Poche settimane fa,il 29 maggio scorso, ricorreva il venticinquesimo anniversario della morte di Romy Schneider.
Alain Delon l'ha ricordata con grande affetto a Cannes, in tempo di festival, chiedendo per lei un minuto di silenzio e rivolgendole - in ispirito - una frase che forse l'avrebbe fatta più contenta 'da viva': "Per te, amore mio, ho imparato la lingua tedesca: Ich liebe dich - Ti amo".
Tra le sue tante e splendide interpretazioni, sempre in crescita, nonostante il tanto dolore che in vari modi, costellò la sua breve vita, piace qui ricordare quella grande, grandissima del 1980 in La morte en dirècte – La morte in diretta che sembrò prevedere, in qualche modo, la sua fine, recitando una se stessa senza speranza.
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Poche settimane fa,il 29 maggio scorso, ricorreva il venticinquesimo anniversario della morte di Romy Schneider.
Alain Delon l'ha ricordata con grande affetto a Cannes, in tempo di festival, chiedendo per lei un minuto di silenzio e rivolgendole - in ispirito - una frase che forse l'avrebbe fatta più contenta 'da viva': "Per te, amore mio, ho imparato la lingua tedesca: Ich liebe dich - Ti amo".
Tra le sue tante e splendide interpretazioni, sempre in crescita, nonostante il tanto dolore che in vari modi, costellò la sua breve vita, piace qui ricordare quella grande, grandissima del 1980 in La morte en dirècte – La morte in diretta che sembrò prevedere, in qualche modo, la sua fine, recitando una se stessa senza speranza. Il film di Bertrand Tavernier è un piccolo capolavoro quanto mai anticipatorio del mortifero mondo dei mass-media in cui Romy ha a confronto Harvey Keitel, calibratissimo alter ego nel duello sull'infelicità e, in un grande cameo, Max Von Sidow, rasserenante angelo della morte.
Un altro grande dolore aveva percorso gli ultimi momenti della sua vita e, forse, l'aveva condotta ad una morte che a molti sembrò piuttosto un silenzioso suicidio: la fine violenta, nel 1981, dell’amatissimo figlio primogenito.
Neppure l'amore per la figlia, nata pochi anni prima da un ennesimo faticoso rapporto affettivo, quello con l'italiano Daniel Biasini, la salvò.
Recentemente i giornali francesi l’hanno definita INOUBLIABLE ROMY - INDIMENTICABILE : saranno davvero indimenticabili, per sempre, anche ‘solo’ per chi ama il cinema, quegli occhi, quello sguardo, quelle espressioni, quel sorriso a volte sfrontato, a volte insicuro, sempre bellissimo, quella camminata che la contraddistinse fin dai suoi primi film, un po’ frettolosa, un po’ dinoccolata, quasi sgraziata, per nulla elegante, timida e decisa ad un tempo che ha attraversato, con lieve imprescindibile ed INDIMENTICABILE incisività, i migliori anni della nostra stagione cinematografica di 'qualche tempo fa'.
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