beppe baiocchi
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martedì 12 marzo 2013
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altro che ovosodo che non va né su né giù!
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"Ovosodo" opera prima di Virzì narra della formazione di un ragazzo, Piero, nato in un quartiere popolare di Livorno. Un ragazzo sicuramente sfortunato, che ad un certo punto della sua adolescenza incontra Tommaso, un compagno e da lì in avanti la sua vita cambierà, almeno un pochino.
La trama è semplicissima, è quella del solito racconto di formazione, con il susseguirsi delle situazioni che accadranno faranno crescere il personaggio. I temi trattati sono sempre gli stessi, l'amicizia, l'amore, la povertà (e la ricchezza) ma la cosa particolare del film è come queste situazioni vengono raccontate. Virzì infatti riesce con una semplicità innata a rendere nuovi questi temi, grazie forse ai tanti flussi di coscienza del protagonista, vero motore trainante del film.
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"Ovosodo" opera prima di Virzì narra della formazione di un ragazzo, Piero, nato in un quartiere popolare di Livorno. Un ragazzo sicuramente sfortunato, che ad un certo punto della sua adolescenza incontra Tommaso, un compagno e da lì in avanti la sua vita cambierà, almeno un pochino.
La trama è semplicissima, è quella del solito racconto di formazione, con il susseguirsi delle situazioni che accadranno faranno crescere il personaggio. I temi trattati sono sempre gli stessi, l'amicizia, l'amore, la povertà (e la ricchezza) ma la cosa particolare del film è come queste situazioni vengono raccontate. Virzì infatti riesce con una semplicità innata a rendere nuovi questi temi, grazie forse ai tanti flussi di coscienza del protagonista, vero motore trainante del film. Un film che tratta del "reale" con innata leggerezza e tanta, tanta simpatia.
Un film godibilissimo, che strapperà più di qualche risata.
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claire
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sabato 21 febbraio 2009
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intelligente e vero
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Questo è NEOREALISMO!Si certo Monicelli, De sica, Risi, Zavattini e gli altri sono irraggiungibili ma bisogna anche sforzarsi di apprezzare ciò che si ha.Trovo che questo film sia ben strutturato, racconti la vita di un ragazzo come tanti che (proprio come succedeva ai protagonisti degli storici film neorealisti)si ritrova ad essere ciò che la società lo spinge ad essere,inevitabilmente, ma mantiene la sua identità, le sue idee.Ironico,vero e intelligente.Poi,il dialetto toscano rende tutto più divertente:) Davvero bello!
Ah, e anche qui (forse più che mai) Nicoletta Braschi,perfetta nel suo ruolo, ha dimostrato di essere brava ed emozionante!Alla faccia di tutti quelli che la criticano!:)
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giuseppe th. dreyer
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venerdì 1 maggio 2009
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prodotto affabile e godibile.
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Rimaneggiato il film dopo una visione adolescenziale si capisce qualcosa in più. Se al cinema italiano l'eredità del periodo neorealista pesa tutt'ora e lascia segni vividi nella produzione nazionale questo film, che pur ne fa parte a tutti gli effetti, è una piacevole eccezione. Virzì confeziona un film godibile, non trascendale ma che si presenta come un ora e mezzo di intrattenimento leggero con tutte gli espedienti di una sceneggiatura affabile e costruita per il piacere del pubblico. La parabola dell'inserimento dell'individuo nella società è rappresentata bene, con il giusto ritmo e con lo stile di virzì semplice e pulito. I protagonisti guardano in macchina e parlano con lo spettatore per ricordarci che se pur il film da uno spaccato della società italiana siamo sempre al cinema luogo di finzione ed intrattenimento.
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Rimaneggiato il film dopo una visione adolescenziale si capisce qualcosa in più. Se al cinema italiano l'eredità del periodo neorealista pesa tutt'ora e lascia segni vividi nella produzione nazionale questo film, che pur ne fa parte a tutti gli effetti, è una piacevole eccezione. Virzì confeziona un film godibile, non trascendale ma che si presenta come un ora e mezzo di intrattenimento leggero con tutte gli espedienti di una sceneggiatura affabile e costruita per il piacere del pubblico. La parabola dell'inserimento dell'individuo nella società è rappresentata bene, con il giusto ritmo e con lo stile di virzì semplice e pulito. I protagonisti guardano in macchina e parlano con lo spettatore per ricordarci che se pur il film da uno spaccato della società italiana siamo sempre al cinema luogo di finzione ed intrattenimento. Godard insegna.
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gianni lucini
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mercoledì 12 ottobre 2011
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gabbriellini, un protagonista scelto in spiaggia
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Gran parte degli interpreti utilizzati da Paolo Virzì per dare voce e corpo ai suoi personaggi sono alla prima esperienza davanti alla macchina da presa. Per alcuni di loro, scovati dal regista anche nelle vie e nelle strade che fanno da sfondo alla vicenda filmica, resterà anche l’unica. Per altri, invece, segna l’inizio di una fortunata carriera nel mondo dello spettacolo. Tra questi c’è Edoardo Gabbriellini, destinato a farsi onore anche come autore e regista. Il suo film B.B. e il cormorano, viene presentato con buon successo al Festival di Cannes del 2003. Tutto comincia però con Ovosodo. Così racconta lo stesso Gabbriellini l’inizio della sua avventura «Mi ha trovato Paolo Virzì su una spiaggia e mi ha chiesto di fare Piero nel suo film Ovosodo.
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Gran parte degli interpreti utilizzati da Paolo Virzì per dare voce e corpo ai suoi personaggi sono alla prima esperienza davanti alla macchina da presa. Per alcuni di loro, scovati dal regista anche nelle vie e nelle strade che fanno da sfondo alla vicenda filmica, resterà anche l’unica. Per altri, invece, segna l’inizio di una fortunata carriera nel mondo dello spettacolo. Tra questi c’è Edoardo Gabbriellini, destinato a farsi onore anche come autore e regista. Il suo film B.B. e il cormorano, viene presentato con buon successo al Festival di Cannes del 2003. Tutto comincia però con Ovosodo. Così racconta lo stesso Gabbriellini l’inizio della sua avventura «Mi ha trovato Paolo Virzì su una spiaggia e mi ha chiesto di fare Piero nel suo film Ovosodo. Mi pagavano il viaggio e l'albergo: ho accettato e mi è piaciuto».
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casomai21
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sabato 16 luglio 2016
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sulle tracce del neorealismo una storia attuale
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Un racconto gradevole e autentico sulla scoperta della vita di un giovane nato nel quartiere popolare di Livorno detto Ovosodo e che vede un 'ancora di salvezza nella famiglia.Una famiglia allargata per la prematura morte della madre che pur tra difficoltà economiche e condizioni disagiate per la presenza in casa di un disabile psichico ed un padre pregiudicato garantisce la sussistenza e l'unità indispensabile per una pacifica convivenza.Ma il giovane protagonista durante la sua frequenza scolastica fa degli incontri decisivi che gli cambiano la vita.La sua insegnante alle medie interpretata da una straordinaria Nicoletta Braschi, tenera come una madre e fragile e forte come una roccia allo stesso tempo ed un coetaneo bizarro e originale, giovane rampollo di una ricca famiglia di undustriali che lo influenzerà tantisimo nel seguito della storia.
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Un racconto gradevole e autentico sulla scoperta della vita di un giovane nato nel quartiere popolare di Livorno detto Ovosodo e che vede un 'ancora di salvezza nella famiglia.Una famiglia allargata per la prematura morte della madre che pur tra difficoltà economiche e condizioni disagiate per la presenza in casa di un disabile psichico ed un padre pregiudicato garantisce la sussistenza e l'unità indispensabile per una pacifica convivenza.Ma il giovane protagonista durante la sua frequenza scolastica fa degli incontri decisivi che gli cambiano la vita.La sua insegnante alle medie interpretata da una straordinaria Nicoletta Braschi, tenera come una madre e fragile e forte come una roccia allo stesso tempo ed un coetaneo bizarro e originale, giovane rampollo di una ricca famiglia di undustriali che lo influenzerà tantisimo nel seguito della storia.Non mancano gli appuntamenti con i primi e innamoramenti e le infatuazioni da adolescente e con le prime difficoltà a percepire cosa veramente le donne desiderano. Il protagonista con voce fuori campo si racconta fin dalla infanzia e descrive bene situazioni e misteriose coincidenze ed interrogativi che non sempre trovano risposta come in che modo comunica il suo fratello ritardato psichico con gli extra comunitari di cui gradisce la compagnia e in quale lingua si parlano e si domanda se i medici glia hanno fatto una corretta diagnosi. Analogamente assiste al declino psichico della sua ex insegnante delle medie ,(che ha continuato a frequentare e si è rivelata la sua referente femminile come una vera madre) senza riuscire ad arginarlo.Un'opera prima di Virzì senza dubbio di grande livello che poi rivelerà nei film successivi la sua capacità di raccontare psicologie e situazioni familiari tra le più diverse ,la sceneggiatura è eccellente. Ottime le inquadrature sia interne che esterne del Liceo Classico di Livorno rispettose della monumentalità dell'edificio in rappresentanza della cultura classica italiana.Il nuovo scolaro accede in ritardo alle scale dell'atrio d'ingresso e il custode incredulo per l'aspetto dimesso lo scambia per l'idraulico che attendeva. Nonchè alquanto realistico è la figura è l'interpretazione dell'insegnante del Liceo che accetta in classe il nuovo allievo senza approfondire troppo sulla professione del padre, in quel periodo latitante di fronte ai compagni
provenienti da tante stimate famiglie. Sono particolari da non trascurare se si vuole comprendere il significato del film :la lotta per la vita di un giovane che pur in circostanze sfavorevoli ama la lettura e le donne e nei propri limiti desidera realizzare i popri sentimenti di giustizia e di fraternità.
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evildevin87
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mercoledì 20 novembre 2013
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amaro, tenero e divertente
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Siamo nella Livorno degli anni '80 - inizio '90, e la vediamo attraverso gli occhi di Piero, un ragazzo adolescente alle prese coi vari problemi della vita. La sua esistenza riceverà una violenta scossa quando conoscerà Tommaso. I due diventano grandi amici e, a causa dell'influenza di Tommaso, il brillante studente Piero avrà contatto diretto col mondo della perdizione e in seguito dovrà vedersela coi problemi dell'amore. Un film divertentissimo e che si lascia guardare più e più volte, con una regia più che buona del buon Paolo Virzì, efficacissima nel saper mostrare la degradata Livorno di quei tempi dal punto di vista di un fanciullo afflitto da vari problemi di carattere economico/familiare in cerca di un riscatto.
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Siamo nella Livorno degli anni '80 - inizio '90, e la vediamo attraverso gli occhi di Piero, un ragazzo adolescente alle prese coi vari problemi della vita. La sua esistenza riceverà una violenta scossa quando conoscerà Tommaso. I due diventano grandi amici e, a causa dell'influenza di Tommaso, il brillante studente Piero avrà contatto diretto col mondo della perdizione e in seguito dovrà vedersela coi problemi dell'amore. Un film divertentissimo e che si lascia guardare più e più volte, con una regia più che buona del buon Paolo Virzì, efficacissima nel saper mostrare la degradata Livorno di quei tempi dal punto di vista di un fanciullo afflitto da vari problemi di carattere economico/familiare in cerca di un riscatto. insomma una commedia intelligente, leggera, divertente e molto ben realizzata.
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jonnylogan
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giovedì 3 ottobre 2019
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la vita di provincia
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Piero, detto Ovosodo, è un adolescente del rione omonimo di Livorno, cresciuto in un famiglia umile con padre carcerato e un fratello maggiore con problemi mentali. Giovanna, sua professoressa di lettere delle scuole medie, lo incoraggerà alla scrittura diventando sua amica e confidente. Sarà però l’incontro con Tommaso, conosciuto all’inizio dell’ultimo anno di liceo, che cambierà la vita di Piero per sempre.
La voce fuori campo con inflessione Toscana dell’allora esordiente Edoardo Gabriellini, che come parte dei protagonisti fece il suo debutto nell’opera terza di Virzì, ci descrive passo passo cosa significasse crescere in un rione proletario di Livorno, il medesimo dal quale era nato e scappatolo stesso regista, ma anche un quartiere descritto attraverso i suoi stereotipi, le sue manie, le sue consuetudini fatte di amicizie d’infanzia all’ombra dei cortili e di panni stesi alle finestre di condomini dall’aspetto macilento.
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Piero, detto Ovosodo, è un adolescente del rione omonimo di Livorno, cresciuto in un famiglia umile con padre carcerato e un fratello maggiore con problemi mentali. Giovanna, sua professoressa di lettere delle scuole medie, lo incoraggerà alla scrittura diventando sua amica e confidente. Sarà però l’incontro con Tommaso, conosciuto all’inizio dell’ultimo anno di liceo, che cambierà la vita di Piero per sempre.
La voce fuori campo con inflessione Toscana dell’allora esordiente Edoardo Gabriellini, che come parte dei protagonisti fece il suo debutto nell’opera terza di Virzì, ci descrive passo passo cosa significasse crescere in un rione proletario di Livorno, il medesimo dal quale era nato e scappatolo stesso regista, ma anche un quartiere descritto attraverso i suoi stereotipi, le sue manie, le sue consuetudini fatte di amicizie d’infanzia all’ombra dei cortili e di panni stesi alle finestre di condomini dall’aspetto macilento. La vita dell’adolescente Piero si snoda inizialmente fra il porto di Livorno, le letture suggerite dalla professoressa Giovanna, Nicoletta Braschi allontanata per l’occasione dall’inseparabile marito, i guai famigliari con una matrigna che lo sopporta a stento e le difficoltà per arrivare a fine mese, l’amicizia con Tommaso, alias Marco Cocci, all’epoca ancora in bilico fra la carriera d’attore e quella di cantante e leader dei Malfunk, un amico molto lontano dalla sua zona anche antropologica, e che alla fine per quanto controtendenza si scoprirà essere ricco e possidente, e i primi amori consumati con la classica insicurezza dei diciassette anni, fino a un epilogo che chiuderà il cerchio dell’adolescenza per gettare nolente o volente Piero Mansani nell’età adulta.
Virzì mette molto della sua Livorno in questa pellicola agrodolce che è un atto d’amore per chi con dedizione e seppur controvoglia arriva a fine giornata, mese e vita senza piegare mai la testa, ma adattandosi a quello che la vita è pronta a offrirgli. Proprio in questo risiede quella che lo stesso Piero definisce malinconia, ovvero il senso d’impotenza e di determinismo nel quale si muove il suo personaggio pur sempre con un perenne sorriso sulle labbra.
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fierror
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giovedì 7 luglio 2011
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bel film alla livornese
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La storia raccontata è realisctica per questo avvincente,perchè lo spettatore può rispecchiarsi in essa,Piero è un ragazzo con i suoi problemi e le sue esperienze,bello vedere lo svolgersi della sua gioventù.
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