jo_dallo
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lunedì 24 gennaio 2005
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il miglior film sul basket mai realizzato!
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Jesus Shuttlrsworth (Ray Allen) è il migliore giocatore di basket a livello liceale, indeciso se accettare le fantastiche borse di studio offertegli dalle università americane che se lo contendono, oppure se diventare professionista nell'NBA. Il padre Jake (Denzel Washington), in prigione in seguto all'omicidio della moglie, ha una settimana di tempo per convincere il figlio che lo ripudia a salvarlo dalla prigione, facendogli firmare un contratto esclusivo con la squadra di basket del governatore.
Probabilmente il film più importante della storia del basket. Film ambientato a New York e diretto egregiamente dal più che perfetto Spike Lee che quella città l'ha vissuta fin da piccolo quando andava a vedere i Knicks al Garden.
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Jesus Shuttlrsworth (Ray Allen) è il migliore giocatore di basket a livello liceale, indeciso se accettare le fantastiche borse di studio offertegli dalle università americane che se lo contendono, oppure se diventare professionista nell'NBA. Il padre Jake (Denzel Washington), in prigione in seguto all'omicidio della moglie, ha una settimana di tempo per convincere il figlio che lo ripudia a salvarlo dalla prigione, facendogli firmare un contratto esclusivo con la squadra di basket del governatore.
Probabilmente il film più importante della storia del basket. Film ambientato a New York e diretto egregiamente dal più che perfetto Spike Lee che quella città l'ha vissuta fin da piccolo quando andava a vedere i Knicks al Garden. E' la realizzazione di un sogno che il regista aveva sempre immaginato nel quale gli argomanti principali erano proprio la pallacanstro e le strade malfamate di Coney Island. Il ruolo di personaggio principale è affidato a Ray Allen campione odierno della NBA nei Seattle Supersonics.
La sua interpretazione risente del fatto che l'attore non sia la sua professione anche se la bravura da cestita e insaziabile tiratore colma le lacune di recitazione.
Spettacolare è invece Denzel Washington che mixa stile di vita Bronx con un ottima interpretazione e perfetto stile cestistico stile "playground".
E' sicuramente un film che rimmarrà nella storia e dal quale tutti coloro che vogliono parlare di basket devono prendere spunto.
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andreaski
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mercoledì 9 maggio 2007
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he got game
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he got game film del 1998 diretto da un impeccabile Spike Lee.JAke shuttlesworth è interpretato magistralmente da Denzel Washington che ne rende al meglio qualsiasi gesto dai dialoghi col figlio al semlice toccarsi la punta del naso o mangiare un ''lecca lecca''.Jake condannato per involontario uxoricidio,con la promessa di uno sconto di pena dispone di sette giorni di libertà vigilata per provare a convincere il figlio jesus(in italiano gesu')Shattlesworth,sorprendente interpretazione di R.Allen stedda dei Seattle Supersonic ad accettare la borsa di studio della squadra cara al presidente.Gesu'è la più promettente giovane promessa del basket giovanile americano conteso tra tutte le più prestigiose facoltà americane.
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he got game film del 1998 diretto da un impeccabile Spike Lee.JAke shuttlesworth è interpretato magistralmente da Denzel Washington che ne rende al meglio qualsiasi gesto dai dialoghi col figlio al semlice toccarsi la punta del naso o mangiare un ''lecca lecca''.Jake condannato per involontario uxoricidio,con la promessa di uno sconto di pena dispone di sette giorni di libertà vigilata per provare a convincere il figlio jesus(in italiano gesu')Shattlesworth,sorprendente interpretazione di R.Allen stedda dei Seattle Supersonic ad accettare la borsa di studio della squadra cara al presidente.Gesu'è la più promettente giovane promessa del basket giovanile americano conteso tra tutte le più prestigiose facoltà americane.L'impresa di Jake è assai ardua poichè il figlio non gli ha mai perdonato la morte della madre e forse neanke gli estenuanti allenamenti ai quali l'ha sottoposto fin da bambino.Gesà si è trovato a crescere quasi da solo la sorella minore dovendo sostituire sia la figura paterna che quella materna.Durante il suo breve periodo di libertà Jake riesce anche a riscoprire l'amore e la passione nei confronti di una prostituta incontrata nel motel in cui alloggia e con la quale instaura un rapporto di fiducia confidandole anche gli errori del passato non avendo tra l'altro niente da perdere.Il film esalta il basket quale ''forma d'arte'' i movimenti lineari e fluidi degli atleti i ''lanci'' a canestro accompagnati da un contrasto tra musica rap dei Public Enemy e musica classica che esalta i momenti di massimo gesto atletico;il basket ''pulito'' giocato dai bambini e nei ghetti della città.Al contrario però ne mostra anche gli aspetti più infimi la corruzione la fa da padrone in un mondo materialistico in cui il potere,il denaro sono gestiti da bianchi,manager mafiosi e da sfruttatori del marketing.Il regista esalta in modo magistrale i dialoghi padre figlio tra Jake e Gesù con inquadrature in primo piano ,nel corso della vicenda traspare un mutamento nel loro rapporto che si riscontra nei cambiamenti dei toni della discussione più pacati e confidenziali nel finale.Fa inoltre uso di flashback per esporre la situazione familiare prima della reclusione del padre e la morte della madre di gesù il tutto accompagnato da un mix di musiche rap e classiche,quest'ultime esaltano la vicenda nei suoi momenti di massima drammaticità.Ottima l'integrazione col mondo reale dell'Nba con documentari sulla vità di Gesù e interviste a reali giocatori di basket tra i quali M.Jordan che dice:He got game.E' ''fantascientifica'' infine la scena finale in cui Jake scaraventa la palla da basket oltre la linea di confine della zona d'aria del carcere,palla che giunge a Gesù su di un campo da gioco,scena che sta a simboleggiare appunto l'unione ritrovato proptrio attraverso quella ''palla'' che li aveva tanto divisi. ANDREA SKI
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mikemaister
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mercoledì 7 marzo 2012
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in questo joint c’è roba buona
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Jake, condannato per l’omicidio della moglie, sta scontando i restanti anni della sua lunga detenzione in una prigione dello stato di New York. Convocato dal direttore del carcere, Jake sarà testimone di un’allettante proposta: suo figlio, Jesus, astro nascente del basket, a due mesi dal diploma e ad una settimana dalla scelta del college, deve essere persuaso nello scegliere la Big State University, istituto caro e vicino al Governatore dello stato, che in cambio ridurrebbe non di poco la durata della pena.
Spike Lee con questo film cita in giudizio la morale della nostra società, e a sentenziare il verdetto saremo noi, la società stessa. Le pressioni che il protagonista deve sopportare per la scelta finale, l’interessamento dei molti, non sono neppure in minima parte una forma di filantropia, anzi, sono egoismo allo stato puro, il buon Jesus stesso vi dirà cosa ne pensa.
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Jake, condannato per l’omicidio della moglie, sta scontando i restanti anni della sua lunga detenzione in una prigione dello stato di New York. Convocato dal direttore del carcere, Jake sarà testimone di un’allettante proposta: suo figlio, Jesus, astro nascente del basket, a due mesi dal diploma e ad una settimana dalla scelta del college, deve essere persuaso nello scegliere la Big State University, istituto caro e vicino al Governatore dello stato, che in cambio ridurrebbe non di poco la durata della pena.
Spike Lee con questo film cita in giudizio la morale della nostra società, e a sentenziare il verdetto saremo noi, la società stessa. Le pressioni che il protagonista deve sopportare per la scelta finale, l’interessamento dei molti, non sono neppure in minima parte una forma di filantropia, anzi, sono egoismo allo stato puro, il buon Jesus stesso vi dirà cosa ne pensa. Tutte le difficoltà emergono da sé, i conflitti, i contrasti, non hanno nulla di criptato o ostico per il comprendonio generale, anzi, masticano una lingua alla portata di tutti, e badate bene, non ho detto molti, ma tutti, cosicché ognuno di noi possa trarre la medesima conclusione.
Lo sport, il basket per essere esatti, altro non è se non un mezzo per raccontarci una storia ben diversa, per diffondere un messaggio ben diverso. Questo non è un film sul basket, non è un semplice film che parla del riscatto di un nero cresciuto in una famigli disagiata, no. Questo è un film drammatico all’ennesima potenza, non ci scappa la lacrima, certo, ma di sicuro un sorriso è l’ultima cosa che pensereste di fare. Diciamo che il basket è come se fosse un campo, dove si sfidano la finzione cinematografica e la critica morale.
Denzel Washington nei panni di Jake non esalta, piatta e lineare la sua performance, colpa forse di un personaggio che si deprotagonizza da sé a favore dell’intero spettacolo. Bene invece per l’allora giovane Milla Jovovich, il talento lo si scorge seppur appaia per breve tempo. Ray Allen si commenta da solo: Mr. Candymanrecita da dio, consci del fatto che lui in realtà non sia nato per fare l’attore, anzi…
Spike Lee in questo film si contraddice. Una volta a Milano disse: “Ho sempre ambito, nel caso in cui avessi avuto successo, a tentare di fare un ritratto più veritiero, al negativo e al positivo, degli afroamericani. Non credo che sia necessariamente veritiero, né d'altro canto ha grossa tensione drammatica, un mondo in cui la gente è buona o cattiva al 100%”; ma in He Got Game la tensione drammatica ha un fortissimo peso e, parlando di percentuali, qui si è buoni e cattivi al 50%, cosa sorprendentemente insolita e piacevole. Jake è un finto cattivo o, per meglio dire, un cattivo dal cuore buono: la sua personalità è tra le più ambigue, violento a fin di bene e pacato nel tramare. Jesus, suo figlio, nelle mani di Spike è un ordigno letale, svuotato dai semplici valori della competizione sportiva e dell’infanzia felice per essere sovraccaricato di responsabilità, pressioni, tensioni e forti critiche alla pubblica morale. Il nome di Jesus sarà emblematico nel film, e di certo non sarò io a dirvi in che accezione esso è posto, ma una cosa è certa: non è facile per così come vorrebbe essere pensato, ovviamente.
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felicity
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giovedì 20 ottobre 2022
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spike lee in stato di grazia
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He Got Game è un film centrale, perché caratterizzato da tematiche ricorrenti del cinema di Spike Lee all’interno di una linearità formale molto semplice, come quasi tutta la sua opera; è con questo film però che, alla fine degli anni novanta, il regista di Atlanta spicca il grande salto commerciale passando definitivamente da stimato cineasta, perlopiù di nicchia, a popolare regista da blockbuster.
La condizione sociale degli afroamericani, i conflitti interpersonali e di classe, la rabbia giovanile che può incanalarsi facilmente in storie di criminalità, sono sempre presenti, ma in questa pellicola vengono subordinate a un argomento che calamita molto di più la passione della maggior parte degli abitanti statunitensi, e non solo: il basket.
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He Got Game è un film centrale, perché caratterizzato da tematiche ricorrenti del cinema di Spike Lee all’interno di una linearità formale molto semplice, come quasi tutta la sua opera; è con questo film però che, alla fine degli anni novanta, il regista di Atlanta spicca il grande salto commerciale passando definitivamente da stimato cineasta, perlopiù di nicchia, a popolare regista da blockbuster.
La condizione sociale degli afroamericani, i conflitti interpersonali e di classe, la rabbia giovanile che può incanalarsi facilmente in storie di criminalità, sono sempre presenti, ma in questa pellicola vengono subordinate a un argomento che calamita molto di più la passione della maggior parte degli abitanti statunitensi, e non solo: il basket.
Ed è attorno all’amore per questo sport che il film ruota, un tributo che il regista formalizza, con i suoi ralenti sulle giocate nei campetti di periferia, già nei titoli di testa in cui illustra tutta la bellezza di questo sport. Non è importante chi tu sia, nero o bianco, donna o uomo, se tu stia giocando in un campetto di Harlem, con il cemento spaccato e le Nike sdrucite ai piedi, oppure in mezzo al Madison Square Garden, abbracciato dai flash. La palla a spicchi è, sempre e comunque, rotonda, universale, democratica. Potente e libera.
Una di quelle storie che restano, incisa da uno Spike Lee in stato di grazia, profondo conoscitore della materia, coadiuvato da un’impalcatura musicale d’eccellenza.
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paolp78
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sabato 4 agosto 2018
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toccante. uno dei migliori film di spike lee
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Tra i film diretti da Spike Lee, che ho visto sinora, metto “He got game” tra i due migliori insieme, e un pelino sotto, a “La 25ª ora”.
Il film racconta due sentimenti: la passione per il basket e il rapporto padre figlio.
L’amore genuino per la pallacanestro traspare da tutta la pellicola. Le sequenze che aprono il film, accompagnando i titoli di testa, sono tra le migliori che ricordi, nonché particolarmente emblematiche proprio in questo senso. Senz'altro uno dei punti di forza della pellicola.
Il rapporto sentimentale di amore e odio tra padre e figlio è molto ben raccontato, riuscendo a commuovere, soprattutto nel finale.
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Tra i film diretti da Spike Lee, che ho visto sinora, metto “He got game” tra i due migliori insieme, e un pelino sotto, a “La 25ª ora”.
Il film racconta due sentimenti: la passione per il basket e il rapporto padre figlio.
L’amore genuino per la pallacanestro traspare da tutta la pellicola. Le sequenze che aprono il film, accompagnando i titoli di testa, sono tra le migliori che ricordi, nonché particolarmente emblematiche proprio in questo senso. Senz'altro uno dei punti di forza della pellicola.
Il rapporto sentimentale di amore e odio tra padre e figlio è molto ben raccontato, riuscendo a commuovere, soprattutto nel finale. Le colpe da espiare; la difficoltà di trovare la maturità necessaria per perdonare; il legame del sangue, che è più forte di tutto.
Spike Lee descrive anche le pressioni interessate a cui sono sottoposti coloro che raggiungono il successo, i mille pericoli e le mille trappole su cui si può inciampare e la difficoltà di trovare qualcuno di cui potersi realmente fidare.
Regia che si concede numerosi virtuosismi eccentrici, ma che funzionano.
Buone musiche.
Denzel Washington esibisce un look stravagante che non ricordo in altre pellicole, ma in questo caso funziona decisamente bene per conferire carattere al personaggio.
C’è anche Milla Jovovich, in un ruolo che arricchisce il film, pur restando fuori dall’argomento centrale della narrazione.
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