Anno | 2004 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Canada |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Olivier Assayas |
Attori | Maggie Cheung, Laetitia Spigarelli, James Johnston, James Dennis, Martha Henry, Béatrice Dalle, Jeanne Balibar Don McKellar, Nick Nolte. |
MYmonetro | 2,85 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 25 luglio 2018
Una madre alla ricerca di una 'pulizia' interiore che le consneta di ripresentarsi a un figlio troppo a lungo trascurato. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Clean - Quando il rock ti scorre nelle vene ha incassato 46,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Olivier Assayas e' un regista discontinuo che alterna opere riuscite a tentativi sempre intelligenti ma a volte fuori dalle sue corde piu' intime. Questa volta e' riuscito a offrirci una storia in cui una protagonista dalla vita non proprio lineare sente il bisogno di ritrovare una propria pulizia interiore per potersi ripresentare a un figlio troppo a lungo trascurato. Il rischio della retorica e' in agguato ad ogni passo ma Assayas riesce ad evitarlo grazie alle prestazioni di Maggie Cheung e di un Nick Nolte che sa 'fare' il nonno in maniera assolutamente credibile nonostante la sua collocazione nell'immaginario collettivo.
Il cinema italiano non è "Postmoderno"(Tranne in pochi casi, alcuni disastrosi, come "Nirvana"), ma neanche questo film lo è.Meglio "Lèon", che non è assolutamente "Nikita", ma che si fa preferire a questa storia(?) di ricostruzione, che mescola il melò, qualche punto dell'"Odio" di Kassovoitz o "Lontano,lontano" di Techné, a parte i già citato "Postmoderno".
Ci sono strade che portano a un'auto davanti a un lago, le ciminiere di un sobborgo canadese in lontananza, lo scatto del laccio emostatico e una siringa che cade sui tappetini. Ci sono vicoli di Parigi dietro i locali dove si fa musica. Ponti d'oro di San Francisco, che conducono a un sogno da costruire e, per un intreccio di volontà e destino, all'abbraccio di un figlio dimenticato.
Olivier Assayas, l'ex critico dei Cahiers du cinema che ha appena pubblicato una autobiografia politica su un ragazzo «cresciuto dopo il maggio» ma con intatti istinti situazionisti, nel suo ultimo film Clean (Pulita) sceglie e segue, in confezione moderatamente mèlo, né fiammeggiante né al sangue, l'ossessione dominante del momento (se non sai tenerli, perché fai i figli?), al centro di molte opere [...] Vai alla recensione »
Si può costruire un film interamente su un’attrice, inventando un personaggio multiforme e intrigante, a cavallo di tre culture diverse? Si può, se l’attrice è Maggie Cheung, è multiforme e intrigante e si colloca a cavallo di tre culture diverse: cinese d’origine, francese di adozione, nordamericana per lavoro. Il film è Clean , ambientato dal regista Olivier Assayas tra Parigi, Vancouver, San Francisco [...] Vai alla recensione »
Una storia di perdizione e di redenzione, l'inferno della droga e la speranza che risiede nel rapporto tra il vecchio (Nick Nolte) e un bambino canadese agli esordi: sullo sfondo il rock, «la musica con cui ho convissuto e che ha accompagnato tutta la mia adolescenza e gioventù», spiega il regista francese Olivier Assayas, che con «Clean» arriva al suo decimo film.
Sullo schermo dall’inizio alla fine, disperata, febbrile, vulnerabile, fortissima. Migliore attrice all’ultimo Festival di Cannes, Maggie Cheung è l’anima, il corpo, la mente di «Clean», il film di Olivier Assayas (il 6 maggio sugli schermi italiani) in cui interpreta Emily, ex-drogata alle prese con un difficile cammino di rinascita. Solo se riuscirà a liberarsi dallo spettro della tossicodipendenza, [...] Vai alla recensione »
È cucito su misura per Maggie Cheung, Palma per la migliore interpretazione femminile all’ultimo Festival di Cannes, questo mélo asciutto, spoglio, semidocumentaristico di Olivier Assayas che mette in scena la dolorosa via crucis di una donna in cerca di riscatto. Struccata, livida come l’alba tragica che vede svanire i sogni rock, la Cheung parla tre lingue diverse (in originale) per tracciare un [...] Vai alla recensione »
Una "fusion", in buona parte riuscita, tra il soggetto di una tragedia antica e quello di un mélo rock. La cantante Emily forma col suo compagno, anche lui rocker, una coppia di junkie perduti che sembra la versione estrema dell'unione tra John Lennon e Yoko Ono. Quando l'uomo abbandona questa valle di lacrime causa overdose, per Emily ha inizio un percorso di redenzione: tra passato doloroso e futuro [...] Vai alla recensione »
L’esilio, lo sradicamento, l’incapacità di appartenere davvero a un luogo, a una famiglia, a una comunità. E’ forse la condizione contemporanea per eccellenza, ed è anche il soggetto profondo del sommesso, struggente Clean di Olivier Assayas. Un mélo notturno, malinconico, urbano, in cui i protagonisti cercano se stessi attraverso la musica, anzi cercano disperatamente la “loro” musica, orizzonte e [...] Vai alla recensione »
Se in «Clean» (il titolo, «pulito», indica i tossicomani che non si drogano più) non ci fosse Maggie Cheung, il film potrebbe essere un mélo come tanti o persino una fiction televisiva. Ma Maggie Cheung c'è: ed è stupenda la presenza di questa attrice asiatica brava, bella, elegantissima, interprete a Hong Kong di film popolari di Tsui Hark e Jackie Chan, interprete a Parigi di «Irma Veep» di Olivier [...] Vai alla recensione »
Questo film è bello, che significa? dove termina la valutazione personale, l’inno delle abbreviazioni postmoderne (“in my honest opinion”) e si inserisce un’oggettività estetica e, perché no, etica? Forse un film è bello, a prescindere dalla persona che lo considera tale, quando ha un senso, e quando questo senso si sposa con il linguaggio, con il medium”.