tex76
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giovedì 9 agosto 2007
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l'intelligenza dei cretini
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Alcuni rappresentanti dell'alta borghesia parigina, snob e sbruffona, hanno trovato il modo di divertirsi alle spalle dei più "deboli": ognuno di loro dovrà invitare a cena, ogni mercoledì sera, un "cretino" inconsapevole incontrato nel corso della settimana e, a fine serata, eleggerne il "vincitore".
Pierre Brochant, editore, crede di avere trovato il cretino per eccellenza in Francois Pignon (umile impiegato del Ministero delle Finanze e ideatore di modellini creati coi fiammiferi), ma qualcosa va storno e, invece che presentarsi alla cena, Brochant si ritroverà incastrato in casa senza nessuna possibilità di liberarsi del cretino di turno.
Commedia d'interni bellissima, adattabile (e infatti lo è stata) per il teatro, seppur con un ritmo frizzante che dona al grande schermo.
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Alcuni rappresentanti dell'alta borghesia parigina, snob e sbruffona, hanno trovato il modo di divertirsi alle spalle dei più "deboli": ognuno di loro dovrà invitare a cena, ogni mercoledì sera, un "cretino" inconsapevole incontrato nel corso della settimana e, a fine serata, eleggerne il "vincitore".
Pierre Brochant, editore, crede di avere trovato il cretino per eccellenza in Francois Pignon (umile impiegato del Ministero delle Finanze e ideatore di modellini creati coi fiammiferi), ma qualcosa va storno e, invece che presentarsi alla cena, Brochant si ritroverà incastrato in casa senza nessuna possibilità di liberarsi del cretino di turno.
Commedia d'interni bellissima, adattabile (e infatti lo è stata) per il teatro, seppur con un ritmo frizzante che dona al grande schermo.
Veber (sceneggiatore e regista di grandi commedie francesi come "Il vizietto", "La Capra" e "L'apparenza inganna"), torna dalla trasferta americana in cui ha rifatto praticamente in carta carbone tutti i suoi film precedenti a questo. E ci torna in grande stile, con una storia semplice fatta di attori in forma e di una girandola di gags irresistibile.
La cattiveria c'è, ma non ferisce lo spettatore perchè Veber ci va più leggero che in passato (e questo vale anche col tocco patetico e retorico di certe sue opere).
Pignon, alter ego del regista e protagonista di quasi tutte le sue storie, trova in Jacques Villeret (scomparso prematuramente) un interprete straordinario col dono della stralunata simpatia dello storico Pignon di Pierre Richard e con una tenerezza insolita. Thierry Lhermitte compete bene, e con minore ruvidezza, con lo sventurato Gérard Depardieu che solitamente ha dovuto affrontare Pignon in passato.
Allegro, a tratti esilarante, costruito su una trama ottimamente costruita e con dialoghi mai più volgari di quelli di Carlo Verdone (per fare un paragone con il regista italiano più sofisticato e forse più vicino a Veber), il film parla della differenza fra cretini e intelligenti (o meglio, del metro di misura adottato da chi si crede intelligente per stabilire chi è cretino), ponendo la questione sul piano politico (il ricco che sfrutta il povero, almeno d'ingegno), forse leggendo tra le righe e aggiungendo qualcosa alla frase di Woody Allen che recita: "Conviene essere intelligenti, perchè una persona intelligente puo' fingere di essere un cretino, ma il cretino non puo' fingere di essere intelligente".
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noia1
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martedì 1 settembre 2020
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commedia da camera leggera e crudele
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Pierre è invitato ad una cena molto particolare tra gente, come lui, di alto rango, unico particolare, deve portare con sé un povero scemo da prendere in giro; fortunatamente per lui si presenta François, un cretino – ma proprio un cretino – che gliene farà passare di tutti i colori.
Francis Veber qui ci porta in una Francia irresistibile, dinamica e moderna, nella quale si muovono figure però completamente fuori contesto che vi si vorrebbero inserire a tutti i costi ma non essendone palesemente pronti finiscono inevitabilmente male, non conoscono il contesto di un mondo che va in una direzione cozzante con un’antica cultura la cui aleggiante presenza porta alla nevrosi di quelli che sono in sostanza bambinelli disadattati.
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Pierre è invitato ad una cena molto particolare tra gente, come lui, di alto rango, unico particolare, deve portare con sé un povero scemo da prendere in giro; fortunatamente per lui si presenta François, un cretino – ma proprio un cretino – che gliene farà passare di tutti i colori.
Francis Veber qui ci porta in una Francia irresistibile, dinamica e moderna, nella quale si muovono figure però completamente fuori contesto che vi si vorrebbero inserire a tutti i costi ma non essendone palesemente pronti finiscono inevitabilmente male, non conoscono il contesto di un mondo che va in una direzione cozzante con un’antica cultura la cui aleggiante presenza porta alla nevrosi di quelli che sono in sostanza bambinelli disadattati. Così abbiamo Pierre che si circonda dal lusso creando un’immagine forte ma fittizia; François che invece si è inserito nella società ma a suo modo; Christine che invece quella vita la rifiuta violentemente; Lucien che della società ne è praticamente un basso divoratore, cinico e senza scrupoli.
Film strano a vedersi per un pubblico come il nostro abituati come siamo a gag demenziali messe una dietro l’altra, qui la costruzione è fondamentale e quelle gag sono veri e propri sviluppi di una trama che finisce spesso e volentieri nel grottesco più nero; un film come ce ne dovrebbero essere a centinaia perché fatto di regia, poteva tranquillamente essere un thriller o un dramma volendo, non sono gli eventi a definirlo infatti ma l’approccio stesso, la tecnica. Così i ruoli si intersecano in modo coerente ma complesso, approfondendo quella spietata visione su una parte della società controversa: Pierre è cattivo ma bello e scaltro mentre François è buono ma brutto e casinaro, sembra tuttavia facile orientarsi dato che ciascuno di noi sa distinguere il bene dal male seppur magari – singolarmente a proprio modo – anche con malizia e spirito di contraddizione; eppure siamo messi in una posizione scomoda perché il buon François è veramente un cretino ed il povero Pierre ne subirà suo malgrado le conseguenze. La prima cosa che si fa guardando un film è immedesimarsi, vi assicuro che qui farlo è impossibile, un’opera veramente unica.
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