gurthang
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venerdì 25 giugno 2021
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polpettone
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Filmetto un po' sciorno e melenso che anziché ricostruire con rigore le procedure d'un'inchiesta imperiale e tratteggiare le varie ipotesi enucleate dalla critica contemporanea sulla (eventuale) morte di Gesù, va avanti a forza di amori infelici e di sciorinamenti ai (dis)valori evangelici di amore, perdono, carità e vita dopo la morte, puntualmente accompagnati da toni sommessi e musichette languide per suscitare l'immedesimazione della platea.
In luogo d'una seria analisi storica, sia pure condotta in forma filmica, lo spettatore si trova dinanzi un po' di melodramma, tanti buoni sentimenti e l'idea che comunque siano andate le cose Gesù abbia innestato una sorta di grande e generosa rivoluzione spirituale.
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Filmetto un po' sciorno e melenso che anziché ricostruire con rigore le procedure d'un'inchiesta imperiale e tratteggiare le varie ipotesi enucleate dalla critica contemporanea sulla (eventuale) morte di Gesù, va avanti a forza di amori infelici e di sciorinamenti ai (dis)valori evangelici di amore, perdono, carità e vita dopo la morte, puntualmente accompagnati da toni sommessi e musichette languide per suscitare l'immedesimazione della platea.
In luogo d'una seria analisi storica, sia pure condotta in forma filmica, lo spettatore si trova dinanzi un po' di melodramma, tanti buoni sentimenti e l'idea che comunque siano andate le cose Gesù abbia innestato una sorta di grande e generosa rivoluzione spirituale.
Filmetto che cristianamente parla ai poveri di spirito, girato nel Paese più cattolico del mondo. Apprezzabile in misura inversamente proporzionale all'intelligenza dello spettatore.
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mondolariano
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sabato 28 maggio 2011
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arido come un deserto
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“L’inchiesta” è una mosca bianca nel repertorio di Damiani, un regista legato al presente e specializzato in delitti di cronaca nera. Una mosca bianca partorita maluccio, che nel suo svolazzare sopra cadaveri e lebbrosi non sembra concludere granché. Si salva il fascino intrinseco della vicenda, che grazie al solido pragmatismo evita gli stereotipi dei film storico-religiosi. Il fatto è che li evita un po’ troppo: poche riflessioni, poco sentimento, poca sostanza. Debole anche la tresca tra Valerio e la moglie di Pilato. Tutto è insipido, smorto come i cadaveri in decomposizione nelle terre di Giudea. Resta l’ottima ambientazione nei deserti della Tunisia.
Due stelle e mezzo.
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