Recentemente è stato programmato su Sky questo mediocre film di Renzo Arbore, che avevo già visto all'epoca quando fu prodotto. Narra di una ragazza napoletana in viaggio verso il Nord, nella fallace speranza di diventare una cantante famosa. Sul filo di questo di questo esile raccontino, Arbore trova l'occasione per sbertucciare i personaggi famosi della cinematografia italiana, in particolare Federico Fellini. Durante il viaggio viene dato spazio a personaggi strani e assurdi, mettendo a fuoco situazioni paradossali ed irreali che nulla hanno a che fare con la trama del film, ma che servono a titillare i più bassi istinti dello spettatore.
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Recentemente è stato programmato su Sky questo mediocre film di Renzo Arbore, che avevo già visto all'epoca quando fu prodotto. Narra di una ragazza napoletana in viaggio verso il Nord, nella fallace speranza di diventare una cantante famosa. Sul filo di questo di questo esile raccontino, Arbore trova l'occasione per sbertucciare i personaggi famosi della cinematografia italiana, in particolare Federico Fellini. Durante il viaggio viene dato spazio a personaggi strani e assurdi, mettendo a fuoco situazioni paradossali ed irreali che nulla hanno a che fare con la trama del film, ma che servono a titillare i più bassi istinti dello spettatore.
La trasgressione di Arbore giunge a presentare scene, colorate e sonorizzate con eruttazioni di gola e di sfintere, anticipando il genere trash e pecoreccio delle pellicole successive.
Non a caso Arbore resta un anticipatore di programmi radio e televisivi nei quali prevale il non sense e l'originalità popolare della satira, con un guizzo di intellettualità.
Nel cinema ci ha provato un paio di volte, credo, poi prudentemente ha lasciato perdere.
Dispiace constatare come in questa pellicola, senza capo è coda, siano stati coinvolti fior di artisti quali Banfi, Benigni, Modugno, Proietti, Claudio Villa e tanti altri; della Pietra Montecorvino, all'epoca pupilla di Arbore, non si è saputo più nulla.
Concludo con quanto scrisse Gian Luigi Rondi su "il Tempo" del 16.12.1983: "Una parodia, perciò, del cinema di Fellini? Sarebbe improprio affermarlo anche alla lontana, come se si volesse dire che un'oca zoppa nel fango del suo stagno, si confronta con un'aquila che vola".
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(di hastarotte)
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