giulio andreetta
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lunedì 31 maggio 2021
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ottima trasposizione cinematografica
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Film che vidi molti anni fa, ma è rimasta impressa nella mia memoria anzitutto una splendida fotografia, curata da Luciano Tovoli, e anche una straordinaria scenografia, molto fedele alle atmosfere e ai colori evocati nel libro di Buzzati. Questo Deserto dei Tartari è in effetti una splendida trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo, e in effetti - sia per la qualità della recitazione, sia per il valore delle musiche composte dal maestro Morricone - riesce bene a delineare quella particolare atmosfera di attesa che caratterizza la vicenda narrata. Cast d'eccezione che contempla oltre a Vittorio Gassman, anche un prestigioso attore di livello internazionale, Max von Sydow, già protagonista de Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, opera nella quale questo interprete eccelle.
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Film che vidi molti anni fa, ma è rimasta impressa nella mia memoria anzitutto una splendida fotografia, curata da Luciano Tovoli, e anche una straordinaria scenografia, molto fedele alle atmosfere e ai colori evocati nel libro di Buzzati. Questo Deserto dei Tartari è in effetti una splendida trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo, e in effetti - sia per la qualità della recitazione, sia per il valore delle musiche composte dal maestro Morricone - riesce bene a delineare quella particolare atmosfera di attesa che caratterizza la vicenda narrata. Cast d'eccezione che contempla oltre a Vittorio Gassman, anche un prestigioso attore di livello internazionale, Max von Sydow, già protagonista de Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, opera nella quale questo interprete eccelle. Il tenente Drogo è interpretato dall'attor giovane Jacques Perrin. La sua è una interpretazione composta e misurata. Buona l'idea generativa della pellicola, e altrettanto professionale la realizzazione, ad opera del regista Valerio Zurlini. 4 Stelline
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domenico rizzi
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lunedì 5 gennaio 2015
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la vita come inutile attesa in un luogo sperduto
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Dal capolavoro di Dino Buzzati, un film veramente d’eccezione, diretto da Valerio Zurlini e interpretato da una schiera d’attori dai nomi altisonanti: Jacques Perrin (Giovanni Drogo) Vittorio Gassman (colonnello Filimore) Giuliano Gemma (maggiore Mattis) Fernando Rey (tenente colonnello Nathanson) Max Von Sydow (capitano Ortiz) Jean Louis Trintignant (ufficiale medico Rovine) Helmut Griem (tenente Simeon) Francisco Rabal (maresciallo Tronk) Philippe Noiret (il generale) Lilla Brignone (madre di Drogo). La trama segue il romanzo soltanto nelle sue linee principali, inquadrando la vicenda, che si svolge in una remota fortezza denominata “Bastiano” (“Bastiani” nel romanzo) ai confini dell’impero austro-ungarico, nei primi anni del Novecento.
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Dal capolavoro di Dino Buzzati, un film veramente d’eccezione, diretto da Valerio Zurlini e interpretato da una schiera d’attori dai nomi altisonanti: Jacques Perrin (Giovanni Drogo) Vittorio Gassman (colonnello Filimore) Giuliano Gemma (maggiore Mattis) Fernando Rey (tenente colonnello Nathanson) Max Von Sydow (capitano Ortiz) Jean Louis Trintignant (ufficiale medico Rovine) Helmut Griem (tenente Simeon) Francisco Rabal (maresciallo Tronk) Philippe Noiret (il generale) Lilla Brignone (madre di Drogo). La trama segue il romanzo soltanto nelle sue linee principali, inquadrando la vicenda, che si svolge in una remota fortezza denominata “Bastiano” (“Bastiani” nel romanzo) ai confini dell’impero austro-ungarico, nei primi anni del Novecento. L’invisibile nemico della guarnigione sono i Tartari, che, dopo essersi ritirati molto tempo prima da quel territorio desertico, incombono con la loro misteriosa quanto fantomatica presenza attraverso dei segni inequivocabili (cavalieri che si muovono nelle tenebre nei pressi della Ridotta Nuova, un cavallo delle steppe catturato casualmente da un soldato) ma in realtà sempre illusori. Il giovane sottotenente Drogo - che spenderà inutilmente la propria giovinezza nella squallida esistenza del presidio, raramente interrotta da qualche evento increscioso, come l’uccisione di un militare ed una spedizione in montagna che causerà la perdita di un ufficiale - spera come gli altri colleghi che i Tartari si decidano a portare il loro attacco alla fortificazione. Quando ciò finalmente avverrà, Drogo, minato da una malattia incurabile, non potrà esserne protagonista e lascerà la fortezza a bordo di una carrozza per trascorrere la sua ultima notte nella stanza di una locanda (nel film, Drogo si spegne lungo il viaggio). Il tema fondamentale del lavoro cinematografico – perfettamente aderente al romanzo di Buzzati - è la vanità delle cose umane, l’inutile attesa della gloria e la beffa che stronca ogni speranza dopo un’esistenza consumata nella futile quotidianità della vita militare. Il regista Zurlini modifica molti nomi dei personaggi con l’intento di storicizzare la vicenda: il tenente Angustina diventa Von Hammerling, il maggiore Matti aggiunge una “esse” al cognome, il tenente Simeoni si trasforma in Simeon e il medico Rovina in Rovine, aggiungendo nuove figure (Nathanson, il tenente Von Rathenau, ecc.) per rendere più credibile il complesso apparato che gravita intorno alla fortezza. Bellissime le riprese notturne, con l’obiettivo puntato sulla distesa sabbiosa del deserto battuta dal vento, come pure quelle girate fra i monti innevati del Gran Sasso. Molti hanno visto in questa produzione intenti anti-militaristici, che rivestono tuttavia un valore marginale rispetto alla tematica dell’ineluttabilità dei destini umani: la morte quale unico punto di arrivo della vita, riflessione che alla fine viene svolta dal moribondo protagonista, con serena accettazione dell’inevitabile conclusione. Girato per buona parte nell’antica fortezza iraniana di Arg-e-Bam, in parte in Alto Adige e a Campo Imperatore in Abruzzo, con gli interni a Cinecittà, “Il deserto dei Tartari” vinse il David di Donatello per la regia nel 1977, battendo il rivale “Casanova” di Federico Fellini. Stupendo il commento musicale composto da Ennio Morricone, che tratteggia mirabilmente le cupe atmosfere della narrazione, accentuando la frustrazione esistenziale dei suoi protagonisti.
Il film di Zurlini è da considerarsi uno dei più riusciti esperimenti di trasposizione cinematografica di un classico letterario. Per i cultori di cinema, una pietra miliare irrinunciabile.
Domenico Rizzi, scrittore
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paolo t.
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martedì 18 giugno 2013
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un grande capolavoro sottovalutato
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Uno dei grandi capolavori della storia del cinema, tutto fatto di atmosfera e di paesaggio. Scandaloso che non ne esista ancora una versione in Blu-ray (e la versione in DVD che possiedo è pessima).
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fedeleto
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martedì 19 febbraio 2013
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il deserto del nulla
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Il sottotenente Drogo,giunto alla fortezza di Bastiani in mezzo al deserto,si unisce agli ufficiaili e al clima desolato che lo circonda.Il deserto sembra sempre piu' vuoto fino a quando sembra che la popolazione dei tartari sia nelle vicinanze.E' arrivato il monento di attacare,peccato che Drogo dopo una vita passata alla fortezza ora sia malato e debba andarsene,ma viene veramente questa popolazione ad attaccare?Valerio Zurlini(la prima notte di quiete,estate violenta,cronaca familiare) dirige uno dei suoi film senza dubbio migliori.Tratto dal romanzo di Buzzati,il film e' sceneggiato da Bertuccelli e Brunelin,con l'aiuto dello stesso Zurlini e Buzzati.Un cast di tutto rispetto(Max Von Sydow,Vittorio Gassman,Jacques Perrin,Fernando Rey,Trintignan) e location suggestive(un castello diroccato in Iran).
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Il sottotenente Drogo,giunto alla fortezza di Bastiani in mezzo al deserto,si unisce agli ufficiaili e al clima desolato che lo circonda.Il deserto sembra sempre piu' vuoto fino a quando sembra che la popolazione dei tartari sia nelle vicinanze.E' arrivato il monento di attacare,peccato che Drogo dopo una vita passata alla fortezza ora sia malato e debba andarsene,ma viene veramente questa popolazione ad attaccare?Valerio Zurlini(la prima notte di quiete,estate violenta,cronaca familiare) dirige uno dei suoi film senza dubbio migliori.Tratto dal romanzo di Buzzati,il film e' sceneggiato da Bertuccelli e Brunelin,con l'aiuto dello stesso Zurlini e Buzzati.Un cast di tutto rispetto(Max Von Sydow,Vittorio Gassman,Jacques Perrin,Fernando Rey,Trintignan) e location suggestive(un castello diroccato in Iran).accompagnate dalle ottime musiche di Morricone.Il film ancora una volta affronta le tematiche care di Zurlini.la solitudine e l'abbandono.Il personaggio di Drogo(interpretato da un buon Perrin) e' un ragazzo giovane quando parte per la fortezza di Bastiani,ne esce moribondo e malato proprio perche' forse questa fortezza ha assorbito ogni sua linfa vitale.Il film inizia con l'abbandono,Drogo che lascia la ragazza e la famiglia,dicendo che dopo aver superato gli alberi non si voltera',il passato ancora una volta viene lasciato alle spalle,e la sua determinazione porta la forza necessaria per partire..Appena arrivato conosce alcuni degli ufficiali,dal conte Filmore,al capitano Ortiz,tutte figure in cui vige un senso del dovere,ma uno di questi invece risulta essere forse quello piu' ambiguo e crudele,ovvero il maggiore Matis(interpretato da un ottimo Giuliano Gemma).Drogo seppur inizialmente vorrebbe andarsene poco dopo invece vuole rimanere,convinto che prima o poi i tartari arriveranno e ognuno potra' dimostrare di essere qualcuno e uscira' da quella monotonia che avvolge la fortezza da anni.Ma c'e' davvero qualcosa che vaga in quel deserto?oppure e' l'immaginazione che appunto prende vita,proprio come un miraggio nel deserto.La loro acqua infatti e' vedere qualcosa di diverso,poter diventare ed essere qualcosa o qualcuno,e non un pezzo della fortezza.Il momento in cui Drogo ha questa possibilita' non riesce ad afferrarla perche' malato.Dunque un destino ha deciso per lui,la sua avventura finisce qui senza onori nonostante lui abbia dedicato la vita(come ammette lui stesso) a questa causa.La metafora di Zurlini si sposta verso una critica sociale in cui ogni uomo viene impriogionato e nel momento in cui puo' contar qualcosa viene allontanato.Il romanzo pertanto,possiede l'atmosfera surrealista,e tal metafora del miraggio non e' del tutto da scartare.Il realismo a cui ci ha sempre abituati Zurlini ovviamente pero' prende il sopravvento.Parecchie le scene che rimangono impresse,dal lento gocciolare che porta pensieri a Drogo,all'ammutinamento,allo sparo di un soldato che ne uccide un altro solo perche' non sapeva la parola d'ordine fino a al finale in cui gli occhi di Drogo si chiudono,coprendo la vista e quindi un lento scendere del sipario.Forse come dice Ortiz li c'e' solo il nulla,o forse solo quello che noi vogliamo immaginare.Ma ad ogni modo la fortezzai Bastiani e' la fortezza della solitudine. Da vedere.
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nico g.
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lunedì 28 maggio 2012
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mistero della cinematografia
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E' pesante, non succede granché ... eppure è un gran bel film.
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mondolariano
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sabato 23 aprile 2011
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una metafora del non senso della vita
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Magnifico. Magnifico se si considera che al cinema le qualità di un romanzo vengono a volte mortificate. Anzi, in questo caso il senso del nulla inteso come vuoto esistenziale avrebbe rischiato di sprofondare nella noia ciò che nel libro costituisce un capolavoro. Il cinema vive soprattutto di immagini in movimento, non di parole, ed è vittima dello “spettacolo” che il pubblico si aspetta sempre di vedere. Di fronte ad una trama concettuale, composta da atmosfere sospese nel nulla, la delusione del grande pubblico è quasi scontata. Ma chi sa provare le giuste emozioni sa che nel “Deserto dei Tartari” la noia è la protagonista stessa della vicenda: i mulinelli di sabbia, la nebbia, il cavallo bianco, l’orizzonte osservato coi binocoli, le luci misteriose che si avvicinano anno dopo anno, la più sterile immutabilità quale metafora del non senso della vita.
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Magnifico. Magnifico se si considera che al cinema le qualità di un romanzo vengono a volte mortificate. Anzi, in questo caso il senso del nulla inteso come vuoto esistenziale avrebbe rischiato di sprofondare nella noia ciò che nel libro costituisce un capolavoro. Il cinema vive soprattutto di immagini in movimento, non di parole, ed è vittima dello “spettacolo” che il pubblico si aspetta sempre di vedere. Di fronte ad una trama concettuale, composta da atmosfere sospese nel nulla, la delusione del grande pubblico è quasi scontata. Ma chi sa provare le giuste emozioni sa che nel “Deserto dei Tartari” la noia è la protagonista stessa della vicenda: i mulinelli di sabbia, la nebbia, il cavallo bianco, l’orizzonte osservato coi binocoli, le luci misteriose che si avvicinano anno dopo anno, la più sterile immutabilità quale metafora del non senso della vita.
Purtroppo, il tempo che passa costituisce anche il punto debole del film, che nonostante i suoi 150 minuti non riesce a rendere verosimile un arco di quasi 25 anni. Accade così che Drogo invecchia all’improvviso, diventando vice-comandante quando sembra ancora sottotenente. Inoltre, dopo 25 anni si sarebbero dovuti vedere i segni del progresso tecnologico (radio, automobili, nuovi armamenti), specie se si considera che nel film - chissà perché - la storia inizia nel 1907 e finisce verso il 1930. Per non dire che negli anni ‘20 l’Impero austro-ungarico non esisteva nemmeno più! Anche questo vuole essere un segno dell’immutabilità delle cose? No, è un grave errore che il romanzo ha avuto l’accortezza di evitare, essendo imprecisata sia l’epoca sia la collocazione geografica del deserto.
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[+] ma quanto dura il tempo aspettando i tartari?
(di starbuck)
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august robert fogelbergrota
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martedì 16 marzo 2010
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un gran film
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Un film molto importante
Mi viene in mente una barzelletta che era solito raccontare Hitchcock di un asino che aveva mangiato una pizza di un film e che non era rimasto soddisfatto mentre gli era piaciuto molto di più il libro dal quale il film era stato tratto. Secondo me non si possono paragonare i due mezzi artistici ed il film di Zurlini é bello quanto lo splendido romanzi di Buzzati. L'ambientazione con il paesaggio della fortezza iraniana di Arg-e Bam,purtroppo oggi distrutta causa un sima . Il film non é un film sulla guerra ma sulle strutture militari e la prova di Max von Sydow come il Cap. Ortiz sicuro di se indipendente e grandissimo sciabolatore (una delle migliori scene di scherma del cinema italiano) e perfetta molto intesa.
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Un film molto importante
Mi viene in mente una barzelletta che era solito raccontare Hitchcock di un asino che aveva mangiato una pizza di un film e che non era rimasto soddisfatto mentre gli era piaciuto molto di più il libro dal quale il film era stato tratto. Secondo me non si possono paragonare i due mezzi artistici ed il film di Zurlini é bello quanto lo splendido romanzi di Buzzati. L'ambientazione con il paesaggio della fortezza iraniana di Arg-e Bam,purtroppo oggi distrutta causa un sima . Il film non é un film sulla guerra ma sulle strutture militari e la prova di Max von Sydow come il Cap. Ortiz sicuro di se indipendente e grandissimo sciabolatore (una delle migliori scene di scherma del cinema italiano) e perfetta molto intesa. Molto bravo in un ruolo diverso freddo e spigoloso magg. Matis giuliano gemma che ha purtroppo avuto troppe poche occasioni drammatiche Non sempre al meglio Vittorio Gassman: nel ruolo del Conte Giovanbattista Filimore ma la scena quando legge dvanti alla truppa , inginocchiata con le baionette in canna- il passo del vangelo sulle tre marie é uno dei piú convincenti monologhi del cinema. Un cast splendidamente assortito ha fotografia molto curata e un dettaglio bellissimo dei particolari. i contrasti tra il debole tenente Ten. Simeon un bravisismo Helmut Griem : e gli altri militari sono veramente molto belli. Se fossi un nostalgico del cinema direi un film d'altri tempi che purtroppo é perché attori del calibro di pPhilippe Noiret e Fernando Rey non so piú fra noi ma la crisi dell'uomo e delle sue idee si trova anche in molti film attuali come ad esempio Avatr. Molto curate le musiche di Ennio Morione e la fotografia di Luciano Tovoli Se non lo avete già visto Il deserto dei tartari andartelo a vedere e spero che tra un Sanremo e un reliaty venga presto mandato in onda dalla televisione
Robert Fogelberg Rota
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bandy
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mercoledì 2 settembre 2009
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molto bello
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Il film mi è piaciuto molto,ha un cast di attori che definirei"mostri sacri"del cinema.Appena ne avrò l'occasione,leggero anche il libro
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paride86
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domenica 1 marzo 2009
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drammatico e intenso
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Il tenente Drogo arriva per caso alla fortezza Bastiani, dove dovrà rimanere per un breve periodo di servizio. Rimarrà perversamente attratto e "stregato" dal deserto dei tartari, su cui si affaccia la parte posteriore dell'edificio. Metafora di un'imminente guerra, si rivelerà un disarmante specchio per le allodole che gli consumerà la vita.
Tratto dal libro di Buzzati, al quale è fedele in linea di massima, questo film riesce ad essere ancora più intenso e tragico del romanzo.
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alessia
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mercoledì 26 dicembre 2007
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non fermatevi all'inzioo
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Questo libro ho dovuto leggero per scuola, ho iniziato le prime pagine e pensavo tra me e me che noia, contavo quante pagine leggevo, quante me ne sarebbero rimaste ancora da leggere. Invece sono andata avanti(essendo obbligata) e mi è piaciuto molto; mi prendeva tanto anche se ci sono un sacco di nomi di generali e altri e non saendo i gradi.. leggetelo e nn fermatevi alle prime pagine buona fortuna
e buon natale a tutti dato che siamo in tema!!!
ps= sto parlando del libro ovviamente e il voto che ho dato si riferisce al libroooo
[+] e allora...
(di tre pinze e 'na tenaja)
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