Chissà perché... capitano tutte a me

Seguito di Uno sceriffo extraterrestre – Poco extra e molto terrestre, del 1979, diretto sempre da Lupo. Lo sceriffo di Newnan si sposta in giro per gli USA trasportando con sé il giovane alieno H725, ormai ribattezzato Charlie, che spaccia per nipote di sua zia. Dopo numerosi spostamenti dovuti alle bizzarrie involontarie combinate dal bimbo, lo sceriffo trova lavoro nel paesino di Monroe, dove “ognuno si fa la legge per conto suo”: in questa località dell’entroterra, infatti, ci sono molti piccoli criminali e delinquenti fastidiosi, ma il bravo tutore della legge ne fa presto piazza pulita, avendo facilmente ragione di questi infimi mascalzoni e riuscendo a ripulire in tempo record il polveroso ufficio nello stanzone adibitogli a sede centrale dallo speaker radiofonico Phil Howard, che diventerà suo amico. [+]

Seguito di Uno sceriffo extraterrestre – Poco extra e molto terrestre, del 1979, diretto sempre da Lupo. Lo sceriffo di Newnan si sposta in giro per gli USA trasportando con sé il giovane alieno H725, ormai ribattezzato Charlie, che spaccia per nipote di sua zia. Dopo numerosi spostamenti dovuti alle bizzarrie involontarie combinate dal bimbo, lo sceriffo trova lavoro nel paesino di Monroe, dove “ognuno si fa la legge per conto suo”: in questa località dell’entroterra, infatti, ci sono molti piccoli criminali e delinquenti fastidiosi, ma il bravo tutore della legge ne fa presto piazza pulita, avendo facilmente ragione di questi infimi mascalzoni e riuscendo a ripulire in tempo record il polveroso ufficio nello stanzone adibitogli a sede centrale dallo speaker radiofonico Phil Howard, che diventerà suo amico. Ma i veri nemici si riveleranno invece dei pericolosi alieni che sono sbarcati sul nostro pianeta con lo scopo di conquistarlo, avendo dalla loro un marchingegno malefico e ipertecnologico che annulla la volontà degli esseri umani, asservendoli agli extraterrestri. H725 cercherà di avvisare lo sceriffo del pericolo immenso e imminente, ma l’uomo si darà da fare soltanto quando sarà messa a repentaglio la vita stessa del bambino. Terminata l’impresa, il piccolo alieno ritornerà sul suo pianeta nativo a bordo di una macchina volante. Tenera storia dall’impianto favolistico e fracassone condita con una dose zuccherosa di umorismo buonista e una contaminazione di generi che, rispetto al film predecessore, dà più spazio alla componente fantascientifica che qui, grazie ai computer della base satellitare e al ruolo importante giocato dagli antagonisti, assume un risalto decisamente evidente e rilevante. Ma la vera differenza con il prequel la fa F. Amendola in un personaggio squisito e divertentissimo: il famoso doppiatore di lungo corso regala infatti agli spettatori un cronista di radio autoironico, sbadato, simpatico e giocherellone che, pur senza far eco ai personaggi celebri da lui doppiati sul grande schermo, stupisce per umorismo genuino, carisma recitativo e pienezza eccelsa da svuotare come un sacco pieno di bellissimi tesori. La sua interpretazione è la nota più lieta di questa commedia con risvolti SF che per il resto non riserva molte sorprese, poiché il canovaccio delle pellicole con protagonista Pedersoli (ex nuotatore professionista) si ripete più o meno uguale, e le differenze risultano minime e del tutto trascurabili. Ricorre anche la presenza di due stuntman abituali anche dei film in cui Spencer recita a fianco di Terence Hill, e per la precisione si tratta di R. Pizzuti e G. Bastianoni, rispettivamente nella parte di un taglialegna e di un cowboy sbruffone. R. Hundar – doppiato da Renato Mori (1935-2014) – se la cava interpretando il maligno e flemmatico capo degli aspiranti pionieri extraterrestri che mirano ad occupare la Terra servendosi dei loro macchinari avanzatissimi e manipolatori. Come sempre, le scene migliori appaiono quando Spencer si scatena nelle godibilissime risse ridanciane prive di vera violenza, e in questo caso le più divertenti accadono prima in una lavanderia e poi presso il luna-park attorno al quale ruota buona parte della vicenda. Il piccolo Guffey non supera sé stesso e, anzi, si riconferma nel ruolo costruito su misura per lui nell’opera precedente, e nemmeno la regia di Lupo centra qualche novità, ma piuttosto fa di lui un regista idealmente collocabile in un livello medio che ha saputo farsi apprezzare per una serie di B-Movie di discreta fattura che certamente non hanno mai avuto la pretesa di fregiarsi del titolo di capolavori.   [-]

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