La neve è protagonista con relativa frequenza nel cinema degli ultimi anni.Più recentemente, i confini innevati tra USA e Canada si sono visti in "Frozen River", ma una certa e gustosa presenza si rileva anche in "Away from Her" della Polley.Questo è un film che risale ad alcuni anni prima, che sarebbe facile anche per chi scrive accomunare a Kusturica.Ad un primo approccio,almeno.
Perché poi, riflettendoci meglio, Kusturica nel cavalcare il picaresco anche a costo di rischiare l'autocaricatura, non lavora praticamente mai sui "vuoti"Tutto deve essere sempre eccessivo o almeno contenere lo stupore, come quello della scimmia in "Underground"."Vodka Lemon", invece, ha dei momenti in cui le luci si spengono, restiamo tutti, i protagonisti come noi, prigionieri(O appagati,dipende)del silenzio.I guai, però, cominciano proprio qui.
Perché, come ha già sostenuto chi scrive,il cinema che riesce meglio in questi momenti ha qualcosa che non funziona(meno ovviamente i vari Tsai-Ming Lang che scelgono di svuotare, ma ne siamo veramente sicuri?, le loro immagini.La notte(Nera) e la neve(bianca) sembrano le due dimensioni dei protagonisti, come anche del resto la "Vodka" e il "Lemon" del titolo, forte l'una lieve l'altro, che del resto, e forse non è un caso, si vendono entrambi nel locale che dà il titolo al film.Il problema è che spesso questi protagonisti rasentano la pura macchietta:
si vedano il personaggio principale e i suoi rapporti col figlio, ma più in generale tutti i protagonisti maschili, spesso imprigionati in scenette come quella dell'uomo che non riceve soldi e di conseguenza non può pagare; puri sketches, peraltro ripetuti con troppa insistenza, come anche uno spunto un pò migliore,quello dell'autista che canta sempre la canzone in francese.
Riguardio poi la storia d'amore con la donna, sembra confermare il titolo del film:è come se due opposti, la vodka e il lemon,avessero bisogno dic ompletarsi sempre, nella Milano del 2003 come nei villaggi kazaki.ma tutto si riduce alle visite nelalla tomba di una morta o alle discussioni della donna col proprietario del locale,tralasciando il rapporto con la figlia, racontato un pò meglio.Anche la sfortuna di questa ragazza, tuttavia, aggiunge pochino a questi quadretti , che terminano quando i due protagonisti rifiutatisi di vendere il pianoforte si avviano verso una strada sconosciuta(in tutti i sensi!), in cui lei ha aaddirittura perso il piccolo lavoro che aveva trovato.Avanzano verso un premio(Veramente meritato) a Venezia 2003, dove , sarà un caso, all'ottimo"Buongiorno, notte" fu preferito "Il ritorno", anche se da parte di un'altra giuria.
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