chiarialessandro
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domenica 22 febbraio 2009
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giovani ed anziani, insieme si può.
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Un bel film è come una donna che ti ama: non c'è bisogno che sia tu a chiederle qualcosa, è lei che te lo offre spontaneamente. E questo film è proprio come una donna che ti ama e ti affascina con una sequenza mozzafiato di personaggi secondari appena sbozzati ma ugualmente credibili e tratteggiati con cura e maestria. Dolcissima pellicola, che ci permette di essere apprezzata snodandosi senza frenesie, ulteriormente impreziosita dalla presenza di Omar Sharif, che ha sicuramente preso dai migliori vini in circolazione: bisogna goderseli con calma. Non solo: più invecchiano e più migliorano e si affinano. Quasi filosofica, infine, quella che mi è sembrata la frase più significativa del lavoro: "Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni è perduto per sempre".
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Un bel film è come una donna che ti ama: non c'è bisogno che sia tu a chiederle qualcosa, è lei che te lo offre spontaneamente. E questo film è proprio come una donna che ti ama e ti affascina con una sequenza mozzafiato di personaggi secondari appena sbozzati ma ugualmente credibili e tratteggiati con cura e maestria. Dolcissima pellicola, che ci permette di essere apprezzata snodandosi senza frenesie, ulteriormente impreziosita dalla presenza di Omar Sharif, che ha sicuramente preso dai migliori vini in circolazione: bisogna goderseli con calma. Non solo: più invecchiano e più migliorano e si affinano. Quasi filosofica, infine, quella che mi è sembrata la frase più significativa del lavoro: "Ciò che dai è tuo per sempre, ciò che tieni è perduto per sempre". Forse c'è un collegamento o forse no, ma queste parole mi hanno riportato alla mente quelle di un altro film, "Sacco e Vanzetti" e, con maggior precisione, alcune di quelle che Sacco scrive al figlio: "Ricorda figlio mio, i giochi non tenerli tutti per te". Buona visione.
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jessica
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venerdì 14 marzo 2008
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belliximo
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vorrei sapere le colonne sonore del film non riesco a trovarle!!!!!!please help me!!!
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luigi pennino
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domenica 24 febbraio 2008
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un film leggero per una grande lezione di vita
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Tempo: tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta. Luogo: quartiere ebreo di Parigi. Moïse, sedici anni, è figlio del proprio tempo: non è interessato alla religione, non ama leggere e si intrattiene con le prostitute mentre cerca di sedurre una sua coetanea. Ma deve badare al padre, dovendone subire dapprima il disprezzo, poi l’abbandono. Suo unico vero amico Ibrahim, droghiere mussulmano filosofo. Ed è grazie a questo singolare personaggio che . Moïse, accompagnandolo in un viaggio, riacquisterà la proporzione delle cose.
Un Omar Sharif in stato di grazia ci trasporta attraverso un viaggio iniziatico, nel quale non mancano insegnamenti tutt’altro che ermetici. Un cinema ottimista, che vuole trasmettere un senso e che non lesina un’interpretazione.
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Tempo: tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta. Luogo: quartiere ebreo di Parigi. Moïse, sedici anni, è figlio del proprio tempo: non è interessato alla religione, non ama leggere e si intrattiene con le prostitute mentre cerca di sedurre una sua coetanea. Ma deve badare al padre, dovendone subire dapprima il disprezzo, poi l’abbandono. Suo unico vero amico Ibrahim, droghiere mussulmano filosofo. Ed è grazie a questo singolare personaggio che . Moïse, accompagnandolo in un viaggio, riacquisterà la proporzione delle cose.
Un Omar Sharif in stato di grazia ci trasporta attraverso un viaggio iniziatico, nel quale non mancano insegnamenti tutt’altro che ermetici. Un cinema ottimista, che vuole trasmettere un senso e che non lesina un’interpretazione. Si può forse fare a Dupeyron un’accusa di didascalismo? O, in questi giorni terribili, un po’ di ottimismo non guasta? Il mondo è più vasto di quanto ci piacerebbe credere, e la diversità non è necessariamente ostile: perché dalla diversità non dovremmo sentirci aggrediti, ma attratti. Questa è la base per qualsiasi percorso di conoscenza e di crescita. Dovremmo forse tirare le nostre stilettate ad un film che ha il solo peccato di essere esplicito? No, ben venga questo cinema che con umiltà viene a proporci altri sentieri possibili al di là di quelli nei quali ci lasciamo traghettare nell’assuefazione di una quotidianità malata e rinchiusa in se stessa. Bastano i telegiornali a farci star male: che almeno il cinema torni a farci sognare.
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francesco
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domenica 4 aprile 2004
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cosa sarebbbero i fiori?
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questo film narrà di ibrahim un vecchio con la capacità di capire un bambino momo(mose)che ha problemki famigliari la mamma assente , il padre con l' amore solo per un film inesistente.
In questo film sono presenti vari significati e vi sono rappresentate le varie religioni .
cmq questo film mi ha suscitato molte emozioni e consiglio tutti di vederelo.
grazie per l' attenzione
FRANCESCO SCHIAVARIELLO
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roberto
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lunedì 9 febbraio 2004
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molto bello per meta'
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il film e' molto godibile, delicato e ben disegnato nella prima parte. diventa forse eccessivamente lento nella seconda e conclusiva sezione. un 9 ad entrambi i protagonisti con il rimpianto di non vedere piu' spesso uno dei migliori interpreti ancora in circolazione
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