ilaskywalker
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venerdì 29 luglio 2011
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il doppio e il sette
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Inizia con la precisione, simboleggiata dall'ordinato necessaire sul comodino di un vecchio poliziotto, la terza pellicola di David Fincher. Ed è preciso, metodico, il killer sulle cui tracce si mettono questi, l'ispettore Somerset (Morgan Freeman), e l'ispettore Mills (Brad Pitt). La storia segue anche l'inizio del vincolo professionale/umano tra i due personaggi, che da un approccio burrascoso finiscono per collaborare e confidarsi. "Se7en" è quindi un film che cammina su doppi binari (il rapporto con il mestiere dell'ispettore in uscita - e quello iperattivo del nuovo arrivato; la loro intesa in crescendo; i contrasti bianco-nero, giovane-anziano e così via) e su una struttura a sette (sette i giorni - la cui scansione è bene evidenziata; sette i peccati capitali che contraddistinguono ogni vittima e delitto).
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Inizia con la precisione, simboleggiata dall'ordinato necessaire sul comodino di un vecchio poliziotto, la terza pellicola di David Fincher. Ed è preciso, metodico, il killer sulle cui tracce si mettono questi, l'ispettore Somerset (Morgan Freeman), e l'ispettore Mills (Brad Pitt). La storia segue anche l'inizio del vincolo professionale/umano tra i due personaggi, che da un approccio burrascoso finiscono per collaborare e confidarsi. "Se7en" è quindi un film che cammina su doppi binari (il rapporto con il mestiere dell'ispettore in uscita - e quello iperattivo del nuovo arrivato; la loro intesa in crescendo; i contrasti bianco-nero, giovane-anziano e così via) e su una struttura a sette (sette i giorni - la cui scansione è bene evidenziata; sette i peccati capitali che contraddistinguono ogni vittima e delitto).
I graffianti titoli di testa accompagnati da una melodia (quasi più 'suono') isterica dei Nine Inch Nails, ci mostrano inoltre quanto ancora non sappiamo: il 'dietro le quinte', lo studio del serial killer in questione. Foto, pagine, selezione di ritagli, dita che operano laboriose in un'amalgama intermittente e disturbante.
Rientrando a pieno titolo nella categoria del thriller/detective-stories, qui ritroviamo l'immaginario della polizia statunitense al completo: scrivanie, distintivi, impermeabili. E' indubbio che Fincher ami questo tipo di ambientazione (si veda "Zodiac") e ci si sappia destreggiare senza aver paura di scadere nel cliché, anzi quasi facendone il verso, come dimostrano i vari interventi gratuiti del giovane detective Mills ("Signore e signori, vi presento un omicidio"). Non mancano elementi tipici come fughe, inseguimenti aerei e salti sui tetti, ripresi con l'occhio di una macchina da presa traballante e decisa. C'è tensione, in un climax ascendente che parte da un caso comune e senza movente fino al tragico epilogo che spiazza lo spettatore (situato in un non-luogo per eccellenza, quale una strada deserta).
Ed è proprio nel momento conclusivo della vicenda che non piove. La pioggia risulta pervasiva, caratterizzante ognuno dei sette giorni. E' interessante anche notare il sovrappiù di lumi e lampade negli ambienti interni, dettaglio magari non immediato che rincara la dose su una tematica base: la realtà cupa della città.
Insomma per quanto immerso in un universo già conosciuto e già raccontato, "Se7en" sa anche trasmettere sensazioni ed opinioni sullo stato della criminalità attuale, sulla disillusione personale e sulla condizione dei singoli ad eccedere nel lasciarsi andare, contribuendo a peggiorare la società. E' questo ciò che condanna Kevin Spacey, l'anonimo John Doe ("Vediamo un peccato capitale ad ogni angolo di strada e lo tolleriamo perché lo consideriamo comune, insignificante"), all'apparenza fanatico religioso ma tutto sommato un disadattato hater nei confronti del prossimo.
Un placido Morgan Freeman, un irrequieto Brad Pitt, una Gwyneth Paltrow un po' in disparte. Quasi assente infatti l'approfondimento del rapporto amoroso tra Mills e sua moglie Tracy, che porta con sé una gravidanza simbolo di vita in un quadro di morte, e tassello finale nel regolamento dei conti.
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luigi chierico
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venerdì 10 aprile 2015
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sette
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Son trascorsi molti secoli da quando Aristotele individuò i 7 vizi capitali in: Gola - avarizia – accidia – lussuria - superbia- invidia – ira, oggi se ne possono aggiungere altri, e certo ancor più capitali, ad esempio : sete di denaro, sete di potere, ingordigia, pedofilia, falsità.
Lo scrittore Andrew Kevin Walker ispira il regista David Fincher a realizzare questo Seven che in italiano sta per Sette, che non sono le sette, ma il numero,anche se il genere del film non si differenzia dal concetto ed opere delle sette, nere o non nere, logge o diaboliche, poco importa,sono pur sempre sette e non soltanto sette…!
Allo scopo di realizzare un buon film che, al di là del contenuto, della violenza, del sangue e del finale, possa comunque essere gradito alle masse che frequentano i cinematografi, chiama attori di rilievo.
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Son trascorsi molti secoli da quando Aristotele individuò i 7 vizi capitali in: Gola - avarizia – accidia – lussuria - superbia- invidia – ira, oggi se ne possono aggiungere altri, e certo ancor più capitali, ad esempio : sete di denaro, sete di potere, ingordigia, pedofilia, falsità.
Lo scrittore Andrew Kevin Walker ispira il regista David Fincher a realizzare questo Seven che in italiano sta per Sette, che non sono le sette, ma il numero,anche se il genere del film non si differenzia dal concetto ed opere delle sette, nere o non nere, logge o diaboliche, poco importa,sono pur sempre sette e non soltanto sette…!
Allo scopo di realizzare un buon film che, al di là del contenuto, della violenza, del sangue e del finale, possa comunque essere gradito alle masse che frequentano i cinematografi, chiama attori di rilievo.
In particolare il peso è affidato ad un ottimo Morgan Freeman, nella parte dell’anziano detective William Somerset, affiancato dal bravo Brad Pitt, che lo deve anche affiancare nelle indagini essendo il detective David Mills, infinei da Kevin Spacey, il folle serial killer John Doe, un po’ filosofo, un po’ mistico ma certamente pazzo ed invidioso. La presenza femminile è stata affidata a Gwyneth Paltrow: Tracy Mills, moglie di David, in una particina, come è d’obbligo, direi è la vittima designata nei film con soli uomini. Scena madre è quella in cui è invitata a ridere con William alla battuta” casa con massaggio incorporato”, risata che crea finalmente tra i due detectives una certa socializzazione. Le
indagini sono compiute sulla base di messaggi,campioni,dettagli e fotogrammi raccolti in un’isola deserta su cui, solitari naufraghi, si trovano David e William. C’è tanto sangue,tanta violenza, tanta malvagità, un odio spietato dell’omicida contro le vittime cadute in uno dei sette vizi capitali. Alla base di questo film vi è l’invidia, demone subdolo che alberga nell’animo umano e che provoca anche involontariamente devastazione nel destinatario e morte. Non mancano scene di forte suspense, di una caccia all’uomo tra corridoi illuminati in corridoi di grattacieli, per le scale interne ed esterne, acrobazie e fughe. Una bellissima fotografia, degna di essere menzionata, è quella che inquadra l’immagine in una pozzanghera d’acqua. Il finale, nel tentativo di dare una spiegazione a tanto delirante eccidio, lascia perplessi.
Mi chiedo se per David è valsa la penar lottare per il mondo come dice Hmingway,,citato al termine di questo film da tre stelle. Il silenzio è d’obbligo.chibar22@libero.it
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figliounico
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lunedì 1 aprile 2024
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un cult movie dal finale memorabile
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Rivisto dopo tanti anni si notano i difetti di quello che all’epoca risultò di tutta evidenza apparire a tutti come un capolavoro assoluto del genere thriller. Quello che rimane impresso nella memoria a distanza di tempo, ovviamente, è il finale ad effetto, tutto il resto, compresi alcuni dialoghi troppo lunghi e tediosi, l’avevo dimenticato. Rimane il miglior film di David Fincher o per lo meno l’unico ad essere diventato un cult movie. I tre personaggi principali sono costruiti in modo da accentuare la drammaticità dell’ultima raccapricciante sequenza, tutto il film è pensato ed architettato per predisporre lo spettatore nel giusto stato d’animo per essere colpito dalla scena madre finale.
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Rivisto dopo tanti anni si notano i difetti di quello che all’epoca risultò di tutta evidenza apparire a tutti come un capolavoro assoluto del genere thriller. Quello che rimane impresso nella memoria a distanza di tempo, ovviamente, è il finale ad effetto, tutto il resto, compresi alcuni dialoghi troppo lunghi e tediosi, l’avevo dimenticato. Rimane il miglior film di David Fincher o per lo meno l’unico ad essere diventato un cult movie. I tre personaggi principali sono costruiti in modo da accentuare la drammaticità dell’ultima raccapricciante sequenza, tutto il film è pensato ed architettato per predisporre lo spettatore nel giusto stato d’animo per essere colpito dalla scena madre finale. Il vecchio e disilluso detective a una settimana dalla pensione, un clichè del cinema noir, Morgan Freeman, assume pian piano nello sviluppo del plot i tratti tipici della figura paterna, che sembra colmare un vuoto affettivo nelle vite degli altri due protagonisti, Brad Pitt, il suo giovane e ambizioso collega appena trasferitosi a New York, dalle battute e dai modi infantili e dai discorsi adolescenziali, e la moglie, la fragile, indifesa Gwyneth Paltrow, un agnellino sacrificale che non ha altri a cui confidare l’angoscia di sentirsi smarrita nella fredda e pericolosa megalopoli, nemmeno un parente lontano da chiamare al telefono, se non il collega del marito. ll taglio delle inquadrature, spesso dal basso verso l’alto o di profilo, mai dirette e frontali sui volti degli attori, ed il gioco dei chiaroscuri creano l’inquietante e costante penombra in cui si muovono i personaggi. Non c’è in tutto il film una sequenza girata nella luce del sole. New York è sempre grigia sporca e piovosa. L’assassino, lo dice Caparezza, è Kevin Spacey, ma in questo caso la rivelazione dell’identità del serial killer non rappresenta il momento clou del film ma prepara alla terribile sorpresa finale.
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filippo catani
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lunedì 12 marzo 2012
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i sette peccati capitali
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Un detective ormai prossimo alla pensione e un giovane appena trasferito si ritrovano alle prese con un terribile serial killer che uccide le persone che si sono macchiate di ognuno dei sette peccati capitali. La caccia all'uomo sarà serratissima ma alquanto complessa.
Ottimo thriller che deve il suo successo sia a una trama non banale, che porta lo spettatore in un crescendo di pathos fino al terribile finale, ma anche all'ottimo cast messo insieme da David Fincher. Morgan Freeman è perfetto a calarsi nella parte dell'investigatore ormai disilluso ma che non riesce a essere cinico fino in fondo e continua a combattere contro il crimine nonostante tutto. A fargli da spalla il giovane Brad Pitt che invece interpreta il detective determinato e pronto a ripulire la città dai criminali per cercare di rendere il mondo migliore.
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Un detective ormai prossimo alla pensione e un giovane appena trasferito si ritrovano alle prese con un terribile serial killer che uccide le persone che si sono macchiate di ognuno dei sette peccati capitali. La caccia all'uomo sarà serratissima ma alquanto complessa.
Ottimo thriller che deve il suo successo sia a una trama non banale, che porta lo spettatore in un crescendo di pathos fino al terribile finale, ma anche all'ottimo cast messo insieme da David Fincher. Morgan Freeman è perfetto a calarsi nella parte dell'investigatore ormai disilluso ma che non riesce a essere cinico fino in fondo e continua a combattere contro il crimine nonostante tutto. A fargli da spalla il giovane Brad Pitt che invece interpreta il detective determinato e pronto a ripulire la città dai criminali per cercare di rendere il mondo migliore. E infine Kevin Spacey terribile e glaciale nel ruolo del sadico e psicopatico pervertito che uccide la gente cercando di mettere in atto un suo personalissimo e delirante piano divino. Immagini crude e molte scene notturne o oscure sotto la pioggia per questo thriller oscuro ma affascinante.
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dodo
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domenica 22 maggio 2005
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eccezionale spacey
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“Seven” fa parte certamente di quella nicchia di thriller da cassetta misti ad azione che ogni patito del genere deve avere. Precisando che le pretese del film restano quelle contraddistinte da un genere commerciale e rivolto alla massa, si deve sottolineare che in questa collocazione non sfigura, anzi, regala addirittura segmenti di buon cinema. Resta ad esempio da conservare ai posteri del buon cinema l’interpretazione straordinaria di Kevin Spacey, impeccabile nel ruolo dell’omicida psicopatico che intende dare una lezione al mondo “corrotto” e ai suoi peccatori. Ottima anche la prestazione di Morgan Freeman, riflessivo poliziotto deluso dalla realtà che lo circonda, e Brad Pitt, uomo comune che suscita l’invidia del killer punitore.
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“Seven” fa parte certamente di quella nicchia di thriller da cassetta misti ad azione che ogni patito del genere deve avere. Precisando che le pretese del film restano quelle contraddistinte da un genere commerciale e rivolto alla massa, si deve sottolineare che in questa collocazione non sfigura, anzi, regala addirittura segmenti di buon cinema. Resta ad esempio da conservare ai posteri del buon cinema l’interpretazione straordinaria di Kevin Spacey, impeccabile nel ruolo dell’omicida psicopatico che intende dare una lezione al mondo “corrotto” e ai suoi peccatori. Ottima anche la prestazione di Morgan Freeman, riflessivo poliziotto deluso dalla realtà che lo circonda, e Brad Pitt, uomo comune che suscita l’invidia del killer punitore. Presente nel ricco cast anche Gwyneth Paltrow che interpreta la parte della moglie di Pitt che verrà barbaramente trucidata dallo spietato Spacey. La trama è avvincente, ma a far fare un salto di qualità al film è soprattutto il finale, praticamente eccezionale : indimenticabili infatti le battute tra Spacey e Pitt prima della tragica fine con colpo di scena. Il film presenta qualche lacuna dovuta a una regia un po’ frettolosa (comunque complimenti a Fincher), si sarebbero potuti migliorare taluni aspetti che avrebbero inciso e conferito un maggiore effetto di realtà, invece determinati elementi sono soltanto accennati e poi sorvolati riducendo così l’effetto di suspence. Resta comunque un buon film da vedere in allegria senza troppe pretese; da vedere e rivedere la parte finale.
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[+] benee, ma
(di bevete la grappa di pino)
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(di hendor)
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