Battle Royale |
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Un film di Kinji Fukasaku.
Con Tatsuya Fujiwara, Aki Maeda, Taro Yamamoto, Kou Shibasaki.
continua»
Titolo originale Batoru rowaiaru.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 114 min.
- Giappone 2000.
- CG Entertainment
uscita giovedì 20 ottobre 2022.
- VM 14 -
MYMONETRO
Battle Royale
valutazione media:
3,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Stupendo Stupendodi D.GrayFeedback: 0 |
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venerdì 5 settembre 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo è il capolavoro di Kinji Fukasaku. Il film è stato oggetto, in Giappone, di discussioni parlamentari e, in altri paesi, è stato bandito o censurato a causa della sua eccessiva violenza. In realtà l'intenzione del regista non è mai stata quella di mostrare violenza o bagni di sangue fini a sé stessi che, anzi, sono mostrati solo in piccola quantità. Il film, al contrario, riduce i momenti di pura violenza a episodi "fumettistici", piccole sequenze figlie della cultura anime di cui il Giappone è patria natale, in cui il sangue è sempre troppo rosso e la morte tarda ad arrivare, permettendo ai personaggi di parlare, esprimere pensieri più o meno profondi e accendere l'ultima sigaretta prima di spirare. La violenza vera del film sta nella crudezza e velocità con cui quasi tutti i ragazzi reagiscono alla situazione in cui sono stati catapultati, senza concedere sconti a quei pochi che, al contrario, vorrebbero cercare un modo non violento per sopravvivere. La durezza del film è tutta nei comportamenti violenti e alienati di coloro che saranno la futura spina dorsale di un paese che ha fatto nei secoli della competizione e dell'onore l'unica vera chiave per il successo sociale. I ragazzi che uccidono con in mente le immagini di genitori che considerano dei perdenti, dicendo a loro volta che quello che non vogliono è proprio essere considerati tali. I loro ricordi, in cui genitori senza coraggio si suicidano scrivendo (su della carta igienica!) frasi di incoraggiamento per i loro figli. Questa è la violenza, tutta psicologica, che infesta il Giappone odierno e spaventa i suoi legislatori e politici, che si trovano incapaci di reagire se non con la repressione e l'esasperazione del concetto di realizzazione personale attraverso il perseguimento di valori come il lavoro e l'onore. Ideologia ormai invisa ai più giovani che infatti spesso non trovano nella realtà altre strade per sfuggire alla vita nella quale si trovano incastrati se non il suicidio. Un cane che si morde la coda, dunque. Un paese che pianta nel terreno della sua società radici malate che non possono che dare frutti marci, sapendo quello che ciò comporta ma incapace di trovare una soluzione vera al progressivo sgretolamento dei propri valori fondamentali. E allora, se è vero come è vero che nella scuola crescono quei ragazzi che diventati uomini governeranno il proprio paese, il regista sceglie di criticare, con un film a forte impatto visivo ma ancora più forte impatto psicologico, il sistema scolastico giapponese e la sua altissima, eccessiva competitività, della quale gli 'scontri' tra i ragazzi rappresentano una sublimazione metaforica, ben rappresentata dall'adagio di Fukasaku, "Non credete agli adulti". Questo è il significato del film
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