sir gient
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mercoledì 15 aprile 2015
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...correva l'anno....
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Questo capolavoro...Lo vidi la prima volta che avevo 11 anni... adoro lee marvin da sempre... con quella faccia da mocassino...
.."Der Krieg ist vorbei...Der krieg ist vorbei"..sono .le ultime parole pronunciate dal soldato tedesco nel 1918 ai piedi di un grosso crocefisso ligneo.. pugnalato dal sergente Possum...
Segnerà il suo animo... quella pugnalata data da assassino e non da soldato ...la guerra era davvero finita...ma lui non lo poteva sapere....
La storia si dipana poi per tutta la seconda guerra mondiale con un plotone di soldati che dall'africa alla sicilia e poi passando per la normandia si ritrovano nello stesso punto dove tutto era cominciato, come per dire che alla fine ogni guerra è uguale a se stessa, cambiano solo i nomi di chi la combatte.
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Questo capolavoro...Lo vidi la prima volta che avevo 11 anni... adoro lee marvin da sempre... con quella faccia da mocassino...
.."Der Krieg ist vorbei...Der krieg ist vorbei"..sono .le ultime parole pronunciate dal soldato tedesco nel 1918 ai piedi di un grosso crocefisso ligneo.. pugnalato dal sergente Possum...
Segnerà il suo animo... quella pugnalata data da assassino e non da soldato ...la guerra era davvero finita...ma lui non lo poteva sapere....
La storia si dipana poi per tutta la seconda guerra mondiale con un plotone di soldati che dall'africa alla sicilia e poi passando per la normandia si ritrovano nello stesso punto dove tutto era cominciato, come per dire che alla fine ogni guerra è uguale a se stessa, cambiano solo i nomi di chi la combatte...
Uno scherzo del destino farà ricadere Possum nel medesimo errore, ma questa volta riuscirà a rimediare.....
Non ci si può aspettare imponentio e reali scene di guerra come per i film delle ultime generazioni... i film di quegli anni raccontavano la guerra come un'impresa eroica... come se ogni battaglia fosse da cantare come le imprese di achille...questo film comincia a rivalutare l'impatto che la guerra ha sulle vite di tutti... un piccolo passo verso una reinterpretazione più cruda e una visione dei film di guerra completamente razionalizzata, era un processo che doveva essere fatto, un cambiamento che era necessario per vedere la guerra per quello che è.
Adesso ne capiamo il senso e i film ne raccontano la crudeltà ed efferatezza e li capiamo e comprendiamo meglio, forse perchè a distanza di anni siamo tutti un pò meno americani e un pò più semplicemente umani .
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tomdoniphon
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giovedì 12 giugno 2014
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la guerra secondo fuller
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Seconda guerra mondiale. Un sergente (Lee Marvin) e quattro soldati della divisione "Il grande uno rosso" sopravvivono a quattro anni di guerra su vari fronti (tra cui Nord America, Sicilia, Normandia, Belgio). "L'unica gloria in guerra è sopravvivere" recita la battuta finale di questo meraviglioso film di guerra, punto di arrivo della carriera, clamorosamente sottovalutata, di Samuel Fuller. Egli, che era andato al fronte come reporter, conosceva bene la paura della prima linea. Per questo, oltre alle indimenticabili scene di battaglia, vengono raccontati, spesso con irresistibile humor nero, anche piccoli episodi all'apparenza meno importanti ma assai significativi.
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Seconda guerra mondiale. Un sergente (Lee Marvin) e quattro soldati della divisione "Il grande uno rosso" sopravvivono a quattro anni di guerra su vari fronti (tra cui Nord America, Sicilia, Normandia, Belgio). "L'unica gloria in guerra è sopravvivere" recita la battuta finale di questo meraviglioso film di guerra, punto di arrivo della carriera, clamorosamente sottovalutata, di Samuel Fuller. Egli, che era andato al fronte come reporter, conosceva bene la paura della prima linea. Per questo, oltre alle indimenticabili scene di battaglia, vengono raccontati, spesso con irresistibile humor nero, anche piccoli episodi all'apparenza meno importanti ma assai significativi. Ma a rimanere impresse nella memoria dello spettatore sono soprattutto alcune sequenze davvero memorabili: la scena iniziale del cavallo che corre impazzito nel campo di battaglia con tutti i soldati morti; il tempo della battaglia sulle spiagge della Normandia scandito dall'orologio di un soldato morto, costantemente bagnato dall'onda del mare sempre più ricoperta di sangue; il parto nel carro armato con mezzi di fortuna (tra cui i preservativi, utilizzati dai soldati sulle proprie mani per evitare di trasmettere malattie al nascituro); l'attacco al "monastero", in realtà centro per malati di mente, i quali, incuranti delle sparatorie, continuano a mangiare come se nulla fosse; l'arrivo del "Grande uno rosso" nel campo di concentramento; la morte del bambino che Marvin teneva sulle proprie spalle. Attori perfetti, con una eccezione. Lee Marvin. Lui è (come sempre) superbo. Da vedere assolutamente nell'edizione integrale (146'), disponibile su dvd italiano. Una vera lezione di cinema.
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dandy
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venerdì 4 luglio 2008
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salvate il soldato sam
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Il testamento su pellicola di Sam Fuller,che al fronte fece il reporter ed appare in queste vesti per qualche minuto.La messa in ascena è innegabilmente elementare e ripetitiva,come molti hanno osservato(lo stesso regista in un'intervista affermò in proposito:"Sono un figlio di puttana,prendo lo spettatore per il culo!"),ma questo non influisce sulla forza emotiva della sua visione della guerra:fatalista e antieroica,in bilico tra orrore surreale e humor nero.Ma basta l'ultima frase di Zeb per riassumere il suo pensiero profondo:"L'unica gloria in guerra è sopravvivere".Memorabili la sparatoria nella mensa dei mentecatti,e la scoperta finale dei campi di sterminio.Il film fu girato in Israele e in Irlanda(nelle scene ambientate in Sicilia si possono notare strafalcioni nel manifesto di Mussolini).
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Il testamento su pellicola di Sam Fuller,che al fronte fece il reporter ed appare in queste vesti per qualche minuto.La messa in ascena è innegabilmente elementare e ripetitiva,come molti hanno osservato(lo stesso regista in un'intervista affermò in proposito:"Sono un figlio di puttana,prendo lo spettatore per il culo!"),ma questo non influisce sulla forza emotiva della sua visione della guerra:fatalista e antieroica,in bilico tra orrore surreale e humor nero.Ma basta l'ultima frase di Zeb per riassumere il suo pensiero profondo:"L'unica gloria in guerra è sopravvivere".Memorabili la sparatoria nella mensa dei mentecatti,e la scoperta finale dei campi di sterminio.Il film fu girato in Israele e in Irlanda(nelle scene ambientate in Sicilia si possono notare strafalcioni nel manifesto di Mussolini).Originariamente Fuller aveva pensato e Martin Scorsese per il ruolo di Zeb.Imperdibile la nuova versione "The reconstruction",con le numerose sdcene reintegrate(esclusi vari dettagli truculenti,impressionante quella dell'avance di cui è vittima Marvin da parte dell'infermiere nell'ospedale africano,e molto più spazio è concesso al capitano nazista Schroeder,quasi un alter ego negativo di Possum)anche se il ridoppiaggio di Marvin influisce un poco.Purtroppo,oncora oggi questo film non ha neanche metà della fama che merita,e aspetta di essere davvero rivalutato.
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[+] film elementare e ripetitivo
(di riparia)
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stefano
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martedì 28 giugno 2005
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ma per favore...
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Ma per favore... ancora con questo stereotipo della guerra rappresentata per quello che è, nella sua vera brutalità fisica e morale. Invece è il solito film della guerra di “qualcuno”, perché gli "altri" non contano. La solita ipocrisia cinematografica, i soliti buoni "cattivi non per scelta", i soliti “veri” cattivi sciocchi ed impreparati, addormentati sotto gli alberi pronti a farsi infilzare dai “buoni cattivi per necessità”. Invece sarebbe meglio che ci addormentassimo tutti per non dar più da mangiare a chi pensa, produce e dirige certi film di parte, che più di parte non si può. Ancora una volta la guerra viene strumentalizzata, parzializzata, stereotipata e quindi falsata nel suo orrore e bestialità che in realtà non sono di parte ma indistinti, senza bandiera.
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Ma per favore... ancora con questo stereotipo della guerra rappresentata per quello che è, nella sua vera brutalità fisica e morale. Invece è il solito film della guerra di “qualcuno”, perché gli "altri" non contano. La solita ipocrisia cinematografica, i soliti buoni "cattivi non per scelta", i soliti “veri” cattivi sciocchi ed impreparati, addormentati sotto gli alberi pronti a farsi infilzare dai “buoni cattivi per necessità”. Invece sarebbe meglio che ci addormentassimo tutti per non dar più da mangiare a chi pensa, produce e dirige certi film di parte, che più di parte non si può. Ancora una volta la guerra viene strumentalizzata, parzializzata, stereotipata e quindi falsata nel suo orrore e bestialità che in realtà non sono di parte ma indistinti, senza bandiera. I registi dovrebbero essere un po’ più onesti e dichiararlo nei titoli di testa in modo che non ci siano equivoci e gli spettatori accettino consapevolmente ciò che stanno per guardare.
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