolo Oliver Twist. Lo stesso Dickens nell’incipit della narrazione faceva velatamente notare ai suoi lettori come la storia non avesse né un luogo né un epoca precisa, ponendo quindi la loro attenzione unicamente sulla vicenda.
Lo fa con innovazione, cercando di attribuire al proprio lavoro due diversi significati, uno per ogni singolo e diverso destinatario. Infatti, vuole rendere la narrazione più apprezzabile anche dal pubblico giovane, e ci riesce appieno snellendola e tenendo taciuti molti particolari, per concentrarsi molto di più sulle vicende del protagonista, adottando quindi, anche se in maniera diversa, la tecnica di Dickens. Invece per il pubblico adulto si limita a riproporre una storia ben conosciuta, arricchita però dai progressi della cinematografia.
Appurato quindi il fatto che il regista non abbia incentrato la pellicola sugli spunti di riflessione che la narrazione dovrebbe suscitare, è curioso notare come in diversi punti ci siano comunque dei chiari riferimenti a ciò; prendiamo il carattere di Oliver Twist per esempio, il personaggio di per sé è comune, sono le vicende a caratterizzarlo, ma più di tutto il carattere, che appare decisamente maturo per un ragazzo della sua età, è quindi lampante il fatto che il giovane ragazzo cerchi sempre una figura a cui affidare la sua lealtà, ma è proprio all’inizio che questa lealtà viene infranta, quando “osa” chiedere un’altra porzione di cibo. Un altro punto che a mio parer personale è ritenuto fondamentale è l’amicizia, nella fattispecie quella tra Dawkins e Twist; il regista riesce ad inserire dei chiari riferimenti anche a questa, seppur non facendolo esplicitamente, lasciando e stuzzicando così lo spettatore a trovare da sé quanto la narrazione custodisce.
In ogni caso tutte queste scelte del regista sono ottimamente supportate da una fantastica ambientazione, che ci riporta coi pensieri alla Londra dell’ ‘800 così come abbiamo imparato a conoscerla ed immaginarcela, tra ville lussureggianti e soleggiate ad angusti ed ombrosi bassifondi. Un’ulteriore ottima figura proviene dalla colonna sonora, composta dalla già premio oscar Portman.
In sostanza, un altro ottimo lavoro che sa arrivare dritto ai cuori di molte persone, questa volta anche a quelli dei più piccoli, rappresentando loro una dura realtà, alleggerita però da una narrazione coinvolgente e toccante, che non perde tuttavia di significato. “Oliver Twist” è, e rimarrà per sempre, nel mio cuore.
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