totybottalla
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giovedì 23 febbraio 2017
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storia dal grande fascino ben articolata!
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Ninny, una vecchietta di 83 anni racconta a Evelyn (signora in sovrappeso un pò scoraggiata) una storia ambientata negli anni 30 e la buona regia di Jon Avnet ci fa vivere anche quella attuale di Evelyn...Un cast di notevole spessore in un film che contagia l'attenzione e si lascia ammirare per la bellezza poetica del racconto impostata su un piano ambiguo e leggero su cui lo spettatore partecipa rapito, la morte di un uomo o meglio di un maiale, da bollire senza rimorsi e ipocrisie, una storia di amicizia, amore e grande umanità che annienta i problemi razziali e i pregiudizi con semplicità, meravigliose la Bates e la Tendy e ottimo tutto il cast, belle: la fotografia e le locations, un film da vedere senza essere disturbati.
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Ninny, una vecchietta di 83 anni racconta a Evelyn (signora in sovrappeso un pò scoraggiata) una storia ambientata negli anni 30 e la buona regia di Jon Avnet ci fa vivere anche quella attuale di Evelyn...Un cast di notevole spessore in un film che contagia l'attenzione e si lascia ammirare per la bellezza poetica del racconto impostata su un piano ambiguo e leggero su cui lo spettatore partecipa rapito, la morte di un uomo o meglio di un maiale, da bollire senza rimorsi e ipocrisie, una storia di amicizia, amore e grande umanità che annienta i problemi razziali e i pregiudizi con semplicità, meravigliose la Bates e la Tendy e ottimo tutto il cast, belle: la fotografia e le locations, un film da vedere senza essere disturbati. Saluti.
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jerry17
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domenica 20 aprile 2014
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levati quel bustino!
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"Pomodori verdi fritti" è uno di quei film che inizi a vedere con il pregiudizio inspiegato ma latente causato dall'etichetta del genere drammatico. E i pregiudizi, si sa, sono duri a morire. Tuttavia bastano pochi minuti,
una pingue signorotta americana che divora barrette di cioccolato e una luminosa vecchietta con le Converse a dare speranza e motivazione a proseguire . E menomale, direi. Perchè l'evoluzione del film è continua, alternandosi fra passato e presente, attraverso la perfettamente riuscita tecnica del racconto,con cui l'animo umano, forse in virtù di di qualche infantile reminescenza,riesce sempre a entrare in confidenza.
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"Pomodori verdi fritti" è uno di quei film che inizi a vedere con il pregiudizio inspiegato ma latente causato dall'etichetta del genere drammatico. E i pregiudizi, si sa, sono duri a morire. Tuttavia bastano pochi minuti,
una pingue signorotta americana che divora barrette di cioccolato e una luminosa vecchietta con le Converse a dare speranza e motivazione a proseguire . E menomale, direi. Perchè l'evoluzione del film è continua, alternandosi fra passato e presente, attraverso la perfettamente riuscita tecnica del racconto,con cui l'animo umano, forse in virtù di di qualche infantile reminescenza,riesce sempre a entrare in confidenza. Ma più che un'evoluzione,
di uno sviluppo del medesimo tema, è un continuo dar spunti, un susseguirsi di tematiche: l'amicizia su tutte,quella delle nostre ragazze, così piena e disarmante da non aver nulla da invidiare alla più gettonata storia d'amore, che infatti non è presente,(colpisce il fatto che nella scena in cui Ruth testimonia in tribunale, la frase "I love her" sia stata tradotta con "La amo", scelta azzeccata in pieno,perchè il senso era proprio quello); e ancora, l'importanza del rispetto verso gli altri, il razzismo, la condizione degli anziani, e ultima ma fondamentale quella delle donne. Perchè di donne è fatto il film , si sorregge di femminile, di quello meno stereotipato che si possa trovare in circolo,
autentico, tale da non dover dimostrare di essere lontano da quegli stessi stereotipi. Tutte vogliamo gridare alla signora di togliersi il bustino che le stringe non solo la vita, ma anche la personalità; tutte vorremmo andare a salvare Ruth e tutte vorremmo gridare a piena voce Towanda, e per tutte e tutti noi lo fa la piccola Idgie, che è donna dall'inizio alla fine, in ogni pelo biondo e in ogni ruga. Si piange perchè siamo umani, ma moderatamenete e dopo ci si sente bene, rinfrancati. Il dramma ha fatto il suo effetto, alla fine.
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lorenzo76bg
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sabato 5 aprile 2014
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la vita, la morte e ...
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Un ottimo film che avrò visto almeno 8 volte.
Un'intreccio di vite e "generazioni" che lottano per vivere...
bellissimo film
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fufa78
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sabato 13 aprile 2013
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un film semplicemente meraviglioso
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A cominciare dalla colonna sonora che sottolinea i momenti più importanti e intensi della storia, questo film lo si guarda senza smettere mai di provare emozioni.
Mai un singhiozzo, mai un inceppamento: è uno di quei film che scivola perfettamente dall'inzio alla fine. Non ho letto il romanzo, quindi non ho come fare il paragone, ma per quanto riguarda la versione cinematografica, la storia di amicizia fra le due protagoniste è trattata con sentimento e trasporto.
L'ho molto apprezzato, come tutti quei film che seguono lo scorrere del tempo e generano un senso di nostalgia che ci induce a riflettere sulla nostra vita e sui nostri ricordi.
Da vedere.
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A cominciare dalla colonna sonora che sottolinea i momenti più importanti e intensi della storia, questo film lo si guarda senza smettere mai di provare emozioni.
Mai un singhiozzo, mai un inceppamento: è uno di quei film che scivola perfettamente dall'inzio alla fine. Non ho letto il romanzo, quindi non ho come fare il paragone, ma per quanto riguarda la versione cinematografica, la storia di amicizia fra le due protagoniste è trattata con sentimento e trasporto.
L'ho molto apprezzato, come tutti quei film che seguono lo scorrere del tempo e generano un senso di nostalgia che ci induce a riflettere sulla nostra vita e sui nostri ricordi.
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ultimoboyscout
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sabato 22 settembre 2012
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racconti incantati.
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Film decisamente femminile e femminista che scorre su due binari paralleli: quello più moderno in cui una casalinga grassa e frustrata conosce un'ottantenne che le infonde forza e coraggio, riuscendo a farla tornare padrona della sua vita e le racconta la storia realmente accaduta sessant'anni prima dell'amicizia di due ragazze ne profondo Sud americano razzista e maschilista, che è il secondo binario. Il quartetto di interpreti, Bates, Tandy, Masterson e Parker piace da impazzire ma la struttura penalizza notevolmente la coppia Bates-Tandy relegata ad un ruolo marginale, quasi esclusivamente di voce narrante o al massimo di cornice. E fa anche apparire la ribellione di Evelyn/Bates banale e ridicola rispetto a quella di Idgy/Masterson avvenuta negli anni '30.
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Film decisamente femminile e femminista che scorre su due binari paralleli: quello più moderno in cui una casalinga grassa e frustrata conosce un'ottantenne che le infonde forza e coraggio, riuscendo a farla tornare padrona della sua vita e le racconta la storia realmente accaduta sessant'anni prima dell'amicizia di due ragazze ne profondo Sud americano razzista e maschilista, che è il secondo binario. Il quartetto di interpreti, Bates, Tandy, Masterson e Parker piace da impazzire ma la struttura penalizza notevolmente la coppia Bates-Tandy relegata ad un ruolo marginale, quasi esclusivamente di voce narrante o al massimo di cornice. E fa anche apparire la ribellione di Evelyn/Bates banale e ridicola rispetto a quella di Idgy/Masterson avvenuta negli anni '30. Jon Avnet, ai tempi esordiente alla regia, è mancato di coraggio in un punto che avrebbe dato la svolta epocale al film, ovvero non ha esplicitato il rapporto omosessuale tra Idgy e Ruth, una vera bomba a quei tempi! Emancipazione, discriminazioni e ingiustizie sociali misti a un certo humour "nero" e a una sottilissima ironia sono i temi centrali che si intersecano nel doppio piano narrativo, senza ombra di dubbio il punto di forza del film. Molto ben strutturato, grossi meriti vanno agli sceneggiatori tra i queli spicca Fanni Flagg, autrice del libro da cui è tratto, al montaggio e all'ottima fotografia mentre non emoziona la colonna sonora. La miglior cosa in cui riesce Avnet è non cadere nei luoghi comuni e visto il contesto il rischio era enorme.
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(di francesco2)
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guglielmo cioni
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mercoledì 5 settembre 2012
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un luogo di libertà in ogni epoca
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In ogni epoca c'è un luogo di libertà, per chi sa cercarlo o costruirlo intorno a se. E' un luogo pericoloso, a volte, perchè per abitarvi occorre sfidare le convenzioni e di piu' ancora sfidare se stessi e le proprie paure, la propria pigrizia e rassegnazione. Pomodori verdi fritti prova a mostrarci questo luogo, da varie angolazioni e utilizzando diversi piani narrativi, e racconta il coraggio di chi vuole vivere a modo proprio, secondo principi di umanità elementare. L'amore per le persone care e per gli amici, senza distinzione di colore e di censo, la solidarietà che alimenta il circolo virtuoso degli affetti e delle semplici felicità.
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In ogni epoca c'è un luogo di libertà, per chi sa cercarlo o costruirlo intorno a se. E' un luogo pericoloso, a volte, perchè per abitarvi occorre sfidare le convenzioni e di piu' ancora sfidare se stessi e le proprie paure, la propria pigrizia e rassegnazione. Pomodori verdi fritti prova a mostrarci questo luogo, da varie angolazioni e utilizzando diversi piani narrativi, e racconta il coraggio di chi vuole vivere a modo proprio, secondo principi di umanità elementare. L'amore per le persone care e per gli amici, senza distinzione di colore e di censo, la solidarietà che alimenta il circolo virtuoso degli affetti e delle semplici felicità.
Tutto quanto viene narrato con dolcezza dalla splendida Jessica Tandy, che riesce, ad ogni inquadratura, a far brillare di vivacità e di lucida memoria, gli occhi della propria indomita protagonista.
Se da un lato tutti i personaggi sono intensi e i rispettivi ruoli ben disegnati e interpretati, dall'altro pero' la storia ne accarezza molti solo di sfuggita, ed è un peccato.
La mite Evelyn, così desolatamente oppressa dal proprio peso e da quello del suo ingombrante marito; il povero nero Big George, gigante buono e coraggioso; il vagabondo alcolizzato Smokey, al quale basta un semplice gesto di carità umana per trasformarsi in un nobile straccione. Sono tutti caratteri ai quali è facile affezionarsi, e che siamo costretti ad abbandonare subito, per seguire quelli delle protagoniste. Forse il soggetto sarebbe stato piu' adatto ad un film a puntate, ma venti anni fa era forse troppo presto.
I piani narrativi sono rigorosamente separati, ma allo stesso tempo profondamente simili, dato che le stesse forze e le stesse tensioni, in contesti pur tanto diversi, scuotono le vite delle protagoniste, quelle donne coraggiose e forti che non intendono rassegnarsi ad occupare la casella ad esse assegnata, e intendono vivere con la pienezza delle proprie scelte e dei propri rischi.
La storia dei caratteri forti in epoche difficili è stata narrata innumerevoli volte, talvolta con crudezza, con violenza e con angoscia. Pomodori... fin dal titolo ce la racconta con leggerezza, senza strappi, e ci lascia con una piccola speranza, quella di poter vivere, come le donne di questa storia, attraversando le fiamme senza bruciare, protetti dall'amore dei nostri amici, magari guidati per mano da uno spiritello inquieto e senza età.
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tiamaster
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mercoledì 17 agosto 2011
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stupendo
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una commedia stupenda,ottimi interpreti,commovente ma anche esilarante,due storie ambientate in anni diversi,tutte due coinvolgenti e originali,veramente bello.
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tiamaster
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mercoledì 17 agosto 2011
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stupendo
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una commedia stupenda,ottimi interpreti,commovente ma anche esilarante,due storie ambientate in anni diversi,tutte due coinvolgenti e originali,veramente bello.
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giorpost
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martedì 25 gennaio 2011
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piacevole racconto di amicizie antiche e nascenti
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Tratto dall' omonimo romanzo del 1987 di Fannie Flag, questa pellicola è ambientata nel Sud degli Stati Uniti in un' epoca non lontanissima, quando ancora gli afro-americani erano disprezzati, gli uomini trattavano le donne come oggetti (oggi, per fortuna, accade di meno) e i poveri si accalcavano lungo i binari dei treni come avviene in Asia ancora in tempi attuali.
La storia è raccontata da una dolce donna di terza età (una bravissima Jessica Tandy) che ritrova una inaspettata interlocutrice di nome Evelyn (una brava Kathy Bates) mentre trascorre gli ultimi anni di vita in una casa di riposo. L' incontro è casuale (Evelyn si trova lì per incontrare una zia del marito) ma pare frutto del destino.
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Tratto dall' omonimo romanzo del 1987 di Fannie Flag, questa pellicola è ambientata nel Sud degli Stati Uniti in un' epoca non lontanissima, quando ancora gli afro-americani erano disprezzati, gli uomini trattavano le donne come oggetti (oggi, per fortuna, accade di meno) e i poveri si accalcavano lungo i binari dei treni come avviene in Asia ancora in tempi attuali.
La storia è raccontata da una dolce donna di terza età (una bravissima Jessica Tandy) che ritrova una inaspettata interlocutrice di nome Evelyn (una brava Kathy Bates) mentre trascorre gli ultimi anni di vita in una casa di riposo. L' incontro è casuale (Evelyn si trova lì per incontrare una zia del marito) ma pare frutto del destino. Ninny le racconta di un' amicizia incredibile risalente a 70 anni prima tra Ruth e Idgie, due giovani donne, nata dopo che le due sembrava dovessero odiarsi per sempre a causa dell' improvvisa scomparsa del fratello dell' ultima, investito da un treno. Il treno sarà il leit motiv del racconto, allorquando la stessa Evelyn sembra ascoltarne il tipico fischio nonostante negli anni 80 non passi più da lì.
Idgie è un' autentica condottiera, anticonformista, donna moderna in epoca antiquata, pazza, bella, selvaggia. E' amata da tutti. Ma ancora di più l' oggetto del desiderio è Ruth: dolce, affettuosa, affascinante.
Le due (interpretate con brillante leggerezza e ruvida fermezza da due buone attrici), hanno un rapporto che probabilmente sfocia nella reciproca attrazione solo nel romanzo, mentre il film si limita a rimarcare una frase detta dalla ribelle al processo che le vedrà imputate per l’ omicidio del marito violento di Ruth: “io l’amo”.
L’anziana narratrice si rivelerà essere proprio Idgie, mentre Evelyn vedrà la sua vita sconvolta positivamente, grazie ad un racconto che sa di malinconia ma al tempo stesso di amicizia, sogni, speranze. Tutto questo mentre un binario morto fa risuonare il fischio di un treno fantasma ad una fermata dove, un tempo, si cucinavano pomodori verdi fritti, in un locale gestito da due donne coraggiose in un mondo maschilista e razzista. Una storia di amicizie vere, antiche e nuove, anche tra una sbadata e goffa donna senza apparenti interessi ed una, invece, solo apparentemente sulla via del tramonto della sua vita.
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lukac
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lunedì 4 ottobre 2010
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capolavoro
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Film da vedere, poi rivedere, poi rivedere, poi rivedere...insomma un vero e proprio capolavoro dove si trova di tutto, amore, amicizia, fedeltà, fotografia...in certe scene puoi sentire anche gli odori e il clima che c'è. Poco più di 2 ore di vero cinema.
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